L’Accademia Nazionale di San Luca, nel quadro delle celebrazioni per i duecento anni dalla morte di Antonio Canova, dedica una mostra allo scultore e al legame indissolubile che ebbe con l’Istituzione romana, nella quale fu accolto come accademico di merito, poi principe e infine come principe perpetuo.
La mostra Canova. L’ultimo Principe è ospitata fino al 28 giugno 2023 nella sede di Palazzo Carpegna.
La mostra intende testimoniare la presenza dello scultore Antonio Canova all’interno dell’Accademia. Eletto accademico di merito nel 1800, acclamato principe nel 1810, e principe perpetuo nel 1814, Canova ha impresso all’istituzione romana un nuovo indirizzo, che ha interessato tutti i settori culturali: dalla riforma della didattica artistica, agli scavi, restauro e tutela del patrimonio monumentale antico, alla promozione dell’arte contemporanea, al riassetto urbano di Roma.
Antonio Canova, nato a Possagno nel 1757, era giunto a Roma nel novembre 1779, dopo una prima formazione a Venezia, dove aveva studiato i grandi esempi della tradizione veneta e le copie in gesso dei capolavori dell’antichità della raccolta Farsetti. A Roma, in breve lo scultore ebbe modo di affermarsi attraverso importanti commissioni, quali il gruppo in marmo Teseo vincente sul Minotauro per l’ambasciatore veneto Girolamo Zulian (1781) e i monumenti sepolcrali pontifici di Clemente XIV (1788), per la chiesa dei Santi Apostoli, e di Clemente XIII (1792) per la basilica di San Pietro.
Dopo un primo periodo di lavoro nella residenza di Zulian a Palazzo Venezia, Canova trasferì il suo studio in via delle Colonnette, presso l’ospedale di San Giacomo degli Incurabili, dove realizzò tutti i suoi capolavori. L’atelier divenne in breve anche un ricercato luogo di incontro, frequentato da sovrani, principi, aristocratici, collezionisti, antiquari e intellettuali di tutta Europa.
Nel gennaio 1800 Canova fu eletto all’unanimità all’Accademia di San Luca, per la quale spese il resto della sua vita cercando di restituirle quella centralità e quel primato che l’avevano sempre contraddistinta, in una visione ormai riformata dai nuovi valori derivanti dalla Rivoluzione francese.
La ferita inferta dalle requisizioni napoleoniche portò Canova a un impegno istituzionale sempre più ampio. Nel 1802 divenne Ispettore generale della antichità dello Stato Pontificio, Sovrintendente dei Musei del Vaticano e del Campidoglio, saldando in una sola figura, come era avvenuto secoli prima con Raffaello, l’attività artistica, di tutela del patrimonio e di salvaguardia dei monumenti antichi.
Nel 1810, lo scultore fu insignito della carica di principe e ottenne da Napoleone numerose concessioni per il rilancio dell’Accademia, a cominciare dallo stanziamento di 100.000 franchi, nei quali oltre all’insegnamento erano compresi i restauri e la tutela del patrimonio monumentale.
La sua azione da subito si rivolse alla formazione dei giovani, per i quali riorganizzò il sistema didattico, attualizzandone i modelli e gli strumenti di studio. A ciò si aggiunse la creazione di nuovi concorsi che finanziò personalmente: Concorso dell’Anonimo e Concorso Canova.
Nel 1814, spodestati i francesi, Canova fu acclamato principe perpetuo dell’Accademia e al rientro a Roma del pontefice Pio VII fu incaricato della delicata missione diplomatica a Parigi per recuperare le opere requisite nel 1797.
Il successo dell’operazione comportò la restituzione dei capolavori più significativi e proiettò l’immagine di Canova nel Pantheon degli uomini illustri d’Italia, protagonisti di una nazione nascente e di un nuovo sentimento identitario, al quale l’Accademia partecipò educando le giovani generazioni alla rilettura della tradizione classica e del proprio patrimonio storico-artistico in chiave moderna e laica.
Canova è morto a Venezia il 13 ottobre 1822 e l’Accademia ha omaggiato il suo ultimo principe perpetuo con una solenne celebrazione nella chiesa dei Santi Apostoli il 31 gennaio 1823.
La mostra si articola in otto sezioni che ripercorrono gli anni canoviani, dall’ingresso in Accademia nel 1800 alla morte nel 1822.
La prima sezione – Canova in Accademia – documenta l’entrata di Canova all’interno dell’Accademia di San Luca, con il significativo rilievo in gesso, Socrate che difende Alcibiade alla Battaglia di Potidea (1797), offerto dallo scultore come dono d’ingresso.
Nella seconda sezione – I concorsi Canova: pittura e scultura – si affronta il tema della formazione artistica dei giovani a cui Canova ha rivolto tutte le sue attenzioni, promuovendo due nuovi concorsi, da lui stesso finanziati. L’importante serie di grandi dipinti di nudo, restaurata per l’occasione ed esposta per la prima volta, rende la misura della riforma dei modelli di studio, attuata anche sulla scorta dell’influenza dei rivolgimenti francesi del tempo. Pittori come Francesco Hayez, Francesco Podesti, Domenico Pellegrini, Victor Schnetz, e scultori come Rinaldo Rinaldi in questo contesto hanno compiuto i primi passi di fulgide carriere.
La terza sezione – Canova e Thorvaldsen – lungo la galleria, presenta i gessi del maestro di Possagno conservati nella raccolta accademica: l’Autoritratto, la testa colossale di Clemente XIII e il Ritratto di Napoleone. Vengono posti in dialogo con quelli dello scultore danese Bertel Thorvaldsen, che, più giovane e annoverato nel corpo accademico grazie a Canova, diventerà ben presto coprotagonista del panorama artistico romano.
La quarta sezione – La Religione – intende approfondire la vicenda dell’immenso gesso della Religione di Canova, donato dal fratello Giovanni Battista Sartori nel 1830, originariamente collocato nella galleria di San Luca e in seguito sistemato nella chiesa accademica dei SS. Luca e Martina al Foro romano per poi rientrare nell’attuale sede.
Nella quinta sezione – L’Accademia al tempo di Canova – si è voluto ricreare per immagini il contesto romano vissuto da Canova fin dal suo ingresso in Accademia nel 1800. I ritratti dei molteplici attori della sua nomina, come Vincenzo Pacetti, Agostino Penna, Pietro Camporese, si intrecciano a sculture e dipinti realizzati da amici e colleghi, quali Pietro Benvenuti, Vincenzo Camuccini, Filippo Albacini, Agostino Tofanelli e Andrea Pozzi. Sono inoltre presenti opere che documentano alcuni momenti salienti dell’azione svolta da Canova in Accademia come la vicenda del contenzioso del Concorso Balestra del 1801, che lo ha visto nel ruolo di giudice, e la questione del riconoscimento degli incisori come disciplina artistica definita. La sezione si chiude con due casi di studio: la Maddalena penitente, unica possibile testimonianza pittorica di Canova in Accademia, e il modello di Arco trionfale, dedicato a Francesco II di Asburgo Lorena, recuperato, analizzato ed esposto per la prima volta.
Nella sesta sezione – De’ Monumenti Antichi – le opere in mostra rimandano al ruolo di Canova garante delle azioni di restauro sui monumenti antichi della città di Roma, in piena coerenza col proprio impegno contro la dispersione dei beni artistici, assunto fin dal 1802. Sarà poi il delicatissimo ruolo svolto nel 1815 per il rientro in Italia delle opere prelevate dai francesi a confermare Canova come una figura fondamentale nella formazione di una coscienza relativa alla tutela e alla conservazione del patrimonio culturale.
La settima sezione – I concorsi Canova: architettura – si completa il tema della formazione artistica dei giovani con i progetti di architettura elaborati per le due edizioni del Concorso Canova del 1817 e del 1820: in entrambi i casi il tema scelto per le prime prove di ammissione riguardava la progettazione di un edificio per “una accademia di Belle Arti a vantaggio della pubblica istruzione” (1817) o di una “Fabbrica da potersi adattare in locale opportuno all’Accademia di San Luca” (1820). Conclude questa sezione un “caso di studio”: il Concorso per il monumento sul Moncenisio del 1813.
Nell’ottava sezione – La Scuola del Nudo 1801-1812 – sono per la prima volta esposti disegni elaborati dai giovani studenti della Scuola del Nudo capitolina, gestita dall’Accademia. Canova fin dal suo ingresso in Accademia si dedicò alla Scuola del Nudo; nel 1802 fu nominato Ispettore generale delle Antichità e delle Accademie di Belle Arti; nel 1804 l’attribuzione di una nuova sede nell’ex convento delle Convertite al Corso e nuovi progetti per la Scuola furono legati al prestigio, a sovvenzioni e a specifiche responsabilità di Canova.
https://www.romatoday.it/eventi/canova-l-ultimo-principe-mostra-17-dicembre-2022-28-giugno-2023.html
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