domingo, 30 de agosto de 2015

RADIO CLASICA. CONSTELACIÓN BOULEZ 18

PROGRAMA  18 
30 de agosto de 2015

Escrito y dirigido por Alicia Perris


En la cita de hoy entrevistamos al Maestro Pablo Heras-Casado, uno de los más reconocidos en España y en el exterior entre nuestros directores de orquesta. Amigo y discípulo del maestro Boulez a quien sigue frecuentando, nos comenta la obra Figures-Doubles-Prismes que dirigió y de la relevancia del arte y la cultura en las sociedades de hoy.


I COLORI DEL NOVECENTO –STRESA FESTIVAL 2015

Palazzo dei Congressi 27 agosto
Béla Bartok – John Cage – Igor Stravinskij
Patrizia Biccirè-soprano, Elena Belfiore-mezzosoprano, Marcel Beekman-tenore, Nikolay Bikov-basso, Gabriele Sagona-basso.
Cristina Biagini, Marco Marzocchi, Francesco Buccarella, Monaldo Braconi – pianoforti
Tetraktis Percussioni  e  Ars Antica Choir
Louis Stiens dello Stuttgart Ballett in “Balletto triadico, figura con maniche sferiche” di Oskar Schlemmer, in prima rappresentazione assoluta. 
Stresa Festival Ensemble direttore Francesco Ivan Ciampa
Multivisione Oskar Schlemmer Renard e Les Noces – regia C.Raman Schlemmer e Dario Betti

Figure del secolo scorso che vanno oltre il nostro presente: così penso si possa definire il complesso lavoro di Oskar Schlemmer presentato in proiezione per ‘Renard’ e ‘Les Noces’ di Stravinskij, in programma nella serata multimediale dello Stresa Festival 2015.
C’è stata cosi tanta folla e così variegate performances sul palcoscenico che diventa difficile contenere un commento in poche righe.
Con due percussioni e due pianoforti è stata eseguita la sonata BB115 e SZ110 di Bartok, cui è seguita la ‘Third construction for 4 percussionists’ di Cage; in particolare quest’ultimo brano ha coinvolto il pubblico per il fascino ritmico che da sempre le percussioni esercitano sull’ascoltatore.
Tra le vocazioni di un festival di qualsivoglia arte, deve per forza esserci la volontà di promuovere i giovani e di presentare proposte inconsuete, diversamente si cade nell’oblio delle repliche e si banalizza il tutto con i soliti commenti salottieri ricchi di raffronti per lo più non perfettamente consoni. Allo Stresa Festival questa vocazione non manca di certo ed infatti nella seconda parte del programma si è assistito nuovamente a delle prime mondiali (dopo La Regina con i capelli d’oro in programma il 25 agosto).


Stravinskij l’ha fatta da padrone alla pari con Iskar Schlemmer. L’enslembe dello Stresa Festival è ormai più che consolidato ed affiatato anche in quanto si tratta di professori d’orchestra che d’abitudine già si incontrano in formazione ed infatti la non facile partitura è stata resa con stilizzazioni e dissonanze pregevoli; la direzione è stata affidata al giovane Francesco Ivan Ciampa (qualche anno fa allo Stresa Festival in Master Class con Gianadrea Noseda) e già apprezzato in altre produzioni tra cui si ricorda  ‘Gianni Schicchi’ al Regio di Parma e ‘Traviata’ per Expo 2015 al Regio di Torino. In questa occorrenza ha saputo esaltare la partitura con una direzione sicura e ben definita.
Un plauso per le voci, i pianisti, il coro ed i percussionisti: insieme hanno ricreato un momento degno di essere ricordato.
La gemma della serata è stata la proiezione delle coloratissime immagini  in movimento per la regia di Raman Schlemmer e Dario Betti; l’opera realizzata da Oskar Schlemmer è molto poetica e sa parlare ai cuori più semplici come alle menti più esigenti; la narrazione è creata con colori vivi assegnati ad animali fantastici o personaggi chiaramente ispirati alla cultura contadina russa. Belle le immagini del gallo spennato in ‘Renard’ o dei lunghi e sinuosi capelli biondi in ‘Les Noces’.  In prima mondiale oltre alle proiezioni per ‘Renard’ anche il balletto triadico proposto da Louis Stiens dello Stuttgart Ballet.
Insomma la volontà, l’ingegno e l’impegno fanno sempre la differenza.
La Musica vince sempre.

Renzo Bellardone

ROBERTO FORES VESES ALLO STRESA FESTIVAL 2015

Carissimo Roberto è un piacere ritrovarti in Italia ed allo Stresa Festival.
Poco fa, alla fine della prova, ti ho sentito parlare in ottimo francese: merito del tuo incarico di direttore dell’orchestra d’Auvergne che dirigi dal 2012?

Probabilmente si, ma ti racconto un po’ come sono capitato in Francia: quasi  per  caso.
Nel 2007 avevo  vinto il concorso ‘The Evgeny Svetlanov International Conducting Competition’. Quel concorso si teneva con giuria bellissima, da Vladimir Davidovich Ashkenazy al direttore del Bolshoi: quella era una fantastica vetrina ed una  agenzia francese, presente, mi ha individuato e proprio loro  hanno deciso un po’ il mio destino francese. In giuria c’era direttore dell’opera di Montpellier ed ha detto ‘questo è direttore d’opera’. Inoltre in  Francia c’è un ‘Centro nazionale per la diffusione della lirica’ diretto da Raymond Duffaut che oltre a questo dirige anche il Festival d’Orange  e si occupa della lirica in  Avignone ed è patron di tutta la produzione lirica in Francia.  Sono stato scelto per dirigere un ‘Viaggio a Reims’ che poi ha toccato i teatri di tutta la Francia.: ho avuto molto soddisfazione anche perché è un’opera veramente adatta ai giovani; come sai anche a Pesaro è l’opera che viene messa in scena ognoi anno dall’accademia e poi rappresentata durante il Rof.  Poi Raymond Duffaut mi a chiesto di dirigere ‘Cenerentola’ ad Avignone e poi venduta anche a  Vichy città termale un po’ decadente e liberty, ma con un teatro molto bello, una era bomboniera con un’acustica impressionante. ‘Cenerentola’ è stata  in Avignone con orchestra d’Auvergne che incontro per la prima volta. Fin dalle prime battute penso ‘ caspita ma questi suonano bene, sono  molto bravi e quanto sono  disponibili’. Subito nasce un feeling importante. L’anno dopo sono stato invitato per un sinfonico e gli orchestrali hanno detto: ‘vuoi restare’ noi vogliamo te !’  E’ un’orchestra che chiede di lavorare e lavoravano per sezioni alla ricerca di pulizia musicale per arrivare a prodotto eccellente. Così son diventato il loro direttore. Oramai sono tre anni che sono li per tre o quattro  mesi all’anno ed ogni anno facciamo anche ‘opera’ alla continua ricerca di flessibilità. Giro molto il mondo, ma in Francia ovviamente c’è visibilità ed ecco che ho imparato il francese e lo parlo volentieri.

Mi sembra che parli bene anche l’italiano

Cerco di comunicare in italiano, inglese, ovviamente la madre lingua ‘spagnolo’ e  parla anche in russo dopo tutti gli anni vado  in Russia, da quando studiavo in Helsinki ed  in sole quattro ore di treno andavo sovente a San Pietroburgo  al  Mariinsky, ad ascoltare tutto quello che ho  potuto.…

Poi dopo aver girato il mondo ecco che capiti a Stresa ed ancora un oncontro con Noseda:

Noseda prima del 2000 aveva vinto, poco più che trentenne, un concorso in Spagna; in quel tempo io suonavo il violino in orchestra sinfonica a  Valencia, mia città natale.  Avevo  studiato violino  con Anahi Carfi, spalla alla Scala  a Milano e quindi parlavo in italiano. Un giorno arriva quel giovanotto a dirigere  e ‘caspita che bravo’ ! Doveva restare una sola settimana, ma a causa di una indisposizione dell’altro direttore è stato richiesto a Noseda di prolungare la usa permanenza. Ad inizio carriera lui era libero e si è fermato anche per la seconda settimana, mi sono avvicinato ed abbiamo parlato. Da allora  e venuto per diversi anni. Mi ha apprezzato e siamo diventati amici. Allora non pensavo neppure alla direzione ed amavo molto il violino. Dopo aver seguito parecchie  direzioni di Noseda, che seguivo ogni volta che veniva in Spagna, ammetto di aver  fatto un pensierino  sul suggerimento di Noseda di studiare direzione d’orchestra.
Ho chiesto suggerimenti e mi ha consigliato l’accademia di Pescara dove lui stesso aveva studiato con Renzetti.   Ho studiato per tre 3 anni a Pescara ed intanto continuavo a lavorare come violinista. Alla fine dei tre anni ho lasciato l’orchestra e mi son  buttato e vado appunto ad Helsinki.
Conoscevo Gianandrea ormai da 6 anni. Lui ha diretto a Helsinki e Sam Pietroburgo e Stoccolma e ci si trovava ogni volta possibile. C’è un bel rapporto  di ammirazione ed amicizia coltivato e mantenuto negli anni.

E dopo Helsinki ?

Finito il periodo in Finlandia  ecco che poi sono arrivato in Auvergne e  dopo aver vinto altri concorsi, ho iniziato  a lavorare in Francia.

Attualmente e nell’immediato futuro?

Noseda mi ha chiamato per fare questa prima mondiale a Stresa ‘La Regina con i capelli d’oro’ di Earl Sono stato talmente contento di questo invito che mi  sono liberato da altri impegni e son corso dal festival in  Svizzera e ‘operarancia per fare questo. Nel 2003 a Stresa ero in Orchestra festival per ‘Don Giobvanni’ in qualità di violinista ed ora torno da direttore, dopo dodici anni:  sono molto contento e mi piace anche il  rapporto tranquillo e sereno che si è instaurato con il festival e con l’orchestra: siamo tutti colleghi  e si condivide tutto. Il prossimo concerto sarà   il 30 agosto, con la mia orchestra al “Festival de La Chaise-Dieu” a  La Chaise-Dieu (France).

E poi ancora?

Beh, finalmente vacanze! Ma per poco. Subito dopo inizio a studiare per concerto in Giappone dove tornerò a fine novembre con la l’Orchestre d’Auvergne a fine .
Bene Roberto, ti ringrazio molto per il tempo che hai dedicato a questa intervista e ti faccio un ‘toi toi toi’ per il tuo futuro.


Renzo Bellardone

FRAGONARD AMOUREUX

L’inspiration amoureuse parcourt l’œuvre de Jean-Honoré Fragonard (1732-1806). Se faisant tour à tour galante, libertine, audacieusement polissonne ou au contraire ouverte à une nouvelle éthique amoureuse, celle-ci ne cesse en effet de mettre en scène la rencontre des corps et la fusion des âmes. Inaugurée au mitan du XVIIIème siècle par des bergeries nourries des derniers feux de la galanterie, cette inlassable exploration de la sensualité et du sentiment s’épanouit par la suite au travers de voies contrastées, le « Divin Frago » s’illustrant avec autant de subtilité dans  des œuvres « secrètes », scènes d’alcôve à la sensualité affirmée, que dans la célébration d’un amour sincère et moralisé.
 Réunissant peintures, dessins et ouvrages illustrés, au contenu érotique parfois explicite, l’exposition du Musée du Luxembourg met pour la première fois en lumière l’œuvre de Fragonard à travers ce prisme amoureux, la resituant à la croisée des préoccupations esthétiques et morales du siècle des Lumières.


Commissaire : Guillaume Faroult, conservateur en chef, en charge des peintures françaises du XVIIIe
siècle et des peintures britanniques et américaines du musée du Louvre.
Scénographie : Jean-Julien Simonot


http://www.grandpalais.fr/fr/evenement/fragonard-amoureux#sthash.ITZWRgqL.dpuf

sábado, 29 de agosto de 2015

PABLO HERAS-CASADO


Next Performances
Lucerne Festival
6 September 2015
Los Angeles Philharmonic
10 September 2015
Orquesta Ciudad de Granada
18 September 2015





METROPOLITAN OPERA, NEW YORK

VERDI Rigoletto
Matthew Polenzani, Duke of Mantua
Dmitri Hvorostovsky, Rigoletto
Aleksandra Kurzak, Gilda


http://pabloherascasado.com/concerts/?date=2013-11

DOMINGO 30 DE AGOSTO EN EL PROGRAMA RADIO CLASICA "CONSTELACION BOULEZ", ALICIA PERRIS ENTREVISTÓ AL MAESTRO PABLO HERAS-CASADO. (12 A 13 horas)

viernes, 28 de agosto de 2015

MUSEE JEAN COCTEAU. MENTON




LE PARCOURS MUSÉOGRAPHIQUE


Les Univers de Jean Cocteau 22 novembre 2014 - 2 novembre 2015
De son acte graphique, Jean Cocteau donne toute la mesure dès 1923 en écrivant dans une dédicace à son ami Pablo Picasso : « Les poètes ne dessinent pas. Ils dénouent l’écriture et la renouent ensuite autrement. »
Chaque année, un accrochage renouvelé des collections du musée permet de rendre compte du génie pluriel de Jean Cocteau. La lecture de son oeuvre, éminemment complexe et d’une richesse de pensée et d’expression considérable, ne peut se concevoir qu’en prenant sa source dans l’inspiration poétique de l’artiste. Ainsi, ce quatrième parcours depuis l’ouverture du musée en novembre 2011 propose une vision croisée entre ces mondes dans lesquels il évolue. L’obsession de l’endroit et de l’envers et la figure du double sont omniprésentes dans son oeuvre et représentent le fil d’Ariane d’une pensée totalement maîtrisée, s’inscrivant dans la globalité de l’acte créatif.
Ce nouveau parcours est l’occasion pour le musée Jean Cocteau collection Séverin Wunderman de s’appuyer sur la richesse de la recherche scientifique actuelle autour de l’oeuvre de l’artiste et s’inspire ainsi de l’ouvrage de David Gullentops - professeur à l’Université de Bruxelles et directeur des Cahiers Jean Cocteau - et Ann Van Sevenant, « Les Mondes de Jean Cocteau », Non Lieu, Paris, 2012. L’accrochage des collections autour des « Univers de Jean Cocteau » sera accompagné par l’exposition « Jean Cocteau, passeur de lumière » conçue par Sandra Blachon et Juliette Philippe avec la participation de Christian Rolot, Audrey Garcia et Pierre Caizergues de l’Université de Montpellier III, dépositaire d’un important « fonds Cocteau ». Comme chaque année, Pascale Lyautey de la Maison de Jean Cocteau à Milly la Forêt, ainsi que Ioannis Kontaxopoulos, auteur de nombreux ouvrages et commissaire d’expositions autour de l’oeuvre de Jean Cocteau, participent également à ce travail commun.



Jean Cocteau, Planche illustrée extraite de l’ouvrage Le livre blanc, 1930

LA COLLECTION



Retrouvez prochainement la collection sur le site de Videomuseum. Videomuseum est un réseau de musées et d’organismes gérant des collections d’art moderne et contemporain (musées nationaux, régionaux, départementaux ou municipaux, Fnac, Frac, fondations) qui se sont regroupés pour développer, en commun, des méthodes et des outils utilisant les nouvelles technologies de traitement de l’information afin de mieux recenser et diffuser la connaissance de leur patrimoine muséographique. Videomuseum fédère actuellement 60 collections et recense à ce jour 25 000 artistes, 300 000 oeuvres et 200 000 images, consultables dans chaque organisme.



Jean Cocteau Sarah Bernhardt, Circa 1910 
©Adagp 2012 ©Serge Caussé

LE PROJET ARCHITECTURAL


Retenu en 2008 à l’issue du concours international lancé par la ville de Menton en 2007, le projet architectural réalisé par Rudy Ricciotti, Grand Prix National d’Architecture, accueille sur 2700 m² l’ensemble des oeuvres issues de la donation Séverin Wunderman.
Le site, bien que contraint, a un grand potentiel. Un parking existant en premier sous-sol, une station d’épuration en second sous-sol, leurs rampes d’accès qui traversent le terrain, une nappe phréatique au niveau de la mer, un sol constitué (...)


musée Jean Cocteau collection Séverin Wunderman 
©Roland Halbe


http://www.museecocteaumenton.fr/Le-Projet-Architectural.html

jueves, 27 de agosto de 2015

RADIO CLÁSICA. CONSTELACION BOULEZ 16

PROGRAMA  16
 domingo 23 de agosto
Escrito y dirigido por Alicia Perris

Nos acompaña en esta ocasión el compositor y director de orquesta español  José Ramón Encinar, que comentará “Domaines II” del compositor Pierre Boulez, obra que escucharemos en su compañía y dirección orquestal y, cercana a nuestra Constelación Boulez, “El rey de las estrellas” de Igor Stravinsky, también bajo la dirección de nuestro invitado.

ERIKA GRIMALDI ALLO STRESA FESTIVAL 2015

Dopo averla recentemente ascoltata ed apprezzata in ‘Otello’  al Teatro Regio di Torino, in coppia con Gregory Kunde e diretta da Noseda, per la produzione inaugurale della stagione 2014-15, oltre che nella Messa da Requiem e nelle Nozze di Figaro  è parso simpatico e bello intervistare Erika Grimaldi alla sua prima esperienza allo Stresa Festival; dopo una prova musicale  di assestamento,ci siamo accomodati su un divano della Hall dell’Hotel Regina Palace di Stresa, dove  è nata questa amichevole chiacchierata.

Erika, sono ben lieto di incontrarti a Stresa e sentirti ancora una volta diretta da Noseda
Si ancora una volta diretta da Noseda!  Il rapporto artistico con il Maestro  Noseda è nato nel 2007 al Teatro Regio di Torino, con il quale  e dove  ho fatto la prima  audizione:  era per Bohème che poi ho cantato con la direzione di Daniele Rustioni. Dopo questo importante inizio son nate altre collaborazioni e partecipazioni  grandi e  piccole. Un piccolo ruolo che mi ha molto gratificata è stato quello in  ‘Dama di Picche’ (cantavo in russo) e poi ho iniziato a fare cose ancor  più impegnative. Da Noseda  sono stata poi ancora  diretta in Boheme a Torino e poi a Shanghai e Hong Kong con l’Opera di Roma. Ricordo poi il ‘Simon Boccanegra’ e quello splendido Otello (trasmesso anche in Diretta radiofonica da Radio 3 rai)  in cui ho debuttato il ruolo di Desdemona, ruolo memorabile che ho desiderato molto anche come sfida con me stessa anche se parecchio impegnativo per lo studio e la psicologia del personaggio. Di Verdi, prima di Simon Boccanegra e Otello,  avevo solo interpretato la parte di Nannetta in Falstaff. 


Credo che questi ruoli ed in particolare quello di Desdemona abbiano aperto  ad un nuovo mondo musicale
Effettivamente si è aperto il mondo del  Verdi importante che mi auguro di poter replicare. Ho atteso a lungo prima di affrontare questo Verdi lirico, ma ora sono molto soddisfatta.
E dopo il Regio di Torino ecco che a Stresa 2015 si rinnova la collaborazione con Noseda
E’ proprio così,  ancora una volta questa bella collaborazione che si sviluppa all’interno della tournée  della Euyo ed io partecipo a tre concerti con lo stesso programma a  Bolzano, Stresa e Ravello. Il mio compito è l’esecuzione  di tre arie Verdiane estrapolate dal primo Verdi: dai ‘Masnadieri’, da ‘Luisa Miller’  eseguita da poco anche al Festival di Verbier  e l’aria da ‘Il Corsaro’:  arie di grande effetto e grandissima soddisfazione. Stresa ospita ormai questo festival di valenza internazionale ed esservi stata invitata
La carriera di una cantante è segnata da molto studio, molte tappe, molti sogni: quali ruoli ami e  speri di debuttare in prossimo futuro?
Dopo questo tour vado ad Amburgo, ad interpretare il ‘ Turco in Italia’,  un debutto del Rossini più leggero che affronto per la prima volta. In passato avevo interpretato solo scritture del cosiddetto ‘Rossini serio’ come il Guglielmo Tell ed avevo qualche timore  nell’affrontare questa scrittura più ‘salterina’. Strada facendo  l’ho  poi approcciata con lo studio ed ora  la trovo veramente  divertente, anche se ben impegnativa , al contrario di come può sembrare. Si tratterà di una  ripresa da una produzione di successo, che  diverte molto il pubblico. 
E non torni ai tuoi ruoli iniziali?
 Certo che si ! Dopo Amburgo andrò a  Bari per Bohème  e poi debutto  ‘Elisir d’Amore’  a Berlino, in prossimità del Natale. A gennaio 2016 riprenderò  Bohème in un nuovo teatro, quello  importante di Oviedo.
A marzo  ritornerò felicemente ad Hong Kong: città che amo! Quando ci sono stata mi son sentita molto bene: è una città moderna, ma veramente vivace  e ci ritorno volentieri; il ritorno   sarà ancora per Verdi con il  Requiem e Simon Boccanegra e  con piacere  diretta ancora da Noseda. 
A proposito di debutti e visto il cartellone 2015-2016 del Teatro Regio di Torino viene spontaneo parlare di quanto tu farai nell’ambito di quella stagione:
 Ringrazio per la domanda , ma non voglio rivelare troppo. Ti dico solo che sarò appunto in ‘Donna Serpente’ opera di cui  al momento ho visto solo lo spartito ed ascoltato. Si tratta di una musica che non sconfina mai, molto melodica e gradevolmente ascoltabile. Con me ci i sarà  Carmela Remigio ed ancora una volta il Gianadrea Noseda. 
Erika ti ringrazio per il tempo che hai dedicato a questa intervista e ti lascio andare a riposare in attesa del concerto di questa sera


Renzo Bellardone

NICE, SOLEIL, FLEURS. MARC CHAGALL ET LA BAIE DES ANGES

Le Musée national Marc Chagall organise du 4 juillet au 21 septembre 2015 une exposition temporaire consacrée à Marc Chagall et Nice. Cet événement s'inscrit dans le cadre de la manifestation "Promenade(s) des Anglais" dans treize musées et galeries de Nice.

L'exposition se propose d'explorer les liens aujourd'hui encore méconnus que Marc Chagall a entretenus avec la ville de Nice. La Côte d'Azur attire très tôt l'artiste d'origine biélorusse. Il découvre la région dans les années 1920 à l'occasion de voyages à travers la France. Mais ce n'est qu'en 1950, à l'âge de 63 ans, qu'il s'y installe durablement. Il réside à Vence jusqu'en 1966, puis à Saint-Paul de Vence où il meurt en 1985.

Habitant l'arrière-pays, Chagall n'en manifeste pas moins un fort attachement pour la ville de Nice. Lorsqu'il s'y rend pour la première fois en 1926, à l'occasion d'un voyage dans le Sud, une véritable révélation se produit chez l'artiste. Son oeil de peintre est irrésistiblement attiré non pas tant par le bleu azur de la mer et l'éclat du ciel, que par l'intense végétation flamboyante. Devant les bouquets du marché aux fleurs, Chagall perçoit autant d'étincelles colorées à reproduire sur la toile. Lorsqu'il s'installe quelques décennies plus tard sur la Côte d'Azur, ces bouquets explosent dans ses oeuvres, qui s'enrichissent alors de nouvelles nuances, inspirées par la lumière méridionale. La palette de l'artiste fait une large place au bleu, couleur qui incarne plus que toute autre la Méditerranée, mais qui est aussi et avant tout, sa couleur préférée.
 Installé sur la Côte d'Azur après la Seconde Guerre mondiale, Chagall voisine avec d'autres artistes célèbres, Henri Matisse et Pablo Picasso. Honorées par la présence de tels créateurs, les villes de la région leur rendent de brillants hommages. Nice manifeste en particulier un grand attachement pour l'oeuvre de Chagall. En 1952, une importante rétrospective de son oeuvre, comprenant de nombreuses peintures de la période russe, des oeuvres plus récentes d'inspiration biblique, ainsi que des décors et costumes de ballets, se tient sur la Promenade des Anglais, à la galerie des Ponchettes. D'autres expositions suivent dans le même lieu ou à la galerie de la Marine.


Outre les expositions temporaires, Nice a le privilège d'accueillir une oeuvre pérenne de Chagall : Le Message d'Ulysse, une mosaïque monumentale réalisée en 1968 avec les mosaïstes Heidi et Lino Melano pour la faculté de droit alors en construction. Mais le plus éclatant témoin des liens exceptionnels tissés entre Chagall et Nice demeure sans conteste le musée national consacré à l'oeuvre de l'artiste. Sur un terrain offert par la ville en contrebas de la colline de Cimiez, l'architecte André Hermant élève un édifice aux lignes sobres et épurées. Il est destiné à accueillir le Message Biblique, magistral ensemble d'oeuvres offert en 1966 à l'Etat français par Marc Chagall et son épouse Valentina. Inauguré en 1973, ce musée est pour l'artiste le témoignage de son attachement à sa terre d'accueil, la France, mais aussi à la Méditerranée.

L'exposition organisée au musée national Marc Chagall dans le cadre de la manifestation Promenade(s) des Anglais présente ces liens forts noués entre Chagall et la ville de Nice. Au coeur de ce dialogue figure une oeuvre célèbre. Au début des années 1960, le maire Jean Médecin propose à Chagall de créer une affiche pour la ville. Chagall représente la baie des Anges, plongée dans une lumière azuréenne. Au-dessus de la ville, veille, telle une déesse tutélaire, une gracieuse sirène tenant un flamboyant bouquet de fleurs. Sous l'image figurent ces quelques mots manuscrits : "Nice Soleil Fleurs" accompagnés de la signature de l'artiste. Editée en 1962 par le Commissariat Général du Tourisme, l'affiche, "la plus belle carte de visite que pouvait désirer Nice", selon Jean Médecin, a été diffusée dans les pays étrangers afin de promouvoir Nice et la Côte d'Azur.
Ce que l'on sait moins, c'est que la création de cette affiche a donné lieu à une série d'oeuvres inspirées de Nice et de la baie des Anges. Chagall exécute un magistral ensemble de gouaches préparatoires, exposées en 1962 au musée Masséna à Nice. Dans ces gouaches se manifestent ses talents de coloriste. La Promenade des Anglais et la baie des Anges sont transcrites dans une palette éclatante et lumineuse. Ces images sont traversées par les protagonistes du répertoire familier de l'artiste : couples d'amoureux, sirènes, bouquets de fleurs et poissons. Les gouaches sont ensuite transcrites en lithographies dans les ateliers Mourlot, publiées en 1967 sous le titre Nice et la Côte d'Azur.



L'exposition Nice, Soleil, Fleurs. Chagall et la baie des Anges rassemble un remarquable ensemble d'oeuvres issues de la collection du musée, de collections privées et d'institutions niçoises. L'affiche réalisée pour Nice, plusieurs gouaches préparatoires et les douze lithographies de Nice et la Côte d'Azur, mais aussi des photographies, affiches et documents d'archives dressent un panorama de cette féconde rencontre. L'exposition fait la démonstration des liens variés et forts qui ont uni Chagall à Nice et dont le musée national Marc Chagall est la meilleure incarnation.


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martes, 25 de agosto de 2015

RADIO CLASICA. CONSTELACION BOULEZ 15

PROGRAMA  15
 sábado 22 agosto
Escrito y dirigido por Alicia Perris




Esta vez Constelación Boulez dedicará su espacio a comentar y escuchar buena parte de la obra de Claude Debussy, músico francés que, junto con Ravel sirvió de fuente inspiradora para la obra y la dirección orquestal de Pierre Boulez, esta vez al frente de la Cleveland Orchestra.


http://mvod.lvlt.rtve.es/resources/TE_RCONSTE/mp3/7/7/1440242351877.mp3

AZZEDINE ALAÏA. COUTURE/SCULPTURE GALLERIA BORGHESE OSPITA LA SOFT SCULPTURE DI AZZEDINE ALAÏA.

Roma, 10 luglio 2015 - Con questa mostra Galleria Borghese intende proseguire il progetto espositivo che pone la scultura di epoche diverse, di materiali diversi e di artisti di diverse epoche a confronto con la collezione di “statue” della Villa che è, per antonomasia, la casa della scultura. Le mostre programmate alla Galleria Borghese negli ultimi anni sono state concepite in alternanze storico filologiche e contemporanee, con l’intento di indagare non solo le opere scelte della collezione. E’ la fisionomia stessa della Galleria che ha assunto la personalità di luogo principe dell’opera scultorea; e quest’ultima come una entità in sé, un magma in attesa di forme, lungo un tempo storico che prosegue nella contemporaneità. Ora, con la mostra programmata per il 2015 che sarà aperta al pubblico da sabato 11 luglio, questa vocazione scultorea entrerà, nella multiformità delle varianti che offre il Museo e negli incandescenti contrasti di cui vive, la variante del tutto inedita della “scultura soffice”.


Su questa scena di materia modellata in scultura che è la Galleria Borghese, fatta di marmi dai bianchi molteplici e colori diversi, pietre, anch’esse di varia cromia, gessi, bronzi variamente patinati e cromati, irrompe oggi la couture sculpture di Azzedine Alaïa. Le opere saranno collocate all’interno delle sale in coerenza tematica, coloristica, formale, con le opere presenti nelle sale stesse, in modo da realizzare una continuità tra esse e il racconto della collezione. Questo inserimento susciterà molte inedite attinenze. Nella Galleria Borghese si realizzerà una messa in scena della couture di Alaïa che si accorda col tempo anomalo e potenziale del Museo, che è un po’ come il tempo del teatro: sospeso, in attesa del proprio avvio, potenziale, dormiente e silenziosamente sonoro in attesa della propria vita scenica. La mostra sarà la sua trasformazione in atto, assumendo il tempo rapido o lento dei modelli di Alaia , e metterà in scena l’intero museo. Il fatto che, nel suo complesso, il lavoro di Alaïa possa configurarsi come materia (tessile o di cuoi e pellami, metalli accessori e quant’altro) in attesa di essere da lui aizzata e domata in immaginazioni di forme, intese quali fibre in tensione, già induce alla necessità di questo suo esordio nel luogo privilegiato della scultura. Nell’opera di couturier di Alaïa e dalla sua qualità di attenzione alle forme emerge una celebrazione del corpo di cui la Galleria Borghese può risultare la sede ideale, in quanto luogo storico di prodezze continuamente nuove delle tecniche che trasformano le materie della scultura
Ciascun autore presente in Galleria, nella celebrazione del corpo implicita nella scultura, dall’antichità a Canova, fa girare un tessuto di marmo, o quale che sia la pietra, attorno a un corpo, maschile o femminile che sia; ciascuno plasma la nudità del corpo, scolpendo pieghe di vesti o di qualsivoglia panno, ciascuno sa sedurre l’osservatore, ciascuno sa fare “craquer les hommes”, cosa cui Alaïa svela di aspirare, con l’effetto dei suoi abiti indossati dal suo mito femminile: schiantare gli uomini. La “scultura soffice” di un creatore di abiti, accende quindi l’attenzione su come ogni poetica di scultore barocco e post barocco contorca lo sguardo dell’osservatore con la propria novità e il proprio effetto, lo ribalti e lo evolva in seduzione, tramite l’individuale maniera dei dettagli stilistici,
come i personali modi di rilevare in riccioli la capigliatura, o di piegare le vesti, o contrastarle con le carni, o esaltare la curva delle reni, la pressione di una mano sulla carne, la plastica dei glutei.


Questa mostra è stata generata dal rapporto tra Alaïa e la Galleria Borghese. Ma questo rapporto ha anche rivelato molto della tecnica creativa del maestro. Infatti anche nella Galleria Borghese, un museo e quindi obbligatoriamente luogo di oggetti statici, Alaïa non toglieva lo sguardo dalle figure vive. Pertanto risultava difficile capire in che momento avesse così attentamente osservato e assimilato le sculture esposte, i dipinti, i colori e le luci di ogni sala, il carattere individuale di ogni loro spazio, perché i suoi occhi non lasciavano mai la preda umana.
Infatti, lo sguardo di Alaïa, vivace, fulminante, instancabilmente inventivo, sembrava non spostarsi mai dal corpo e dalla immaginazione della donna reale, come se non smettesse di ricercarne la seduzione e modellarne la sembianza in idolo. Anche l’effetto della Galleria, dei suoi spazi e della sua scultura, si è trasformato in invenzione seduttiva, in esaltazione della donna e nell’immaginazione di plasmare al suo corpo tutte le risorse del materiale, che sia tradizionale o sperimentale, nobile o modesto, questa volta stimolato dai colori e dalle materie del museo. Della Galleria ha percepito l’esorbitanza di scultura come una mitizzazione del corpo, e l’arte scultorea come un modo, progressivo nel tempo, di scoprire il corpo, di liberarlo dall’ombra, un modo altrettanto sovversivo di quel lavoro di seconda pelle del corpo che per lui è l’abito. Questo il processo che ha determinato la scelta dei modelli esposti e l’invenzione di quelli specialmente eseguiti per la mostra. L’estro di Alaïa nel modificare corpi e profili col suo gioco di taglio configura, qui, un contrasto di forbici contro scalpello. Non c’è da aggiungere altro al contrasto che - tra gli abiti di Alaïa e le innumerevoli sculture esposte nella collezione - nella Galleria è giocato al meglio.


http://www.galleriaborghese.it/default.htm

MEDITAZIONI IN MUSICA – Stresa Festival 2015

Jan Vogler: Suite per violoncello solo di J.S.Bach
Leggiuno –Eremo di Santa Caterina del Sasso
18 agosto suite n.1,2,3 e 19 agosto suite n. 4,5,6.

Luci ed ombre in un universo infinito: con un crescendo emozionale creato dal violoncellista tedesco
Jan Vogler con le prime tre suite per violoncello solo di J.S.Bach, ha preso l’avvio l’edizione 2015 dello Stresa Festival.
Scelta ottimale l’aver invitato Vogler che ha iniziato con un’impronta decisamente autorevole in tecnicità per poi ascendere verso l’emozione senza abbandonare l’intensità e la rapidità, alla ricerca di una sensibile atmosfera. Il ‘Washington Post’ ha definito il modo di suonare di Vogler  ‘entusiasmante e sincero’ ed all’ascolto si può veramente ritenere la migliore descrizione della sua interpretazione. Il canto del violoncello parte dal basso per creare suoni inaccessibili, forti e penetranti, soprattutto nell'esecuzione dei passaggi più virtuosistici ed al vibrare delle corde. Vogler si esprime con più che salda tecnica che risalta ai saltellati e mastellati.



La Sonata nel XVII secolo – Chiesa Vecchia di Belgirate – 20 agosto
Federico Guglielmo   - violino
Andrea Coen             - fortepiano

Progenitore del pianoforte, il  fortepiano, inventato intorno al 1700 a Firenze alla corte di  Ferdinando II de' Medici. diventò lo strumento d’elezione per compositori come MozartHaydnBeethoven. Il programma in cartellone ALLO Stresa Festival 2015 ha previsto sonate di Carl Philipp e  Johann Christian Bach, di Haydn e Mozart, amabilmente offerte da Federico Guglielmo al violino e Andrea Coen al fortepiano. 


I due interpreti molto ben affiatati, hanno avvolto la chiesa con suoni morbidi e gioiosi, caldi e pieni. Con occhi sognanti e cuori spalancati ci si è ritrovati immersi in ambientazioni di qualche secolo fa, in un tripudio di colori e freschezze armoniche. Federico Guglielmo ha espresso suoni leggeri ancorché vibranti ed  Andrea Coen al fortepiano ha distillato sorridente gioiosità.

La Musica vince sempre.


Renzo Bellardone