domingo, 25 de febrero de 2024

ALBERI ABBATTUTI PER LA PISTA DA BOB A CORTINA, IL VIOLONCELLISTA MARIO BRUNELLO SUONA IN SEGNO DI PROTESTA: “UN ULTIMO CANTO PER LA FORESTA CHE MUORE”

 dal nostro inviato Giampaolo Visetti


"Sono qui per dare voce a questi larici, che ci sono da secoli, e non hanno avuto l'opportunità di vivere con la musica, ma una voce dovrebbero averla e dovrebbero essere ascoltati”, ha detto il musicista

CORTINA D’AMPEZZO – Requiem per una foresta che da ieri sul mondo non c’è più. L’armonia della musica contro il rombo delle motoseghe: un concerto “per dare voce agli alberi nel momento del congedo”, mentre attorno viene abbattuto il lariceto secolare di Fiames, ai piedi del Col Druscè, palcoscenico ampezzano delle Olimpiadi invernali 2026.

Nella foresta con il violoncello Maggini

Mario Brunello cammina da solo nella foresta sopra Ronco, accanto alla vecchia pista da bob Monti, già smantellata. Il crinale è scosso dagli schianti. Sulle spalle, dentro una custodia laccata rossa, il maestro porta il suo prezioso violoncello Maggini. “È fatto di acero e di abete", dice, “alberi nati oltre 700 anni fa, tagliati duecento anni dopo, usati solo nel Seicento per farli continuare a cantare e a viaggiare sulla terra.

 Oggi giganti secolari vengono invece abbattuti qui per niente: per fare posto ad una improbabile nuova pista da bob, imposta solo da passeggeri interessi politici ed economici. Io sono sulle Dolomiti per dare un’ultima voce a chi non ce l’ha: gli alberi non possono chiedere pietà e noi non li ascoltiamo, nemmeno adesso che avremmo disperatamente bisogno di loro”.

Il bosco destinato ad essere raso al suolo

Il grande solista, amato da Muti, Abbado e Metha, nella notte è rientrato da un concerto a Lisbona. Prima di ripartire, all’alba raggiunge Cortina d’Ampezzo e il bosco destinato ad essere raso al suolo per realizzare il nuovo Sliding Center di bob, slittino e skeleton. Nel novembre 1989 Mstislav Rostropovich suonò il violoncello sotto il Muro di Berlino, appena crollato: un intimo inno alla gioia. 

Anche Brunello, trentacinque anni dopo, sceglie di suonare da solo tra le macerie un muro abbattuto: le sue note dicono un personale grazie alle piante, ignorano gli uomini e le loro miserie, ma sui cimali già verdi portano tristezza.

L’abbattimento di un larice al minuto

“Anche a Cortina”, dice, “viene oggi oltrepassato un confine e sulle Alpi cade una barriera estrema. Questa foresta viene tagliata contro ogni evidente ragionevolezza, mentre le sue montagne agonizzano prive di neve, di acqua e di freddo, a pochi chilometri dalla pianura più inquinata d’Europa, su un pianeta prossimo a non essere più compatibile con la vita umana. Non mi aspetto nulla, ma voglio farmi portavoce di una naturale richiesta d’ascolto”. Troppo tardi. 

Le prime motoseghe della Lgb di Luca Ghedina, fratello dell’ex azzurro di sci Kristian, si sono accese nel buio, prima delle sei. Al suolo si è schiantato un larice al minuto, accompagnato da alcuni abeti monumentali. Alle nove le piante a terra sono oltre cento: tutte lungo la strada asfaltata e visibili dal piazzale del vecchio Bob Bar, o dagli sciatori che scendono dalla Tofana.

https://www.repubblica.it/cronaca/2024/02/21/news/violoncello_mario_brunello_alberi_pista_bob_cortina-422178521/

CON IL VIOLONCELLO NELLA "FORESTA DEGLI STRADIVARI" DISTRUTTA DAL VENTO: L'OMAGGIO DI MARIO BRUNELLO


In Trentino il vento a più di 140 chilometri orari ha schiantato a terra intere foreste, tra cui quella secolare di abeti rossi conosciuta come la "foresta dei violini". Con quel legno, già più di 400 anni fa, Stradivari costruiva i suoi preziosi strumenti a corda, una tradizione che oggi è a forte rischio dato che ci vorranno almeno 100 anni per vedere i figli degli alberi caduti. 

Per rendere omaggio alla foresta, Mario Brunello, violoncellista di fama internazionale e vincitore del premio ?ajkovskij, ha deciso, insieme all'orchestra Villa Lobos, di suonare tra gli abeti rimasti in piedi. L'11 novembre suonerà in val Saisera, a Paneveggio, per far pace con la natura e dialogarci, per esprimere vicinanza a quegli "alberi nobilissimi padri dei nostri archi" (a cura di Valentina Ruggiu)


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