martes, 13 de mayo de 2025

“PRIMA DELLA SCALA” e “LA SCALA DI SETA”- TEATRO COCCIA NOVARA 11 MAGGIO 2025

 


Un simpatico ritorno all’Opera in occasione di una prima esecuzione e di una proposta spiritosa e di livello musicale ed artistico.

PRIMA DELLA SCALA Nuova commissione in prima esecuzione mondiale Musica di Federico Gon Libretto di Stefano Valanzuolo LA SCALA DI SETA Musica di Gioachino Rossini Libretto di Giuseppe Maria Foppa Direttore Francesco Pasqualetti Regia Deda Cristina Colonna Scene e Costumi Matteo Capobianco Assistente ai Costumi Silvia Lumes Luci Ivan Pastrovicchio Zabatta/Dormont - Davide Lando Nina/Giulia - Alina Tkachuk Ezio/Dorvil - Paolo Nevi

Lucilla - Yo Otahara Silvano/Blansac - Dogukan Ozkan Germano - Emmanuel Franco Orchestra Filarmonica Italiana Produzione Fondazione Teatro Carlo Coccia

La divertente farsa rossiniana ‘La Scala di seta’ andata in scena il 9 maggio 1912 a Venezia, viene riproposta nella ‘bomboniera’ del Teatro Coccia esattamente nella ricorrenza della prima rappresentazione. Trattandosi di un atto unico viene abbinata e preceduta da una nuova commissione “Prima della scala”, affidata al giovane compositore Federico Gon su libretto di Stefano Valanzuolo i quali si cimentano, non in una parodia che avrebbe potuto sortire aspetti discutibili, ma con l’invenzione di un plausibile fantasioso antefatto alla messa in scena appunto dell’atto unico rossiniano.

Il risultato è assolutamente divertente e coinvolgente ed alla fine sembra addirittura tutto vero. Il racconto che precede diventa di fatto un tutt’uno con ‘La Scale di seta’ e modificando solo alcuni particolari della scena e dei costumi, senza intervallo, si arriva all’applauso finale. La musica di Gon è assolutamente ascoltabile in prima battuta e senza ricerca di stravaganze piace e diverte. Il libretto è accattivante con battute che si ricordano ...‘Venghino signori venghino, pianghino signori pianghino’

In entrambi i casi la regia è affidata a Deda Cristina Colonna, conosciuta anni fa nel ruolo di coreografa rinascimentale e barocca e ritrovata piacevolmente nelle vesti di regista teatrale; nelle sue realizzazioni spicca la sua analisi ed un percorso artistico veramente di tutto rispetto che spazia temporalmente fino a giungere al contemporaneo con il tratto di chi ha scrutato e sperimentato diversi mondi artistici. 

Questa regia è divertentissima e fa riprendere gesti e atteggiamenti, una per tutte i gesti dell’illusionista, che danno la continuità alla narrazione.

L’orchestra è la Filarmonica Italiana diretta da Francesco Pasqualetti, incontrato la prima volta nei panni del giovane direttore d’orchestra che ricercava la precisione ed il gesto, frequentando le Master Class tenute dai grandi del momento ed in quel caso si trattava di Gianandrea Noseda nell’ambito dello Stresa Festival. 

Ritrovato in altre occasioni al Regio di Torino o a Pisa, vanta ormai un percorso artistico decisamente importante ed è ritenuto un raffinato ed eclettico interprete che accetta le sfide e le risolve con eleganza, come internazionalmente riconosciuto. Al Coccia ha diretto con misura e attenzione, mantenendo il ritmo vivace che fa amare Rossini.

La scenografia di Matteo Capobianco parte dall’idea del circo e fa affiorare ricordi, luci e colori che hanno affascinato e affascinano i bambini di sempre e fanno luccicare gli occhi di allegrezza. 

La scena inizia in bianco e nero a raffigurare il dolore per la dipartita del proprietario del circo, che si rivelerà una fake news messa in atto solo per mettere alla prova i propri collaboratori, per poi ravvivarsi di luci e colori man mano che la vicenda prosegue. La scala che sale e scende è il filo rosso scenico e narrativo, quanto i costumi dello stesso Capobianco, istrionici e festosi che si incastonano molto bene all’insieme.

Le voci sono tutte gradevoli e adeguate ai ruoli davvero brillanti. Zabatta/Dormont incontrano il tenore Davide Lando sicuro e piacevole. Alina Tkachuk da volto e voce squillante ai personaggi di Nina/Giulia. Ezio/Dorvil vengono resi con briosità e buoni acuti da Paolo Nevi. Yo Otahara è una interessante Lucilla ed al basso Dogukan Ozkan sono affidati i personaggi di Silvano/Blansac che affronta con buon timbro e colore. Emmanuel Franco è oltre che interessante all’ascolto rende ottimamente Germano.

La Musica vince sempre.

Renzo Bellardone

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