Roma, 10 luglio 2015 -
Con questa mostra Galleria Borghese intende proseguire il progetto espositivo
che pone la scultura di epoche diverse, di materiali diversi e di artisti di
diverse epoche a confronto con la collezione di “statue” della Villa che è, per
antonomasia, la casa della scultura. Le mostre programmate alla Galleria
Borghese negli ultimi anni sono state concepite in alternanze storico
filologiche e contemporanee, con l’intento di indagare non solo le opere scelte
della collezione. E’ la fisionomia stessa della Galleria che ha assunto la
personalità di luogo principe dell’opera scultorea; e quest’ultima come una
entità in sé, un magma in attesa di forme, lungo un tempo storico che prosegue
nella contemporaneità. Ora, con la mostra programmata per il 2015 che sarà
aperta al pubblico da sabato 11 luglio, questa vocazione scultorea entrerà,
nella multiformità delle varianti che offre il Museo e negli incandescenti
contrasti di cui vive, la variante del tutto inedita della “scultura soffice”.
Su questa scena di
materia modellata in scultura che è la Galleria Borghese, fatta di marmi dai
bianchi molteplici e colori diversi, pietre, anch’esse di varia cromia, gessi,
bronzi variamente patinati e cromati, irrompe oggi la couture sculpture di
Azzedine Alaïa. Le opere saranno collocate all’interno delle sale in coerenza
tematica, coloristica, formale, con le opere presenti nelle sale stesse, in
modo da realizzare una continuità tra esse e il racconto della collezione.
Questo inserimento susciterà molte inedite attinenze. Nella Galleria Borghese
si realizzerà una messa in scena della couture di Alaïa che si accorda col
tempo anomalo e potenziale del Museo, che è un po’ come il tempo del teatro: sospeso,
in attesa del proprio avvio, potenziale, dormiente e silenziosamente sonoro in
attesa della propria vita scenica. La mostra sarà la sua trasformazione in
atto, assumendo il tempo rapido o lento dei modelli di Alaia , e metterà in
scena l’intero museo. Il fatto che, nel suo complesso, il lavoro di Alaïa possa
configurarsi come materia (tessile o di cuoi e pellami, metalli accessori e
quant’altro) in attesa di essere da lui aizzata e domata in immaginazioni di
forme, intese quali fibre in tensione, già induce alla necessità di questo suo
esordio nel luogo privilegiato della scultura. Nell’opera di couturier di Alaïa
e dalla sua qualità di attenzione alle forme emerge una celebrazione del corpo
di cui la Galleria Borghese può risultare la sede ideale, in quanto luogo
storico di prodezze continuamente nuove delle tecniche che trasformano le
materie della scultura
Ciascun autore
presente in Galleria, nella celebrazione del corpo implicita nella scultura,
dall’antichità a Canova, fa girare un tessuto di marmo, o quale che sia la
pietra, attorno a un corpo, maschile o femminile che sia; ciascuno plasma la
nudità del corpo, scolpendo pieghe di vesti o di qualsivoglia panno, ciascuno
sa sedurre l’osservatore, ciascuno sa fare “craquer les hommes”, cosa cui Alaïa
svela di aspirare, con l’effetto dei suoi abiti indossati dal suo mito
femminile: schiantare gli uomini. La “scultura soffice” di un creatore di
abiti, accende quindi l’attenzione su come ogni poetica di scultore barocco e
post barocco contorca lo sguardo dell’osservatore con la propria novità e il
proprio effetto, lo ribalti e lo evolva in seduzione, tramite l’individuale
maniera dei dettagli stilistici,
come i personali modi
di rilevare in riccioli la capigliatura, o di piegare le vesti, o contrastarle
con le carni, o esaltare la curva delle reni, la pressione di una mano sulla
carne, la plastica dei glutei.
Questa mostra è stata
generata dal rapporto tra Alaïa e la Galleria Borghese. Ma questo rapporto ha
anche rivelato molto della tecnica creativa del maestro. Infatti anche nella
Galleria Borghese, un museo e quindi obbligatoriamente luogo di oggetti statici,
Alaïa non toglieva lo sguardo dalle figure vive. Pertanto risultava difficile
capire in che momento avesse così attentamente osservato e assimilato le
sculture esposte, i dipinti, i colori e le luci di ogni sala, il carattere
individuale di ogni loro spazio, perché i suoi occhi non lasciavano mai la
preda umana.
Infatti, lo sguardo di
Alaïa, vivace, fulminante, instancabilmente inventivo, sembrava non spostarsi
mai dal corpo e dalla immaginazione della donna reale, come se non smettesse di
ricercarne la seduzione e modellarne la sembianza in idolo. Anche l’effetto
della Galleria, dei suoi spazi e della sua scultura, si è trasformato in
invenzione seduttiva, in esaltazione della donna e nell’immaginazione di
plasmare al suo corpo tutte le risorse del materiale, che sia tradizionale o
sperimentale, nobile o modesto, questa volta stimolato dai colori e dalle
materie del museo. Della Galleria ha percepito l’esorbitanza di scultura come
una mitizzazione del corpo, e l’arte scultorea come un modo, progressivo nel
tempo, di scoprire il corpo, di liberarlo dall’ombra, un modo altrettanto
sovversivo di quel lavoro di seconda pelle del corpo che per lui è l’abito.
Questo il processo che ha determinato la scelta dei modelli esposti e
l’invenzione di quelli specialmente eseguiti per la mostra. L’estro di Alaïa
nel modificare corpi e profili col suo gioco di taglio configura, qui, un
contrasto di forbici contro scalpello. Non c’è da aggiungere altro al contrasto
che - tra gli abiti di Alaïa e le innumerevoli sculture esposte nella
collezione - nella Galleria è giocato al meglio.
http://www.galleriaborghese.it/default.htm
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