A un secolo dalla nascita di una delle avanguardie storiche e a cinquanta
dalla morte di uno dei suoi artisti di punta, una grande mostra nella Capitale
allestita da Francesco Venezia
Arp in mostra alle Terme di Diocleziano
nell’allestimento di Francesco Venezia – foto AChemollo
Anniversario fluido per Dada, che
non vede affievolirsi le iniziative che in questo 2016 celebrano un secolo
esatto dalla sua nascita, nell’ormai leggendario Cabaret Voltaire di Zurigo.
Anzi: con l’avvicinarsi della fine dell’anno invece che scivolare nel dimenticatoio
si sparano gli ultimi colpi. E che colpi, in quel di Roma! Sono le Grandi Aule
alle Terme di Diocleziano ad accogliere dal 30 settembre la grande
retrospettiva che racconta, con ottanta opere, la parabola di Jean Arp, che di quella avventura fu
protagonista e di cui ricorre – casualità cronologica – il cinquantesimo
anniversario della morte. L’evento, curato da Alberto Fiz, propone stampe e
papier collé, tra i media più riconoscibili dell’artista nei suoi primi anni di
carriera; ma è nella statuaria che trova, considerata la location, le occasioni
di maggiore suggestione.
UN ALLESTIMENTO D’AUTORE
Colpo d’occhio maestoso quello offerto dalle sculture di maggiori dimensioni (superiamo i tre metri di altezza con Berger de Nuages del 1953), come Pépin Géant (1937) in prestito dal Centre Pompidou e Femme paysage (1966). Ma è l’intero percorso espositivo firmato niente meno che dall’architetto Francesco Venezia (già al lavoro sulla grande mostra che palazzo Grassi ha dedicato agli Etruschi nel 2000; ma soprattutto sul museo di Gibellina, nato in reazione al terremoto del Belice) che affascina per il suo coraggio. Perché risolve in modo drastico ogni preteso riferimento al classico nell’opera dell’artista: “l’allestimento appare come isolato e quasi sospeso nello spazio immenso delle due Aule delle Terme” spiega Venezia “metafora dell’ardua individuazione, nell’opera di Jean Arp, di un riflesso dell’antico o di un carattere dell’anima eminentemente storico”. Nessun accostamento forzoso insomma, ma un dialogo che gioca a livello quasi subliminale sul linguaggio immediato del colore: “gli steli penduli che reggono i corpi, illuminanti, le pareti degli espositori, le basi delle sculture intrecciano in prospettiva e con calcolata varietà cinque colori: il nero, il verde, il rosso, il giallo e l’azzurro. Sono colori ricorrenti nell’opera grafica dell’artista”.
Colpo d’occhio maestoso quello offerto dalle sculture di maggiori dimensioni (superiamo i tre metri di altezza con Berger de Nuages del 1953), come Pépin Géant (1937) in prestito dal Centre Pompidou e Femme paysage (1966). Ma è l’intero percorso espositivo firmato niente meno che dall’architetto Francesco Venezia (già al lavoro sulla grande mostra che palazzo Grassi ha dedicato agli Etruschi nel 2000; ma soprattutto sul museo di Gibellina, nato in reazione al terremoto del Belice) che affascina per il suo coraggio. Perché risolve in modo drastico ogni preteso riferimento al classico nell’opera dell’artista: “l’allestimento appare come isolato e quasi sospeso nello spazio immenso delle due Aule delle Terme” spiega Venezia “metafora dell’ardua individuazione, nell’opera di Jean Arp, di un riflesso dell’antico o di un carattere dell’anima eminentemente storico”. Nessun accostamento forzoso insomma, ma un dialogo che gioca a livello quasi subliminale sul linguaggio immediato del colore: “gli steli penduli che reggono i corpi, illuminanti, le pareti degli espositori, le basi delle sculture intrecciano in prospettiva e con calcolata varietà cinque colori: il nero, il verde, il rosso, il giallo e l’azzurro. Sono colori ricorrenti nell’opera grafica dell’artista”.
CONTEMPORANEO E
ARCHEOLOGIA
La mostra di Arp, di cui vi mostriamo in anteprima alcune immagini, conferma la vitalità delle aree archeologiche come spazi per il moderno e il contemporaneo, così come voluto dal progetto organico presentato la scorsa primavera e volto alla costruzione di un cartellone omogeneo di iniziative. Sono le stesse Terme di Diocleziano ad aver accolto ancora recentemente a personale di Henry Moore e prima ancora quella diRodin, mentre pochi mesi fa le bandiere di Daniel Buren sventolavano sul Palatino, con le sculture di Gustavo Aceves che ancora imperversano al Mercato di Traiano …
La mostra di Arp, di cui vi mostriamo in anteprima alcune immagini, conferma la vitalità delle aree archeologiche come spazi per il moderno e il contemporaneo, così come voluto dal progetto organico presentato la scorsa primavera e volto alla costruzione di un cartellone omogeneo di iniziative. Sono le stesse Terme di Diocleziano ad aver accolto ancora recentemente a personale di Henry Moore e prima ancora quella diRodin, mentre pochi mesi fa le bandiere di Daniel Buren sventolavano sul Palatino, con le sculture di Gustavo Aceves che ancora imperversano al Mercato di Traiano …
http://www.artribune.com/2016/09/jean-arp-terme-diocleziano-roma-dada/
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