di Enrico Girardi
La messinscena del regista napoletano, ambientata al giorno d’oggi, divide il pubblico del teatro milanese come raramente si era sentio nelle ultime stagioni
Serata vivacemente controversa ieri alla
Scala. Alla prima rappresentazione di ‘Rigoletto’ – in una nuova edizione
affidata alla regia di Mario Martone, il primo “nuovo” ‘Rigoletto’ da 28 anni a
questa parte – il pubblico si è nettamente diviso tra fautori e detrattori
dello spettacolo. Solo applausi all’uscita dei cantanti, non roboanti ma
comunque applausi. All’uscita del direttore d’orchestra Michele Gamba, si è
aggiunta qualche disapprovazione. All’uscita di Mario Martone e della sua
squadra di ben nove collaboratori per scene, luci e costumi, il volume delle
disapprovazioni si è invece incrementato sensibilmente, scatenando però anche
la reazione di chi lo spettacolo l’ha apprezzato, e molto. Raramente negli
ultimi anni s’è sentito alla Scala un tale volume di applausi e di “bravo”
misto a fischi e “buu”.
La messinscena, effettivamente, divisiva lo è.
Ambientata al giorno d’oggi, ruota tutta attorno al contrasto tra il mondo dei
privilegiati e quello degli esclusi. La scenografia è double face. Il lato A è
il palazzo del Duca: architettura modernissima come certi nuovi palazzi
milanesi, oggetti di design, champagne, belle donne, cocaina. C’è persino la
stanza sado-maso per le pratiche erotiche estreme. Ed è lì che viene violata la
contessa di Ceprano. Gira la scena, e appare il lato B, il quadro desolante
della periferia di coloro che soffrono, degli esclusi, dei drogati, dei
senzatetto, dove dormono anche i camerieri e le “accompagnatrici” dei party che
si tengono nel palazzo del duca. Martone ritrae queste ultime mentre, reduci
dalla “festa”, si lavano chi le ascelle, chi i piedi, chi il fondoschiena in un
orrido bagno di piastrelle scrostate. Qui abitano anche Gilda e Rigoletto.
E qui Sparafucile ha la sua stamberga, dove
Maddalena e le altre prostitute attirano i clienti per pochi spicci. Il teorema
politico di un mondo senza mezze misure, un mondo del troppo o del troppo poco
che rievoca in qualche modo il film ‘Parasite’, in realtà regge l’intreccio del
dramma victorhugiano, probabilmente il più duro e cattivo del teatro verdiano.
Ma alla fine scricchiola e scatena le reazioni di cui sopra. Mentre Rigoletto
abbraccia il corpo morente della figlia, si vede in uno scorcio di scena che,
armati di pistole, coltelli e mazze da baseball, i ragazzi del lato B, la
stessa umanità di ‘Blocco 181’, irrompono nel palazzo del duca e massacrano
tutti, duca compreso. E il sipario si chiude sullo scenario splatter di
cadaveri e tracce di sangue su pareti, quadri e divani. Ed è lì che si scatena
la duplice reazione, anch’essa senza mezze misure, del pubblico.
https://www.corriere.it/spettacoli/22_giugno_21/rigoletto-martone-divide-scala-tanti-applausi-ma-anche-tanti-buu-fd3299e0-f13e-11ec-82b6-14b9a59f244e.shtml
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