lunes, 17 de octubre de 2016

LA BOHÈME - TEATRO REGIO DI TORINO

In occasione del 120° anniversario della prima esecuzione assoluta di ‘La bohème’ di Giacomo Puccini - Torino, Teatro Regio, 1 febbraio 1896

Resta celebre la frase di Massimo d'Azeglio  "abbiamo fatto l'Italia, ora si tratta di fare gli italiani", quando  il 27 gennaio 1861 si svolse il primo turno per le elezioni dei deputati del primo Parlamento nazionale che fu inaugurato il 18 febbraio dello stesso anno presso Palazzo Carignano, residenza reale dei Savoia a Torino. Il primo Parlamento italiano, fu composto, tra gli altri, dagli eroi dell'Unità d'Italia come Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi. Torino, prima capitale d’Italia resta anche la sede della Prima Assoluta di Bohème che la responsabile e visionaria direzione del Teatro Regio ripropone in apertura della stagione 2016/17 in onore dei 120 anni dalla sua prima esecuzione pubblica.



Sabato 15  Ottobre 2016  
Opera in quattro quadri
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henry Murger
Musica di Giacomo Puccini
 
Personaggi
Interpreti

Mimì soprano
Erika Grimaldi 

Rodolfo, poeta tenore
Iván Ayón Rivas 

Musetta soprano
Francesca Sassu 

Marcello, pittore baritono
Simone Del Savio 

Schaunard, musicista baritono
Benjamin Cho

Collinefilosofo basso
Gabriele Sagona

Benoît, padrone di casa
e Alcindoro consigliere
di stato basso


Matteo Peirone

Parpignol, venditore ambulante
tenore

Cullen Gandy

Sergente dei doganieri basso

Un doganiere baritono
Marco Sportelli 

Riccardo Mattiotto





Direttore d'orchestra
Gianandrea Noseda

Regia
Àlex Ollé

Scene
Alfons Flores

Costumi
Lluc Castells

Luci
Urs Schönebaum

Collaboratore alla regia
Susana Gómez

Assistente alle scene
Sarah Bernardy

Assistenti ai costumi
José Novoa / Elena Cicorella

Maestro dei cori
Claudio Fenoglio


Orchestra e Coro del Teatro Regio Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio "G. Verdi"  - Nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro dell'Opera di Roma

Parigi  o forse  un qualsiasi posto all’interno di una grande città europea è l’ambientazione scenica  strutturalmente  innovativa e volumetricamente colossale: a vederla dal palco e guardare verso l’alto è impressionante il groviglio di tubi e scale per tre piani di abitazione metallica. Alfons Flores ha realizzato una scenografia di forte impatto che lascia tutto il sapore e l’aura di Bohème  collocando la vicenda  in una sorta di  gabbia con ampie aperture come è la vita: la gabbia che l’individuo si costruisce intorno, ma che con visione  lascia ricca di aperture verso il mondo in cui entrare e da cui uscire.



La regia di Alex Ollè è assolutamente rispettosa della trama e nulla toglie all’emozione che le arie pucciniane inoserabilmente fanno trabordare.
I costumi di Lluc Castess sono poveri come spesso la contemporaneità ci propone, ma pertinenti; le luci di Urs Schönebaum, senza ricercare effetti speciali (inutili in una realizzazione del genere) sono puntuali e di assoluta efficacia il finale dove domina il grigio metallico con l’unica nota di colore  rosso della coperta di Mimì appena spirata.
Veniamo ora alla parte musicale. La consueta vigoria direzionale di Gianadrea Noseda è stata indirizzata alla ricerca della forte emozione e forse di una sorta di intima spettacolarizzazione della stessa, ovvero l’esaltazione dei sentimenti vissuti dai personaggi. L’apparente disconnessione tra l’impeto  e la poesia dei dolci sentimenti viene smentita da un coinvolgente Noseda che con cura ricercata va a trovare stille di  profumi musicali che sottolineano con impalpabile evanescenza i sospiri di Mimì……” si mi chiamano Mimì…il perché non so !” ed il trittico  Noseda, orchestra e cast  è sicuramente vincente. Erika Grimaldi che dopo aver timidamente fatto i primi passi canori proprio al Regio e proprio con Noseda, ora calca i più prestigiosi palcoscenici del mondo, e qui è la dolce protagonista che acuisce l’innata dolcezza grazie all’attesa dell’imminente maternità. La Grimaldi ha un bel colore e buon volume che porta la sua voce a scintillare sia negli acuti che nei toni più sommessamente espressivi. Circa il tenore  Iván Ayón Rivas  che dire? Un ragazzo poco più che ventenne che alla sua prima uscita in palcoscenico riesce a catturare il pubblico è assolutamente meritevole di apprezzamenti ed applausi. La gioventù si percepisce, ma il livello già raggiunto è encomiabile! Bravo Rivas ed ancora una volta bravo a Noseda che crede nei giovani ed offre loro la possibilità di cimentarsi con il palco, con i ruoli ed in fine con se stessi, per studiare e crescere.
Francesca Sassu accorata e cristallina Musetta è piaciuta sinceramente ed anche Simone Del Savio nel ruolo del pittore Marcello ha dato prova di maturità. Gabriele Sagona in Colline con la sua “vecchia zimarra” è stato apprezzato per intonazione e bel timbro.  Shaunard il musicista ha incontrato in Benjamin Cho un simpatico e divertente interprete con buon  garbo nell’emissione. Bravi anche gli altri interpreti ed uno per tutti  farei un accenno a Matteo Peirone (alla sua 120 recita in Boheme) nel doppio ruolo dell’inquietante Benoit che porta le bollette dell’affitto da pagare e poi in quello di Alcindoro simpaticamente buffo al Caffè Momus (forse sulla rive gauche? forse sulla rive droite?....non importa!) simpaticamente servito da cameriere tentatrici in abito bianco e parrucca azzurra.
Tutta l’opera è pervasa dal leit motiv che affiora qua e là con malcelata indifferenza a creare e mantenere l’attesa dell’emozione che inevitabilmente pervade.
La Musica vince sempre!

Renzo Bellardone 

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