Roberto Alagna e Aleksandra Kurzak rinunciano a cantare nella messinscena di “Tosca” del regista Rafael R. Villalobos, in programma al Gran Teatre del Liceu e ispirata al film di Pasolini “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. I due artisti non intendono essere ostaggi di un progetto dove si tratta di violenza e si presentano situazioni incoerenti con il capolavoro pucciniano. Qui l’intervista rilasciata da Alagna a Roberto Mori. CONNESSI ALL´ OPERA
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84esimo Festival del Maggio Musicale Fiorentino
Domenica 22 maggio 2022 alle ore 20 prima rappresentazione assoluta al Maggio
de “I due Foscari”, di Giuseppe Verdi.
Sul podio della Sala Mehta, alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio il
maestro Carlo Rizzi, la regia è di Grischa Asagaroff.
Plácido Domingo nel ruolo di Francesco Foscari, Jonathan Tetelman è Jacopo
Foscari,
María José Siri è Lucrezia e Riccardo Fassi è Jacopo
Loredano.
Record personale di Plácido Domingo, artista con più di 130 ruoli in repertorio, che con lo spettacolo del 22 maggio raggiunge la 4100 recita operistica della sua carriera.
Firenze, 16 maggio 2022 – Quarto titolo operistico per l’84º Festival del Maggio Musicale
Fiorentino: domenica 22 maggio, alle ore 20, il maestro Carlo
Rizzi, alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio, sul
podio della Sala Mehta per il debutto assoluto de I due Foscari,
di Giuseppe Verdi. La regia dell’opera, alla sua prima
rappresentazione al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e che a
suo tempo fu eseguita per la prima volta a Firenze al Teatro della Pergola
nel gennaio del 1845, è firmata da Grischa Asagaroff, scene e
costumi d’ispirazione d’epoca sono di Luigi Perego, le luci
di Valerio Tiberi e la coreografia è curata da Cristiano
Colangelo.
In locandina una compagnia di
canto che schiera per iniziare uno dei più celebri nomi del panorama
lirico mondiale: Plácido Domingo che è Francesco Foscari,
Doge di Venezia. Suo figlio, Jacopo
Foscari, è interpretato da Jonathan Tetelman; al suo
debutto al Maggio è considerato uno dei più promettenti tenori della sua
generazione. Un altro nome di caratura internazionale e grandissima voce
verdiana è il soprano María José Siri che interpreta Lucrezia
Contarini, moglie di Jacopo; il basso Riccardo Fassi al suo
debutto fiorentino interpreta Jacopo Loredano, membro del Consiglio de’
Dieci.
Completano il cast, quattro artisti
dell’Accademia del Maggio: Joseph Dahdah è il senatore
Barbarigo, Xenia Tziouvaras nel ruolo di Pisana, Lulama
Taifasi come Fante del Consiglio de’ Dieci e Adam Jon come
Servo del Doge. Il Coro del Maggio è diretto dal maestro Lorenzo
Fratini.
Altre quattro le recite in cartellone: il 25, 31 maggio e 3 giugno alle ore 20 e il 28 maggio alle ore 17.
Grazie alla Fondazione CR Firenze, la recita
del 03/06/2022 è in vendita con uno sconto del 50% su i biglietti di ogni
settore.
Per il ciclo “Oltre il sipario”, conferenze
sulle opere del Festival realizzato in collaborazione con Publiacqua, venerdì
20 maggio alle ore 17:30 il musicologo Giuseppe Rossi parlerà dell’opera.
L’incontro si svolgerà nel Foyer di galleria del Teatro con la partecipazione
dei cantanti e dei pianisti dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino.
Il maestro Carlo Rizzi, giunto
alla sua quarta produzione al Maggio dopo le recite in forma di concerto
di Un ballo in maschera e La Traviata di
Verdi, entrambe dirette nel luglio del 2020 e il concerto tenuto insieme a Juan
Diego Flórez nel settembre dello stesso anno, è uno dei direttori più
apprezzati della scena internazionale e nel corso della sua carriera ha legato
il suo nome ad alcuni dei teatri più prestigiosi come il Metropolitan di New
York e il Covent Garden di Londra; è dotato di un repertorio ampio che si
estende dai capisaldi operistici di Verdi, Puccini e Rossini alle rarità di
Bellini, Cimarosa e Donizetti e a Giordano, Pizzetti e Montemezzi. Ha
collaborato con orchestre del calibro della London Philharmonic, la Filarmonica
della Scala, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la
Hungarian National Philharmonic. Anche il maestro Rizzi affronta per la
prima volta I due Foscari, e non nasconde le sue emozioni nel
tornare al Maggio: “Dopo Traviata e Un Ballo in
Maschera dell’estate del 2020 sono davvero felice di ritornare al
Maggio con I Due Foscari, questa volta nella nuova sala Zubin
Metha. Una sala dall’acustica viva ma non spigolosa e che permette un rapporto
molto diretto tra la buca e il palcoscenico: qui è possibile percepire tutte le
sfumature che Verdi ha inserito in quest’opera, dal pianissimo mormorato del
tema affidato al clarinetto all’esplosione violenta a tutta che sottolinea
l’incubo di Jacopo Foscari in prigione. È un’ opera relativamente breve dove le
scene si susseguono e il dramma si svolge rapidamente, mettendo a nudo i
diversi stati d’animo dei personaggi che Verdi sottolinea anche con dei ‘
leitmotiv’ ante litteram. È la prima volta che dirigo i Foscari e
sono particolarmente contento di poterlo fare con il coro e l’orchestra del
Maggio che hanno un’innata affinità con questa musica e con un cast di
grandissimi artisti”.
La regia è curata da Grischa Asagaroff, giunto alla sua seconda produzione per il Maggio dopo le due messe in scena di L’elisir d’amore per i bambini, riduzione per ragazzi del capolavoro di Donizetti andate in scena a febbraio e ottobre 2020 dirette da Gianna Fratta. “Non è la prima volta che affronto una composizione verdiana, come Ernani, Rigoletto o Otello, dice il regista, è però la prima volta che affronto I due Foscari e devo dire che più che mi addentravo nella conoscenza di quest’opera, più me ne sono assolutamente innamorato, anche grazie ai vari leitmotiv che mi hanno ricordato lo ‘stile wagneriano’. Anche la musica stessa è molto cupa, triste addirittura in molte sfumature. L’opera stessa ‘vive’ di personaggi come Loredano per esempio, permeati da una personalità cupa e quasi ‘sinistra’. Anche con Luigi Perego, che ha curato le scene e i costumi, abbiamo pensato di cercare di sfruttare quanto più spazio possibile e questo ci è stato possibile anche grazie alla scenografia: ci siamo ispirati alla tomba di Foscari, nella Chiesa dei Frari a Venezia; è la nostra ‘torre scenica’, che gira e che crea gli spazi in cui i cantanti si muoveranno. Abbiamo anche avuto il modo di creare gli spazi per il balletto, che reputo molto importante perché unico momento dell’opera in cui le atmosfere cupe riescono ad allentarsi, prima del terribile finale. Un altro aspetto che ho apprezzato molto di quest’opera è la rivalità fra le famiglie Foscari e Loredano: impossibile non trovare un rimando alla spietata rivalità familiare che fa da sfondo a Romeo e Giulietta.” Grischa Asagaroff ha lavorato in numerosi teatri d’opera tra cui quelli di Monaco, Dortmund e la Staatsoper di Vienna, dove ha lavorato a stretto contatto, tra gli altri, con Jean-Pierre Ponnelle. Dal 1979 lavora stabilmente al Teatro dell’Opera di Zurigo dove è stato anche direttore artistico e ha diretto numerose produzioni tra cui Maria Stuarda (Donizetti), Il barbiere di Siviglia (Rossini), I Puritani e La Sonnambula (Bellini), Ernani (Verdi), Fedora (Cilea), L’elisir d’amore (Donizetti) e Evgenij Onegin (Tchaikovsky). Ha inoltre diretto Der ring des Nibelungen (Wagner), Così fan tutte e Idomeneo (Mozart), Carmen (Bizet), L’amico Fritz (Mascagni), Simon Boccanegra (Verdi) che ha messo in scena in alcuni dei festival e teatri più importanti come Vienna, Atene, Buenos Aires, Dresda, Madrid, Monte Carlo e Salisburgo.
Nel ruolo del Doge di Venezia, padre di
Jacopo, il grande Plácido Domingo, che nel corso della sua carriera
ha interpretato il personaggio numerose volte. Fra i più apprezzati, acclamati
e famosi tenori del XX secolo, Domingo è stato capace, nel corso degli ultimi
anni, di imporsi, non solo come direttore d’orchestra ma anche come
baritono. Nei suoi quasi sessant’anni di attività musicale Domingo ha costruito
uno tra i più ampi ed eclettici repertori musicali del Novecento. La sua grande
poliedricità vocale, unita alla profonda conoscenza e sensibilità musicale e a
una naturale propensione per lo studio professionale e le lingue gli hanno
infatti permesso di affrontare un numero sconfinato di
ruoli, oltre 130 diversi. Innumerevoli le sue collaborazioni, inclusa
un’imponente discografia, con alcuni dei più grandi direttori dello scorso
mezzo secolo tra cui Claudio Abbado, Riccardo Muti, Zubin Mehta, Leonard
Bernstein, Carlos Kleiber e Bruno Bartoletti. Con la recita del 22 maggio,
Plácido Domingo taglia un suo personale traguardo: sarà la 4.100esima recita
della sua luminosa carriera. Di questo ruolo, Plácido Domingo ha detto: “Ho
avuto la grande gioia di impersonare i “due Dogi”: prima nel Simon
Boccanegra e poi, qualche anno più tardi, ne I due Foscari.
Penso che sia un’opera di Verdi assolutamente
straordinaria, anche se, magari, poco conosciuta: è straordinario pensare
inoltre che quest’opera sia stata scritta quasi in contemporanea all’altra
uscita nello stesso anno, Ernani, nel 1844. Un personaggio, da un
punto di vista drammaturgico, davvero stupendo. Vedo molto, nel personaggio di
Francesco, del dolore che Verdi possa aver provato in quel periodo, segnato
dalla perdita dei figli e della moglie. È inoltre un ruolo straordinario di
baritono, che sono orgoglioso di aver portato anche a Los Angeles. Anche
il cast è davvero stupendo: da Maria José Siri, che conosco bene perché abbiamo
cantato spesso assieme e poco tempo fa eravamo proprio qui al Maggio per Nabucco,
quando lei ha debuttato il ruolo di Abigaille. Maria è una cantante splendida;
Jonathan Tetelman pure è un tenore straordinario. In questa produzione il
lavoro del regista Asagaroff è semplice ma davvero efficace, e straordinario è
pure poter collaborare con il maestro Carlo Rizzi, con cui ho lavorato al
Metropolitan nel settembre del ‘99 in una produzione di Cavalleria e
Pagliacci. Quindi devo dire che sono davvero felice e divertito di
tornare al Maggio, in questa produzione che segna mia recita numero 4100 come
cantante! Iniziai con Traviata, appena diciottenne, quasi coetaneo di Alfredo
Germont e ora, a 81 anni compiuti interpreto Francesco Foscari, che proprio da
libretto ha la mia età. Ho avuto il piacere di sostenere questo ruolo in più di
30 recite. Penso proprio che il personaggio di Francesco mi si addica molto, e
come già accennato per me, questo è stato il secondo ‘Doge’, dopo il “Simone”,
mio primo ruolo assoluto quando nel 2009 passai dal registro di tenore a quello
baritonale.”
Jonathan Tetelman interpreta Jacopo Foscari: al suo debutto assoluto sulle scene del
Teatro del Maggio, ha compiuto gli studi presso l’American Boychoir School di
Princeton. Dopo la laurea presso la Manhattan School of Music – come baritono –
Tetelman ha proseguito gli studi universitari presso la Mannes School of Music,
dove ha iniziato il graduale passaggio al registro tenorile. In seguito ha
studiato con Mark Schnaible, che è stato determinante nel finalizzare il
processo di transizione vocale. Nel 2016 è arrivato in finale al “Mildred
Miller International Voice Competition” mentre l’anno successivo ha
trionfato al “New York Lyric Opera Theatre Competition”. Considerato dalla
critica come uno dei tenori più dotati e promettenti della sua generazione, ha
recentemente firmato un contratto in esclusiva con la Deutsche Grammophon;
nonstante la giovane età ha già affrontato numersi titoli operistici fra i
quali Madama Butterfly, Francesca da Rimini, Pagliacci, Tosca, Carmen e Werther. “È
meraviglioso essere qui a Firenze, al Maggio Musicale Fiorentino, per la prima
volta e poter cantare con questo cast meraviglioso, ha detto il tenore, credo
che ciò che Verdi definiva la ‘parola scenica’ sia nato con il ruolo di Jacopo
Foscari e che quest’opera stessa, e il mio personaggio, siano stati
d’ispirazione a Puccini per Cavaradossi. È un grande privilegio essere qui e
spero che tutti si divertiranno”.
Il ruolo di Lucrezia Contarini, moglie di
Jacopo, ha la voce di María José Siri: fra le più apprezzate
interpreti pucciniane e verdiane degli altimi anni, è una presenza costante nei
cartelloni dei più importanti festival e teatri internazionali come il Teatro
alla Scala, il Gran Teatre del Liceu, la Staatsoper di Vienna, la Staatsoper di
Berlino e i Festival dell’Arena di Verona e del Maggio Musicale Fiorentino. In
Italia ha debuttato nel 2008 al Teatro Carlo Felice di Genova sotto la
direzione musicale di Bruno Bartoletti ne Il Trovatore di
Giuseppe Verdi, sulle scene fiorentine, dopo il debutto avvenuto nel 2011 per
l’Aida diretta da Zubin Mehta per la regia di Ferzan Ozpetek, è
stata recentemente fra le protagoniste di Adriana Lecouvreur di
Francesco Cilea, opera inaugurale dell’83º Maggio Musicale diretta da Daniel
Harding per la regia di Frederic Wake Walker. Commentando il suo ritorno sulle
scene fiorentine, María José Siri non ha nascosto le sue emozioni: “Tornare al
Maggio è sempre una grande soddisfazione, sia professionale che personale:
adesso ho l’opportunità di farlo interpretando Lucrezia, in assoluto fra le
protagoniste verdiane più incisive per carattere, temperanza e resistenza. È
una vera e propria ‘tigre’, che combatte sino all’ultimo per difendere i ‘suoi’
Foscari, una nobile dall’animo umano ma al contempo battagliero, che non teme
di affrontare il temuto Consiglio de’ Dieci pur di proteggere coloro che ama”.
Jacopo Loredano, membro del Consiglio de’
Dieci, è interpretato da Riccardo Fassi: al suo debutto al Festival
del Maggio, Riccardo Fassi inizia il suo percorso artistico nel 2014 debuttando
come Masetto nel Don Giovanni con la regia di Graham Vick presso il Teatro
Sociale di Como. Da quel momento, nel corso degli anni, debutta in numerosi
teatri internazionali come la Wiener Staatsoper, il Teatro alla Scala di
Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Regio di Torino o L’Arena di
Verona. Il suo repertorio spazia tra Mozart, belcanto e Verdi inquadrandosi in
una vocalità di basso cantabile, spaziando da personaggi quali Figaro
da Le Nozze di Figaro, Don Giovanni e Leporello da Don
Giovanni, il Conte Rodolfo de La Sonnambula, o Colline ne La
Bohème sono alcuni dei ruoli che contraddistinguono la sua carriera.
Parlando del suo personaggio, vero antagonista dell’opera di Verdi, Fassi ha
espresso la sua grande soddisfazione nel dare voce ad un ruolo così
particolare, da lui già affrontato in carriera: “Reputo il ruolo di Loredano
ottimo per approcciarsi al repertorio verdiano: è il motore drammaturgico
dell’opera e risulta davvero divertente da interpretare. Essendo il ‘cattivo’
egli stravolge il destino degli altri personaggi e dipana la trama, grazie
alla spietata vendetta da lui stesso orchestrata. Debuttare al Festival del
Maggio, inoltre, mi dà una grande soddisfazione.”
Completano il cast quattro fra i talenti e gli
ex-allievi dell’Accademia del Maggio Musicale: Joseph Dahdah nel
ruolo del senatore Barbarigo; Xenia Tziouvaras come Pisana,
amica e confidente di Lucrezia; Lulama Taifasi come Fante del
Consiglio de’ Dieci e Adam Jon nel ruolo del Servo del Doge.
Xenia Tziouvaras e Joseph Dahdah saranno inoltre fra i protagonisti
dell’imminente Ayda – Amore fatale, spettacolo di Venti Lucenti tratto
dall’Aida di Verdi in programma dal 4 all’8 giugno nella Cavea del
Teatro del Maggio.
Nell’analisi dei costumi e delle soluzioni
scenografiche adottate, il costumista e scenografo Luigi Perego si
ha sottolineato soprattutto la funzione evocativa che un’opera come questa,
nella sua ambientazione storica, riesce a trasmettere: “Venezia è da sempre una
fonte inesauribile di creazioni evocative: il fatto stesso che sia una città
destinata a scomparire sprofondando nelle acque, evidenzia perfettamente quello
che è il cuore del capolavoro verdiano. Il mondo del Doge Francesco Foscari che
svanisce letteralmente davanti a lui. Per quanto riguarda le scene mi sono
lasciato ispirare dal “Monumento al Doge Francesco Foscari” nella Basilica dei
Frari a Venezia, penso che sia perfetto: elaborando scenograficamente il
monumento come se fosse una grande torre, facendolo girare esso crea gli
ambienti dell’opera.” Anche Valerio Tiberi, che cura le
luci, ha evidenziato di come anche il lavoro svolto sia stato ‘al servizio’
della struttura drammaturgica: “La luce in questo allestimento ha il compito
principale di valorizzare drammaturgicamente la scenografia e la regia messa in
opera. Anche la luce avrà delle sfumature psicologiche, nella prigione per
esempio, cosi come nel finale alla morte del Doge. L’ispirazione estetica
principale deriva invece da Rembrandt, per quanto essa possa essere
rappresentabile in uno spettacolo operistico e dinamico.”
In contrapposizione alle sfumature visive cupe
per il fato che attende i protagonisti, Cristiano Colangelo, che
firma la coreografia, ha parlato di come essa aiuti ad allentare in parte
l’atmosfera in scena: “La Barcarola del III atto, preceduta
dall’introduzione, è sicuramente un momento in cui nell’opera si allentano le
cupe atmosfere legate alla tragedia del racconto. Durante la creazione della
coreografia e attraverso i movimenti dei ballerini ho cercato di immaginarmi
quattro vigorosi gondolieri che nella fase di regata raggiungono delle giovani
ragazze, in palpitante attesa di essere accolte e trasportate sulle loro
gondole. Di ispirazione puramente neoclassica sarà interpretato da otto
danzatori.”
La Fondazione Teatro del Maggio ringrazia i
Soci fondatori di diritto e tutti i Soci privati e ringrazia gli sponsor della
Stagione e del Festival, Caffè Borbone e Officina Profumo-Farmaceutica Santa
Maria Novella, e lo sponsor dell’84esima edizione del Festival, Enel.
https://www.maggiofiorentino.com/comunicati/i-due-foscari-di-giuseppe-verdi-dal-22-maggio-2022/
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