Il Mose funziona: si alzano in contemporanea
le 78 paratoie mobili
Nella foto in alto: paratoie alzate alla bocca
di porto di San Nicolò
Buono l’esito dell’ultimo test. Zaia chiede
allo Stato il ripristino del Magistrato alle Acque.
Brugnaro che si definisca una soluzione per la gestione del Mose
Brugnaro che si definisca una soluzione per la gestione del Mose
Promosso. A 17 anni dalla posa della prima
pietra, il Mose, il sistema di barriere mobili che dovrà proteggere
Venezia dalle acque alte eccezionali, è stato messo in funzione.
Per la prima volta la laguna è stata completamente separata dal mare con l‘innalzamento in contemporanea delle 78 paratoie che costituiscono le 4 barriere che si trovano alle 3 bocche di porto di Lido-Treporti, Malamocco e Chioggia.
Nell’arco di 97 minuti la grande barriera gialla è emersa. L’ultima paratoia, la n.78, è riaffiorata alle ore 12.25 alla bocca di porto di Malamocco.
A lavori ultimati i tempi si ridurranno a circa 30 minuti.
A dare il via al sollevamento per il test finale, al quale hanno assistito le massime autorità dello Stato, il sindaco di Venezia e commissario straordinario dell’opera Luigi Brugnaro e il presidente della regione Luca Zaia, è stato il premier Giuseppe Conte. Con lui, il ministro Paola De Micheli (Infrastrutture), Luciana Lamorgese (Interno) e Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento). Ma anche numerosi sottosegretari e, ovviamente, i commissari straordinari Elisabetta Spitz e Francesco Ossola e il Provveditore Cinzia Zincone.
Per la prima volta la laguna è stata completamente separata dal mare con l‘innalzamento in contemporanea delle 78 paratoie che costituiscono le 4 barriere che si trovano alle 3 bocche di porto di Lido-Treporti, Malamocco e Chioggia.
Nell’arco di 97 minuti la grande barriera gialla è emersa. L’ultima paratoia, la n.78, è riaffiorata alle ore 12.25 alla bocca di porto di Malamocco.
A lavori ultimati i tempi si ridurranno a circa 30 minuti.
A dare il via al sollevamento per il test finale, al quale hanno assistito le massime autorità dello Stato, il sindaco di Venezia e commissario straordinario dell’opera Luigi Brugnaro e il presidente della regione Luca Zaia, è stato il premier Giuseppe Conte. Con lui, il ministro Paola De Micheli (Infrastrutture), Luciana Lamorgese (Interno) e Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento). Ma anche numerosi sottosegretari e, ovviamente, i commissari straordinari Elisabetta Spitz e Francesco Ossola e il Provveditore Cinzia Zincone.
Fiato sospeso tra i numerosi ospiti presenti
finché dall’acqua, in una calda giornata di sole, sono emersi dai
fondali i cassoni gialli azionati dalla control room dell’isola
artificiale realizzata di fronte a San Nicolò, mentre nei tunnel
sottomarini i tecnici monitoravano la situazione.
Ed ecco la grande barriera gialla
Le paratoie sono salite liberandosi
gradualmente dell’acqua che le riempie quando sono immerse e riempiendosi via
via d’aria compressa per galleggiare.
E’ così che funzionano.
Una volta in superficie creano una grande barriera
gialla che impedisce al mare di entrare in laguna.
Le 78 paratoie sono state sollevate tutte in
contemporanea ma sono indipendenti l’una dall’altra per consentire una maggior
velocità nelle operazioni di innalzamento e di immersione.
Alla bocca di porto di Lido le barriere sono
due con complessivamente 41 paratoie divise
tra il canale a nord di Treporti (21) e il canale a sud di San Nicolò (20).
La barriera alla bocca di porto di Malamocco, dov’è stata costruita una conca di navigazione per consentire comunque alle navi di transitare, contiene 19 paratoie mentre quella di Chioggia, dove è stato costruito un porto rifugio per imbarcazioni e pescherecci, ne contiene 18.
E’ quella che viene definita comunemente “Baby MOSE” e che, posta sul canal Vena, salvaguarda il centro storico, dove l’innalzamento delle rive non è stato possibile ovunque.
La barriera alla bocca di porto di Malamocco, dov’è stata costruita una conca di navigazione per consentire comunque alle navi di transitare, contiene 19 paratoie mentre quella di Chioggia, dove è stato costruito un porto rifugio per imbarcazioni e pescherecci, ne contiene 18.
E’ quella che viene definita comunemente “Baby MOSE” e che, posta sul canal Vena, salvaguarda il centro storico, dove l’innalzamento delle rive non è stato possibile ovunque.
Il premier Conte: “Siamo all’ultimo miglio”
“Dobbiamo augurarci tutti che il Mose funzioni
– ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prima di dare
ufficialmente il via al test – Quest’imponente opera ci ha visti arrivare
all’ultimo miglio e una politica responsabile, davanti all’ultimo miglio, si
prende le proprie responsabilità e decide che con un ulteriore sforzo
finanziario l’opera debba essere completata. L’acqua alta distrugge la
vita economica, sociale e il tessuto produttivo della città, rischia
di deterpurare questo meraviglioso patrimonio architettonico e storico. Per
questo dobbiamo concentrarci sul superamento delle polemiche e della storia del
Mose. Dobbiamo continuare a lavorare perché Venezia sia salvaguardata e
oggi il Governo è qui per questa ragione. Non per un’inaugurazione – ha
rilevato il premier – ma per toccare con mano e verificare l’andamento dei
lavori e vedere finalmente la chiusura contemporanea di tutte le bocche di
porto”.
Una visione condivisa dal sindaco di Venezia
Luigi Brugnaro e dal presidente della regione Luca Zaia.
“Non vanno strumentalizzate le difficoltà che abbiamo ereditato. Oggi c’è solo da sperare che tutto funzioni – ha affermato il sindaco Brugnaro – Io rappresento i cittadini, quelli che beneficeranno di quest’opera, per la cui gestione bisogna però anche individuare al più presto una soluzione. Il Mose -ha ricordato – non riguarda solo le mareggiate ma l’intera vita della città”.
Una richiesta è giunta anche dal presidente della Regione Luca Zaia con il ripristino del Magistrato alle Acque.
“Non vanno strumentalizzate le difficoltà che abbiamo ereditato. Oggi c’è solo da sperare che tutto funzioni – ha affermato il sindaco Brugnaro – Io rappresento i cittadini, quelli che beneficeranno di quest’opera, per la cui gestione bisogna però anche individuare al più presto una soluzione. Il Mose -ha ricordato – non riguarda solo le mareggiate ma l’intera vita della città”.
Una richiesta è giunta anche dal presidente della Regione Luca Zaia con il ripristino del Magistrato alle Acque.
Il Mose: una storia lunga e complessa
La posa della prima pietra del Mose risale
al 14 maggio 2003.
Ma il dibattito sulla difesa di Venezia dalle acque alte eccezionali che ha portato alla sua progettazione è iniziato subito dopo la tragedia del 4 novembre del 1966, quando la prima acqua alta più importante della storia ha sommerso città e isole giungendo a una marea inedita di 194 cm.
Tra polemiche e scandali giudiziari il Mose ha continuato la sua strada, accumulando ritardi, polemiche e aumenti di costi.
Ma a oggi è ancora ritenuto un unicum dell’ingegneria idraulica per “le minime interferenze ambientali e per la possibilità che, grazie alle conche di navigazione, offre a navi e imbarcazioni di navigare anche con le paratoie sollevate“.
L’accelerata ai lavori si è avuta in seguito alla seconda acqua alta più grande della storia: quella del 12 novembre 2019, che ha registrato il livello di 187 cm.
Attualmente il Modulo Sperimentale Elettromeccanico (MOSE) non è ancora concluso.
La fine lavori è stata fissata per il 31 dicembre 2021 ma l’esito del tanto atteso test finale garantisce che, in caso di necessità, le barriere potranno essere sollevate tutte assieme già in autunno.
Ma il dibattito sulla difesa di Venezia dalle acque alte eccezionali che ha portato alla sua progettazione è iniziato subito dopo la tragedia del 4 novembre del 1966, quando la prima acqua alta più importante della storia ha sommerso città e isole giungendo a una marea inedita di 194 cm.
Tra polemiche e scandali giudiziari il Mose ha continuato la sua strada, accumulando ritardi, polemiche e aumenti di costi.
Ma a oggi è ancora ritenuto un unicum dell’ingegneria idraulica per “le minime interferenze ambientali e per la possibilità che, grazie alle conche di navigazione, offre a navi e imbarcazioni di navigare anche con le paratoie sollevate“.
L’accelerata ai lavori si è avuta in seguito alla seconda acqua alta più grande della storia: quella del 12 novembre 2019, che ha registrato il livello di 187 cm.
Attualmente il Modulo Sperimentale Elettromeccanico (MOSE) non è ancora concluso.
La fine lavori è stata fissata per il 31 dicembre 2021 ma l’esito del tanto atteso test finale garantisce che, in caso di necessità, le barriere potranno essere sollevate tutte assieme già in autunno.
Il progettone
All’inizio il MOSE si chiamava così:
Progettone. Questo perché il sistema di difesa di Venezia dalle
acque alte eccezionali (maree cioè alte fino a 3 metri) e da un innalzamento
del livello del mare fino a 60 cm nei prossimi 100 anni, non è solo
una serie di chilometri di paratoie a scomparsa che si alzano impedendo
all’Adriatico di entrare in laguna.
Il Mose è infatti un sistema integrato di opere studiate per una difesa sinergica della città.
Prima dei cassoni e della paratoie mobili conficcate nei fondali delle bocche di Porto di Lido, Malamocco e Chioggia, nella città storica sono stati rialzati e rinforzati 100 km di rive, ricalibrati 200 km di canali, sono state difese le sponde di 12 isole e realizzati 1600 ettari di nuove barene e velme. Infine, sono stati creati 56 km di nuove spiagge.
Il Mose è infatti un sistema integrato di opere studiate per una difesa sinergica della città.
Prima dei cassoni e della paratoie mobili conficcate nei fondali delle bocche di Porto di Lido, Malamocco e Chioggia, nella città storica sono stati rialzati e rinforzati 100 km di rive, ricalibrati 200 km di canali, sono state difese le sponde di 12 isole e realizzati 1600 ettari di nuove barene e velme. Infine, sono stati creati 56 km di nuove spiagge.
https://www.metropolitano.it/mose-venezia-funziona/
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