miércoles, 29 de abril de 2020

E IL MELODRAMMA? NASCE A FIRENZE NEL 1600


Il Melodramma? Nasce a Firenze nel 1600
23 Aprile, 2020|Pillole di spettacolo



È il 1600, la Firenze dei Medici si appresta a celebrare le nozze di Maria de’ Medici e di Enrico IV di Francia. A latere dei tantissimi e sfarzosi spettacoli organizzati per festeggiare il grande evento, vi è la messa in scena dell’Euridice , su libretto di Ottavio Rinuccini e la musica di Jacopo Peri. È la più antica opera lirica giunta sino a noi. È la nascita del Melodramma.

Matrimonio di Maria de’ Medici e Enrico IV – Jacopo da Empoli

Parigi val bene una messa
L’Euridice fu rappresentata il 6 ottobre 1600, nel teatro di Palazzo Pitti in occasione delle nozze di Maria de’ Medici ed Enrico IV di Francia. L’apparato scenico era di Bernardo Buontalenti.

Il finale, troppo amaro e infelice, certamente non adatto a una festa di nozze, fu modificato. In origine infatti Orfeo perde per sempre la sia amata non riuscendo a salvarla dagli Inferi. Nella trama rivista invece, l’infelice Orfeo ritornerà agli Inferi accompagnato da Venere che convincerà gli dei a restituire Euridice al suo amato sposo.

Le origini: la Camerata de’ Bardi e la sperimentazione teatrale
Ma qual è l’ambiente in cui nasce l’opera e quali sono i suoi padri? Firenze tra il 1500 e il 1600 è una fucina di attività, di movimenti e sperimentazioni intellettuali, il luogo in cui i più grandi artisti del momento avevano l’occasione di lavorare e dar vita alle loro opere.

La Camerata de’ Bardi è un circolo culturale facente capo a Giovanni de’ Bardi conte di Vernio, uomo d’armi e intellettuale. Il gruppo comprendeva teorici, poeti, musicisti del calibro di Vincenzo Galilei, padre dell’astronomo Galileo Galilei, Giulio Caccini, Pietro Strozzi e molti altri.

Gli adepti della Camerata de’ Bardi intendevano ripristinare l’antica tragedia greca. Le ricerche iconografiche e le fonti a disposizione avevano dimostrato ampiamente che le tragedie fossero interamente cantate. L’obiettivo era pertanto quello di elaborare uno stile musicale e recitativo adeguato in grado di cadenzare la parlata corrente ed il canto: il recitar cantando. Si aprono così le porte del Melodramma.

Il primo successo della Camerata de’ Bardi: gli intermedi della Pellegrina
La Camerata de’ Bardi ha finalmente l’occasione di progettare l’evento che rimarrà una pietra miliare per la storia del teatro e della musica occidentali. È il 1589, l’anno delle nozze di Ferdinando I e Cristina di Lorena.

La Pellegrina, commedia di Girolamo Bargagli, sarà così allestita nel Teatro Mediceo degli Uffizi per i festeggiamenti del grande evento. Tra un atto e l’altro, sono previsti 6 intermezzi che trattano “Il Potere della Musica”. Si tratta di brevi composizioni eseguite fra un atto e l’altro delle commedie per interrompere la rappresentazione, spesso molto lunga e anche noiosa.


La Camerata de’Bardi ha così l’occasione di sperimentare attraverso gli Intermedi l’introduzione di brani monodici (il nuovo stile che sarà alla base del melodramma), in un processo di creazione collettiva di tutti i partecipanti al vivace circolo di intellettuali. Ciò che accadde in quello spettacolo, costituirà il modello di ciò che diverrà una norma nell’allestimento scenico di tutta Europa nei successivi duecento anni. È un trionfo di spettacolarità:  un tripudio di macchine sceniche ed apparizioni nel fantasmagorico allestimento di Bernardo Buontalenti.
Jacopo Peri, dalla più informale Dafne all’Euridice
Jacopo Peri, detto “lo Zazzerino” per il modo in cui portava i capelli, aveva composto e interpretato la parte di Arione, il mitico cantore greco, nell’intermezzo marino della Pellegrina nel 1589.

Nel 1597 fu lui a scrivere la musica della Dafne su libretto di Ottavio Rinuccini. Si tratta della prima vera opera scritta nella storia, il primo esempio di melodramma che fu rappresentato in casa di Iacopo Corsi.

Dafne è di fatto un sequel del terzo intermezzo della Pellegrina. Apollo colpito dalla freccia di Eros si innamora della ninfa Dafne che però lo rifiuta. Il finale appare come un ammonimento goliardico per le fanciulle troppo restie a concedersi all’amore: Dafne sarà tristemente trasformata in alloro per sfuggire al morboso amore di Apollo!

La perfezione dell’opera con Monteverdi
La sperimentazione del 1600 con l’Euridice resta però una produzione a latere, mai completamente compresa e apprezzata nel suo immenso valore dalla Corte de’ Medici.

Fu invece Claudio Monteverdi pochi anni dopo, nel 1607, che portò a perfezione il melodramma alla Corte dei Gonzaga. Nei saloni del Palazzo Ducale, il “Divin Claudio” mise infatti in scena l’Orfeo su libretto di Alessandro Striggio.

Nel 1960 l’Euridice di Zeffirelli


L’Euridice di Jacopo Peri, Giardino di Boboli, 28 giugno 1960, Regia di Franco Zeffirelli

Il 28 giugno del 1960 Franco Zeffirelli mette in scena al Giardino di Boboli, di fronte alla Fontana di Nettuno, l’Euridice di Jacopo Peri: “La messinscena dell’Euridice non presentava particolari problemi per me, perché l’opera in origine era già stata pensata come un grande spettacolo per celebrare il matrimonio tra Maria de’ Medici e il “delfino” francese. Trecentosessanta anni dopo, la presentammo di nuovo in quello che era stato il suo teatro originario, il Palazzo dei Medici, ora Palazzo Pitti. Piero Tosi venne da Roma a lavorare con me, e creò costumi di rara bellezza: ci sembrava di rendere omaggio alla nostra città natale per tutto quello che ci aveva insegnato.”

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