sábado, 1 de marzo de 2014

UNA MANON TRIONFALE ALLONTANA LE NUVOLE SUL DESTINO DELL’OPERA


28/02/2014 06:05

È tregua «armata» fra i sindacati e il Campidoglio. L’evento con i due Muti restituisce lustro al Teatro
La notte ha portato finalmente consiglio e dopo tanta apprensione la musica è tornata a far sentire la sua suadente voce al Teatro dell’Opera di Roma. Del resto far saltare la prima della Manon Lescaut di Puccini sarebbe stato una sorta di harakiri, visto anche il fatto che nuovi orizzonti politici vanno ora delineandosi a livello nazionale e che si trattava dello spettacolo clou che vale quasi una stagione per i nomi scesi in campo: quelli dei due Muti, papà e figlia, per direzione musicale e regia, ma anche per la prima esperienza romana - non proprio una vacanza - dell’acclamata Anna Netrebko nei panni della sventurata protagonista. Una serata che, come di dovere, è stata onorata da presenze istituzionali d’eccezione, dal Presidente della Repubblica Napolitano, al sindaco Marino e al neo Ministro della cultura Franceschini. Alla soluzione positiva, almeno per il momento (giacchè è una responsabile tregua più che una pace quella stilata tra i sindacati e il Campidoglio) si era arrivati in nottata con due documenti stilati dai sindacati Cgil Lazio e Fials Cisal Libersind. Vi si enucleano i motivi che hanno fatto recedere all’ultimo momento dal minacciato sciopero ma che rendono ancora incerte le repliche. Questi ultimi sono ravvisati nella bocciatura da parte del Parlamento del cosiddetto Decreto Salva Roma, che ha destato le preoccupazioni del Campidoglio, nell’insediamento di un nuovo governo e soprattutto nella nomina di un nuovo Ministro della cultura (Franceschini che succede all’inviso Bray) dal quale si attendono aperture e maggiore attenzione ai problemi del Teatro, ma anche nella drammatica spaccatura determinatasi tra i diversi sindacati del Teatro e tra lavoratori stessi (orchestra da una parte, corpo di ballo e maestranze dall’altra). Ma il documento della Cgil, nel denunciare il "clima intimidatorio che lede le stesse condizioni di libertà democratiche”, ribadisce però anche la "difesa dei livelli occupazionali preesistenti propri di un teatro d’opera di valenza internazionale, la difesa delle qualità professionali, il contrasto alla cattiva gestione organizzativa protrattasi nel tempo e più volte pubblicamente denunciata” ed invoca una trattativa concreta per un nuovo piano industriale tuttora ignoto.
In una lettera al Ministro ed al Sindaco la Libersind-Confsal e la Fials-Cisal lamentano da parte loro la mancata convocazione negoziale ed invocano "il ripristino della legalità e della possibilità di mantenere l’Opera di Roma ai livelli artistici nel rispetto dell’art.6 della Legge 800 come Teatro di rappresentanza della capitale". Preoccupati per "gli scenari apocalittici” determinati dal ritiro del Decreto Salva Roma e dichiarando che il Sovrintendente Fuortes si è dimostrato "poco intelligibile e sfuggente”, ribadiscono la richiesta di un incontro anche con Marino (presidente di diritto del Teatro), con Franceschini e Zingaretti per un confronto aperto e trasparente. E si resta in attesa della convocazione di un tavolo negoziale, pena la conferma dello sciopero pe r le restanti repliche di Manon.


E sarebbe davvero un peccato capitale, vista l’accoglienza trionfale, come c’era da attendersi, alla Manon pucciniana targata Muti. Una serata evento che, tanto più in tempi di precarietà come quelli attuali, porta lustro internazionale al bistrattato Costanzi ed al folto ed agguerrito pubblico dei melomani capitolini.
La Manon Lescaut non è opera facile, è una partitura gingillo da maneggiare con cura. Il suo plot, delineato librettisticamente a più mani, non ha forse l’aplomb e lo charme tutto francese e settecentesco della omonima opera di Massenet, di nove anni precedente. Vi sono infatti, tra un atto e l’altro, salti logici e psicologici che all’epoca furono sottolineati da una critica in vena di non fare sconti al giovane Puccini. Ma la musica, che è poi la vera forza dell’opera con le sue melodie incantevoli ed appassionate nel ritratto, da una parte, della fragilità di Manon, dall’altra della impetuosità dell’innamorato Des Griex, era iersera in ottime mani giacchè Muti sa sempre lanciarsi nelle pieghe del dramma e sa trascinarsi dietro tutti i colori dell’orchestra come un pittore dalla sfaccettata tavolozza timbrica. Ma in scena c’era anche una vera primadonna dalla forte personalità scenica come Anna Netrebko, sempre fascinosa e seducente nonostante qualche chiletto ancora in eccesso. La sua voce conferisce verità alle altalenanti emozioni di Manon, dall’opportunismo all’amore sino al ripiegamento verso l’ultimo tragico approdo. È lei la protagonista vocale, da cui trae luce anche il giovane tenore russo Yusif Eyazov, che forse difetta ancora un poco di esperienza. Convicenti anche l’infingardo Lescaut di Giorgio Caoduro e il mellifluo Geronte di Carlo Lepore. Fascinoso il colore cilestrino che tra trine e merletti avvolge l’opera, ma apprezzabile anche la lettura registica, finalmente interiore, di Chiara Muti che sin dall’inizio carica l’opera di un fatalismo senso di predestinazione fatale e di solitudine. Applausi trionfali soprattutto per il Maestro e qualche dissenso per gli interpreti principali.

Lorenzo Tozzi
http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/musica/2014/02/28/una-manon-trionfale-allontana-le-nuvole-sul-destino-dell-opera-e-tregua-armata-fra-i-sindacati-e-il-campidoglio-l-evento-con-i-due-muti-restituisce-lustro-al-teatro-1.1224450

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