domingo, 30 de abril de 2017

ZUBIN MEHTA: "ANNI DA RICORDARE MA RESTA L'AMAREZZA PER I TROPPI TAGLI"

Alla vigilia del suo ultimo Maggio vissuto da direttore principale l'incontro in camerino con i lettori: "Il Ring lo spettacolo più bello"
a cura di GREGORIO MOPPI, FULVIO PALOSCIA e GAIA RAU

IL CAMERINO di Zubin Mehta si trova all'ultimo piano dell'Opera. In mezzo alle prove del "Don Carlo" di Verdi, il Maestro lo apre ai lettori di Repubblica.
Quello che comincia lunedì sarà il suo ultimo Maggio da direttore principale. Tre concerti sinfonici e quattro recite verdiane sono il saluto al teatro in cui ha regnato trentadue anni. Al forum hanno partecipato Gioia e Giuliana Agnoletti, Susanna Ballerini, Vincenzo Fina, Irene Geronico, Margherita Martini, Marisa Morlupi, Vittorio Oddone, Andrea Ossani, Alessandro Puliti, Sara Ravalli, Iole Volponi.


Il 5 maggio debutta Don Carlo. Non è la prima volta che lo dirige al Maggio...
"Quattro anni fa il teatro non aveva soldi per allestire il progettato spettacolo di Ronconi, così il sovrintendente Bianchi mi pregò di darlo in versione da concerto. Che tristezza. Perciò quando mi hanno chiesto di scegliere l'opera con cui congedarmi dal Maggio, l'ho proposto di nuovo. Stavolta in un allestimento che Giancarlo Del Monaco ha proposto in Spagna, con costumi e scene fedeli all'epoca storica. E questa opera va fatta così. Peccato che il protagonista Fabio Sartori abbia dato forfait per malattia (lo sostituisce il tenore Roberto Aronica, ndr). Perlomeno così pare, dato che ha inviato un certificato medico. Peccato, perché è per accontentarlo che di Don Carlo abbiamo programmato la versione in quattro atti, anziché quella in cinque, più efficace".
Cosa la seduce di questo Verdi?
"Adoro la storia della Spagna, specie quella precedente a Isabella di Castiglia, quando era una terra in cui convivevano cristiani, ebrei, musulmani".
Il presente è pieno di paure. Lei come le vive?
"Non c'è mai fine al peggio. Corea del Nord e Stati Uniti sono nazioni potenzialmente pericolose, imprevedibili. Ogni giorno il
New York Times ha almeno cinque articoli contro Trump, cosa che non era accaduta nemmeno sotto Bush, che pure non era popolare. E in Israele non c'è opposizione all'intransigenza di Netanyahu. Né le presidenze Clinton, Bush e Obama hanno fatto nulla per sbloccare la situazione. Trump? Non si sa che ne pensi: non legge neanche un giornale, guarda solo Fox news... ".
La sua India?
"Il premier Modi è vicino alle posizioni dell'estrema destra hindu, il che significa emarginare i miei amici indiani di religione musulmana. Ma il mondo finge di non vedere, perché ciò che interessa è solo l'andamento economico del Paese".
Qual è il risultato più alto che ha raggiunto al Maggio?
"La conquista della qualità. Quando negli anni '80 abbiamo fatto il Ring wagneriano, alle viole certi passaggi proprio non riuscivano. Oggi invece il Maggio è tra le prime orchestre d'Europa. Ma non è merito di qualche bacchetta magica, sono serviti tre decenni di lavoro. E di sofferenze per l'acustica del Comunale".
 Con lei il Maggio è arrivato fino al Musikverein di Vienna.
"Sì, il Maggio a Vienna e i Wiener, con me, a Firenze. Solo che il loro suono, ascoltato al Comunale, era irriconoscibile. Con il Maggio siamo stati pure in America Latina e Giappone".
Durante il terremoto che ha provocato il disastro nucleare di Fukushima.
"A Tokyo non successe niente di apocalittico. Mentre tutto tremava, io ho continuato a pranzare tranquillamente al ventesimo piano di un grattacielo. Comunque nel resto del tour ogni cosa ha funzionato a meraviglia. A Bombay è venuto a sentirci il sindaco Renzi".
Che poi è diventato premier.
"Gli auguro di tornare a esserlo ".
C'è stata anche la Turandot nella Citta Proibita...
"Uno sforzo organizzativo immane per la Cina del'98. Vennero costruite tribune per 4000 persone. Anche se poi ci sono voluti otti anni al governo di Pechino per pagare il Comunale".
Lo spettacolo più bello di questi anni fiorentini?
"Il Ring della Fura dels Baus. Inimmaginabile un cast migliore e una messinscena tanto moderna ma così fedele a Wagner".
Un obiettivo che non è riuscito a raggiungere?
"Questo teatro ha subito tante frustrazioni economiche. Dal momento in cui il governo italiano ha trasformato i teatri lirici in fondazioni, niente ha funzionato bene. Prima Roma pagava il nostro festival. Poi qualcuno ha pensato che dovessero essere i privati a farlo. Non è accaduto. Adesso qui è in arrivo il mio dodicesimo sovrintendente. Speriamo convinca i privati. Ma perché il governo non valuta l'ipotesi di tornare al vecchio sistema di sovvenzioni pubbliche? E c'è anche un'altra cosa che non mi torna".
Quale?
"Che l'orchestra bandisce concorsi per musicisti e poi, a chi vince, non è in grado di garantire che contratti annuali. Perciò tanta gente che ha vinto da noi, la troviamo poco dopo altrove. Il primo flauto e il primo fagotto nostri ora sono stabili a Monaco. Inoltre considero retaggio di un socialismo d'accatto - che punta al livellamento verso il basso più che alla valorizzazione dei meritevoli - il fatto che, per una legge statale, chi suona in orchestra non possa insegnare al Conservatorio. In ogni altra parte del mondo gli orchestrali tirano su i ragazzi che nel futuro prenderanno il loro posto".


http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/04/21/news/zubin_mehta_anni_da_ricordare_ma_resta_l_amarezza_per_i_troppi_tagli_-163551347/

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