sábado, 9 de julio de 2022

VALENTINO THE BEGINNING, PIERPAOLO PICCIOLI: “RISPONDIAMO CON LA BELLEZZA ALLA DEMOCRAZIA CHE CI VIENE NEGATA”. LA SFILATA IN PIAZZA DI SPAGNA A ROMA È UNA MAGIA AL TRAMONTO

Al termine, il direttore creativo ha sceso la scalinata di Trinità dei Monti con tutte le sarte della maison, proprio come fece Valentino Garavani nell'85. E poi, è corso ad abbracciare Giammeti, seduto in prima fila: un gesto liberatorio, che sancisce definitivamente il passaggio di testimone al timone del brand. Piccioli è ora più che mai un tutt’uno con Valentino. È uscito dall'ombra della sua figura. E, a vederli così abbracciati, lui e Giammeti, gli occhi si bagnano di lacrime

di Ilaria Mauri

“In questo mondo che sta cambiando, dobbiamo rispondere con la bellezza alla democrazia che ci viene negata”. È un’immagine oltremodo potente quella che Pierpaolo Piccioli ci regala con la sua ultima sfilata d’Haute Couture Autunno/Inverno 2022-23 Valentino The Beginning: la scalinata di Trinità dei Monti, in piazza di Spagna, è tornata ad essere per una sera il centro del mondo, facendo da sfondo – 35 anni dopo l’ultima volta – alle creazioni di Maison Valentino. La luce calda del tramonto ricade languidamente sulle facciate dei palazzi circostanti facendo risplendere i monumentali gradini di marmo, mentre nell’aria vibrano le note intonate dalla voce potente di Labirinth: i modelli sfilano partendo da via Gregoriana, poi giù lungo la maestosa scalinata per poi rientrare in Palazzo Mignanelli, la sede dell’atelier, dove tutto ha inizio. Seicento metri di passerella per 102 capi indossati da altrettante persone rappresentative dell’umanità contemporanea senza alcuna distinzione di razza, genere, età o taglia. La magnificenza del passato si rivolge al futuro focalizzandosi sul momento presente. E la fotografia finale è l’istantanea di una couture che può, e deve, essere diversa: “Credo che vedere oggi qui, dove un tempo regnava un certo canone di perfezione, 45 modelle di colore, altre 20 asiatiche e uomini che scelgono liberamente di indossare abiti femminili, sia molto più forte di qualsiasi cosa che possano dire i vari Salvini, Meloni o Trump”, spiega il direttore creativo. “La bellezza – sottolinea accogliendo i giornalisti nel suo studio di Palazzo Mignanelli – nasce dall’armonia. Non è una dittatura estetica, non obbedisce a canoni rigidi, a regole prefissate. La bellezza è un modo, ed è al centro del modo di fare della maison Valentino, sin dalla fondazione. E io voglio mostrare una bellezza diversa in un mondo dove la democratizzazione viene negata. Guardiamo a cosa è successo negli Stati Uniti: non è stata calpestata solo la dignità delle donne. Sono stati violati i diritti umani. Per questo penso che sia importante reagire con la bellezza e la creatività: scendendo dalla scalinata di piazza di Spagna tutto ciò che viene visto come periferico esce dall’oscurità e acquisisce subito centralità. E nell’alta moda non ci sono modelli o pregiudizi, né tantomeno ostacoli al pensiero”.

Tutto questo si traduce in una collezione sublime che segna un nuovo inizio per lo stilista di Nettuno: dopo 23 anni di esperienza e lavoro al fianco di Valentino Garavani, consacra con questa sfilata la sua maturità creativa. E la sua libertà di esprimere pienamente se stesso. “L’ho intitolata The Beginning – racconta ancora Pierpaolo Piccioli – perché per me è davvero un inizio. Sono passati 23 anni da quando sono arrivato qui, la scalinata è sempre la stessa, ma sono cambiate le persone, il mondo. Io invece sono rimasto e voglio continuare ad essere lo stesso ragazzo che arrivava da Nettuno col treno e guardava folgorato Dalma con un abito di Valentino scendere la scalinata a Donna sotto le stelle. Stavo dietro le transenne dalla mattina. Poi dormivo alla Stazione Termini e l’indomani prendevo il treno e tornavo a Nettuno. Per questo ho invitato 120 ragazzi delle scuole di moda romane. Dalla strada si può continuare a sognare. La forza della creatività sta nello spazio che intercorre tra realtà ed immaginazione”. Ma la scelta di Roma, di Piazza di Spagna dove Garavani sfilò per primo nel 1985, non vuole essere un mero omaggio al fondatore della maison, quanto piuttosto il culmine della conversazione ideale con la sua immensa eredità che Piccioli ha portato avanti in tutti questi anni di lavoro a Palazzo Mignanelli. “La vita, le persone, le nostre storie e le nostre identità risiedono qui. Apparteniamo a questo luogo tanto quanto esso appartiene al mondo e a Valentino”, spiega.

E così è subito emozione quando dall’alto di Trinità dei Monti spunta il primo look: un blouson con maxi rose rosse di taffetà che richiama subito alla memoria l’iconico abito “Fiesta” del 1959 by Mr. Valentino, il primo nel “suo” rosso e decorato da rose. Senza nostalgia ma, al contrario, con metodo, Piccioli raccoglie tutti gli elementi fondamentali dell’estetica della Maison romana e li ricompone in nuovo ordine. Recupera e rilegge i disegni d’archivio, interpretandoli con i suoi occhi, con gli occhi di questo tempo. C’è l’iconico rosso Valentino che si affianca al suo Pink PP; c’è il bianco e nero della collezione Hoffman che si fa qui trama di lavorazioni sartoriali altissime tipiche della couture. E ancora, tornano le rose, le piume e i fiocchi tanto cari a Mr Garavani; tornano le perle e i cristalli simbolo di quell’estetica glamour degli anni ’80 e ’90 ma da piccolo dettaglio si fanno ora l’essenza di total look scintillanti che fanno brillare gli occhi delle tante celebrità sedute in prima fila, da Naomi Campbell ad Anne Hathaway, Kate Hudson, Laura Pausini, Elodie, Mara Venier e non solo. I capi si alleggeriscono, le forme si fanno semplici, i volumi radicali, i colori netti e le silhouette essenziali: ma è una semplicità solo apparente, perché – come ama sottolineare lo stilista – “solo quando un capo sembra semplice si è realizzato il compito della couture”. Con questa collezione, ha perseguito la leggerezza plasmando i tessuti con il savoir faire proprio dell’alta moda: abiti e mantelle di piume sono portati con il capo ornato da asprit giganteschi. Le calze sono punteggiate di Svarosvki e si fondono in stiletti piumati. I corpetti con le rose fanno da contrappunto gonne a vita bassa, impalpabili dress di chiffon e organza dai toni sgargianti ondeggiano al vento che rinfresca la sera romana. È il movimento sensuale ed ipnotico dell’incedere dei modelli lungo l’imponente scalinata a rendere queste creazioni ancora più rappresentative di quella bellezza immortale come i marmi di Roma che ha fatto la storia di Valentino.

“Avevo voglia di capire quanto di me ci fosse in Valentino e quanto di Valentino si fosse impresso nella mia identità. È una collezione molto personale, questo atelier è stato fondato qui da Valentino e Giancarlo Giammetti. Ed è questo che vogliamo raccontare: il percorso che segna la nostra storia”, confida. E così, ci sono venuti i brividi quando a fine sfilata Pierpaolo percorre la scalinata accompagnato dalle sarte della maison, le sue sarte, proprio come fece nell’85 Garavani. All’epoca erano una quarantina, oggi sono cento. Alcune sono le stesse di allora. Poi Piccioli è corso ad abbracciare Giammeti, seduto in prima fila: un gesto liberatorio, che sancisce definitivamente il passaggio del testimone al timone del brand. Piccioli è ora più che mai un tutt’uno con Valentino. È uscito dall’ombra della sua figura ed è pronto per un nuovo inizio. E, a vederli così abbracciati, lui e Giammeti, gli occhi si bagnano di lacrime.

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