Il Parco archeologico del Colosseo apre per la prima volta al pubblico gli Horrea Piperataria, i magazzini “delle spezie egizie e arabe” così citati da Plinio e soprattutto da Cassio Dione, costruiti dall’imperatore Domiziano sulle pendici sud ovest della Velia, la collina posta tra Esquilino e Palatino. In occasione della apertura saranno illustrati i risultati delle recenti indagini condotte dal PArCo e da Sapienza Università di Roma in un racconto multimediale che restituisce le varie fasi costruttive degli edifici dell’area da prima di Nerone fino all’edificazione della soprastante Basilica di Massenzio ed oltre. I magazzini saranno per la prima volta visitabili grazie a un nuovo ingresso posto sull'antico vicolo delle Carinae, anch'esso completamente risistemato e accessibile a tutti, dotato di una nuova pannellistica e percorribile dal Foro Romano fino al Tempio della Pace.
Il Parco archeologico
del Colosseo inaugura e apre al pubblico un nuovo e affascinante spazio di
visita, dopo lunghi anni di scavi e ricerche archeologiche oltre che di
restauri – commenta Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del
Colosseo. Sotto la Basilica di Massenzio, e lungo il cosiddetto Vicus ad
Carinas, tra Sacra Via e Foro della Pace, si collocano i magazzini costruiti
dall’imperatore Domiziano per stoccare spezie e aromi provenienti dall’Egitto,
Arabia e India e ritenuti particolarmente preziosi, tra cui erbe dalle
proprietà farmacologiche. Il percorso offre un racconto che alterna la visione
delle strutture archeologiche alle proiezioni immersive multimediali. Questa
apertura amplia l’offerta al pubblico e, fornendo un nuovo tassello alla
conoscenza dell’area archeologica centrale, contribuirà a diversificare i
percorsi di visita, rendendo ancora più attrattiva l’offerta del Parco
archeologico del Colosseo ai visitatori di tutto il mondo.
Il contesto archeologico e gli scavi Gli Horrea Piperataria,
magazzini imperiali delle spezie, uno dei prodotti più preziosi del monopolio
imperiale, sono ricordati dalle fonti antiche come opera di Domiziano, posti in
un settore della città destinato all’immagazzinamento già a partire dall’età
repubblicana, delimitato dalla Sacra Via, dal cd. Vicus ad Carinas e da una
strada basolata, alle pendici meridionali della Velia.
Le molteplici
trasformazioni di questa piccola collina, posta tra Esquilino e Palatino, e la
sequenza urbanistico-architettonica di particolare complessità - tra la
pianificazione di Nerone post incendio del 64 d.C. e i programmi monumentali di
Massenzio qui avviati nel 306/7 d.C. - hanno determinato l’oblio degli Horrea
Piperataria, fino alla scoperta da parte di Maria Barosso nel 1915. Le indagini
sistematiche avviate nel 2019 dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità di
Sapienza Università di Roma (Progetto Velia - Grandi Scavi Sapienza) che ha
scavato, su concessione del Ministero della Cultura e in collaborazione con il
Parco archeologico del Colosseo, hanno consentito di chiarire meglio
l'articolazione planimetrica di questi magazzini, gli accessi e le percorrenze,
le fasi costruttive e di trasformazione della struttura, destinata allo
stoccaggio e alla vendita delle spezie pregiate, impiegate, in primo luogo, ad
uso medico/farmaceutico.
Lo scavo ha documentato inoltre le fasi monumentali che
hanno preceduto gli Horrea Piperataria tra Augusto e l'incendio del 64 d.C.,
che diede avvio alla ripianificazione urbanistica voluta da Nerone.
Gli Horrea Piperataria costituiscono l’unica struttura
identificata archeologicamente nel complesso sistema logistico dello stato
romano preposto all'approvvigionamento e alla commercializzazione delle spezie.
L’edificio era organizzato attorno a cortili porticati scoperti, provvisti di
vasche funzionali con pozzi di deflusso, e articolato su più piani come
mostrano le tracce di diversi corpi scala. Infatti, il complesso si sviluppava
su terrazzamenti per seguire la naturale pendenza della collina.
Le spezie d'altronde rappresentavano una ricchezza reale: basti pensare che alcune province dell’impero le usavano, in qualità di beni di prestigio, per versare tasse all’erario. Erano inoltre sfruttate, e importantissime a tal fine, in campo farmacologico. Tutta l’area intorno a cui sorsero gli Horrea Piperataria assunse, e mantenne per secoli, una vocazione “medico/sanitaria”, senza dubbio favorita dalla presenza di questi magazzini.
Poco prima della
Seconda guerra Punica, in questa zona aveva una domus e una taberna medica
Arcagato, originario del Peloponneso, chiamato a Roma a spese dello stato e
primo medico pubblico della città. Il celebre Galeno di Pergamo, vissuto nel II
secolo e medico anch’esso, aveva in questo settore della città la sua apotheca,
ovvero un deposito di beni preziosi, proprio perché il quartiere forniva ampie
garanzie di sicurezza, sorvegliato da presidi militari.
Non è dunque un caso se, proprio in una delle aule del
Tempio della Pace, nel 526 d.C. si installò la basilica dedicata ai Santi
medici Cosma e Damiano, continuando così la consolidata vocazione medica
dell’area. L’8 Marzo 1429, papa Martino V donò alla Universitas Aromatariorum
Urbis (il “Collegio degli Speziali”), la chiesa di San Lorenzo eretta
all’interno del Tempio di Antonio Pio e Faustina, perpetrando così fino al
giorno d’oggi la tradizione medica del quartiere. Il complesso, infatti, è
ancora sede del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico che svolge funzioni
accademiche, culturali e sociali nell’ambito della storia della Farmacia.
Il percorso di visita In ragione di questa estesa
stratificazione archeologica e cronologica, il progetto di allestimento è stato
concepito come un affascinante percorso illuminotecnico e multimediale di
scoperta che parte dal Vicus delle Carinae per arrivare fino all’interno degli
ambienti ipogei degli Horrea Piperataria. Si snoda poi lungo una passerella
quasi interamente vetrata e appesa al solaio in calcestruzzo degli anni '30,
lasciando visibili le sottostanti strutture archeologiche, come fosse un piano
sospeso e sottile su cui i visitatori "levitano", muovendosi a pochi
centimetri dalle antiche pavimentazioni. Il solaio moderno e la struttura
metallica, con i loro colori scuri, spariscono avvolti nella penombra,
interrotta solo dalle videoproiezioni e dalla progressiva e alternata
accensione delle luci architetturali sulle strutture antiche, che illuminano e
spengono elementi architettonici a supporto del racconto.
La fruizione, avvalendosi della pannellistica e
dell’esperienza immersiva, diventa un viaggio a tappe, dove l’elemento
architettonico diviene dapprima guida discreta nella scoperta, poi supporto al
racconto multimediale dell'interno. Qui il visitatore è accompagnato passo dopo
passo da un allestimento fatto di luci, videoproiezioni, musica in un
susseguirsi di emozioni e di scoperte: il progetto architettonico è
completamente orientato alla lettura pluristratificata del sito archeologico e
si avvale di un percorso cronologico di disvelamento delle strutture, che
partono dagli strati più recenti e finiscono a quelli più antichi. La
successione stratigrafica corrisponde anche alla successione temporale e, nel
racconto, si procede a ritroso nel tempo in un’esperienza davvero coinvolgente.
https://colosseo.it/sito/wp-content/uploads/2024/12/Horrea-Piperataria_Cartella-Stampa.pdf
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