jueves, 17 de julio de 2014

INTERVISTA al MAESTRO ALESSANDRO MARIA CARNELLI

 “Frammenti da una prova in cui si stava costruendo davvero qualcosa: ''Siamo divisi in due gruppi, pianissimo con sordina e fortissimo senza sordina, sono luci taglienti, non addolciamolo'' ''Solo primo e secondo violino, ascoltate come un'unica melodia passa da uno all'altro... sì, così, è il momento della tenerezza!'' ''Qui iniziamo a vibrare ma senza far sentire il punto esatto in cui cambia il suono'' ''Secondo violoncello ritmico, rigoroso, contro la terzina di seconda viola e primo violoncello, una carezza'' ''Aspettiamo a fare il crescendo, è un fiammata'' ''Qui il tempo è di colpo più lento, senza preparazione, come due pezzi accostati a collage'' ''Poco suono, assecondando il primo violino, ascoltate come a fine battuta ha bisogno di un po' più di tempo...'' ''Qui è rubato a battuta: due tempi in avanti con la prima viola, ansioso, e l'ultimo indietro con i violini, implorante'' ''Sì qui di solito si fa più lento, proviamo a tenere il tempo, funziona così'' ''Hai ragione, si può fare rallentando come è scritto!''
Gentilissimo Alessandro, quanto sopra riportato è un copia incolla di un tuo post ante il concerto inaugurale che hai diretto all’Umberto Giordano Baveno Festival 2014; emozione pura vero?
Sì. Sulla scia di quanto diceva Claudio Abbado, è una cosa molto semplice e difficile allo stesso tempo, un riuscire a far emergere ciò che io vedo scritto nella partitura, che mi risuona già dentro, e che finalmente sento prendere forma nei suoni, nell'aria. Verklärte Nacht in particolare, che abbiamo appena eseguito a Baveno Festival, è una partitura di enorme complessità, in cui succedono tante cose diverse contemporaneamente, in cui la scrittura cambia stile e modi dopo pochissime battute. Bisogna chiarire ogni sezione in sé e metterla in rapporto di evoluzione o contrasto con ciò che la precede e la segue. E così succede che durante le prove vedo sui volti dei musicisti l'espressione di chi sta sentendo qualcosa di nuovo, anche se il brano l'avevano già eseguito. Quando poi ogni tessera del mosaico è pronta, allora nasce una nuova libertà che ti permette di far fluire il tutto con naturalezza.
Sempre per restare al Baveno Festival, pur “giocando in casa” sei giunto qui dopo direzioni in prestigiosi teatri e sale da concerto europee. A Baveno hai diretto Verklärte Nacht di Schönberg in ideale continuazione del libro da te scritto 'Il labirinto e l'intrico dei viottoli', prima monografia in assoluto sull'argomento. Ce ne vuoi parlare?
Verklärte Nacht è una composizione che mi sta accompagnando da vari anni. Avevo già diretto la versione per orchestra d'archi, e proprio a Vienna, durante le prove, era nata l'idea di dedicare a Verklärte Nacht la mia tesi di laurea; da lì poi le ricerche sono proseguite fino al libro perché, anche se può sembrare incredibile, c'era ancora molto da indagare su questa composizione complessa e affascinante. Ad esempio è molto interessante la ricostruzione del mondo di riferimento del giovane Schönberg nella Vienna di fine '800: ciò che ascoltava, ciò che suonava, ciò che gli piaceva - tutto questo è finito dentro Verklärte Nacht, riutilizzato in modo molto creativo ed espressivamente potentissimo. Oltre alla parte concertistica sto tenendo sull'argomento incontri e conferenze per vari enti e università perché questo lavoro sta suscitando interesse, cosa che mi rende molto felice.
La collaborazione nata al teatro degli Arcimboldi di Milano con CPI (Cantori Professionisti d'Italia), ti ha portato a lavorare con solisti del calibro di Gemma Bertagnolli, Alessandro Corbelli e Pietro Spagnoli. Nel tuo futuro pensi anche all’opera o preferisci concentrarti sulla concertistica?
L'opera mi attira: ho lavorato con piacere con molti cantanti e mi auguro che ci sia sempre più opera nel mio futuro. L'incontro con le attività di CPI, iniziato all'Arcimboldi grazie al mio carissimo amico, il basso Federico Sacchi, mi ha dato molte soddisfazioni e ha fatto nascere rapporti in cui la musica e l'amicizia si sono fuse e arricchite: penso a Gemma Bertagnolli, Alessandra Palomba e Gabriella Sborgi, tre cantanti che sono vere musiciste e con cui ho lavorato in varie occasioni.
Dal 2006 al 2010 sei stato assistente di Umberto Benedetti Michelangeli; quanto questa esperienza ti è stata preziosa?
L'incontro con Umberto Benedetti Michelangeli è arrivato nel momento in cui stavo diventando sempre più direttore e sempre meno studente. Il lavoro con lui ha significato un grande arricchimento: la sua conoscenza dello stile classico è enorme, è un musicista molto esigente e rigoroso, e questo si è innestato sulla mia formazione a Vienna che già era impostata su queste basi. Il suo lavoro mi ha ulteriormente mostrato come il suono, il tempo, il fraseggio possano integrarsi e diventare tutt'uno, cosa che anche grandi interpreti del passato dicevano e che ritengo alla base di un'esecuzione convincente. Umberto Benedetti Michelangeli è però capace di esecuzioni magiche anche in altri repertori; leDanze popolari Rumene di Bartòk dirette da lui sono un capolavoro.

Ed ora ti chiedo una confessione: tra ricerca stilistica ed emozione pura, per quanto sia possibile scegliere, dove ti dirigi?
Entrambe. Sto sempre più scoprendo che l'approfondimento condotto con serietà e anche con lo spirito del detective che ricostruisce le tracce e mette insieme gli indizi (sulla partitura anziché sulla scena del delitto!), apre le porte a una grande libertà: una libertà simile a quella di chi conosce bene la montagna, è allenato alle lunghe camminate, conosce tutti i sentieri, gli scorci suggestivi. Quel lavoro preliminare mi fa sentire 'a casa' quando mi muovo tra le pieghe di una grande sinfonia o quando con l'orchestra dialogo con un solista o un cantante d'Opera. Questo è anche il motivo per cui sto sempre più dirigendo a memoria: questo mi permette di stare in contatto con la musica e con i musicisti, e anche in questo mi riconosco nel modo di lavorare di Claudio Abbado.
In chiusura è di rigore la domanda d‘obbligo: l’immediato futuro ti vede impegnato in...?
Mi aspettano molti progetti; avvicinerò per la prima volta composizioni che adoro come la Quarta Sinfonia di Schumann e ritroverò con grande piacere composizioni già dirette varie volte come l'Incompiuta di Schubert, ma nell'immediato mi concederò qualche settimana di stacco, di vacanza dalla musica, per lasciare decantare la miriade di note che mi si sono depositate dentro con gli ultimi concerti e fare spazio alla musica che sta per arrivare.
Grazie Alessandro per la cortesia con cui hai accettato questa intervista ed in bocca al lupo per tutto.
Grazie a te per questo momento di condivisione.


Renzo Bellardone

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