jueves, 9 de marzo de 2017

IL SOPRANO AIDA GARIFULLINA: «SONO BELLA, MA SUL PALCO FACCIO SUL SERIO». LA CANTANTE: MI DICEVANO CHE NON AVEVO BISOGNO DI CANTARE, BASTAVA CHE IN SCENA SORRIDESSIIL SOPRANO AIDA GARIFULLINA: «SONO BELLA, MA SUL PALCO FACCIO SUL SERIO»

La cantante: mi dicevano che non avevo bisogno di cantare, bastava che in scena sorridessi
di Valerio Cappell
Alta, magra, lineamenti orientali, Aida Garifullina è il nuovo nome dello star system della lirica. Ha una storia da Cenerentola: «Da studentessa vedevo le locandine dell’Opera di Vienna e sognavo, volevo fare la maschera, accompagnare il pubblico in sala per poter ascoltare i cantanti». A Vienna, dopo la sua recita alla Staatsoper con Florez in Roméo et Juliette, lancia il suo primo cd inciso per la Decca. Placido Domingo, che l’aveva appena diretta nell’opera di Gounod, appare e la benedice: «Sono orgoglioso di lei, è elegante e ha un gran sorriso. State scoprendo una nuova stella».

Aida, 30 anni a settembre, voce calda e agile, è timida e risoluta. Cinque mesi fa ha avuto una bambina dall’ex campione di tennis e connazionale Marat Safin. Girano voci sulla fine della storia, lei dice: «Non parlo di questioni private».
«Sono nata a Kazan, la capitale del Tatarstan. Ho cominciato a cantare a tre anni, mi piaceva stare sul palco. Mia madre, direttrice di coro, è stata la mia prima insegnante. A 5 anni mi portò a una gara per bambini in tv a Mosca. Ho studiato a Vienna». E qui entra il paragone di alcuni media, che si può assecondare fino a un certo punto, con Anna Netrebko, la Callas del nostro tempo. «Non so se sia giusto, solo perché siamo entrambe russe. La conosco, ci rispettiamo, ma siamo diverse».
Anna 15 anni fa aveva il suo stesso repertorio, da soprano lirico, e impose l’idea che l’aspetto fisico ha la stessa importanza della voce «Sì, oggi bisogna essere belle. Ma è più difficile convincere che fai sul serio. Quante volte mi hanno detto: non hai bisogno di cantare, sali sul palco e sorridi». Poi il direttore del Mariinskij, Valery Gergiev, fu per entrambe l’uomo del destino: «Per Anna c’è la leggenda che puliva i pavimenti di quel teatro quando Gergiev le chiese chi fosse, e a me diede fiducia con un grande ruolo mozartiano quando non avevo alcuna esperienza. Glielo dissi. Imparerai, mi rispose a bruciapelo». Sorride ripensando al destino comune con la Netrebko: «Come dicevo, da adolescente a Vienna chiesi di poter fare la maschera all’opera. Non fu possibile perché il mio visto era solo per studiare».
A breve debutterà a Parigi, Mosca, New York. E l’Italia? «Sogno la Scala. Ho cantato in un gala con Placido Domingo all’Arena di Verona. Gli devo tutto, a Verona vinsi il suo concorso, Operalia. Mi dice sempre di stare attenta al repertorio, di cantare cose giuste per la mia voce».
«I registi ti chiedono di saltare da una parte all’altra. Io preferisco quelli tradizionali, ma sono una donna del mio tempo, vedremo. Vi dico quello che non farò mai: non mi spoglierò in scena. Non fingerò di drogarmi o di essere alcolizzata. Ho cantato in una produzione in cui la protagonista (che non ero io) doveva sniffare cocaina. Cose così, mai».
Aida appare nel film Florence con Meryl Streep e Hugh Grant: «È il mio idolo, l’ho studiata sul set. La storia di quella cantante innocente e sprovveduta, dalla voce impossibile, è buffa e crudele. Potrebbe diventare un libretto d’opera». Lei nel film interpreta un’altra cantante realmente esistita, Lily Pons. «Una star del Met di New York. Canto l’aria dei campanelli dalla Lakmé di Delibes. L’ho anche messa nel cd, dove, diretta da Cornelius Mister, ho riunito le mie radici orientali e la cultura occidentale».


http://www.corriere.it/spettacoli/17_febbraio_18/sono-bella-ma-palco-faccio-serio-c7ba5872-f6c4-11e6-92e0-c5629d7a7635.shtml?refresh_ce-cp

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