24/03 - 02/10/2022
Quattro voci maschili e una femminile
rievocano le magistrature di età repubblicana, rivelando l’essenza della vita
politica di Roma antica nell’età repubblicana.
Parte integrante del progetto La Roma della Repubblica. Il racconto dell’Archeologia, la mostra è incentrata sulle cariche pubbliche dei magistrati di età repubblicana, il cursus honorum, aspetto fondamentale della vita politica di Roma antica.
Protagonisti di questo racconto sono cinque
personaggi anonimi raffigurati da altrettante statue che fungono da narratori
di eccezione: quattro sono figure maschili a cui si aggiunge una voce diversa,
una figura femminile, che rappresenta una realtà altrimenti assente in una
società inevitabilmente dominata dagli uomini. Il loro compito è avvicinare il
pubblico a monumenti di valore storico e simbolico che celebrano memorabili
imprese belliche, insieme ad altri che ci illustrano ruoli legati
all’amministrazione della città e alla costruzione del prestigio sociale degli
individui e delle loro famiglie.
Con l’aiuto di queste guide particolari, ai
visitatori saranno ricordati episodi di guerra e conquiste che segnarono tappe
fondamentali nella storia dell’espansione di Roma: esempio di spicco è la prima
vittoria navale sui Cartaginesi nelle acque di Milazzo, ricordata dalla Colonna
Rostrata eretta in onore del console Gaio Duilio.
Questo e altri eventi sono narrati da tre
statuae ritratto di travertino della metà del I secolo a.C., già a Villa
Celimontana, che vestono il pallio, ossia il mantello che si indossava sulla
tunica.
Lo ius imaginum, ossia il diritto di
conservare in casa i ritratti degli antenati da esibire durante i funerali e in
particolari occasioni pubbliche, inizialmente esclusivo del patriziato ed esteso
nel IV secolo a.C. anche ai plebei quando ebbero accesso alle cariche
pubbliche, è invece narrato dal famoso “Togato Barberini” (dal nome della
collezione di provenienza). La maestosa statua in marmo, databile al primo
quarto del I secolo d.C., costituisce una testimonianza unica del sistema di
autolegittimazione che le famiglie che detenevano il potere mettevano in atto,
utilizzando la fama e il prestigio degli avi.
La voce che anima la figura femminile, parte
di un Gruppo funerario con fanciulla, realizzato in marmo lunense e databile
alla metà circa del I secolo a.C., introduce infine ai monumenti funerari, in
particolare ai sarcofagi provenienti dal sepolcro della gens Cornelia, rara
testimonianza archeologica di una tomba gentilizia di età repubblicana.
L’esibizione, lungo le strade che uscivano da Roma, delle architetture e delle
pitture dei sepolcri gentilizi costituivano un altro elemento di ostentazione
del potere acquisito.
Nella mostra si dà conto, inoltre, delle
caratteristiche delle magistrature romane: collegiali, e di durata limitata, in
prevalenza annuale. I magistrati superiori – consoli, pretori, censori – erano
eletti dai cittadini ripartiti in base al censo, riuniti nei comizi centuriati
e contraddistinti da speciali attributi come la sedia curule, i fasci (simboli
del potere coercitivo) e una speciale toga bordata. Erano i soli a poter
celebrare il trionfo.
I magistrati minori – questori, edili – erano
eletti dai cittadini ripartiti per tribù, riuniti nei comizi tributi. L’ordine
di successione delle cariche fu stabilito nel II secolo a.C. con una legge che
specificava anche l’età minima dei candidati e il tempo che doveva trascorrere
tra una magistratura e la successiva. Le tappe, in ordine ascendente, erano:
questura, tribunato, edilità, pretura, consolato e censura, a cui va aggiunta
l’investitura temporanea ed eccezionale della dittatura.
Con l’avvento della Repubblica i poteri, in
precedenza concentrati nella figura del re, erano stati distribuiti tra il
pontefice massimo, cui spettavano le principali prerogative religiose, e i
consoli, coppia di magistrati con competenze civili e comando militare.
Per accedere al cursus honorum erano
necessari, oltre a un censo minimo, fama e prestigio degli antenati: chi non
apparteneva a poche illustri famiglie era un “uomo nuovo”. Le regole di
ingresso alle magistrature e l’articolazione delle cariche subirono
modificazioni nel tempo: l’accesso alle magistrature principali (consolato),
inizialmente limitato ai membri delle famiglie patrizie, nel IV secolo a.C. fu
esteso ai plebei. Con il progressivo aumento della potenza di Roma, si
istituirono altre magistrature elettive con competenze circoscritte.
La mostra si avvale in modo esclusivo di opere
pertinenti alle collezioni capitoline, in parte provenienti dall’esposizione
permanente della Centrale Montemartini, in parte solitamente non esposte. È
stata questa – secondo un intento che la Direzione Musei Capitolini e musei
archeologici persegue con l’organizzazione di mostre basate su materiali delle
proprie collezioni – una nuova occasione per procedere con attività di
conservazione, restauro e valorizzazione del ricchissimo patrimonio che occorre
sempre più rendere accessibile al pubblico.
È all’interno di questo quadro che si è
proceduto con un allestimento multimediale, coinvolgente, volto ad avvicinare i
visitatori ad argomenti complessi e a particolari monumenti; si pensi ai
documenti epigrafici, importantissime fonti storiche dirette di non immediata
lettura. L’esposizione si colloca, infine, come ideale trait-d’union tra la
videoinstallazione L’eredità di Cesare e la conquista del tempo, visibile nella
Sala della Lupa e dei Fasti Antichi del Palazzo dei Conservatori e
l’esposizione Roma della Repubblica. Il racconto dell’Archeologia, di prossima
realizzazione ai Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli.
http://www.museicapitolini.org/it/mostra-evento/cursus-honorum-il-governo-di-roma-prima-di-cesare
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