sábado, 21 de enero de 2017

ESPLORA IL SIGNIFICATO DEL TERMINE: LA SCALA RIABBRACCIA MUTI: STANDING OVATION PER IL RITORNO DEL MAESTRO
Alla guida della Chicago Symphony Orchestra, il direttore è salito sul podio milanese dopo 12 anni di assenza: «La mia dedica alle vittime della tragedia in Abruzzo»
di Gian Mario Benzing


La Scala riabbraccia Muti: standing ovation per il ritorno del maestro

Esplora il significato del termine: Un attimo, e l’emozione festosa, con cui la Scala accoglie, dopo dodici anni di assenza, il ritorno di Riccardo Muti sul podio, si trasforma in commozione. La tragedia abruzzese stende il suo velo: applausi, grida di «bentornato maestro», ieri, ma Muti prende subito il microfono, chiede un minuto di silenzio e dedica con parole accorate, «alla memoria di chi ha perso la vita» in questi giorni, il primo brano del programma, Contemplazione di Alfredo Catalani, «un brano triste e malinconico di un uomo morto a trentanove anni». Sul palco ci sono i professori della Chicago Symphony Orchestra, la storica compagine di cui Muti è guida musicale dal 2010. Nel palco reale, il ministro della cultura Dario Franceschini, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala , il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala. La festa per il ritorno di Muti torna a vibrare dopo gli slanci eroici del secondo brano, il poema sinfonico Don Juan di Richard Strauss, accolto con quattro minuti di applausi. Infine la Quarta Sinfonia di Ciajkovskij. Si spegne l’ultimo accordo ed è subito ovazione. Cinque minuti di applausi e il maestro concede il bis, Verdi, come nel suo ultimo concerto alla Scala, il 2 maggio 2005 con i Wiener Philharmoniker. «Nel 1986, quando avevo i capelli neri e girava voce che me li tingevo» scherza Muti rivolto al pubblico, «iniziai la mia attività in questo meraviglioso teatro con Nabucco, e allora vi facciamo la Sinfonia del Nabucco...». Trionfo e standing ovation.
Finalmente sorridono (un poco) anche gli austeri orchestrali. Nata nel 1891, terza in ordine di fondazione tra le «Big Five», dopo New York e Boston, anche la Chicago Symphony manca alla Scala da molto: dal 1981, quando fu diretta da Georg Solti. «Viene sempre ricordata come una potentissima macchina da suono, ma per me è riduttivo», ha detto il maestro giovedì nell’incontro tenuto in Sala Buzzati, organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera. Con Muti, la Chicago Symphony tocca Milano nel corso di un tour europeo e con duplice appuntamento. Dopo l’exploit di ieri sera, sostenuto dal Gruppo Bracco, che festeggia così il suoi 90 anni di attività, oggi nuovo concerto e diverso programma, musiche di Hindemith (la stessa Konzertmusik op. 50, detta Sinfonia di Boston, che Muti diresse nel suo primo concerto alla Scala, il 5 novembre 1970), quindi Elgar e un doppio Musorgskij, Una notte sul monte calvo e Quadri di una esposizione.
Quanto rappresenti per la cultura italiana il ritorno del maestro Muti, che sempre proclama con orgoglio la propria italianità, lo dice a chiare lettere il ministro Franceschini: «Muti ritorna alla Scala. La domanda è: per chi ama la musica, può esistere qualcosa di più emozionante? Riappare un grande maestro, è la ripartenza di un rapporto ed è anche la prova che Muti ha fatto non solo una bellissima scelta, dedicandosi all’Orchestra Cherubini, ma che intende anche rafforzare il suo rapporto con l’Italia». E annuncia: «Abbiamo chiesto che fosse lui a dirigere il concerto di apertura del prossimo G7 della Cultura, a Firenze, il prossimo 30 marzo, a Palazzo Vecchio, alla guida dell’orchestra del Maggio Fiorentino: sarà il primo G7 della cultura al mondo e si terrà in Italia…».
«Grazie per tutto quello che ha dato a Milano nel corso della sua intensa vita musicale — si rivolge idealmente a Muti l’Assessore alla cultura del comune di Milano, Filippo Del Corno — ma l’attesa si rinnova per quando tornerà nuovamente alla Scala per dirigere un’opera con l’Orchestra del Teatro». Quale opera? «Un bell’Otello», suggerisce l’imprenditrice Diana Bracco, che di Muti dice di amare soprattutto «la fluidità». «Sceglierà lui, io dico solo: vorrei che fosse Verdi», aggiunge un melomane illustre, l’avvocato Cesare Rimini: «Nella vita di tutti i giorni ci sono i contrasti, ma a volte si chiudono, è bello vedere un simile ritorno, con l’animo di chi accantona i contrasti.È un primo passo: un grande maestro ci porta l’Orchestra di Chicago, speriamo di andare a Chicago con la nostra…».Un attimo, e l’emozione festosa, con cui la Scala accoglie, dopo dodici anni di assenza, il ritorno di Riccardo Muti sul podio, si trasforma in commozione. La tragedia abruzzese stende il suo velo: applausi, grida di «bentornato maestro», ieri, ma Muti prende subito il microfono, chiede un minuto di silenzio e dedica con parole accorate, «alla memoria di chi ha perso la vita» in questi giorni, il primo brano del programma, Contemplazione di Alfredo Catalani, «un brano triste e malinconico di un uomo morto a trentanove anni». Sul palco ci sono i professori della Chicago Symphony Orchestra, la storica compagine di cui Muti è guida musicale dal 2010. Nel palco reale, il ministro della cultura Dario Franceschini, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala , il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala. La festa per il ritorno di Muti torna a vibrare dopo gli slanci eroici del secondo brano, il poema sinfonico Don Juan di Richard Strauss, accolto con quattro minuti di applausi. Infine la Quarta Sinfonia di Ciajkovskij. Si spegne l’ultimo accordo ed è subito ovazione. Cinque minuti di applausi e il maestro concede il bis, Verdi, come nel suo ultimo concerto alla Scala, il 2 maggio 2005 con i Wiener Philharmoniker. «Nel 1986, quando avevo i capelli neri e girava voce che me li tingevo» scherza Muti rivolto al pubblico, «iniziai la mia attività in questo meraviglioso teatro con Nabucco, e allora vi facciamo la Sinfonia del Nabucco...». Trionfo e standing ovation.
Finalmente sorridono (un poco) anche gli austeri orchestrali. Nata nel 1891, terza in ordine di fondazione tra le «Big Five», dopo New York e Boston, anche la Chicago Symphony manca alla Scala da molto: dal 1981, quando fu diretta da Georg Solti. «Viene sempre ricordata come una potentissima macchina da suono, ma per me è riduttivo», ha detto il maestro giovedì nell’incontro tenuto in Sala Buzzati, organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera. Con Muti, la Chicago Symphony tocca Milano nel corso di un tour europeo e con duplice appuntamento. Dopo l’exploit di ieri sera, sostenuto dal Gruppo Bracco, che festeggia così il suoi 90 anni di attività, oggi nuovo concerto e diverso programma, musiche di Hindemith (la stessa Konzertmusik op. 50, detta Sinfonia di Boston, che Muti diresse nel suo primo concerto alla Scala, il 5 novembre 1970), quindi Elgar e un doppio Musorgskij, Una notte sul monte calvo e Quadri di una esposizione.
Quanto rappresenti per la cultura italiana il ritorno del maestro Muti, che sempre proclama con orgoglio la propria italianità, lo dice a chiare lettere il ministro Franceschini: «Muti ritorna alla Scala. La domanda è: per chi ama la musica, può esistere qualcosa di più emozionante? Riappare un grande maestro, è la ripartenza di un rapporto ed è anche la prova che Muti ha fatto non solo una bellissima scelta, dedicandosi all’Orchestra Cherubini, ma che intende anche rafforzare il suo rapporto con l’Italia». E annuncia: «Abbiamo chiesto che fosse lui a dirigere il concerto di apertura del prossimo G7 della Cultura, a Firenze, il prossimo 30 marzo, a Palazzo Vecchio, alla guida dell’orchestra del Maggio Fiorentino: sarà il primo G7 della cultura al mondo e si terrà in Italia…».
«Grazie per tutto quello che ha dato a Milano nel corso della sua intensa vita musicale — si rivolge idealmente a Muti l’Assessore alla cultura del comune di Milano, Filippo Del Corno — ma l’attesa si rinnova per quando tornerà nuovamente alla Scala per dirigere un’opera con l’Orchestra del Teatro». Quale opera? «Un bell’Otello», suggerisce l’imprenditrice Diana Bracco, che di Muti dice di amare soprattutto «la fluidità». «Sceglierà lui, io dico solo: vorrei che fosse Verdi», aggiunge un melomane illustre, l’avvocato Cesare Rimini: «Nella vita di tutti i giorni ci sono i contrasti, ma a volte si chiudono, è bello vedere un simile ritorno, con l’animo di chi accantona i contrasti.È un primo passo: un grande maestro ci porta l’Orchestra di Chicago, speriamo di andare a Chicago con la nostra…».

http://www.corriere.it/spettacoli/17_gennaio_20/scala-riabbraccia-muti-standing-ovation-il-ritorno-maestro-d26fb69e-df55-11e6-ac31-10863be346e7.shtml

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