viernes, 17 de febrero de 2023

PAOLO CONTE ALLA SCALA! MERCEDES-BENZ FASHION TALENT: DÉCIMO ANIVERSARIO


Paolo Conte: «Sarò il primo cantautore alla Scala, anche prima di Bob Dylan»

CORRIERE DELLA SERA. di Andrea Laffranchi, inviato ad Asti

Il piemontese all’esordio nel tempio della lirica: «Altro che Sanremo, questo è un teatro che fa sognare»

Paolo Conte: «Sarò il primo cantautore alla Scala, anche prima di Bob Dylan»

Paolo Conte sì e Bob Dylan, che attende da anni, no. Nemmeno Madonna che avrebbe voluto portarci l’ultimo tour. E chissà quanti altri gentili «no» sono partiti dalla sovrintendenza. Lo chansonnier astigiano sarà il primo artista a portare la canzone popolare e quella d’autore alla Scala. C’era stato un primo avvicinamento una quindicina di anni fa, ma non si erano incrociate le disponibilità. La primavera scorsa ci ha pensato Caterina Caselli , amica e sua editrice con Sugar, a riallacciare i fili e a concretizzare la serata. Conte sarà alla Scala, con un ensemble di 11 elementi, il 19 febbraio (sold out). «Ho suonato in teatri prestigiosi come il Barbican a Londra, la Philharmonie a Berlino… ma la Scala fa sognare. 


È il teatro simbolo che contiene la nostra grande musica, l’Italia ha dato il suo meglio con la lirica. Non ci sono mai stato da spettatore ed è un’emozione pensare ai fantasmi che sono passati da qui», racconta nel suo studio da avvocato, tavolone presidenziale, librerie piene di codici ma anche di raccoglitori con l’archivio della sua musica e dei suoi disegni.

La Scala ha fatto solo due eccezioni alla tradizione di lirica, sinfonica e danza: Keith Jarrett e Ludovico Einaudi (e un balletto con le musiche di Vasco)...

«La Scala si è sempre difesa da altre forme musicali. Non so se sarò il primo o l’ultimo».

Pare che giaccia da tempo una richiesta di Dylan...

«Non lo sapevo... Dylan avrà scritto cose importanti, ma se faccio il bilancio con la canzone italiana da un punto di vista letterario abbiamo dato molto di più noi, anche più dei francesi, e forse non ci è stato riconosciuto».

Pensa che un giorno il suo repertorio possa essere vissuto come classico?

«Il Novecento è stato un secolo che ha vissuto di corsa inseguendo la sua propria classicità nelle arti, ma senza mai trovarla perché si sono susseguite un’avanguardia dopo l’altra. Per il futuro bisognerà vedere se ci saranno avanguardie o se tutto scorrerà nel binario del tempo».

A proposito di prime volte e templi scardinati... è più rivoluzionario Conte alla Scala o Marracash, il primo rapper a vincere il Tenco?

«Non sapevo del Tenco, ma direi io alla Scala (ride)».

Cosa le manca per completare il curriculum? Il Festival di Sanremo?

«A me direttamente non lo hanno chiesto (allo staff sì, annuisce la manager Rita Allevato, ma l’offerta non veniva considerata ndr). Cosa potrebbero darmi, cosa c’è di superiore alla Scala? La vedo dura»

Segue la lirica?

«Un colpo di fulmine da bambino: sentii Verdi alla radio e caddi dal cavallo a dondolo. Crescendo non l’ho più seguita e mi sono concentrato sulla sinfonica. Grazie alla tv da 20 anni ho riscoperto l’opera. Sono un verdiano».

Farà «Azzurro», brano con il quale ha un rapporto altalenante? In fondo è il secondo inno italiano…

«Vero, mi ha colpito sentirla cantare dai balconi durante il lockdown. Stiamo ancora lavorando alla scaletta».

Il suo ultimo album è del 2016: c’è nuova musica in arrivo?

«Sono in una fase da pensionato: non ho voglia di inventare. Mi tengo compagnia con dipinti e disegni, un vizio ancora più vecchio della musica».

Lei era molto legato a Enzo Jannacci, a marzo sono 10 anni dalla sua scomparsa...

«Era il numero 1. Mi sembra che Milano non ne senta la mancanza. Che peccato...»

A Milano c’è la Scala del calcio, San Siro... Anche lì sembra che nessuno abbia paura di sentirne la mancanza...

«Io lo lascerei dov’è, lo stadio è bello sia da fuori che da dentro. Da bambino ero juventino. Il nostro vicino di ombrellone al mare era un dirigente del Milan e provava a farmi cambiare idea. Una volta andai a vedere Juve-Milan: 1 a 0 per noi e poi venimmo travolti dal mitico Gre-No-Li: 7 a 1 Da allora sono milanista».


Y TAMBIÉN...


MERCEDES- BENZ FASHION TALENT, 21 EDICIÓN

El próximo domingo, 19 de febrero, se celebra la 21ª edición de Mercedes-Benz Fashion Talent, el premio que reconoce el talento y la moda emergente. En esta entrega, el certamen cumple diez años desde que comenzó a apoyar y a dar visibilidad a las nuevas promesas del panorama nacional, en la edición de febrero de 2013.

Un total de nueve firmas noveles participan en Mercedes-Benz Fashion Talent. 

Reparto, Adrià Egea, Guillermo Décimo, Fatima Miñana93 Sierra/Crosses, Sabela Juncal, Charlie Smits, Alejandre y Aitorgoikoetxea.

Estos creadores, defensores del slow fashion y el diseño de autor, así como de la artesanía, la producción local y el upcycling, pondrán el broche de oro a la 77ª edición de la semana de la moda madrileña.


Después, Lorena Saravia presentará su colección “Heritage Collection”. La diseñadora mexicana está inmersa, actualmente, en diversos proyectos que la han posicionado como uno de los rostros más reconocidos dentro del mundo de la moda. Participó recientemente en el talent “Next in Fashion” de Netflix, presentado por Alexa Chung y Tan France.

Pero esta no será la única presencia del país centroamericano; en esta edición tan internacional, el ganador del certamen desfilará en Mercedes-Benz Fashion Week México, como ya hizo la diseñadora Pepa Salazar tras alzarse con el
primero de estos galardones en febrero de 2013.

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