jueves, 5 de junio de 2025

MUMBAI + LONDON NEW PERSPECTIVES ON THE ANCIENT WORLD. BRITISH MUSEUM

Exhibition / 24 April 2025 – 11 January 2026

In partnership with

Chhatrapati Shivaji Maharaj Vastu Sangrahalaya (CSMVS) in Mumbai

Three sculptures from cultures rarely seen side by side have been brought together from ancient Egypt, the Mediterranean and India as part of a groundbreaking project.

Co-curated with one of India's leading museums, Chhatrapati Shivaji Maharaj Vastu Sangrahalaya (CSMVS), this display highlights the Mumbai museum's ambitious Ancient World Project, realised in collaboration with the British Museum as part of a long-standing partnership between the two institutions. It reflects the varied ways ancient civilisations imagined the divine and gave it physical form, using the same approach as a recent exhibition at CSMVS. The next phase of the project, opening in Mumbai in December 2025 will look more widely at ancient India's relationship with the world around it.

Standing in conversation with each other, the British Museum sculptures – of the Indian god Vishnu, the ancient Egyptian goddess Sekhmet and the Roman god Bacchus (or Greek Dionysos) – pose intriguing questions around how global co-curation can unlock new insights. Does seeing these sculptures together change the way we understand them? What do they have in common and what makes them distinct?

While the gods of ancient Egypt, the Greek world and Rome are no longer worshipped, India has maintained its traditions of sacred sculpture and religious practice. Seeing their depictions together opens up a space for looking at and thinking differently about ancient cultures. The display highlights how, in contrast to the focus on the ideal human body in Greek and Roman art, Indian gods, like ancient Egyptian deities, often combine human and animal form to convey spiritual meaning.

Find out more

To see more objects like these, visit the special exhibition Ancient India: living traditions (22 May – 19 October 2025) in The Sainsbury Exhibitions Gallery; China and South Asia (Room 33), The Sir Joseph Hotung Gallery; Egyptian sculpture (Room 4); or The world of Alexander (Room 22).

Acknowledgements

This display has been co-curated by CSMVS curators Joyoti Roy and Vaidehi Savnal and British Museum curator Thorsten Opper.

The British Museum's work with CSMVS and the wider Ancient World Project (including this display) is generously funded by Getty through its Sharing Collections in India initiative. This is an international partnership dedicated to promoting a global understanding of the ancient world through collaborative cross-cultural exhibitions and educational programmes.

https://www.britishmuseum.org/exhibitions/mumbai-london-new-perspectives-ancient-world

'DAL CUORE ALLE MANI' DI DOLCE E GABBANA A ROMA. DI STEFANIA GIACOMINI

 Dal 14 maggio ad agosto al Palazzo delle Esposizioni a Roma si potrà visitare 'DAL CUORE ALLE MANI' percorso emozionale nell'arte del saper fare secondo Dolce e Gabbana.

"Emozione è la parola per descrivere a mostra ‘ dal cuore alle mani' che dopo Milano e Parigi è arrivata nella capitale"  così spiega l’esposizione, con le scenografie di Agence Galuchat, la sua curatrice Florence Mueller, francese, nota a  livello internazionale con 150 mostre al suo attivo e continua: "Fa parte di un tour che si potrebbe definire ‘’rock’ del resto Dolce e Gabbana vestono grandi star come ad esempio Beyoncé"

A parte l’omaggio del fatto a mano e dello stile italiao dell’alta moda che è lo scopo di questa mostra opulenta, duecento capi unici nel Palazzo delle Espozioni spazio ideale  per varie sezioni, si arricchisce di nuovi capi  e  quattro nuove sezioni. Nella sala centrale troneggia l’abito omaggio al Colosseo simbolo di Roma caput mundi, poi l’omaggio al cinema italiano con la proiezioni di spezzoni del film realizzato per Dolce e Gabbana da Giuseppe Tornatore sulla quotidianita della coppia al lavoro: dal momento creativo alla realizzazione dei capi.

 Si passa alla sala dell’anatomia sartoriale che racconta l'anatomia del corpo umano femminile. La terza  sezione è l’omaggio all’arte sarda e ricordo della sfilata dello scorso anno. Vediamo un video sulla processione di S.Efisio, protettore della fertilita e della vita, poi dai ammuttones l’alta moda si ispira  come anche la filigrana di alcuni capi rigorda quella degli antichi gioielli o gonne realizzate con la tecnica quasi 'tre D' dei tappeti sardi.

“Ho visto generazioni di giovani restare ore e ore ad ammirare la mostra a Parigi"- aggiunge Florence Muller- "perché è un'esigenza comune non solo in Francia di riscoprire la manualità e  trovare il suo senso più spirituale". La curatrice, profonda conoscitrice dell’arte italiana, solo a Roma ha visitato tutte le chiese romane, ammira profondamente Dolce e Gabbana e dice"il loro lavoro è passionale senza tregua, carpiscono la bellezza ovunque ed hanno tanta generosità che rivolgono alla formazione di giovani artigiani".

La mostra, grandi sale immersive di circa 1.500 mq, è promossa dall'Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, con il patrocinio di Roma Capitale, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo con IMG.

 Le creazioni sono raccontate attraverso una serie

di temi che evidenziano le molteplici influenze culturali italiane alle radici di Dolce&Gabbana: dall’arte all’architettura, dall’artigianato d’eccellenza al folklore, dalla musica all’Opera, il Balletto, il teatro e, naturalmente, le suggestioni della “dolce vita”.

Emozioni ancora a luglio: Dolce & Gabbana presenteranno a Roma le proprie prestigiose collezioni. Il 12 via Veneto accoglierà ospiti internazionali, il 13 ci si sposta a Tivoli a Villa Adriana per l’alta gioielleria, il 14 l’alta moda D&G tra le gloriose rovine del foro romano, mentre l’alta sartoria il 15 si presenterà sul Ponte Sant’Angelo dove sfilò in passato anche Gai Mattiolo, infine il 16 grande festa finale luogo top secret. 

Florence Müller

Curatrice di arte e moda, professoressa e autrice di fama internazionale, Florence Müller ha ricoperto

l’incarico di Direttrice/Curatrice dell’UFAC (Union Française des Arts du Costume) al Musée des Arts Décoratifs di Parigi e di Curatrice di Moda e Arte Tessile al Denver Art Museum.

Müller ha contribuito a più di 150 mostre in tutto il mondo, tra cui “Yves Saint Laurent: The Retrospective” al Le Petit Palais di Parigi, “Christian Dior: Designer of Dreams” al MAD di Parigi, una delle mostre di moda di maggiore successo di tutti i tempi, “Costume Jewelry for Haute Couture”, al

Grand Hornu in Belgio, “Mode et Art”, al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, “Shock Wave: Japanese Fashion Design” al DAM, “Carla Fernandez Casa de Moda, a Mexican Fashion Manifesto” al Museo Franz Mayer di Città del Messico e “Joséphine Baker: An extraordinary Destiny” a Souillac.

Dopo gli studi all’Ecole du Louvre, all’Institut d’Art et d’Archéologie e al CNAM, Florence Müller è stata per 25 anni docente del programma Culture of Fashion presso l’IFM (Istituto Francese della Moda).

Autrice di più di 40 libri, ha vinto tre volte il premio del Grand Prix du Livre de Mode, promosso dall’Università di Lione.

AL PALA DE ANDRÉ DI RAVENNA, RICCARDO MUTI E IL CORO DI 3000 VOCI NEL SEGNO DI VERDI

 “Cantare amantis est” è fra gli appuntamenti più attesi dell’intero cartellone di Ravenna Festival 2025, un evento unico, irripetibile: Riccardo Muti ha chiamato a raccolta tutte le voci del Paese, cori e coristi professionisti e amatoriali, principianti ed esperti, di qualsiasi età e tessitura, e li riunisce in un unico grande coro dando vita un’esperienza di comunità musicale di altissimo valore simbolico.

E di straordinario valore musicale: perché domenica 1 giugno (dalle 15 alle 20) e lunedì 2 giugno (dalle 10.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30), nel grande spazio del Pala De André le oltre 3000 voci che da tutta Italia hanno risposto all’appello prenderanno parte a lunghe sessioni di prova dirette proprio da Muti.


Una sorta di preziosa masterclass, aperta al pubblico, in cui studiare, approfondire e provare alcune delle più significative e celebri pagine corali di Giuseppe Verdi: “Patria oppressa!” da Macbeth e “Jerusalem!... Jerusalem!” da I Lombardi alla prima crociata e, non poteva mancare, “Va' pensiero” da Nabucco. L’appuntamento è stato organizzato in collaborazione con Feniarco.

Nei grandi spazi del Pala De André si allestisce, dunque, uno straordinario affresco corale, che costituisce il nucleo di “Cantare amantis est”, il nuovo progetto curato da Anna Leonardi e Michele Marco Rossi.

Un progetto che si inserisce nel solco delle Vie dell’Amicizia e dei “ponti di fratellanza” tracciati nell’ultimo quarto di secolo attraverso il mondo intrecciando fedi e culture diverse, ma soprattutto richiamando alla speranza e alla pace popoli feriti da guerre e catastrofi e secolari incomprensioni: da Sarajevo a Gerusalemme, da Kiev a Mosca, fino a New York e a Teheran. In questo caso la meta del viaggio è Ravenna stessa, o meglio è la voce, l’anima, il cuore, di tutti coloro che in questa città stanno arrivando da tutto il Paese per prendervi parte, per unirsi al grande coro di pace. Il cui significato profondo è riassunto nelle parole di Sant’Agostino: “cantare amantis est”, cantare è proprio di chi ama.

È questo il segreto del canto e soprattutto del canto corale: l’amore, la passione, l’anelito verso la pace.

Perché, come sottolinea lo stesso Riccardo Muti, «cantare e far musica insieme è l’esempio più vivo di una società che attraverso l’armonia e la bellezza tende al bene comune». Insomma, un vero e proprio “viaggio nella coralità” che nel difficile periodo storico che stiamo vivendo si carica di una particolare urgenza. È sempre Muti a spiegare: «in questo momento drammatico, in cui il mondo è una polveriera accesa, in cui le persone continuano a morire sotto le bombe, i popoli europei si chiedono se investire sulle armi mentre i terremoti fanno migliaia di vittime e distruzione, i bambini vengono privati della vita e di un futuro; in questo momento, ho voluto lanciare una Chiamata, un appello rivolto a tutte e a tutti, senza distinzione di provenienza, età, sesso, professioni, religioni».

Se le voci bianche, i bambini, siederanno in prima fila, vicini al Maestro, le altre voci, divise per sezioni (dai soprani ai bassi), saranno dislocate nelle ampie gradinate del Pala, ma ogni singolo corista potrà immergersi nell’esperienza anche attraverso grandi schermi che consentiranno di apprezzare al meglio l’espressività e gli insegnamenti di Muti. Mentre per il pubblico che non riuscirà ad accedere direttamente alla grande sala, sempre al Pala saranno allestite con schermi anche la Sala Rossa e la Sala dei Marmi.

Infine, dopo la conclusione del grande affondo corale, Cantare amantis est continua con Another Bach in the Wall: lunedì 2 giugno, alle 21 all’Istituto Comprensivo Statale “Ricci Muratori”, un appuntamento a ingresso libero per inaugurare l’opera collettiva commissionata ad alcuni dei giovani partecipanti alla Chiamata alle arti lanciata nel 2024. Giada Quaglia, Sara Carfagno e Nicola Ceccherini hanno realizzato un grande “murale” restituendo nuova vita a un muro situato nel giardino dell’Istituto Comprensivo Statale “Ricci-Muratori”.

Un’opera che, oltre a testimoniare la fiducia che Ravenna e il suo festival nutrono per i giovani talenti e i loro linguaggi, si carica anche di uno dei temi più cari alle nuove generazioni: il murale è realizzato con una vernice “fotocatalitica” che ne riveste la superficie con una sorta di velo antismog, perché alla luce del sole abbatte gli agenti inquinanti e quindi “respira” come fanno gli alberi. Per la sua inaugurazione, si esibiscono altri giovani partecipanti alla Chiamata 2024: Federico Marangon, Eleonora Buscherini, Lucia Bazzi, Adele Monti.

https://www.facebook.com/share/v/19F5e1zcn4/?mibextid=wwXIfr


EXHIBITIONS AT THE KLIMT MUSEUM. THE BRIDE

 Belvedere, Vienna | 15.05.2025-05.10.2025

In 1917, the last year of his creative life, Gustav Klimt began to paint one of his largest paintings, the allegorical The Bride. Due to his surprisingly early death in February 1918, the painting remained unfinished. A now legendary photograph taken by Klimt's favorite photographer Moriz Nähr shows this work together with the painting Lady with Fan, presented at the Upper Belvedere in 2021/22, in the painter's studio in Vienna-Hietzing.

The exhibition from the Belvedere series IN-SIGHT, curated by Sandra Tretter, Klimt Foundation, and Franz Smola, Belvedere, focuses on this enigmatic allegorical painting. The master's last studio and in particular the encounters that took place here between the painter and important companions form the opening of the exhibition.

 In addition to the stories of fellow painters Egon Schiele and Felix Albrecht Harta, the reports of the writer Arthur Schnitzler and the Japanese art connoisseur Kijiro Ohta, for example, the messages of Friederike Beer-Monti, who was portrayed by Klimt, are also highlighted. The main work in the exhibition, Klimt's painting The Bride, is in turn contextualized by numerous pencil drawings in which Klimt carefully prepared many of the figures present in the work. Further studies can be found in his sketchbook, the last one he had in use before his death.

 These sketches are now being presented to the public for the first time on a larger scale, allowing direct comparison with the finished painting. In the course of the preparations for this show, The Bride was subjected to detailed technical and radiographic examinations, the results of which will also be presented. Finally, the history of the painting from its creation to the present day will also be told. It was initially owned by Klimt's life companion Emilie Flöge. It was later acquired by Klimt's first illegitimate son Gustav Ucicky.

 The work was regularly shown in exhibitions, especially in the 1920s. Following the incorporation of Klimt's last allegory into the collection of the non-profit Klimt Foundation in 2013, The Bride has primarily been on loan to the Belvedere since 2014.

The exhibition is being organized in cooperation between the Belvedere, Vienna and the Klimt Foundation, Vienna.

Klimt. La Secessione e l’Italia

Museo di Roma-Palazzo Braschi, Rome | 27.10.2021-27.03.2022

 In 2021 Rome celebrates the 150th anniversary of its elevation to the capital of the united and newly established Kingdom of Italy. On this occasion, the Museo di Roma is showing a spectacular exhibition devoted to Gustav Klimt's work, the stimulating and inspiring connections of the painter with Italy and the achievements of the Vienna Secession. Belvedere curator Franz Smola curated this exhibition, together with Sandra Tretter, Scientific Director of the Klimt Foundation, and Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente ai Beni Culturali di Roma. 

This show is accompanied by an extensive exhibition catalogue in which Sandra Tretter and Peter Weinhäupl, among others, explain Klimt's trips to Italy and sources of inspiration in detail for the first time.

The Klimt Foundation contributes numerous loans, in addition to the Belvedere, Vienna and private lenders. The important painting The Bride (1917/18, unfinished) is being presented abroad for the first time in over 80 years. Friends I (The Sisters) (1907), a double-portrait that Klimt created during his summer sojourn on the Attersee and was presented at the Biennale di Venezia in 1910, will also be exhibited in Rome. 

More than 60 additional objects from the foundation’s collection, including drawings by Klimt, autographs, photographs and posters for the shows of the Vienna Secession are also displayed in this exhibition.

Gustav Klimt. Artist of the Century

Leopold Museum, Vienna | 22.06.2018-04.11.2018

Sandra Tretter, the Klimt Foundation’s Head of Research, has been invited by the Leopold Museum to present the genesis of Klimt’s last large-scale allegory within the framework of the museum’s comprehensive Klimt exhibition. Featuring among the exhibits is the artist’s only extant sketchbook, which will be shown to the public for the first time, and which affords intimate insights into the painting’s creation process.

https://www.klimt-foundation.com/en/collection/exhibitions/exhibition-participations/

miércoles, 4 de junio de 2025

RICCARDO MUTI: SÍNDROME DE STENDHAL* CON MOZART, BEETHOVEN Y LA ORQUESTA CHERUBINI EN RAVENNA

Ravenna Festival. Orquesta Juvenil Luigi Cherubini, Riccardo Muti director. Giuseppe Gibboni violín. Palazzo Mauro De André. 31 de mayo, 2025

Programa

Ludwig van Beethoven,“Coriolano”, ouverture in do minore op. 62

Wolfgang Amadeus Mozart, Concerto n. 4 in re maggiore per violino e orchestra K 218

Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92

Hay a quienes les parece razonable ir en coche a tomar un café a la vuelta de su casa. Otros se trasladan a miles de kilómetros en una ráfaga de tiempo para escuchar y ver a Riccardo Muti dirigir a su orquesta. Como dice el refrán, “sobre gustos no hay nada escrito”.

La noche era de primavera pero casi calurosa. Todo el mundo nombraba ese día el “concierto de Muti” en la ciudad, fabricada y declinada a base de oropeles y oro, encajes, terciopelos y piedras que hablan de otros resplandores: Ravenna, capital de imperios, los recuerda en la Emilia Romaña, ampliamente devastada por fenómenos meteorológicos meses atrás, se viste ahora de gala para disfrutar de una velada especial. La mitad del Palazzo Mauro De André escrutaba a la otra mitad y el desfile era digno de la exposición de Dolce Gabbana en Roma, más de calle “naturalmente”, como diría el maestro napolitano. Daba comienzo el Festival Ravenna 2025 y no había nada mejor que hacer “in loco”. Y disfrutarlo a conciencia. Se comenzó algo tarde para dar entrada a las miles de personas que llenaban el espacio multifuncional.

Se olvidan por un rato los lidi ravennati veraniegos, la tumba de Dante Alighieri, Gala Placidia y su Mausoleo, San Vitale, y todos los monumentos que hacen hablar una ciudad de bicicletas pero con algo de espartano en el trato, retraída y sin embargo amable. Los dos días siguientes, Riccardo Muti daría alma a los “Cantare amantis est” un evento único, irrepetible: coros de todas las tesituras y proveniencias geográficas, amateurs y profesionales con público, celebrarían a Verdi en un acto comunitario de un altísimo valor simbólico y fraternal. Es otra llamada de auxilio, de reflexión, a la cultura (habría que recordar el discurso de Muti en la Cámara de Diputados después del himno italiano en los 150 años de la Reunificación italiana) esperando poder, idealmente, cambiar los terremotos, las bombas y las guerras por la recuperación y el respeto de la esencia de la vida humana. En esa línea de trabajo y compromiso, la elección de Beethoven y Mozart también tiene un significado potente y evidente.

La primera parte se abre con la Obertura de Coriolano en do menor, op.62. El primer tema recuerda el temperamento áspero del protagonista, un tema en do menor, utilizado a menudo por el compositor alemán, con una atmósfera tempestuosa a la que se opone, como segundo motivo, la ternura femenina de la conmiseración y de la sabiduría, en mi bemol mayor. El desarrollo expresa este dualismo y concluye con un “renunciamiento” sobre tres débiles sonidos pizzicato de la cuerda: se presenta al héroe vencido por su destino con una importante utilización de los silencios para crear tensión.

La orquesta afina, se concentra, suena fantástica en un contexto que no es el tradicional teatro diseñado para conciertos o lírica. Sin embargo, la sala está a la altura preparada ad hoc y da paso a todo tipo de público con unos precios que sonrojarían a otros muchos teatros europeos llenos de pretensiones y pocos resultados.

Sorprendente la labor del maestro Muti: no solo dirige, sino que aprovecha claramente cada instante para indicar, corregir, animar, llevar el dedo a una oreja, para diseñar la estructura musical, el efecto total, la afinación ideal, la “armonía” de conjunto de la que no deja de hablar. Cada encuentro con el público es por lo tanto, una oportunidad y una obligación para seguir mejorando. En un excelente estado físico, como se vio en las convocatorias de los coros verdianos, vestido ahí más “casual”, donde llegó dando saltos y fue recibido como una estrella del rock.

Aquí, su habitual traje negro cruzado, una cabeza imponente aleonada que marca doctrina capilar y un empaque, un empuje corporal, con unas manos que dibujan todo el tiempo la actuación y las prestaciones de los jóvenes profesionales de la Cherubini, que corona el corpus, soberbia.

Para terminar la primera parte, el Concierto para violín n.º 4 en re mayor, K. 218  compuesto por Wolfgang Amadeus Mozart en 1775, en Salzburgo, que presenta la típica estructura rápido-lento-rápido, y dio lugar al lucimiento del joven violinista multipremiado Giuseppe Gibboni, en perfecta concordancia con el espíritu orquestal al mando de un director que comulga con su formación, como si fueran todos de su propia familia. Y en realidad, lo son, por la frecuentación, el esfuerzo indesmayable y la voluntad de producirse como conjunto.

Gibboni estuvo a la altura, destacando frases, matices, agilidades técnicas con un resultado precioso, bien delineado y muy mozartiano. Como no podría ser de otra manera. Después de unas cuatro salidas y merecidos aplausos hubo una propina que dio paso a la pausa. Como se explica en las notas, “no solo se trata aquí de la dificultad estrictamente técnica en una partitura de las más aplaudidas por la audiencia, sino de conseguir esa sutileza expresiva, esa fantasía donde se entremezclan los fulgores líricos con la evidente jocosidad rítmica. En suma, perfecto para el virtuosismo íntimo y cristalino de Giuseppe Gibboni, joven vencedor del Premio Paganini 2021 (con solo veinte años), miembro ya de pleno derecho del gotha de los mejores”.

La séptima sinfonía  de Beethoven es una obra que conmociona, llevando al oyente desde las simas más profundas del ser a las alturas de la emotividad, con una exigencia manifiesta en el sentimiento y en la escucha, siempre apasionante y enfervorecida, siempre al máximo. Luminosa y a la vez espejeante, oscurecida por instantes, fue definida como “apoteosis de la danza” por Wagner, intentando explicar el implacable dinamismo rítmico que la anima. La pieza fue muy bien acogida por el público y la crítica del momento y el Allegretto tuvo que ser repetido el día del estreno. En aquella época, el éxito público de Beethoven estaba en su apogeo. El crítico musical Theodor W. Adorno llegó a calificarla de "la sinfonía por excelencia".

Electrizante el cuarto y último movimiento, Allegro con brio, que retoma la tonalidad inicial, el compás de 2/4 y la forma sonata. Se piensa que puede representar una fiesta o la alegría del dios Baco, entre otros motivos. En su libro Beethoven and his Nine Symphonies, George Grove escribió: "La fuerza que reina a lo largo de este movimiento es literalmente prodigiosa, y recuerda a Ram Dass, el héroe de Carlyle, que tiene 'fuego suficiente en su vientre para quemar el mundo entero'". El tema principal es una precisa variante en compás dúplice del ritornello instrumental del arreglo del propio Beethoven de la canción popular irlandesa "Save me from the grave and wise", n.º 8 de sus Doce canciones populares irlandesas, WoO 154.

La Orquesta Cherubini, fundada por el maestro Muti en 2004, ha viajado por todo el mundo. Continuamente renovada, ha conseguido premios significativos y tocado bajo la batuta de directores como Gergiev, Nagano, Claudio Abbado o James Conlon entre un largo elenco de músicos de primera fila.

Hubo merecidísimos aplausos a los músicos y al maestro, que fiel a su contención conocida (el fuego va por dentro…), frenó las exageraciones habituales de la percusión en otras versiones y redondeó el sonido casi mágico, inasible y evanescente de todas las secciones de cuerdas, a las que exigió todo indicándoles expresamente la incisividad en ciertos pasajes señalados. Cuando terminó el concierto, para no perder su conocido buen humor particular, el maestro hizo un gesto gráfico muy expresivo, indicando que los presentes no debían pedir más y tenían que irse a casa. Genio y figura.

Muti sabe del poder de convocatoria social y del apaciguamiento de la música, de la búsqueda de la belleza que se transmutan, alquímicamente, en una lucha por la paz y la concordia para el ser humano. Constituyen hoy más que nunca una quimera, un fuego fatuo, pero intentarlo en estos tiempos diabólicos es ya una proeza. En Ravenna ha cumplido de nuevo con el mandato de transmisión del patrimonio musical y cultural italianos que le indicaron sus antecesores: los compositores, la Camerata del Conde de Bardi, los luthiers, los intérpretes y todos los apasionados de las enseñanzas de la musa Euterpe, la divinidad que “da buen ánimo, que da placer”. Muti, l´italiano.

Parece difícil plasmar en un relato el calor de los compositores y de los intérpretes, el aura privilegiada del lugar, lleno de vida, el talento, la entrega de los intérpretes y la estupefacción hipnotizada y rendida del público. Nadie de lejos recordará los avatares del viaje, largo, para llegar en peregrinación a Ravenna. Se evocará en cambio la noche plácida y cargada de emociones, y se soñará una y otra vez con el latido palpitante y dionisíaco en la despedida final, con un cielo estelado de corcheas y una luna turca acompañada por cientos de buenos deseos. Una celebración, un rito benéfico. A ver si puede ser…

Alicia Perris

El síndrome de Stendhal, también conocido como síndrome de Florencia, es un trastorno psicosomático que se desencadena ante la exposición a obras de arte, especialmente aquellas consideradas extremadamente bellas. Se manifiesta como una reacción intensa y abrumadora a la belleza, generando síntomas como un ritmo cardíaco elevado, palpitaciones, mareos, desorientación y, en algunos casos, incluso alucinaciones.

foto (©Marco_Borrelli)

miércoles, 28 de mayo de 2025

EXPOSITION LOUIS-JEAN DESPREZ. INSTITUT SUÉDOIS, PARIS. MANON DE JULES MASSENET. OPÉRA NATIONAL DE PARIS, VIDÉO

La reine donne l'ordre à De la Gardie de commencer la fête. Décor de la pièce "Drottning Christina" ("La Reine Christine"), acte I, scène 2. Par Louis Jean Desprez (1743 - 1804). Gravure. 36,9 x 46,7 cm.
Musées, Expositions Instituts culturels

"Louis-Jean Desprez. Entre-mondes" Exposition monographique consacrée au voyageur, peintre, architecte et graveur, qui fut l’un des plus grands décorateurs de théâtre d’Europe (1743-1804).

Lieu : Institut suédois, Paris 3e
Date de début : 17 mai 2025
Date de fin : 26 octobre 2025
Tarifs : Entrée libre.

Programmation : Du mardi au dimanche 12h-19h, jeudi jsq 21h
Fermetures : Lieu fermé le lundi
Site web : paris.si.se


L´OFFICIEL DES SPECTALES



MANON, OPÉRA NATIONAL DE PARIS

Let us love, laugh and sing without end”, proclaims Manon, even more attracted by jewels and the easy life than by her love – however sincere – for the Chevalier des Grieux. If this opera, inspired by Abbé Prévost’s novel, is one of Jules Massenet’s most popular, it is because the drama is portrayed in a musical idiom as fertile as it is varied.

Alternating recitatives, musical forms reminiscent of the 18th century and grand lyrical or virtuoso arias (“Manon, sphynx étonnant”, “Je marche sur tous les chemins”), the score renews the conventions of “opéra-comique”.

Beyond the story of a passionate love affair, the work paints a picture of Regency-era morals just as it reflects those of the Third Republic – the period of Manon’s creation. This society of pleasure, painstakingly concealing brutality and sordidness, is also the society of the Roaring Twenties, the setting for Vincent Huguet’s production.

Opéra national de Paris

DUANE MICHALS, LLEGA A LA FUNDACIÓN CANAL INCLUIDA EN PHOTOESPAÑA 2025. ET LES PARISIENNES AU TRAVAIL, DE CHRISTINE PIETTE

Duane Michals es uno de los fotógrafos contemporáneos que con mayor intensidad ha renovado el lenguaje fotográfico y uno de los nombres más prestigiosos de la vanguardia norteamericana, precursor de la fotografía conceptual.

El hombre iluminado, 1964. Gelatina de plata. Copia posterior. © Duane Michals

Inc. / Cortesía de Admira Milano. 

 Cambió el paradigma fotográfico en los años 60, al decidir fotografiar “lo invisible”, plasmando su pensamiento en lugar de captar escenas de la realidad.

 Aportó a la fotografía la narrativa de una obra en secuencias y el fototexto, representando conceptos abstractos como la espiritualidad, la filosofía, el paso del tiempo, la muerte, el amor y el propio yo.


Parution
Les parisiennes au travail au milieu du XIXe siècle
Dans une démarche résolument féministe, l’historienne québécoise Christine Piette, connue pour ses travaux, entre autres, sur Les classes populaires parisiennes de la première moitié du XIXe siècle, s’attache ici à l’autre moitié du siècle, se concentrant sur la population féminine ayant un travail salarié

De 1840 à 1860, période étudiée, elles furent des dizaines de milliers à entrer dans un domaine économique que l’on liait traditionnellement au deuxième sexe : le ménage et le linge, la domesticité et les travaux d’aiguille. ►

LA DE VOCES DEL PACÍFICO. FUNDACIÓN ”LA CAIXA”. CAIXAFORUM MADRID, INAUGURACIÓN


Voces del Pacífico. Innovación y tradición rinde homenaje a la riqueza y la diversidad de las tradiciones artísticas de los habitantes de las islas del Pacífico a través de 210 objetos, en su gran mayoría de la colección que atesora el British Museum, una de las más importantes en este campo fuera del Pacífico. 
Se estructura en siete ámbitos temáticos y cuenta con un universo paralelo de actividades para enriquecer la experiencia de los visitantes.

Se trata de la octava colaboración de la Fundación ”la Caixa” con el British Museum, fruto de la alianza estratégica que mantienen ambas instituciones y que ha permitido presentar al público de nuestro país una gran variedad de exposiciones: 

Los pilares de Europa. La Edad Media en British Museum, sobre al arte y la cultura medievales; ¡Agón! La competición en la Antigua Grecia; Faraón. Rey de Egipto; Lujo. De los asirios a Alejandro Magno; El sueño americano. Del pop a la actualidad; La imagen humana: arte, identidades y simbolismo; Momias de Egipto: Redescubriendo seis vidas, y Veneradas y temidas. El poder femenino en el arte y las creencias.

La de Voces del Pacífico. Innovación y tradición quiere ser una celebración de la creatividad y la sensibilidad artística de las gentes de las islas del Pacífico. Las culturas oceánicas y especialmente sus habitantes son el epicentro de esta exposición, que cuenta con un total de 210 objetos. Además de los préstamos del British Museum, en la muestra se exhiben también dos objetos procedentes del Museo de América de Madrid y del Museu Etnològic i de Cultures del Món de Barcelona.


Dejando Australia al margen del discurso expositivo —por su volumen y su variedad cultural—, la exposición pone el foco en las tradiciones culturales que unen a los habitantes del complejo entramado de las islas del Pacífico. 
Estas islas, más que constituir puntos aislados las unas de las otras, han convertido el mar en una autopista que las conecta y las une, a pesar de la vasta extensión de superficie que ocupan en conjunto.

El océano Pacífico es muy extenso y cubre casi una tercera parte de la superficie terrestre. Desde Nueva Guinea y Palaos en el oeste hasta Rapa Nui (la isla de Pascua) en el este, y desde Hawái en el norte hasta Aotearoa (Nueva Zelanda) en el sur, Oceanía presenta una gran diversidad medioambiental. La región abarca selvas pluviales y bosques de algas kelp, manglares, arrecifes de coral, montañas nevadas y lagunas color turquesa.

Mirada cosmopolita, dinámica e innovadora

La exposición muestra la mirada cosmopolita, dinámica e innovadora que conecta a los habitantes de las islas del Pacífico desde el pasado hasta hoy y presenta la experiencia de estas personas y estos pueblos con el objetivo de establecer una conexión entre los habitantes de estas islas y sus artefactos y el público de CaixaForum Madrid.

Expertos en viajes a larga distancia

Los isleños del Pacífico se han caracterizado por ser grandes expertos en viajes de larga distancia y llevar vidas cosmopolitas mucho antes de que los europeos llegaran a la región. Además, se les reconoce en especial su capacidad para crear y adaptar constantemente sus formas artísticas para responder a las circunstancias cambiantes. Esta resiliencia creativa se evidencia en cómo afrontan los desafíos del siglo XXI.

La muestra incluye artefactos históricos y también obras de artistas actuales que reflejan la riqueza del arte de Oceanía. Entre las piezas históricas y contemporáneas se encuentran desde remos ceremoniales hasta figuras de ancestros exquisitamente talladas en basalto.

George Nuku: un grito de alerta sobre el cambio climático y una celebración de la vida

La exposición acoge, al final del recorrido, una instalación del artista de origen maorí George Nuku, quien se ha trasladado a CaixaForum Madrid especialmente para el montaje de Bottled Ocean 2123, una pieza ambientada dentro de cien años. La obra presenta su visión de lo que podría pasarle a nuestro planeta. Criaturas marinas, como tortugas, rayas, tiburones y medusas, habitan un mundo oceánico inundado de plástico……

https://.fundacionlacaixa

CARTIER EXHIBITION. VICTORIAN ALBERT MUSEUM. PALAZZETTO BRU ZANE





A major exhibition featuring more than 350 objects, including precious jewels, historic gemstones, iconic watches and clocks, that chart the evolution of Cartier's legacy of art, design and craftsmanship since the turn of the 20th century.


https://www.vam.ac.uk/exhibitions/cartier






A Venezia

SAB 21 GIUGNO — ORE 19.30

PALAZZETTO BRU ZANE, VENEZIA


Songs meet jazz!

Evento gratuito su prenotazione

3 concerti da 30 minuti alle 19.30, 20.30 e 21.30


Opere di FAURÉ, DEBUSSY, POULENC…


Judith van Wanroij soprano
Philippe Estèphe baritono
Étienne Manchon pianoforte


 Concerto seguito da un brindisi

Nell’ambito di Art Night Venezia 2025

Festival Palazzetto Bru Zane Paris

Il Festival Palazzetto Bru Zane Paris è iniziato!

Fino al 2 luglio scopri tutti gli eventi per farti trasportare dalle note della musica romantica francese.

In Francia

SAB 28 GIUGNO — ORE 19.00

ÉGLISE SAINT-SULPICE, FOUGÈRES


Nuits


Opere di SAINT-SAËNS, ROPARTZ, BERLIOZ, CHAUSSON, MASSENET…


Véronique Gens soprano
I GIARDINI
Shuichi Okada Hélène Maréchaux violini
Léa Hennino viola
Pauline Buet violoncello
David Violi pianoforte

In Canada

GIO 5 GIUGNO — ORE 14.00 & 19.30
PALAIS MONTCALM, QUÉBEC
VEN 6 GIUGNO — ORE 19.30

SALLE BOURGIE, MUSÉE DES BEAUX-ARTS DE MONTRÉAL


Sinfonia alla francese


Opere di GOSSEC, DUPORT RAMEAU


LES VIOLONS DU ROY
Nicolas Ellis direzione
Raphaël Pidoux violoncello

In Svizzera

DAL 20 GIUGNO AL 10 LUGLIO

VARIE SEDI, SVIZZERA


Le Docteur Miracle

Georges Bizet


ENSEMBLE INSTRUMENTAL DE L’OPÉRA DE LAUSANNE

Anthony Fournier direzione

Pierre Lebon regia, scene e costumi


Con Naïma Wanshe, Carine Séchaye, Jean Miannay, Rémi Ortega, Pierre Lebon