lunes, 22 de abril de 2013

I GIORNI DI ROMA. MUSEI CAPITOLINI.


Ai Musei Capitolini, il terzo appuntamento del ciclo "I Giorni di Roma", una grande mostra di arte antica romana, il periodo d’oro dell’impero romano.

 La mostra “L’Età dell’Equilibrio. Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio”, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è il terzo importante appuntamento de I Giorni di Roma, progetto quinquennale di mostre dedicate alla lunga storia di Roma, dall’epoca repubblicana fino all’epoca tardo-antica.

L’esposizione intende approfondire la conoscenza di un periodo storico di grande splendore artistico e di grande equilibrio politico, 98-180 d.C.: dal principato di Traiano a quello di Marco Aurelio. Gli ottanta anni dei tempi aurei, o meglio definiti iFelicia tempora: il periodo del massimo splendore dell’impero romano raccontato attraverso le vite dei quattro imperatori scelti “per adozione”, dunque in virtù delle loro qualità personali e non per diritto di nascita, che hanno determinato il successo di un incomparabile equilibrio tra il potere dell’esercito, il potere del senato e quello dell’impero.   

L’Età dell’Equilibrio, che va da Traiano a Marco Aurelio, più che una splendida gemma tra età di crisi, è un periodo in cui si portano a maturazione i frutti positivi della politica di dominazione romana: in particolare, la pace mediterranea, l’unificazione dello spazio monetario, la diffusione del sistema legislativo e giudiziario romano e delle forme contrattuali proprie del diritto romano e la diffusione del modello di vita urbano anche nella periferia dell’impero. Al contempo, è questa certamente l’età in cui cessano del tutto gli effetti drammatici e negativi della conquista romana, come l’economia di rapina, le vessazioni tributarie che i provinciali avevano subito da parte dei publicani, le violenze della conquista e del controllo armato del territorio. Un generale miglioramento dei fattori di produzione e commercializzazione e in ultima analisi una crescita economica su scala globale. 

Attraverso la visione di imponenti statue in marmo, raffinate opere in bronzo, interi cicli scultorei, fregi ed elementi di arredo domestico in bronzo e argento, del più alto valore stilistico, verrà narrata un’epoca del consenso. Consenso all’interno della classe di governo, tra Senatori, Cavalieri e Imperatori, e consenso tra amministratori imperiali ed élites periferiche e provinciali, un indiscutibile fenomeno di portata epocale. 
 
La prima sezione I protagonisti: Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, articolata lungo tutto il percorso espositivo, permette di conoscere da vicino i quattro “buoni imperatori”, attraverso una ricca selezione di ritratti, busti e statue a figura intera in grado di far riflettere sull’uso propagandistico della loro immagine in chiave politica, grazie ai frequenti cambiamenti dei loro tipi ritrattistici che accompagnarono le fasi salienti dei loro principati. Lo stesso meccanismo si può seguire nei ritratti delle loro spose, Plotina, Sabina, Faustina Maggiore e Faustina Minore (la quale giunse a cambiare la propria pettinatura ad ogni gravidanza (ben sette volte!), e dei membri più stretti delle loro famiglie. Chiuderà la sezione una rassegna sulle immagini dei privati cittadini, che riflettono nei loro ritratti una volontaria assimilazione alle immagini degli imperatori regnanti.

La seconda sezione Il linguaggio artistico, destinata a far percepire il nuovo gusto dell’epoca, che nasce dal sapiente recupero delle vette più alte dell’esperienza ateniese del V sec. a.C. (Fidia, Policleto). Adriano, colto intellettuale, amante della filosofia platonica ed epicurea, fu il più filelleno dei quattro imperatori: amante della Grecia, iniziato ai misteri eleusini e ad Atene festeggiato come nuovo fondatore della città (nuovo-Teseo), giunse a fondare nel 131/132 d.C. nel corso di uno dei suoi viaggi in Grecia il Panhellenion, una istituzione religiosa cui potevano aderire solo città di etnia greca, volta a ricreare una (ormai artificiale) supremazia greca. Accanto ad essa, si delinea una seconda corrente dal gusto neoattico, un’arte più di maniera, influenzata dalle opere di età arcaica.

Ville e dimore, si apre con una ricca rassegna di arredi scultorei e pavimenti musivi policromi relativi ai diversi ambienti di Villa Adriana a Tivoli (Canopo, Accademia, Palazzo Imperiale, Antinoeion): il materiale verrà esposto a seconda del contesto originario, con un suggestivo allestimento volto a ricostruire, ove possibile, le specifiche soluzioni di volta in volta adottate.

 La quarta sezione, I rilievi storici, offre alcuni temi inerenti diversi aspetti della vita pubblica. Si inizia con uno zoom dedicato all’educazione dei giovani e al mondo ginnasiale, luogo privilegiato dell’educazione letteraria e filosofica accanto alla cura per il corpo e all’esercizio fisico. A seguire, uno zoom sull’evergetismo pubblico e privato: le modalità, cioè, che consentivano il finanziamento a spese private di opere di pubblica utilità (acquedotti e ponti), accanto ad edifici quali teatri, stadi, ninfei. Seguiranno alcuni dei più straordinari rilievi da monumenti statali: le scene raffigurate sono di norma sacrifici di tori, scene di processione trionfale, conclusione di trattati. In questi casi l’accento è puntato sulla iterazione costante del rituale, con una sequenza sempre fissa di processioni di animali accompagnate dai victimari che di lì a poco li avrebbero uccisi, o con gli animali già abbattuti al suolo. Sullo sfondo, i sontuosi templi marmorei, nei cui frontoni si rievocavano le storie mitiche connesse alla fondazione della città.

La quinta sezione Vincitori e vinti, è centrata sulla presentazione, verosimilmente ancora da rilievi su monumenti statali, di tutte le attività connesse alla guerra: soldati nelle loro armature complete, scene di battaglia vera e propria, nemici ormai vinti e in catene. Agli inizi del II sec. d.C., nel corso del principato di Traiano, l’impero si trovò a raggiungere la sua massima espansione, grazie alle straordinarie vittorie partiche e daciche, poi celebrate nei fregi della Colonna Traiana.

Chiude la Mostra la sezione tematica Le tombe, che offre una panoramica sui costumi funerari. Agli inizi del II sec. d.C. divenne prevalente l’uso dell’inumazione a scapito dell’incinerazione, che fino ad allora era stata la prassi più seguita. Si apre con una sequenza di urne vitree, fittili e marmoree, poi seguita da una carrellata di alcuni dei più splendidi sarcofagi marmorei prodotti nel periodo, dai primi esemplari di età adrianea fino ai sontuosi sarcofagi di età antoniniana, le cui casse sono decorate da soggetti mitologici (la morte di Creusa, i Niobidi, la morte di Atteone), scene di battaglia (lo straordinario Sarcofago Ammendola ai Musei Capitolini), o temi più strettamente attinenti la sfera funebre, quali il compianto. Le facciate dei sepolcri degli appartenenti ad un ceto medio potevano essere abbellite con l’inserimento di rilievi che ricordavano le professioni dei proprietari: ecco allora esposti rilievi con scene di macelleria accanto ad arrotini.

Clou della sezione sarà la ricostruzione di due mausolei privati: il cosidetto sepolcro degli Haterii, originariamente sulla antica via Casilina a Roma, della cui decorazione possediamo busti, rilievi con scena di costruzione di edifici, splendidi pilastri e lesene a decorazione vegetale e il mausoleo di Claudia Semne, già di piena età traianea, al cui arredo interno erano pertinenti statue della donna in qualità di dea affiancate a statue dei figli rappresentati in toga, come giovani cittadini romani. Per la prima volta questi materiali, dispersi tra i Musei Vaticani e il Louvre, verranno riuniti e presentati al pubblico. Infine, straordinari corredi funerari, da sepolcri di fanciulle, completi di bambole snodabili in avorio o legno, e gioielli in oro, quali diademi, orecchini, bracciali e collane e il corredo di Crepereia Tryphaena (ai Musei Capitolini).

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