Il Melodramma? Nasce a Firenze nel 1600
23 Aprile, 2020|Pillole di spettacolo
È il 1600, la Firenze dei Medici si appresta a
celebrare le nozze di Maria de’ Medici e di Enrico IV di Francia. A latere dei
tantissimi e sfarzosi spettacoli organizzati per festeggiare il grande evento,
vi è la messa in scena dell’Euridice , su libretto di Ottavio Rinuccini e la
musica di Jacopo Peri. È la più antica opera lirica giunta sino a noi. È la
nascita del Melodramma.
Matrimonio di Maria de’ Medici e Enrico IV –
Jacopo da Empoli
Parigi val bene una messa
L’Euridice fu rappresentata il 6 ottobre 1600,
nel teatro di Palazzo Pitti in occasione delle nozze di Maria de’ Medici ed
Enrico IV di Francia. L’apparato scenico era di Bernardo Buontalenti.
Il finale, troppo amaro e infelice, certamente
non adatto a una festa di nozze, fu modificato. In origine infatti Orfeo perde
per sempre la sia amata non riuscendo a salvarla dagli Inferi. Nella trama
rivista invece, l’infelice Orfeo ritornerà agli Inferi accompagnato da Venere
che convincerà gli dei a restituire Euridice al suo amato sposo.
Le origini: la Camerata de’ Bardi e la
sperimentazione teatrale
Ma qual è l’ambiente in cui nasce l’opera e
quali sono i suoi padri? Firenze tra il 1500 e il 1600 è una fucina di
attività, di movimenti e sperimentazioni intellettuali, il luogo in cui i più
grandi artisti del momento avevano l’occasione di lavorare e dar vita alle loro
opere.
La Camerata de’ Bardi è un circolo culturale
facente capo a Giovanni de’ Bardi conte di Vernio, uomo d’armi e intellettuale.
Il gruppo comprendeva teorici, poeti, musicisti del calibro di Vincenzo
Galilei, padre dell’astronomo Galileo Galilei, Giulio Caccini, Pietro Strozzi e
molti altri.
Gli adepti della Camerata de’ Bardi
intendevano ripristinare l’antica tragedia greca. Le ricerche iconografiche e
le fonti a disposizione avevano dimostrato ampiamente che le tragedie fossero
interamente cantate. L’obiettivo era pertanto quello di elaborare uno stile
musicale e recitativo adeguato in grado di cadenzare la parlata corrente ed il
canto: il recitar cantando. Si aprono così le porte del Melodramma.
Il primo successo della Camerata de’ Bardi:
gli intermedi della Pellegrina
La Camerata de’ Bardi ha finalmente
l’occasione di progettare l’evento che rimarrà una pietra miliare per la storia
del teatro e della musica occidentali. È il 1589, l’anno delle nozze di
Ferdinando I e Cristina di Lorena.
La Pellegrina, commedia di Girolamo Bargagli,
sarà così allestita nel Teatro Mediceo degli Uffizi per i festeggiamenti del
grande evento. Tra un atto e l’altro, sono previsti 6 intermezzi che trattano
“Il Potere della Musica”. Si tratta di brevi composizioni eseguite fra un atto
e l’altro delle commedie per interrompere la rappresentazione, spesso molto
lunga e anche noiosa.
La Camerata de’Bardi ha così l’occasione di
sperimentare attraverso gli Intermedi l’introduzione di brani monodici (il
nuovo stile che sarà alla base del melodramma), in un processo di creazione
collettiva di tutti i partecipanti al vivace circolo di intellettuali. Ciò che
accadde in quello spettacolo, costituirà il modello di ciò che diverrà una
norma nell’allestimento scenico di tutta Europa nei successivi duecento anni. È
un trionfo di spettacolarità: un
tripudio di macchine sceniche ed apparizioni nel fantasmagorico allestimento di
Bernardo Buontalenti.
Jacopo Peri, dalla più informale Dafne
all’Euridice
Jacopo Peri, detto “lo Zazzerino” per il modo
in cui portava i capelli, aveva composto e interpretato la parte di Arione, il
mitico cantore greco, nell’intermezzo marino della Pellegrina nel 1589.
Nel 1597 fu lui a scrivere la musica della
Dafne su libretto di Ottavio Rinuccini. Si tratta della prima vera opera
scritta nella storia, il primo esempio di melodramma che fu rappresentato in
casa di Iacopo Corsi.
Dafne è di fatto un sequel del terzo
intermezzo della Pellegrina. Apollo colpito dalla freccia di Eros si innamora
della ninfa Dafne che però lo rifiuta. Il finale appare come un ammonimento
goliardico per le fanciulle troppo restie a concedersi all’amore: Dafne sarà
tristemente trasformata in alloro per sfuggire al morboso amore di Apollo!
La perfezione dell’opera con Monteverdi
La sperimentazione del 1600 con l’Euridice
resta però una produzione a latere, mai completamente compresa e apprezzata nel
suo immenso valore dalla Corte de’ Medici.
Fu invece Claudio Monteverdi pochi anni dopo,
nel 1607, che portò a perfezione il melodramma alla Corte dei Gonzaga. Nei
saloni del Palazzo Ducale, il “Divin Claudio” mise infatti in scena l’Orfeo su
libretto di Alessandro Striggio.
Nel 1960 l’Euridice di Zeffirelli
L’Euridice di Jacopo Peri, Giardino di Boboli,
28 giugno 1960, Regia di Franco Zeffirelli
Il 28 giugno del 1960 Franco Zeffirelli mette
in scena al Giardino di Boboli, di fronte alla Fontana di Nettuno, l’Euridice
di Jacopo Peri: “La messinscena dell’Euridice non presentava particolari
problemi per me, perché l’opera in origine era già stata pensata come un grande
spettacolo per celebrare il matrimonio tra Maria de’ Medici e il “delfino”
francese. Trecentosessanta anni dopo, la presentammo di nuovo in quello che era
stato il suo teatro originario, il Palazzo dei Medici, ora Palazzo Pitti. Piero
Tosi venne da Roma a lavorare con me, e creò costumi di rara bellezza: ci
sembrava di rendere omaggio alla nostra città natale per tutto quello che ci aveva
insegnato.”
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