Domenica 31 maggio 2015- prova generale
Libretto di
Jules Barbier e Michel Carré
dall’omonimo poema di Johann Wolfgang von Goethe
dall’omonimo poema di Johann Wolfgang von Goethe
Musica di
Charles Gounod
Personaggi
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Interpreti
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Il dottor Faust, filosofo tenore
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Charles Castronovo
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Méphistophélès basso
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Ildar Abdrazakov
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Valentin, soldato,
fratello di Marguerite baritono |
Vasilij Ladjuk |
Marguerite soprano
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Irina Lungu
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Siebel, studente, allievo di Faust
mezzosoprano |
Ketevan Kemoklidze |
Marthe, custode di Marguerite
mezzosoprano |
Samantha Korbey |
Wagner, amico di Valentin
baritono |
Paolo Maria Orecchia |
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Direttore d'orchestra
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Gianandrea Noseda
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Regia, scene, costumi,
coreografia e luci |
Stefano Poda |
Assistente
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Paolo Giani Cei
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Maestro del coro
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Claudio Fenoglio
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Orchestra e Coro
del Teatro Regio
Nuovo
allestimento
in
coproduzione con Israeli Opera (Tel Aviv)
e con Opéra de Lausanne
e con Opéra de Lausanne
GIGANTI
A CONFRONTO.
Assistere
alla produzione in questione è risultata una folgorante, quanto emozionante
esperienza; ci si è trovati dinanzi a dei giganti: Charles Gounod, Gianadrea
Noseda, Stefano Poda, artisti stupendi,
coro mirabolante.
La
solenne ouverture dai colori organistici, così come al finale, tratteggia
immediatamente la tragedia, il visionario susseguirsi degli avvenimenti. La
bacchetta di Gianadrea Noseda, con
la consueta rispettosa umiltà con cui affronta tutte le partiture, carpisce ed affascina per temperamento,
delicata sensibilità ed irruente passione; non ha avuto cali ed ha reso
trasparente ed intellegibile anche le parti musicali meno vivaci; un vero gigante della direzione orchestrale
dei nostri tempi, che catapultando l’ascoltatore nell’infinito mondo delle
emozioni riesce a far vivere ed amare la musica incondizionatamente.
In
locandina si legge “Regia, scene, costumi, coreografia e luci di Stefano Poda” e pur conoscendo ed
apprezzando il complesso e minuzioso lavoro svolto dall’eclettico Poda, ogni volta
ci si chiede: come ci riesce? E questa volta ci si è posto lo stesso quesito, ma
non prima, ma dopo aver visto il folgorante e mirabolante spettacolo che ha
nesso in scena. Con l’assistenza di Paolo
Cei Giani ha creato una ruota gigantesca a simboleggiare il cerchio della
vita e questo è rimasto l’unico e costante elemento della scena. Lo stupore
deriva dall’incredibile efficacia che una scena pressoché fissa, mutevole solo nei movimenti del cerchio con
simbolici inserimenti quali due tronchi bianchi e contorti che tendono i rami
l’un l’altro (come gli umani tendono le braccia alla ricerca di conforto), riesca a proiettare sul pubblico attonito ed
affascinato. Le luci sono l’elemento chiave che il gigante della messa in scena
sa dosare minuziosamente, come i movimenti scenici, ‘sulla nota’: nulla avviene
per caso o scompostamente, ma con raffinata eleganza in simbiosi con il fluttuare delle note. I colori, dal grigio
dominante passano al ramato ed all’ottone, fino ad esplodere nel rosso dei
costumi o nel colore delle nudità. Il coro ed i figuranti sono in continua
azione con movimenti coreografici intrisi
di Butoh che in una sorta di danza tenebrosa
alternano movimenti lenti con
frenetiche convulsioni a sinuosità evocative.
Faust
è il raffinato tenore Charles Castronovo,
che con buona tenuta della scena è stato particolarmente apprezzato nel duetto
con Margherita e nel terzetto anche con Mefistofele, anche grazie al gradevole
timbro.
Ildar Abdrazakov offre una eccellente interpretazione
di Mefistofele con i suoi colori bruniti e poeticamente arrotondati e con il tono
autorevole e grottescamente ingannatore
che il ruolo richiede.
Margherita trova nel soprano Irina Lungu, la dolcezza vocale e l’espressione dolce e sofferta
della vittima predestinata. Facile negli acuti e con costante limpidezza sa
emozionare e rendere partecipi.
Vasilij Ladjuk, impersona Valentin,fratello di Margherita e soldato con impeto ed autorevolezza, con colore caldo ed appasionato. Ketevan Kemoklidze è l’apprezzata mezzosoprano che da voce a Siebel; Samantha Korbey interpreta efficacemente il ruolo di Marthe, mentre Paolo Maria Orecchia è un applaudito Wagner.
Il
coro diretto da Caudio Fenoglio è ogni volta più apprezzato oltre che localmente,
anche scenicamente ed in questa produzione di movimenti scenici ce ne sono e
parecchi; le voci sono sempre così bene amalgamate da incantarsi all’ascolto.
Produzione
di assoluto rilievo che va ad incastonarsi tra le migliori del Teatro Regio stesso
ancorchè tra le migliori in assoluto viste nel panorama del teatro d’opera
contemporaneo. E per tornare a parlare di geni certamente un incondizionato
applauso va a Gounot che ha saputo alternare marce, valzer, tristezza e
risolutezza in un caleidoscopico amalgama di emozionanti colori.
La
musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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