”Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”...chi non ricorda il celebre verso Dantesco dal ‘V’ Canto dell’inferno ove si racconta dell’amore adulterino di Paolo e Francesca?Con coraggio il programma 2025/26 del Teatro Regio di Torino propone in apertura di stagione proprio l’opera di Zandonai, poco frequentata nei cartelloni, ma decisamente avvolgente…L'amore, il tradimento, la tragedia sono declinati dall'orchestra, voce comprimaria con le voci dal palco.
Andrea Battistoni direttore
d'orchestra
Andrea Bernard regia
Alberto Beltrame scene
Elena Beccaro costumi
Marta Negrini coreografia
Marco Alba luci
Paolo Vettori assistente
alla regia
Giulia Turconi assistente
alle scene
Emilia Zagnoli assistente
ai costumi
Ulisse Trabacchin maestro
del coro
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino
Musica di Riccardo Zandonai
Libretto di Tito II Ricordi
tratto dall’omonima tragedia di Gabriele D’Annunzio
Prima rappresentazione assoluta:
Torino, Teatro Regio, 19/02/1914
Francesca Soprano
Francesca - Barno
Ismatullaeva
Paolo - Marcelo Puente
Gianciotto - George Gagnidze
Samaritana - Valentina Boi
Ostasio - Devid Cecconi
Malatestino - Matteo
Mezzaro
Biancofiore - Valentina
Mastrangelo
Garsenda - Albina
Tonkikh
Altichiara - Martina Myskohlid
Donella - Sofia Koboridze
Smaragdi - Silvia
Beltrami
Ser Toldo - Enzo
Peroni
Il Giudice - Janusz Nosek
Il Balestriere - Daniel Umbelino
Il
Torrigiano - Eduardo Martinez
Un
prigioniero - Bekir Serbest
Un prigioniero - Giovanni Castagliulo
L’opera di Riccardo Zandonai, tratta appunto dall’ispirazione
dantesca e dalla tragedia Dannunziana, debuttò nel 1914 proprio al Regio di
Torino.
Su libretto di Tito Ricordi, il compositore ha forgiato l’armonia della musica con la parola, creando un unicum commovente che affascinando avvolge, anche se talvolta la parola appare arcaica.
L'opera sia dal punto di vista musicale che per la messa in scena, con regia di Andrea Bernard mi sono piaciute: un'inizio di stagione da vivere con la gioia di quando si fruisce della bellezza di colori tenui, ottima cornice per una storia narrata nel trecento da Dante e riproposta in versione contemporanea!
La regia esplicita che il teatro di parola confluisce e si unisce alla musica creando una realtà toccante e sempre chiara da leggere ed intuibile nelle simbologie proposte, da Andrea Bernard raffinato ed essenziale.Seppur un'opera di lunga durata è riuscita a catturare la costante attenzione regalando bei momenti sinfonici! Il coro del Teatro Regio di Torino , nella prima parte, ha dato la consueta prestazione di alto livello.
I costumi realizzati da Elena Beccaro sono improntati a sobria raffinatezza anch'essi come le scene di Alberto Beltrame, dai colori soffusi che han fatto spiccare la macchia rosso sangue ed accresciuta l'eleganza dell'insieme!..
La regia esplicita che il teatro di parola confluisce e si unisce alla musica creando una realtà toccante e sempre chiara da leggere ed intuibile nelle simbologie proposte, da Andrea Bernard raffinato ed essenziale. Marta Negrini ha realizzato una coreografia essenziale e molto misurata che non ha prevalso, ma unito, con il contributo delle luci disegnate da Marco Alba, discrete, ma incisive.
Francesca,
protagonista assoluta trova in Barno Ismatullaeva
un’interprete di tutto rilievo con voce squillante e molto attraente.
Marcelo Puente, interpreta con
carisma e bei toni il ruolo di Paolo il bello, mentre il personaggio di
Gianciotto incontra George Gagnidze, presenza scenica importante anche
per la marcata vocalità.
Effficace la prestazione di Valentina Boi in Samaritana, al pari di Devid Cecconi in Ostasio. Degni di nota Matteo Mezzaro in Malatestino e il mezzosoprano Silvia Beltrami che caratterizza e scolpisce il personaggio di Smaragdi.
Per sinteticità si sottolinea che le/gli altri interpreti tutti, sono stati molto bravi e che ognuno ha veramente apportato sostanziale contributo all’insieme.
Per tornare alla regia ed alle scene, definirei sentimentalmente colorato e allegramente primaverile... estivo il giardino ed interessante l’idea di una scala al posto della torre, che con la proiezione dell’ombra della stessa ha amplificato la scena della battaglia realizzata con vigore dall’orchestra, ma lasciata tenue nei colori interrotti solo dalle luci.
La Musica vince sempre
Renzo Bellardone


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