lunes, 5 de enero de 2015

ELIO SORCI COLLECTION





Elio Sorci : un amico che non dimenticheremo facilmente dopo averlo conosciuto personalmente , avendo vissuto qualche anno in quel dei Castelli Romani , quando si giocava insieme a tennis e sempre insieme si organizzavano pranzi memorabili, specialmente nella sua grande villa di Vermicino ( frazione di Frascati ), dove raccontava spesso particolari inediti delle sue mille avventure di fotografo .
E' uscito , dopo la sua morte avvenuta circa un anno fa,  il libro che ne commemora i trascorsi quale  uno dei più noti paparazzi del periodo della famosa Dolce Vita, quando Fellini  diede il meglio di sè  nel trasfigurare la realtà immaginandola come un grande palcoscenico surreale sul quale si susseguivano intrecci amorosi, avventure e  giri di danza che si intrecciavano in una Roma  incantata , oggi non più esistente.
Il libro, che si intitola “ The original paparazzo “ , è la storia dei momenti migliori di questo periodo degli anni ' 50 e '60 che vide emergere questi nuovi fotografi d' assalto, che osavano sfidare la privacy dei personaggi famosi in tempi in cui le relazioni extraconiugali davano  molto scandalo, e quando le persone oggetto dei loro flash improvvisi si rivoltavano contro il fotografo, con  inseguimenti memorabili e immortalati nelle foto , ricorrendo  anche a schiaffi e pugni al malcapitato paparazzo per impossessarsi della pellicola indiscreta.

Oggi i tempi sono cambiati, e di molto. Adesso sono gli stessi attori e cantanti che si recano nei luoghi deputati all' immancabile pettegolezzo  , quali ristoranti e discoteche noti per essere  frequentati da giornalisti di riviste gossip , per potere essere ripresi ed avere qualche momento di notorietà sui loro giornali.
Elio Sorci fu  insignito nel 1962 del premio “Paparazzo D’oro” dall’Agenzia Publifoto al Premio Nazionale Fotoreporter.  Il riconoscimento fu indubbiamente gratificante, benchè  il premio in sé ha avuto poca storia, poiché il termine “paparazzo”  era stato appena  coniato ed entrato nell’uso popolare con l’uscita del film di Federico Fellini “La Dolce Vita”.
Un personaggio nel  film  di nome Paparazzo  ha memorabilmente rappresentato la nuova tipologia di fotografi  in cerca di scoop sulle celebrità , quali  professionisti della macchina fotografica che avevano, attraverso il decennio precedente, catturato e messo in luce  gli aspetti decadenti della vita romana.
La vedova di Sorci, Maria, ci ricorda che, nel 1963, Elio Sorci fu nominato “Il fotografo più pagato nel mondo”,- un onore forse puntuale, anche se evidenziava la natura essenzialmente  mercenaria della professione che Sorci e il gruppo  di giovani opportunisti avevano materialmente inventato il decennio precedente.


Sorci confermava questo  quando spiegava:-“ non siamo vincolati ad alcun tipo di contratto, vendiamo le foto al migliore offerente”.
Portiamo gli orologi indietro al 1953 per vedere un  Sorci  ventunenne che trova la sua strada nel mondo delle agenzie fotografiche.
Due singolari e contrastanti eventi di quell’anno segnano la scena di quello che diventò un interesse internazionale : ciò che succedeva nella storica città di Roma così come emergeva dalle ombre del dopoguerra.
Era il 1953 quando Audrey Hepburn vinse l’Oscar come protagonista nel film “Vacanze Romane”  una  favola che racconta di una visita in incognito di una principessa e di un aitante reporter interpretato da Gregory Peck.
Il film catturò  il pubblico con l’incanto della storia romantico- moderna in contrasto con il pittoresco decadimento della città Eterna. 
Il reporter, resosi  conto della vera  identità della principessa, organizza  un percorso fotografico del loro stare insieme. Nello stesso anno,  dalla fantasia si passò repentinamente al mondo reale , svelando una storia che fece molto scalpore.  Su una spiaggia non lontana dalla città, fu rinvenuto il corpo di una giovane ragazza romana, Wilma Montesi, che fece emergere storie di corruzione ed immoralità, coinvolgendo  istituzioni, polizia ed una schiera di ricchi ed incalliti edonisti.

E’  in questi due scenari emblematici, che  troviamo molti degli ingredienti-  reali,  forzati o finti -che componevano il sapore unico della vita romana e dove nacque una generazione di  fotografi adatti a confrontarsi con una realtà spesso ambivalente .
Il loro ruolo era quello di catturare il cocktail di immagini di loschi  playboys  e membri della società, stelle e stelline,  falene attratte dalla fiamma di ciò che venne conosciuto come “Hollywood sul Tevere”,  che si consumava dentro le ville, night clubs, caffè di via Veneto e le strade di Roma.
Gli Studios di Cinecittà appena fuori città furono aperti nel 1937, realizzati dal governo fascista per scopi politici. Riqualificati  durante la guerra, la loro riapertura nel 1947 diede un impulso nuovo all’industria cinematografica italiana ed iniziò ad attirare  produzioni  internazionali, e stelle notissime  quali Anita Ekberg, Liz Taylor,  Ava Gardner e Jayne Mansfield. Molte produzioni sfruttavano il filone dei film storici , chiamati anche " peplum ", che a Cinecittà e dintorni trovavano il loro palcoscenico ideale per ambientare storie della Roma imperiale , arruolando eserciti di comparse oltre ai protagonisti quali Charlton Heston, Richard Burton , Kirk Douglas per citarne solo alcuni.
Le storie ruotavano su  cacciatori che seguivano la loro preda, a volte   surrettiziamente, altre con un grado di spensierata collusione , costruiti per un pubblico avido e libidinoso dei tableaux, offuscando la linea divisoria tra fatto e finzione, che  era la percezione popolare de “La Dolce Vita”.
Elio Sorci, come i tanti paparazzi, trovò il suo percorso professionale più  per caso che per  progetto.

Infatti sono proprio  la loro mancanza di formazione,  di consapevolezza nei confronti della portata dei media, l’assenza di tutte quelle ansie estetiche ed etiche che possono inibire la spontaneità,  i fattori che li formò così perfettamente nel ruolo di cacciatori di immagini senza scrupoli.
In realtà  questo mix di  astuzia, velocità , intuizione e tenacia era ciò che il loro lavoro richiedeva.
In queste poche righe si può riassumere  il  profilo che identificò il giovane Sorci con la sua professione:    il fotografo era nato in un quartiere di Roma il 29 gennaio 1932, ed era in attesa della chiamata al militare quando trovò il suo primo lavoro in un quotidiano. Ispirato dall’esempio delle  fotografie di Ivo Meldolesi, che Elio Sorci descrive come il “pioniere di tutte queste attività” ,  molto presto entrò come apprendista nel “Giornale d’Italia " di Osvaldo Restaldi, un altro notevole cacciatore di esclusive sensazionali come quella  che ritraeva  il corpo del bandito Giuliano assassinato nel  luglio del 1950.
Sorci fu più affascinato dagli aspetti strategici che dall’arte della fotografia.  Gli piaceva l’idea della pianificazione e dell’esecuzione dell’immagine.
“Le nostre attività ruotano intorno a ciò che si sarebbe pubblicato sui giornali il giorno dopo” Spiegò in seguito. “Ciò che mi interessava era uno scoop giornalistico, acchiapparlo da solo, non importa quanto tempo avere impiegato.. consideravo l’ambito del mio lavoro catturare foto in luoghi in cui  i fotografi non erano ammessi… ciò che facevamo, senza saperlo allora, era iniziare una nuova era di giornalismo”.
In pochi anni, nel 1955, fondò la sua agenzia e si mise a capo di un giovane team   che aveva lo scopo di  scovare i potenziali soggetti che potevano portare  ad ottenere delle immagini  tali da assicurare  un buon ritorno finanziario, mediante una distribuzione internazionale.

Un punto d’inizio essenziale era una buona rete di informatori quali : portieri, camerieri, autisti, personale domestico.
Sorci non si faceva  illusioni sulla natura  predatoria del suo lavoro.
“Un paparazzo” asseriva, è un giovane spensierato che si guadagna il pane quotidiano mettendo altre persone in difficoltà e  gli importa poco dei rischi” Alcune situazioni richiedevano pazienza e l’invisibilità, altre mobilità e velocità.
Sorci inseguì sulla sua Vespa , non notato, fino al ristorante " L' Escargot " sulla via Appia Antica  , Liz Taylor e Richard Burton, immortalando la conferma della loro relazione .  Sua la celebre immagine di un Walter Chiari furioso che correva dietro al paparazzo Tazio Secchiaroli che lo  aveva sorpreso nella sua relazione con Ava Gardner. Fu questo episodio che fece venire in mente a Fellini il termine " paparazzo ", forse proprio per quella immediatezza, che il regista e disegnatore non poteva rappresentare meglio, dell' immagine che coglie esattamente gli attimi in cui un Walter Chiari fuori di sè assale il fotografo spaventatissimo.
Questo dava l’idea della situazione di tensione che i fotografi   volutamente provocavano. Tipicamente in queste circostanze, una via di fuga veniva messa in atto, molte volte su una Vespa o su una Lambretta, armi del mestiere. Bisognava essere rapidi nella fuga dal luogo  e nella stampa delle foto.


 Sorci ed i suoi compagni paparazzi svilupparono una nuova, energica informalità nel loro metodo di lavoro. Portavano  una 35mm, come prima scelta, e un equipaggiamento vitale per il lavoro notturno, un formato medio con il flash. Malgrado l’ingombro , era l’equipaggiamento  più efficace ed il forte  flash permetteva un’apertura  abbastanza piccola da non dare criticità alla messa a fuoco. La luce aggressiva dava  immediatezza all’immagine.
Benchè così pesantemente equipaggiati, i paparazzi riuscivano a  lavorare in movimento, e questo divenne una delle  caratteristiche della loro tecnica, come per anticipare la cinematografia dei registi della “Nouvelle Vague” che sfidarono le convenzioni degli Studios dell’era dorata di Hollywood.
Sorci e la sua squadra erano ansiosi di arrivare a qualsiasi  figura pubblica capace di generare una storia controversa. Gli obiettivi  erano regnanti, alta società, playboys, dignitari, politici ed altre personalità quali il Papa, l’Aga Khan e Jaqueline Kennedy,  ma  il suo contesto principale di lavoro  erano le grandi star del cinema, italiane e non.
Benchè  lo spirito indipendente di Sorci e la voglia di avventura determinassero la sua preferenza alle storie controverse, era anche, come molti paparazzi, invitato a fare ritratti per scopi promozionali nell’industria del Cinema.
Diventò amico di Claudia Cardinale e Gina Lollobrigida, e fotografò  Brigitte Bardot durante le riprese di “Le Mèpris” di Jean Luc  Godard, e di Raquel Welch mentre ballava con Marcello Mastroianni a Cinecittà. Meno note le foto di una giovanissima Ornella Muti all'alba dei suoi esordi cinematografici . 

Consapevole di essere nei suoi anni migliori e di averli goduti, dopo un problema  di salute, Sorci si ritirò a 43 anni, chiuse l’agenzia e si trasferì con la famiglia fuori Roma, seguendo altre strade nel settore commerciale.
Attraverso due decenni cruciali, aiutò ad inventare e promuovere nuovi generi di immagini, intuendo i gusti del pubblico  ,e  rappresentando a tutti , anche a coloro che non vivevano la Dolce Vita,  quel particolare  glamour anni ' 50 e '60  che così tanto accendeva la curiosità della gente.
Ha rappresentato  questo mondo con immagini indelebili, così com’era, spesso tinto di volgarità ed essenzialmente superficiale, ma nello stesso tempo eccitante, forzato, e seducente.
La sua eredità è una banca ricca di immagini che testimonia un periodo culturalmente e socialmente straordinario della storia dell' Italia del " Boom  economico ".
Le fotografie di Sorci riportano alla vita i  personaggi che definirono quel periodo; ci raccontano della confluenza di circostanze , uniche,  che resero Roma scenario vibrante ed internazionale negli anni in cui egli così bene catturò  lo spirito del suo tempo.

http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=14219

No hay comentarios:

Publicar un comentario