Ai Musei Capitolini, il terzo appuntamento del ciclo
"I Giorni di Roma", una grande mostra di arte antica romana, il
periodo d’oro dell’impero romano.
L’esposizione intende
approfondire la conoscenza di un periodo storico di grande splendore artistico
e di grande equilibrio politico, 98-180 d.C.: dal principato di Traiano a
quello di Marco Aurelio. Gli ottanta anni dei tempi
aurei, o meglio definiti iFelicia tempora: il periodo del massimo
splendore dell’impero romano raccontato attraverso le vite dei quattro
imperatori scelti “per adozione”, dunque in virtù delle loro qualità personali
e non per diritto di nascita, che hanno determinato il successo di un
incomparabile equilibrio tra il potere dell’esercito, il potere del senato e
quello dell’impero.
L’Età dell’Equilibrio, che va da Traiano a Marco Aurelio,
più che una splendida gemma tra età di crisi, è
un periodo in cui si portano a maturazione i frutti positivi della politica di
dominazione romana: in particolare, la
pace mediterranea, l’unificazione dello spazio monetario, la diffusione del sistema legislativo
e giudiziario romano e delle
forme contrattuali proprie del diritto romano e la diffusione del modello di vita
urbano anche nella periferia
dell’impero. Al contempo, è questa certamente l’età in cui cessano del tutto
gli effetti drammatici e negativi della conquista romana, come l’economia di
rapina, le vessazioni tributarie che i provinciali avevano subito da parte dei
publicani, le violenze della conquista e del controllo armato del territorio.
Un generale miglioramento dei fattori di produzione e commercializzazione e in
ultima analisi una crescita economica su scala globale.
Attraverso la visione
di imponenti statue in marmo, raffinate opere in bronzo, interi cicli
scultorei, fregi ed elementi di arredo domestico in bronzo e argento, del più
alto valore stilistico, verrà narrata un’epoca del consenso. Consenso
all’interno della classe di governo, tra Senatori, Cavalieri e Imperatori, e
consenso tra amministratori imperiali ed élites periferiche e provinciali, un
indiscutibile fenomeno di portata epocale.
La seconda sezione Il linguaggio artistico, destinata a far percepire il nuovo
gusto dell’epoca, che nasce dal sapiente recupero delle vette più alte
dell’esperienza ateniese del V sec. a.C. (Fidia, Policleto). Adriano, colto
intellettuale, amante della filosofia platonica ed epicurea, fu il più
filelleno dei quattro imperatori: amante della Grecia, iniziato ai misteri
eleusini e ad Atene festeggiato come nuovo fondatore della città (nuovo-Teseo),
giunse a fondare nel 131/132 d.C. nel corso di uno dei suoi viaggi in Grecia il
Panhellenion, una istituzione religiosa cui potevano aderire solo città di
etnia greca, volta a ricreare una (ormai artificiale) supremazia greca. Accanto
ad essa, si delinea una seconda corrente dal gusto neoattico, un’arte più di
maniera, influenzata dalle opere di età arcaica.
Ville e dimore, si apre con una
ricca rassegna di arredi scultorei e pavimenti musivi policromi relativi ai
diversi ambienti di Villa Adriana a Tivoli (Canopo, Accademia, Palazzo
Imperiale, Antinoeion): il materiale verrà esposto a seconda del contesto
originario, con un suggestivo allestimento volto a ricostruire, ove possibile,
le specifiche soluzioni di volta in volta adottate.
La quarta sezione, I rilievi storici, offre alcuni temi inerenti diversi
aspetti della vita pubblica. Si inizia con uno zoom dedicato all’educazione dei
giovani e al mondo ginnasiale, luogo privilegiato dell’educazione letteraria e
filosofica accanto alla cura per il corpo e all’esercizio fisico. A seguire,
uno zoom sull’evergetismo pubblico e privato: le modalità, cioè, che
consentivano il finanziamento a spese private di opere di pubblica utilità
(acquedotti e ponti), accanto ad edifici quali teatri, stadi, ninfei.
Seguiranno alcuni dei più straordinari rilievi da monumenti statali: le scene
raffigurate sono di norma sacrifici di tori, scene di processione trionfale,
conclusione di trattati. In questi casi l’accento è puntato sulla iterazione
costante del rituale, con una sequenza sempre fissa di processioni di animali
accompagnate dai victimari che di lì a poco li avrebbero uccisi,
o con gli animali già abbattuti al suolo. Sullo sfondo, i sontuosi templi
marmorei, nei cui frontoni si rievocavano le storie mitiche connesse alla
fondazione della città.
La quinta sezione Vincitori e vinti, è centrata sulla presentazione,
verosimilmente ancora da rilievi su monumenti statali, di tutte le attività
connesse alla guerra: soldati nelle loro armature complete, scene di battaglia
vera e propria, nemici ormai vinti e in catene. Agli inizi del II sec. d.C.,
nel corso del principato di Traiano, l’impero si trovò a raggiungere la sua
massima espansione, grazie alle straordinarie vittorie partiche e daciche, poi
celebrate nei fregi della Colonna Traiana.
Chiude la Mostra la
sezione tematica Le tombe,
che offre una panoramica sui costumi funerari. Agli inizi del II sec. d.C.
divenne prevalente l’uso dell’inumazione a scapito dell’incinerazione, che fino
ad allora era stata la prassi più seguita. Si apre con una sequenza di urne
vitree, fittili e marmoree, poi seguita da una carrellata di alcuni dei più
splendidi sarcofagi marmorei prodotti nel periodo, dai primi esemplari di età
adrianea fino ai sontuosi sarcofagi di età antoniniana, le cui casse sono
decorate da soggetti mitologici (la morte di Creusa, i Niobidi, la morte di
Atteone), scene di battaglia (lo straordinario Sarcofago Ammendola ai Musei
Capitolini), o temi più strettamente attinenti la sfera funebre, quali il
compianto. Le facciate dei sepolcri degli appartenenti ad un ceto medio
potevano essere abbellite con l’inserimento di rilievi che ricordavano le
professioni dei proprietari: ecco allora esposti rilievi con scene di
macelleria accanto ad arrotini.
Clou della sezione
sarà la ricostruzione di due mausolei privati: il cosidetto sepolcro degli
Haterii, originariamente sulla antica via Casilina a Roma, della cui
decorazione possediamo busti, rilievi con scena di costruzione di edifici,
splendidi pilastri e lesene a decorazione vegetale e il mausoleo di Claudia
Semne, già di piena età traianea, al cui arredo interno erano pertinenti statue
della donna in qualità di dea affiancate a statue dei figli rappresentati in
toga, come giovani cittadini romani. Per la prima volta questi materiali,
dispersi tra i Musei Vaticani e il Louvre, verranno riuniti e presentati al
pubblico. Infine, straordinari corredi funerari, da sepolcri di fanciulle,
completi di bambole snodabili in avorio o legno, e gioielli in oro, quali
diademi, orecchini, bracciali e collane e il corredo di Crepereia Tryphaena (ai
Musei Capitolini).
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