E ANCHE UNA CARMEN AL TEATRO REGIO DI TORINO. QUASI NATALE CON RENZO BELLARDONE . ITALIA
Bizet non avrebbe mai immaginato che con la sua ultima opera, peraltro non apprezzata alla Prima, stesse costruendo una pietra miliare, una linea di demarcazione nel mondo dell’Opera. Carmen è senza dubbio un capolavoro ed in questo periodo natalizio è stato un grande dono ed una grande fortuna aver potuto vivere l’emozione e la commozione che inevitabilmente scaturisce dalle meravigliose note di Bizet!
CARMEN – Teatro Regio Torino 21 dicembre 2019
Carmen Martina Belli
Don José Peter Berger
Micaëla Giuliana Gianfaldoni
Escamillo Andrei Kymach
Frasquita Sarah Baratta
Mercédès Alessandra Della Croce
Il Dancaïre Gabriel Alexander Wernick
Il Remendado Cristiano Olivieri
Moralès Costantino Finucci
Zuniga Gianluca Breda
Lillas Pastia Aldo Dovo
Andrès Marcello Spinetta
Una guida Giulio Cavallini
Giacomo Sagripanti direttore d'orchestra
Stephen Medcalf regia
Jamie Vartan scene e costumi
Maxine Braham coreografia
Simon Corder luci
John Bishop ripresa luci
Nicole Figini assistente alle scene
Claudio Fenoglio maestro del coro di voci bianche
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Andrea Secchi maestro del coro
Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi”
Allestimento Teatro Lirico di Cagliari
Sul libretto di presentazione delle opere in cartellone del Teatro Regio, alla pagina su Carmen, si legge che sia Nietzsche che Čajkovskij dopo aver ascoltato l’ultima composizione di Bizet ne rimasero affascinati ed il primo asserì che ‘ascoltando quel capolavoro si diventa noi stessi un capolavoro’ ed è esattamente la sensazione di stupore, affascinamento ipnotico, quello che si è vissuto al Regio in questa recita.
Si sa l’opera è tutto, ma qui c’è di più, a partire dalla misurata, accorta e sensibile direzione di Giacomo Sagripanti per la prima volta sul podio del Regio di Torino; direzione colta e davvero attenta alle sfumature ed alle evocazioni ora di furore e rabbia, ora di tenerezze ed accoratezza, insomma sa estrapolare tutti i sentimenti di cui la composizione è ricca e traslarli all’ascoltatore ipnotizzandolo. A proposito di ipnosi ottima ipnotizzatrice è Martina Belli, di cui non si può che esaltarne l’interpretazione, Inconfutabilmente nel ruolo, sia per fisicità che vocalità e temperamento, è rigorosa, volubile, sensuale, carnale e diventa tenera per ritrovare la crudeltà tessendo un capolavoro interpretativo di altissimo livello.
Don Josè in questa versione è veramente il ragazzotto di paese che si porta appresso tutta la moralità della allora cattolicissima Spagna e vive il retaggio dei limiti della provincia, ma che appena una donna sangue e passione lo invita, anzi lo incita all’amore carnale prima si perde in una infinità di titubanze per poi perde se stesso e tutto il suo trascorso. Peter Berger in Don Josè inizia non convincendo, ma man mano che la narrazione musicale si srotola diviene sempre più partecipativo ed anche vocalmente riflette un timbro migliore con buona estensione, dando in sostanza una prova
apprezzata. Lo stesso vale anche per Andrei Kymach in Escamillo che dopo un’apparizione poco carismatica si è evoluto in caratterialità, esponendo un colore ed un timbro decisamente consoni al ruolo. L’innalzamento degli applausi al proscenio di Micaëla , ovvero Giuliana Gianfaldoni, ben evidenzia quanto il pubblico abbia amato il personaggio, ma ancor più l’interpretazione, accorata e virtuosistica trasportata sulle ali dell’amore. La scenografia di Jamie Vartan, che crea anche i bei costumi è decisamente moderna, ma al tempo stessa classica, con pareti mobili che laddove necessario focalizzano cinematograficamente la scena, costringendo lo spettatore all’attenzione; belli i colori e l’evocazione della plaza de toros, piuttosto che la manifattura tabacchi che si vede nell’interno. La regia di Stephen Medcalf è particolare e seppur con rimandi a regie di Carmen già viste (ad esempio nel 2012 la regia di Calixto Bieito), resta innovativo per il gran movimento e la cura del dettaglio: Escamillo che si toglie la giacca per evocare la gestualità della corrida, oltre ai costanti movimenti ed azione sul palco mai statico. Quando i banditi sono sulla montagna su una improvvisata pista di atterraggio segnata da bidoni con fiamme tremolanti, atterra l’aereo. Interessante da “Lillas Pastia” le danze erotiche coreografate da Maxine Braham e l’intuizione che li tutto è possibile, nonostante Pastia invochi il rispetto delle regole. Il coro di voci bianche con Claudio Fenoglio maestro del coro è veramente importante e la regia ha fatto un gran lavoro di movimento; il coro adulti è diretto da Andrea Secchi e davvero l’insieme espone il canto con armonica poesia in un amalgama di colori e riflessi rilucenti.
Tutti i personaggi in Carmen sono simboli ed oltre che cantare, incantano affascinano e predicono. Gli innumerevoli personaggi hanno incontrato validissimi interpreti che per dovere di sintesi applaudiamo in un unicum: Frasquita interpretata da Sarah Baratta applauditissima insieme a Alessandra della Croce in Mercédès; la coppia Il Dancaïre con Gabriel Alexander Wernick e Il Remendado di Cristiano Olivieri è stata efficacissima, cosi come si può dire bravi a Moralès di Costantino Finucci, Zuniga di Gianluca Breda ed agli attori Aldo Dovo, Marcelli Spinetta e Giulio Cavallini rispettivamente in Lillas Pastia, Andrès e una guida.
Simon Corder ha disegnato le luci, riprese da John Bishop, con attenzione e misuratezza esaltante della narrazione; buona cooperazione di Nicole Figini assistente alle scene.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
PAULINE VIARDOT. OPÉRETTE DI SALON IN TRE ATTI
Crescita e progresso per esistere nella vera essenza del significato,devono fondarsi sulla preservazione del ricordo delle buone pratiche, anche a dispetto di chi (per fortuna pochi sciocchi) ridono e deridono sbeffeggianti tali comportamenti.
Bizet non avrebbe mai immaginato che con la sua ultima opera, peraltro non apprezzata alla Prima, stesse costruendo una pietra miliare, una linea di demarcazione nel mondo dell’Opera. Carmen è senza dubbio un capolavoro ed in questo periodo natalizio è stato un grande dono ed una grande fortuna aver potuto vivere l’emozione e la commozione che inevitabilmente scaturisce dalle meravigliose note di Bizet!
CARMEN – Teatro Regio Torino 21 dicembre 2019
Carmen Martina Belli
Don José Peter Berger
Micaëla Giuliana Gianfaldoni
Escamillo Andrei Kymach
Frasquita Sarah Baratta
Mercédès Alessandra Della Croce
Il Dancaïre Gabriel Alexander Wernick
Il Remendado Cristiano Olivieri
Moralès Costantino Finucci
Zuniga Gianluca Breda
Lillas Pastia Aldo Dovo
Andrès Marcello Spinetta
Una guida Giulio Cavallini
Giacomo Sagripanti direttore d'orchestra
Stephen Medcalf regia
Jamie Vartan scene e costumi
Maxine Braham coreografia
Simon Corder luci
John Bishop ripresa luci
Nicole Figini assistente alle scene
Claudio Fenoglio maestro del coro di voci bianche
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Andrea Secchi maestro del coro
Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi”
Allestimento Teatro Lirico di Cagliari
Sul libretto di presentazione delle opere in cartellone del Teatro Regio, alla pagina su Carmen, si legge che sia Nietzsche che Čajkovskij dopo aver ascoltato l’ultima composizione di Bizet ne rimasero affascinati ed il primo asserì che ‘ascoltando quel capolavoro si diventa noi stessi un capolavoro’ ed è esattamente la sensazione di stupore, affascinamento ipnotico, quello che si è vissuto al Regio in questa recita.
Si sa l’opera è tutto, ma qui c’è di più, a partire dalla misurata, accorta e sensibile direzione di Giacomo Sagripanti per la prima volta sul podio del Regio di Torino; direzione colta e davvero attenta alle sfumature ed alle evocazioni ora di furore e rabbia, ora di tenerezze ed accoratezza, insomma sa estrapolare tutti i sentimenti di cui la composizione è ricca e traslarli all’ascoltatore ipnotizzandolo. A proposito di ipnosi ottima ipnotizzatrice è Martina Belli, di cui non si può che esaltarne l’interpretazione, Inconfutabilmente nel ruolo, sia per fisicità che vocalità e temperamento, è rigorosa, volubile, sensuale, carnale e diventa tenera per ritrovare la crudeltà tessendo un capolavoro interpretativo di altissimo livello.
Don Josè in questa versione è veramente il ragazzotto di paese che si porta appresso tutta la moralità della allora cattolicissima Spagna e vive il retaggio dei limiti della provincia, ma che appena una donna sangue e passione lo invita, anzi lo incita all’amore carnale prima si perde in una infinità di titubanze per poi perde se stesso e tutto il suo trascorso. Peter Berger in Don Josè inizia non convincendo, ma man mano che la narrazione musicale si srotola diviene sempre più partecipativo ed anche vocalmente riflette un timbro migliore con buona estensione, dando in sostanza una prova
apprezzata. Lo stesso vale anche per Andrei Kymach in Escamillo che dopo un’apparizione poco carismatica si è evoluto in caratterialità, esponendo un colore ed un timbro decisamente consoni al ruolo. L’innalzamento degli applausi al proscenio di Micaëla , ovvero Giuliana Gianfaldoni, ben evidenzia quanto il pubblico abbia amato il personaggio, ma ancor più l’interpretazione, accorata e virtuosistica trasportata sulle ali dell’amore. La scenografia di Jamie Vartan, che crea anche i bei costumi è decisamente moderna, ma al tempo stessa classica, con pareti mobili che laddove necessario focalizzano cinematograficamente la scena, costringendo lo spettatore all’attenzione; belli i colori e l’evocazione della plaza de toros, piuttosto che la manifattura tabacchi che si vede nell’interno. La regia di Stephen Medcalf è particolare e seppur con rimandi a regie di Carmen già viste (ad esempio nel 2012 la regia di Calixto Bieito), resta innovativo per il gran movimento e la cura del dettaglio: Escamillo che si toglie la giacca per evocare la gestualità della corrida, oltre ai costanti movimenti ed azione sul palco mai statico. Quando i banditi sono sulla montagna su una improvvisata pista di atterraggio segnata da bidoni con fiamme tremolanti, atterra l’aereo. Interessante da “Lillas Pastia” le danze erotiche coreografate da Maxine Braham e l’intuizione che li tutto è possibile, nonostante Pastia invochi il rispetto delle regole. Il coro di voci bianche con Claudio Fenoglio maestro del coro è veramente importante e la regia ha fatto un gran lavoro di movimento; il coro adulti è diretto da Andrea Secchi e davvero l’insieme espone il canto con armonica poesia in un amalgama di colori e riflessi rilucenti.
Tutti i personaggi in Carmen sono simboli ed oltre che cantare, incantano affascinano e predicono. Gli innumerevoli personaggi hanno incontrato validissimi interpreti che per dovere di sintesi applaudiamo in un unicum: Frasquita interpretata da Sarah Baratta applauditissima insieme a Alessandra della Croce in Mercédès; la coppia Il Dancaïre con Gabriel Alexander Wernick e Il Remendado di Cristiano Olivieri è stata efficacissima, cosi come si può dire bravi a Moralès di Costantino Finucci, Zuniga di Gianluca Breda ed agli attori Aldo Dovo, Marcelli Spinetta e Giulio Cavallini rispettivamente in Lillas Pastia, Andrès e una guida.
Simon Corder ha disegnato le luci, riprese da John Bishop, con attenzione e misuratezza esaltante della narrazione; buona cooperazione di Nicole Figini assistente alle scene.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
PAULINE VIARDOT. OPÉRETTE DI SALON IN TRE ATTI
Crescita e progresso per esistere nella vera essenza del significato,devono fondarsi sulla preservazione del ricordo delle buone pratiche, anche a dispetto di chi (per fortuna pochi sciocchi) ridono e deridono sbeffeggianti tali comportamenti.
Opérette de salon in tre atti
Musica di Pauline Viardot
Elaborazione musicale e orchestrazione Paola Magnanini
dell’Accademia AMO del Teatro Coccia
Direttore Michelangelo Rossi
Regia Teresa Gargano
Costumi e scene Danilo Coppola
Luci Ivan Pastrovicchio
Elementi dell’Orchestra del Luglio Musicale Trapanese
Elaborazione musicale e orchestrazione Paola Magnanini
dell’Accademia AMO del Teatro Coccia
Direttore Michelangelo Rossi
Regia Teresa Gargano
Costumi e scene Danilo Coppola
Luci Ivan Pastrovicchio
Elementi dell’Orchestra del Luglio Musicale Trapanese
Personaggi e intepreti
Le Baron de Pictordu Pasquale Greco
Marie, detta Cendrillon Francesca Martini
Armelinde Simona Di Capua
Maguelonne Ilaria Alida Quilico
La Fée Raffaella Di Caprio
Le Prince Charmant Gianluca Moro
Le Comte Barigoule Dario Sebastiano Pometti
Coproduzione Fondazione Teatro Coccia
con Ente Luglio Musicale Trapanese
Le Baron de Pictordu Pasquale Greco
Marie, detta Cendrillon Francesca Martini
Armelinde Simona Di Capua
Maguelonne Ilaria Alida Quilico
La Fée Raffaella Di Caprio
Le Prince Charmant Gianluca Moro
Le Comte Barigoule Dario Sebastiano Pometti
Coproduzione Fondazione Teatro Coccia
con Ente Luglio Musicale Trapanese
A mio pensare è lodevole l’azione intrapresa
dal Coccia di Novara, con un plauso alla direttrice Corinne Baroni ed a tutto
lo staff, per la realizzazione dell’Accademia Amo del Teatro Coccia e per le
varie opere di sensibilizzazione ed acculturamento del pubblico con la
presentazione allo stesso (prima della rappresentazione) del lavoro compiuto
attraverso la parola di regista, direttore d’orchestra e quanti hanno avuto un
ruolo decisivo nella realizzazione.
Cendrillon è la rara opera scritta da Pauline Viardot, mezzosoprano, pianista,
compositrice e maestra di canto che pur eclettica musicista non ebbe la fortuna
della ben più celebre sorella Maria Malibran, pur vivendo a lungo ed anticipando
i tempi influenzando parecchio negli ambienti musicali del XIX secolo.
Cendrillon è una perla rilucente nel panorama del teatro musicale scritta originalmente per sette cantanti e pianoforte, liberamente ispirata alla celebre fiaba di Cenerentola che alterna, secondo la struttura dell’opéra-comique, parti cantate e dialoghi parlati. I personaggi ed i ruoli ed anche certe arie …una volta c’era un re…, seppur qui diviene un principe, tradiscono lo stretto connubio con la Cenerentola rossiniana.
In buca solo 9 strumenti diretti dal giovane Michelangelo Rossi che sa interagire
avvedutamente con partitura ed il piccolo ensemble a disposizione
dall’orchestra del Luglio Musicale trapanese e fa ben emergere la gavotta, la barcarola
come fosse musica facile e non apparentemente facile! La scrittura ha tutto il
profumo ed il sapore francese e Paola
Magnanini ha giocato con la scrittura iniziale ricreando sensibilmente un
esempio di teatro da camera dando valore ad una partitura mai scritta,
ottenendo un risultato gradevole e facile all’ascolto.
Rispettosa la regia di Teresa Gargano in un allestimento classico con atteggiamenti
contemporanei; i personaggi si muovono con agilità e freschezza pur in abiti di
qualche secolo fa. Ho trovato divertente il gettare dalla finestra oggetti
vari, dalla zucca ai topolini, che toccato il suolo e per la magia della Fée
interpretata amabilmente da Raffaella di
Caprio, diventano la carrozza, il cocchiere e così via. Le scene
dell’attento Danilo Coppola sono
molto semplici, ma curate ed apprezzate, come i costumi realizzati dallo stesso
Coppola. Bravi Gianluca Moro nel
Prince Charmant e Dario Sebastiano
Pometti nel Comte Barigoule: buone voci e buone interpretazioni. Le due
sorellastre Armenilde e Maguelonne sono rispettivamente interpretate da Simona di Capua e Ilaria Alida Quilico,
abili caratteriste che nulla sacrificano al canto che viene reso divertente ed
accattivante. Interessante Pasquale
Greco in Le Baron de Pictordu. Bene per Francesca Martini in Marie detta Cendrillon che ha brillato nel
ruolo del titolo. Le luci di Ivan
Pastrovicchio sono misurate e quindi gradevoli:
Veramente un’altra nota positiva per questo
importante teatro di tradizione che è il Coccia di Novara; i cantanti giovani
hanno dato il meglio ed anche tutto quanto sta intorno all’opera è
apprezzabile!
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
Credito fotografico: Finotti.
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