miércoles, 29 de noviembre de 2023

FONDAZIONE ZEFFIRELLI: MARIA CALLAS. MADAMA BUTTERFLY APRE LA 58MA STAGIONE LIRICA DEL TEATRO RENDANO DI COSENZA


 READING MUSICALE
Zeffirelli racconta la Callas. La Callas racconta Maria.2 dicembre, ore 18,00Il reading musicale Zeffirelli racconta la Callas. La Callas racconta Maria è ideato e scritto dal Maestro Antonello D'Onofrio in collaborazione con Daniele Costantini, in occasione del centenario di Franco Zeffirelli. Beatrice Carrai e Francesco Testi, voci recitantiValeria Marsheva, flautoAntonello D'Onofrio, pianoforte  I possessori del biglietto potranno visitare gratuitamente il museo nello stesso giorno.Info e contatti: 📞 +39 320 1637839 📧 ticket@fondazionefrancozeffirelli.com
Programma e interpreti >>

 


Ultimi giorni di prova al Teatro “Rendano” per “Madama Butterfly” che venerdì 10 novembre, alle ore 20,30, aprirà ufficialmente la 58ma stagione lirica del teatro di tradizione cosentino. Nel solco della grande tradizione melodrammatica, il Teatro Rendano non poteva non avere in cartellone un'opera di Puccini, anche in vista del centenario della morte del grande compositore toscano che ricorrerà il 2024.

“Siamo particolarmente lieti – afferma il Sindaco Franz Caruso - di aver riportato a Cosenza e al Teatro Rendano, dopo un periodo di obsolescenza, la stagione lirica, riacquisendo la credibilità del Ministero della Cultura che non solo ha, dallo scorso anno, riattivato il contributo del FUS, grazie all'impegno portato avanti dal settore Cultura del Comune e dal maestro Luigi Stillo, che anche quest'anno firma il progetto operistico, ma, nella sua seconda annualità, lo ha anche aumentato, apprezzando la programmazione del nostro teatro di tradizione.


 Anche quest'anno, con i titoli in stagione, l'offerta culturale del Rendano è in linea con la tradizione e la storia della nostra città. Un altro punto di orgoglio – ha sottolineato ancora il primo cittadino - è che motore della 58ma stagione lirica e delle opere in cartellone, a cominciare da “Madama Butterfly”, sarà l'Orchestra Sinfonica Brutia, una realtà ormai consolidata, divenuta in breve tempo un vero e proprio fiore all'occhiello della città dopo la sfida che lanciammo a suo tempo con il maestro Francesco Perri, direttore del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” e che ha dato prospettive di lavoro e di gratificazione a tanti giovani musicisti”.

 Dal palcoscenico del teatro cosentino “Butterfly” era assente da quasi dieci anni, dal dicembre del 2014, quando a firmare la regia dell’opera pucciniana fu Vincenzo Grisostomi Travaglini, e a dirigere l’orchestra Alberto Hold-Garrido. In quella messa in scena, nel ruolo di Butterfly-Cio Cio San, c’era il soprano Cinzia Forte. Nell’allestimento che venerdì 10 novembre inaugurerà la 58ma stagione lirica del Rendano, una produzione di “Effepi” di Franco Barbera, la regia sarà di Marco Voleri, formatosi all’Accademia del teatro alla Scala di Milano e proveniente dal canto lirico, essendo, prima ancora che apprezzato regista, tenore affermato, al punto da aver eseguito nel 2015 l’Ave Maria di Vavilov davanti a Papa Francesco e, nel 2020, l’Inno di Mameli davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Intensa anche la sua attività di regista.

La “Madama Butterfly” targata Marco Voleri si propone di esplorare le emozioni complesse e i conflitti culturali che permeano l’opera (soprattutto quello tra Oriente e Occidente che nel melodramma pucciniano è incarnato dalla figura di Pinkerton), mettendo in luce questa contrapposizione tra i due mondi, rappresentati dai personaggi centrali: oltre al cinico e freddo Pinkerton, l’ingenua e vulnerabile giovane ragazza giapponese Cio Cio San.

 Nella “prima” di venerdì 10 novembre e nella replica di domenica 12 novembre (ore 17,00), l’Orchestra Sinfonica Brutia sarà diretta dal maestro Giuseppe Finzi, graditissimo ritorno il suo a Cosenza dove è stato per oltre un decennio direttore musicale del teatro Rendano ai tempi della direzione artistica di Italo Nunziata. Il maestro Finzi, formatosi all'Accademia del Teatro alla Scala di Milano con Riccardo Muti e che al Rendano ha diretto anche altre opere (una delle ultime, nel 2017, un “Elisir d'amore” di Gaetano Donizetti), è stato alla guida di numerose orchestre nei teatri più prestigiosi. A volerlo nuovamente al Rendano è stato il maestro Luigi Stillo che anche quest’anno firma il progetto artistico della stagione lirica del Teatro Rendano.

 A favorire il ritorno di Finzi a Cosenza ha contribuito anche il periodo particolarmente florido e di intensa collaborazione tra i due, quando Stillo era maestro di sala del Rendano (lo è stato per lungo tempo) e Finzi direttore musicale. Il maestro Stillo ha voluto dare un’impronta particolare nella scelta del cast artistico. “Nella filosofia della ripartenza - lo abbiamo già fatto l'anno scorso con Rigoletto e Don Pasquale- anche quest'anno – dice Luigi Stillo - vedremo un cast formato, nei ruoli principali, da cantanti che hanno una loro storia consolidata, in Italia e all'estero, come il soprano Francesca Tiburzi (Butterfly- Cio Cio San) e il tenore Vitaliy Kovalchuk (Pinkerton)”.

 Suzuki è, invece, Alessandra Palomba che lo scorso anno era stata Maddalena in “Rigoletto”. Cantante di particolare versatilità, porta con sé non solo il suo bagaglio tecnico-musicale, ma anche la sua esperienza di grandi palcoscenici. A completare il cast di “Madama Butterfly” anche alcuni artisti calabresi che cantano in giro per il mondo ma che non vivono più in Calabria da anni.

 “Li abbiamo fatti tornare – sottolinea Stillo - facendo leva sull'affetto e l'amicizia maturati nel passato. E’ il caso di Piero Terranova nel ruolo di Sharpless e Saverio Pugliese in quello di Goro. Un’altra prerogativa nel reclutare le voci è stata quella di coinvolgere molti nostri giovani studenti ed anche qualche diplomando o diplomato nelle classi di canto del nostro Conservatorio e di quelli limitrofi, perché è molto importante farli tornare o farli debuttare sul palcoscenico del Rendano anche in piccoli ruoli, perché si può rivelare un trampolino di lancio per il futuro e un'occasione da prendere al volo.

 E la stagione lirica del Rendano si rivela in questo caso l'unico banco di prova per poter tradurre sul campo quanto imparano in Conservatorio”.

 Il coro Lirico “Francesco Cilea” sarà diretto dal maestro Bruno Tirotta. Le scene sono di Cristina Russo, i costumi della sartoria teatrale Bianchi di Milano, mentre le coreografie di Filippo Stabile.

 I ballerini in scena sono Alessia Tavolaro e Francesco Pio Minio. La “prima” di venerdì 10 novembre sarà preceduta, giovedì 9 novembre, alle ore 11,00, dall’anteprima per le scuole. L’opera “Madama Butterfly” sarà presentata al pubblico, ripristinando la buona abitudine della guida all’ascolto, sempre giovedì 9 novembre, alle ore 17,30, nella Sala “Quintieri” del Rendano, dal critico musicale Luca Fialdini, alla presenza del direttore d'orchestra Giuseppe Finzi e del regista Marco Voleri.

Autore: Giuseppe Di Donna

https://www.comune.cosenza.it/archivio10_notizie-e-comunicati_0_21259.html

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "LA FABBRICA DELL'INCANTO"

Ridotto dei palchi “A. Toscanini”

Presentazione del libro "La fabbrica dell'incanto - La Scala dietro le quinte" di Repubblica, a cura della redazione Milano


Il volume sarà in distribuzione gratis giovedì 30 novembre con la Repubblica nelle edicole di Milano e della Lombardia.

“La fabbrica dell’incanto – La Scala dietro le quinte” è un libro di oltre 180 pagine dedicato al nostro Teatro e ad alcune delle figure che contribuiscono a farlo vivere sul palcoscenico, in buca, nei laboratori e negli uffici.

Un vero racconto corale curato da Carlo Annovazzi, Angelo Foletto e Francesco Manacorda e concertato tra le firme del giornale e alcuni dei protagonisti del lavoro quotidiano del Teatro. Si parte dalla storia con un approfondimento di Angelo Foletto e un’intervista immaginaria di Alberto Mattioli alla Scala stessa, e si passa alle interviste ai protagonisti di oggi: il Sovrintendente Dominique Meyer, il Maestro Riccardo Chailly, il Direttore del Coro Alberto Malazzi e quello del Corpo di Ballo Manuel Legris, l’étoile Roberto Bolle, la prima ballerina Alice Mariani e la spalla Laura Marzadori. Accanto a loro altre figure che con il loro lavoro hanno fatto o fanno grande la Scala ogni giorno, come il regista Davide Livermore o la scenografa Margherita Palli che ci parla del lavoro fatto alla Scala con Ronconi, con Mario Martone e con gli artisti e artigiani dei laboratori.


Oltre alle interviste ai protagonisti, il volume raccoglie testimonianze dai diversi mondi che insieme costituiscono il Teatro: Mario Botta parla della trasformazione architettonica del Teatro, il Coordinatore artistico André Comploi della piattaforma streaming LaScalaTv che inaugurerà gli abbonamenti a gennaio per portare gli spettacoli in diretta in ogni angolo del mondo, la Direttrice Donatella Brunazzi parla del Museo che attira folle di turisti ogni anno, il Direttore Marketing Lanfranco Li Cauli di un pubblico che ringiovanisce in un quadro completato da Mario Acampa che racconta gli spettacoli per bambini; alla Direttrice Luisa Vinci il compito di raccontare l’Accademia.

Ancora, il Capo ufficio stampa Paolo Besana e il Responsabile dell’Archivio storico Andrea Vitalini schiudono con Luciana Ruggeri l’immenso patrimonio degli archivi scaligeri, e Marco Brescia e Rudy Amisano raccontano il lavoro di fotografare gli spettacoli, con un contributo di Silvia Lelli.

https://www.teatroallascala.org/it/stagione/2023-2024/incontri/presentazione-del-libro-la-fabbrica-dell-incanto.html

BURMA TO MYANMAR.BRITISH MUSEUM

 Exhibition / 2 Nov 2023 – 11 Feb 2024

From influential superpower to repressive regime, Myanmar – also known as Burma – has seen dramatic fluctuations in fortune over the past 1,500 years.

Experiencing decades of civil war and now ruled again by a military dictatorship, Myanmar is an isolated figure on the world stage today, and its story is relatively little known in the West. However, the extraordinary artistic output of its peoples, over more than a millennium of cultural and political change, attests to its pivotal role at the crossroads of Asia.

Picking up the thread around AD 450, the exhibition explores how Myanmar's various peoples interacted with each other and the world around them, leading to new ideas and art forms. From the 14th century several kingdoms jostled for power and expanded important links with Thailand, China, Sri Lanka, and traders from the Middle East and Europe, creating a fertile ground for diverse cultures to flourish; a coin issued by King Dhammaraja Hussain (r. 1612–22) of the Arakan kingdom, inscribed in Arakanese, Bengali and Persian, shows the wide reach of his trade and political networks.

Rulers in central Myanmar came to dominate parts of the region between the 16th and 19th centuries, becoming the largest empire in mainland Southeast Asia. A stunning gold and ruby-studded letter sent by King Alaungpaya to George II in 1756 speaks to the empire's wealth and power.

Annexation by the British in the 19th century saw tremendous changes impacting art, culture and society – and contributed to the turmoil faced by Myanmar today. The show concludes by exploring how modern-day artists have defied state censors, marrying activism with artistic traditions in expressions of resistance and hope.

Interconnected yet cut-off, rich in natural resources such as jade, rubies and teak but with much of the country living below the poverty line, Myanmar is a country that defies categorisation. This unprecedented exhibition offers the chance to see the history behind the headlines.

https://www.britishmuseum.org/exhibitions/burma-myanmar

CON LA ORQUESTA Y CORO NACIONALES DE ESPAÑA (OCNE), PRECIOSA MATINÉE EN EL AUDITORIO NACIONAL. SINFÓNICO O8

Orquesta y Coro Nacionales de España Y Coro de la Comunidad de Madrid. Obras de Edward Elgar (1857-1934) y Ralph Vaughan Williams (1872-1958). Domingo 26 de noviembre, 2023. Sala Sinfónica

Guillermo García Calvo, director de orquesta

Primera Parte

Edward Elgar, Concierto para violonchelo en Mi menor, op. 85

Sheku Kanneh-Mason, violonchelo

Segunda parte

Ralph Vaughan Williams, Sinfonía núm. 1 «Una sinfonía marina»

Sally Matthews, soprano

José Antonio López, barítono

Coros Nacional y de la Comunidad de Madrid, Miguel Ángel Cañamero y Josep Vila i Casañas, respectivamente.

En la primera parte, La ONE, adecuadamente dirigida por el maestro García-Calvo, con el solista de origen subsahariano- británico, Sheku-Kanneh-Mason, lograron un comienzo sensible, tierno y “en douceur” (con suavidad, tranquilamente) para esta obra de un compositor que se vio amplificado en su día por las maravillosas manos y el chelo de Jacqueline du-Pré, tan llorada hasta hoy por su calidad musical, única y su desaparición tan prematura y dolorosa. También lo realzaron Pau Casals y otros importantes chelistas.

El Concierto para violonchelo en mi menor, Op. 85 es una pieza concertante escrita por Edward Elgar en 1919. Es una de sus obras más notables, piedra angular del repertorio para violonchelo. Contemplativo y elegíaco, fue compuesto después de la Primera Guerra Mundial, momento en que su música había pasado de moda para el público aficionado a conciertos. Está escrita para un violonchelo solista, 2 flautas, 2 oboes, 2 clarinetes en la, 2 fagotes, 4 trompas en fa, 2 trompetas en do, 3 trombones, tuba, timbales y la sección de cuerdas.

El solista, Sheku Kanneh-Mason (Nottingham, 1999) es un violonchelista británico que recibió el premio de la BBC de Músico del Año de la BBC en 2016. Es el primer músico de etnia subsahariana en ganarlo. También es miembro de la Orquesta Chineke!, fundada por Chi-chi Nwanoku para intérpretes de música clásica pertenecientes a minorías étnicas como su hermana Isata y su hermano Braimah y actualmente estudia en la Real Academia de Música en Londres. Como paradigmas, ha citado a la prominente violonchelista Jacqueline du Pré antes mencionada y a Mstislav Rostropóvich como sus modelos musicales, así como a Bob Marley (cuyo peinado ha probablemente influido mucho en el suyo).

Con estas inspiraciones, que se desenhebran muy bien en la interpretación y las capacidades técnicas del joven intérprete, se comprende que hiciera un magnífico relato sonoro de esta partitura, consiguiendo momentos de gran belleza y complicidad con el público, aunque menos con el director esta vez y la orquesta, ya que su seguridad e idiosincracia lo vuelcan más a un desarrollo y ensoñación ad libitum en la manera de producirse en escena. Muy simpático y abierto, agradeció los aplausos de los presentes con un encore dibujado en “pizzicati” y firmó discos en el entreacto.

Por su parte, el maestro García-Calvo (Madrid, 4 de agosto de 1978), que vive en Viena de manera habitual, es un director de orquesta español, con una extensa carrera desarrollada en escenarios internacionales como la Deutsche Oper Berlin (Ópera Alemana de Berlin), la Wiener Staatsoper (Ópera Estatal de Viena), con los que mantiene una estrecha relación, o la Ópera de París, entre otros. Y sedes españolas como la Ópera de Oviedo, el Gran Teatro del Liceo de Barcelona o el Teatro Real y el Teatro de la Zarzuela de Madrid. Desde la temporada 2017/2018 es Generalmusikdirektor del Theater Chemnitz (Alemania) y Director Titular de la Robert-Schumann-Philharmonie​.

Alma temeraria, exploradora, yo contigo y tú conmigo,

Porque estamos destinados donde el marinero aún no se ha atrevido a ir, ...

¡Oh mi alma valiente!¡Oh, ve más lejos, más lejos!” Walt Whitman, Hojas de hierba

No es una responsabilidad baladí llevar a buen puerto el barco de esta Sinfonía Marina llena de escollos y dificultades, porque una formación importante y la reunión de cien personas a partir de los dos coros presentes, además de los dos solistas, soprano y barítono, lo convierten en un desafío formidable.

Efectivamente, la Sinfonía del mar (A Sea Symphony) para orquesta y coro fue escrita entre 1903 y 1909, resultando la primera y más larga sinfonía de Vaughan Williams estrenada en el Festival de Leeds de 1910, bajo la dirección del propio compositor.

Vaughan Williams nunca previamente había intentado un proyecto de esta extensión, o para fuerzas orquestales y corales tan dimensionadas , antes de lo que finalmente serían sus nueve sinfonías. A Sea Symphony se diferencia de la mayoría de las sinfonías corales anteriores en que el coro canta en todos los movimientos.​ En un estudio de 2013, Alain Frogley la describe como “una obra híbrida, con elementos de sinfonía, oratorio y cantata y dentro de su construcción completamente tonal contiene disonancias armónicas que hacen eco de las primeras obras de Ígor Stravinski que llegarían a continuación”.​

Sigue un perfil sinfónico bastante estándar: movimiento introductorio rápido, uno lento, scherzo y finale. Los cuatro movimientos son: Una canción para todos los mares y todos los barcos (para barítono, soprano y coro). Moderato maestoso (Re mayor ). Solo en la playa de noche (barítono y coro). Largo Sostenuto (Mi menor). Scherzo: las olas (coro). Largo Sostenuto (Mi menor). Los Exploradores (barítono, soprano, semicoro y coro). Grave e molto adagio – Allegro animato (Mi mayor).

Su texto emerge del gran poemario Leaves of Grass del icónico Walt Whitman. El uso de Whitman del verso libre también comenzaba a interesar en el mundo de la composición, donde la fluidez de la estructura se antojaba más atractiva que la configuración métrica tradicional del texto. Con una orquestación poderosa y avasalladora, se incluyen un órgano, dos arpas y cuerdas, con un despliegue muy generoso de metales y percusión y los coros que cantan en los cuatro movimientos. Ambos solistas aparecen en el primero y el último, mientras que el barítono solo canta en el segundo. El scherzo es solo para coro y orquesta.

Algunos pasajes respiran fragmentos comparables con Stanford, Parry y Elgar. Los cuatro no solo estaban escribiendo al mismo tiempo y en el mismo país, sino que Vaughan Williams había estudiado con Stanford y Parry en el Royal College of Music (RCM) y sus preparativos para componer A Sea Symphony también habían incluido el estudio de las Variaciones Enigma de Elgar (1898-1899) y de su oratorio El sueño de Geronte (1900). De estas apreciaciones se podría derivar además la cohesión y la coherencia reflejadas en la elección de estas dos composiciones para este nuevo eslabón de Sinfónico (el 8) de la OCNE.

El tema del mar, verdadera obsesión para el ser humano, por la imposibilidad de abarcarlo, y descifrar su inmensidad y misterio, su capacidad hipnótica, recorre otras producciones escritas en la misma época en Inglaterra, como- entre otras-  Songs of the Sea (1904) y Songs of the Fleet (1910), de Stanford, Cuadros marinos de Elgar (1899) y El mar de Frank Bridge (1911). La Mer (1905) de Debussy también se inscribe en esta manifiesta atracción acuática.

De vibrante y necesaria actualidad en estos tiempos de cambio climático y desastres ecológicos, el mar, los océanos, siguen siendo medidores eficaces de nuestra habilidad para sobrevivir como planeta y civilización o de autodestruirnos, que más bien parece formar parte últimamente de las tendencias suicidas de quienes organizan guerras y hunden la paz en todo el mundo. La música aquí también acompaña las grandes epopeyas humanas, a veces hacia adelante, por momentos de regreso inminente a la caverna.

Bella voz la de la soprano Sally Matthews, buen fraseo y fiato, exquisita presencia en escena, con un vestido de cuerpo de tafetán, revestido en gasa albicelestes con volantes y salpicaduras de lentejuelas, evocando una sirena venida a la tierra para cantar. Una interpretación ajustada con mucho cuidado, que hubiera destacado más y mejor con un control más cerrado de la potencia de coros e instrumentos, lanzados a “tutta orchestra”.


José Antonio López compuso una franca voz baritonal rica, expresiva, noble, registros generosos, de cumplida técnica, muy apolínea, con atractiva teatralidad, contenida y sobria. Y cascadas de agua literaria y musical, desplegado sonido y arrebatado resonando por la sala (difícil de medir y regular) pero también mucho corazón y esfuerzo volcado por todos, los directores de los coros, el maestro García-Calvo y los bien elegidos solistas fluyendo a la vez, vibrando, en esta segunda fracción de la matinal.

Las dos partes del concierto fueron muy aplaudidas, en un Auditorio prácticamente lleno, donde el talento fue una vez más actor y representación de un proyecto común, de nuevo, siempre, la OCNE and (great) friends.

Alicia Perris

jueves, 23 de noviembre de 2023

CON EL BARÍTONO GERALD FINLEY Y EL PIANISTA JULIUS DRAKE: GALVANIZAN EL TEATRO DE LA ZARZUELA EN EL CICLO DEL LIED

 

XXX CICLO DE LIED RECITAL 03 | Coproducido por el Teatro de la Zarzuela y el Centro Nacional de Difusión Musical [CNDM].  Teatro de La Zarzuela. Gerald Finley, bajo-barítono

Julius Drake, piano. LUNES 20/11/23 20:00h.

PRIMERA PARTE

PROGRAMA

ROBERT SCHUMANN (1810-1856)

Lehn’ deine Wang’, op. 142, nº 2 (1840)

De Fünf Lieder und Gesänge, op. 127 (1840)

Es leuchtet meine Liebe, nº 3

Dein Angesicht, nº 2

Mein Wagen rollet langsam, op. 142, nº 4 (1840)

Belsatzar, op. 57 (1840)

Die feindlichen Brüder, op. 49, nº 2 (1840)

Abends am Strand, op. 45, nº 3 (1840)

Die beiden Grenadiere, op. 49, nº 1 (1840)

 

FRANZ SCHUBERT (1797-1828)

De Schwanengesang, D 957 (1828)

Ihr Bild, nº 9

Das Fischermädchen, nº 10

Die Stadt, nº 11

Am Meer, nº 12

Der Doppelgänger, nº 13

Der Atlas, nº 8

SEGUNDA PARTE

HENRI DUPARC (1848-1933)

Sérénade, IHD 17 (1869)

Soupir, IHD 18 (ca. 1869)

Le manoir de Rosemonde, IHD 13 (1879)

L’invitation au voyage, IHD 10 (ca. 1870)

Phidylé, IHD 14 (1882)

BENJAMIN BRITTEN (1913-1976)

Um Mitternacht (1962)

GRAHAM PEEL (1877-1937)

De The country-lover (1910), The early morning, nº 4

RALPH VAUGHAN WILLIAMS (1872-1958)

De The house of life (1903), Silent noon, nº 2

FRANZ LISZT (1811-1886)

Go not, happy day, S 335 (1879)

CHARLES IVES (1874-1954)

De 114 songs (1922), When stars are in the quiet skies, nº 113

COLE PORTER (1891-1964)

De Gay divorce (1932)

Night and day


“Là, tout n´est qu´ordre et beauté,

Luxe, calme et volupté” de Charles Beaudelaire, de L´invitation au voyage.

Mágica velada la ofrecida por estos dos artistas de renombre internacional. Magnífico y complicado repertorio, por su variedad y complejidad, que exigen técnica, gusto y experiencia. Una joya rara y excepcional en medio del panorama casi invernal del foro.

Gerald Finley, canadiense de Montreal, (nació el 30 de enero de 1960) es un bajo-barítono famoso como liederista e intérprete de Mozart. Estudió en la St. Matthew's Anglican Church (Ottawa)|, la University of Ottawa, el King's College, Cambridge y el Royal College of Music de Londres. Se destaca en personajes de óperas de Mozart como Guglielmo en Così fan tutte, Papageno en La Flauta Mágica, el conde de Las bodas de Fígaro, y Don Giovanni, sin olvidar el peculiar Athanael de la Thaïs de Massenet.

Debutó en el Metropolitan Opera en 1998 como Papageno en Die Zauberflöte​ y en obras contemporáneas como el Doctor Oppenheimer en la ópera de John Adams el Doctor Atomic en la San Francisco Opera y luego en el Metropolitan Opera en 2008. Frecuenta prestigiosas salas de concierto como el Carnegie Hall y Wigmore Hall donde ha destacado como intérprete de Lieder, especialmente en Amor de poeta de Robert Schumann. Transita también a los rusos como Eugenio Oneguin, Nick Shadow en The Rake's Progress, Agammenon en Ifigenia en Táuride, Rinaldo de Handel, Pelléas et Mélisande y otras.

Cuando se glosa un recital de lied, la voz adquiere un papel preponderante y en principio es lógico. A veces se menciona al acompañante como de paso, pero en esta ocasión, Julius Drake merece un capítulo propio. No solo va de “colaborador secundario” a priori del cantante, sino que, sin violentar a este y a su despliegue vocal y escénico, restaura gloriosamente la importancia de las partituras que interpreta el barítono y recrea su personal lectura con un piano con el que fabrica las más convincentes interpretaciones.

Julius Drake, inglés, de quien hablamos, vive en Londres y goza de una reputación internacional como uno de los mejores instrumentistas en su campo. Aparece regularmente en las principales salas y festivales de música: Aldeburgh, Edinburgh International, Múnich, Schubertiade, Salzburg, Carnegie Hall, Lincoln Center, Nueva York, Royal Concertgebouw, Ámsterdam, Wigmore Hall y BBC Proms, Londres. Famoso también por sus numerosas grabaciones, destacan las realizadas con el aclamado Gerald Finley para el sello Hyperion, de la cuales: Barber Songs, Schumann Heine Lieder y Britten Songs and Proverbs, que ganaron los Premios Gramophone 2007, 2009 y 2011. Con estos mimbres, no es raro que se haya preparado una preciosa función en el Teatro de La Zarzuela esta temporada.

Robert Shumann abrió el comienzo del recital, poniendo música a varios poemas de Heinrich Heine, el poeta que conquistó a Elizabeth de Austria y al que odiaron los Nazis por ser judío como solo ellos sabían hacerlo. Destacaron- y estas apreciaciones son a menudo temperamentales e idiosincráticas- las más amorosas, Lehn´deine Wang, Es leuchtet meine Liebe y Dein Angesicht, interpetadas por el dúo con delicada ensoñación. Hábil Drake (no impunemente se lleva el apellido de un pirata…) para traspasar las atmósferas emocionales con un instrumento que vigilaba sin tregua el desarrollo de los textos, muy adecuada la dicción alemana del intérprete.

Probablemente el hecho de haber nacido en un país bilingüe como Canadá, haya dotado (y el estudio y el esfuerzo) al cantante para una evidente capacidad para los idiomas. Y su amplio registro, el generoso fiato, los agudos hipnóticos como suspendidos en el aire. La teatralidad, el sentido del humor, muy British de la Commonwealth. Por si esto no fuera suficiente, elegante, guapo y varonil. Presencia escénica asegurada en su traje azulón con corbata burdeos, muy compatible con el parecido atuendo de Drake. Canta con la garganta y con el cuerpo.

Belsatzar nos retrotrajo a la violencia de los hebreos en el Antiguo testamento, castigando a un monarca preso de sus propias veleidades de poder. De todos conocida la ira de este Jehová ancestral y castigador de la Biblia siempre vigente y actualizado.

No hace falta aclarar quién era el Emperador, al que se hacía referencia en la heroica canción  Los dos granaderos siempre de Heine, llena de ímpetu belicista, defendiendo un personaje al que seguramente evoca con rencor casi toda la audiencia presente en la sala. Historia europea aparte, cautivó y rindió a los presentes. Siguieron las canciones de Franz Schubert, con una paleta gozosamente dispersa en los climas y la temática, para dar paso, ya luego de la pausa, a repertorios en varias lenguas, que comenzaron con creaciones de Henri Duparc.

De este compositor comentó una famosa soprano que tuvo cierto momento de éxito en la capital española este mismo año, “que lo había suprimido de su recital porque casi todo el público se había dormido con él en el Met de Nueva York” (sic). Sin embargo, para otro tipo de audiencia, más refinada, más culta, difícilmente pueda escucharse una partitura más sofisticada con el poema de Charles Baudelaire, bordados también en Madrid por el contratenor Philipe Jaroussky, experto en este tipo de “paraísos artificiales” (y otros muchos).

Los asistentes encontrarían largo el programa, por lo que es fácil suponer lo que ha significado para Finley y sus cuerdas vocales. Nada. Se deslizó como un felino por los pentagramas, con una línea de canto única, unas matizaciones y reguladores soberbios, con una capacidad de transmitir y comunicar y un gusto musical fuera de lo común (que no tienen automáticamente todos los de este oficio).

Un Britten en alemán (Um Mitternacht), The early morning de Graham Peel, Mediodía en silencio de Vaughan Williams, la única creación de Liszt en inglés, Go not, happy day, condujeron en la velada a otras destilaciones estéticas muy delicadas, para adentrarse, ya al final, en el swing, el blues y el perfume de la música jazzística en When the stars are in the quiet skies, de Charles Ives y Night and day de Cole Porter, pasando de una concepción del Romanticismo a “otro”, más de hoy.

El público del Teatro de La Zarzuela en general es conocedor, son “habituales” o abonados en su mayoría, no le da todo igual, calibra, sopesa y valora. Y reconoce la excelencia, así que los aplausos y “bravos” cayeron a raudales sobre estos artistas que no se dejaron nada para la vez siguiente. Ahí quedan los silencios y los rubato inteligentes y disimulados de Drake, para dejar respirar al cantante, y el desciframiento sublimado y minucioso del barítono de un repertorio que no está al alcance de bisoños o improvisados.

Antes de despedirse del todo, Gerald Finley dedicó una canción a su abuelo, y- explicó en español- que cumpliría más de 140 años (“pero está muerto”), My heart in my Highlands, de Ottorino Respighi (1879-1936), con el mismo brío que hubiera demostrado Sean Connery blandiendo la espada en la legendaria película Los inmortales (episodio 1). Por si a alguien le hubieran asaltado dudas sobre su capacidad de interpretar y decodificar personajes, “Beber”, de Maurice Ravel (1875-1937) anunciado por Julius Drake, fue un gozoso cierre entre la ensoñación del fascinante clímax y un vaho etílico expandiéndose por la sala, maravillosamente declinado.

Alicia Perris

STATEMENT FROM PRESIDENT JOE BIDEN ON THE 60TH ANNIVERSARY OF THE ASSASSINATION OF PRESIDENT JOHN F. KENNEDY

 Sixty years ago today, President John F. Kennedy was assassinated, a defining moment of deep trauma and loss that shocked the soul of our nation. Millions of Americans still remember exactly where we were when it happened. I was in college and had just left class, joining other students glued to the news in silence along with the entire country.

The weeks and months that followed awakened a generation. President Kennedy had been a war hero, senator, and statesman. He set our nation’s compass firmly on many of the most consequential issues of the 20th century, from civil rights, to voting rights, to equal pay for women. He led with calm resolve through the most dangerous moments of the Cold War. And at the dawn of a new decade, he called us forward to a new frontier, propelling us to the moon and beyond. He inspired a nation to see public service as a calling.

Like millions, I deeply felt his conviction and dreams for America. His ideas rhymed with the lessons I’d learned from the nuns at school and around my father’s kitchen table – that we are each called to do good works on this earth, to try to make our world a better place in the service of others. But what stuck with me most was President Kennedy’s courage, his heroic sense of duty, and his family’s capacity to absorb profound suffering.

We saw that most clearly with First Lady Jacqueline Kennedy, whose grace and resilience still hold the hearts of the American people, as they did during that most challenging time in the life of her family and of our nation. His brother, Robert, was one of my greatest political heroes; and Teddy was one of my closest friends. His daughter, Caroline, remains a dear friend as well, along with countless Kennedy family members whom Jill and I have been privileged to know, and to whom we send our love and affection on this day of remembrance.

In life and in death, President Kennedy changed the way we saw ourselves – a country full of youthful hopes and ambition, steeled with the seasoned strength of a people who’ve overcome profound loss by turning pain into unyielding purpose. He called us to take history into our own hands, and to never quit striving to build an America that lives up to its highest ideals.

On this day, we remember that he saw a nation of light, not darkness; of honor, not grievance; a place where we are unwilling to postpone the work that he began and that we all must now carry forward. We remember the unfulfilled promise of his presidency – not only as a tragedy, but as an enduring call to action to each do all we can for our country.

May God continue to bless President John F. Kennedy.

https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2023/11/22/statement-from-president-joe-biden-on-the-60th-anniversary-of-the-assassination-of-president-john-f-kennedy/

L'APPARTEMENT 24S: CHARLES DE VILMORIN

 

A chat with the young fashion prodigy on Paris and his unisexe capsule collection with @24Sofficial