sábado, 16 de mayo de 2015

SPOLETO PUNTA SULL’OPERA. TRA LE STAR BARYSHNIKOV JULIETTE GRÉCO E REDGRAVE


Dal 26 giugno al 12 luglio, va in scena l’ottava edizione diretta da Giorgio Ferrara
di Valerio Cappelli


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ROMA — Ridimensionata nelle ultime edizioni, la grande musica torna al Festival di Spoleto (26 giugno-12 luglio). Parte del merito va al ministero dei Beni Culturali, che obbliga le Fondazioni che hanno avuto l’autonomia (Scala e Santa Cecilia), nonché i festival, alla programmazione triennale. Così Giorgio Ferrara, al suo ottavo anno a Spoleto come direttore artistico, ha pensato aLla trilogia italiana di Mozart-Da Ponte. Si comincia con il «Così fan tutte», a seguire «Le nozze di Figaro» e il «Don Giovanni».
La stessa mano stilistica
Le tre opere avranno la stessa mano stilistica: lo stesso direttore, James Conlon, gli stessi scenografi e costumisti, i premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, lo stesso regista, Ferrara, che finora, col suo «conservatorismo illuminato», ha dato buone prove liriche e racconta così lo spettacolo: «Io sono contrario agli interventi registici forti e trasgressivi, la più grande sconfitta che hanno avuto i direttori d’orchestra. Non dico che si debbano fare le figurine di una volta, ma va tenuto conto che l’autore ha scritto per sentire delle voci e una orchestra. Sono per un gusto astratto, con dentro, in questo caso, un po’ di ‘600, di ‘700 e di primo ‘800. Ci saranno sei ragazzi dell’Accademia d’arte drammatica per i servi di scena; Despina, travestita da Commedia dell’Arte, sarà una locandiera; Don Alfonso in frac e camicia «alla» Re Sole, con merletti e maniche a sbuffo; quanto ai due ragazzi, ufficiali, mi è sempre stato impossibile credere che nessuno li riconosca quando vengono travestiti. A Ferretti ho chiesto un cielo tiepolesco, con un sistema di due pareti che non finiscono e creano interni (una quadreria) e esterni (muri e persiane). Poi un tulle, ovvero il mare, i velieri: è Napoli».
Le orchestre giovanili
Si dà lavoro alle Orchestre giovanili italiane: la «Cherubini» per la trilogia, quella di Fiesole per il concerto finale (il prossimo anno ci sarà Pappano con l’Orchestra di Santa Cecilia, il terzo Muti). Il cartellone prosa è ricco di assoli, pieno di rimandi letterari, a volte con scrittori che diventano dicitori-attori, e lungo come un (bel) lenzuolo steso ai vicoli spagnoli. Il più glamour è quello che segna il ritorno del regista texano Bob Wilson (ormai artista in «residenza» a Spoleto) con l’ex star del balletto Baryshnikov, in «Letter to a man»: i diari che Nijinsky, il dio della danza, l’eroe dei Balletti Russi, pupillo e vittima di Diaghilev, scrisse quando non aveva trent’anni.
Protagonisti internazionali
Vanessa Redgrave nella storia di un’educatrice araba in «A World I Loved». Bernard-Henry Lévy interpreta il suo testo «Hotel Europe», dove uno scrittore chiuso nella sua stanza d’albergo a Sarajevo, riflette a voce alta sull’Europa, che «non è più niente, l’Europa è soltanto un nome, diluendosi, l’Europa si è disgreta a e muore, non perché sia troppo chiusa, ma perché è troppo aperta». Adriana Asti, sulla scia di Stramilano, stavolta sarà alle prese con Brecht-Weill in «Jadasmeeristblau». Sandro Veronesi ha tratto un monologo teatrale, che lui intrepreta, dal suo «Non dirlo. Il Vangelo di Marco». Alessio Boni ne «I duellanti», da Conrad. Lucrezia Lante Della Rovere in «Io sono Misia», su Misia Sert, la pianista, musa della Belle Epoque, dalla vita travagliata, tre mariti, morfina...Come spettacoli nell’accezione classica, Valerio Binasco mette in scena «Porcile di Pasolini» con giovani attori. Luca Ronconi verrà sarà ricordato in due giornate, nel corso delle quali si ricorderà ciò che diceva sul teatro.
Omaggio alle coreografie di Nureyev
La danza: Sara Baras, virtuosa del flamenco; il «Ballet du Capitol» di Tolosa in un omaggio alle coreografie di Nureyev; Eleonora Abbagnato, neodirettrice del corpo di ballo all’Opera di Roma, in una serata dedicata a Roland Petit. In conclusione, il festival sembra aver riacquistato smalto e essersi scrollato di dosso l’appannamento dell’edizione 2014, che era in sostanza una clonazione delle precedenti. Attesissimo il recital di Juliette Gréco, che Ferrara inseguiva da sette anni. Una mostra su Visconti con Carla Fendi e Quirino Conti. Per il concerto finale, c’è stato un calmieramento di prezzi (da 250 euro del passato a 70, per i posti più cari). Il manifesto è di Botero, il budget è di 5 milioni (il ministero, principale azionista, ne dà complessivamente 2 milioni e 700 mila).

http://roma.corriere.it/notizie/arte_e_cultura/15_maggio_08/spoleto-punta-sull-opera-le-star-baryshnikov-juliette-greco-redgrave-251b845c-f5a3-11e4-9c1c-931a52508e78.shtml

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