jueves, 8 de agosto de 2013

NOTICIAS DE BAYREUTH, VIA ITALIA



Elzeviro La Tetralogia tradita a Bayreuth
WAGNER FRA I TOPI E I CANTANTI ROCK
L'Anello si svolgeva a ridosso d'un gasometro, il Tannhäuser in una centrale atomica
 Tra me e le regie wagneriane di Bayreuth la lotta è ormai sul piano del linguaggio: nel senso che il linguaggio ha esso stesso confini oltre i quali non può spingersi anche se la res oltre ben si spinga. A proposito della Tetralogia, ho parlato della contrapposizione esistente tra Cultura e Civilizzazione, e ho detto che là ove una Nazione oltraggi la propria Cultura potrà avere un predominio limitato all'economia virtuale ma non storico. Adesso che ho visto il Tannhäauser e il Lohengrin, che aggiungere? Nient'altro se non la sentenza di Sofocle, Quos deus perdere vult amentat, il Dio fa uscire di senno coloro, i Tedeschi, che vuol perdere. Gli attuali articoli di, con rispetto parlando, critica musicale, vertono quasi solo sopra le invenzioni della regia. Ma quante volte si può ripetere il concetto? È chiaro, con le regie che si vedono a Bayreuth la confezione di un articolo è assicurata in cinque minuti. Solo che per me non c'è più il piacere del lavoro. Bayreuth è stata retta ininterrottamente dalla famiglia Wagner. Adesso è in mano a due sorelle, credo, se non cugine, le quali, a quel che si dice, litigano su tutto. Bastano, le due, a farti sposare la tesi di Ezra Pound, doversi abolire il giure ereditario. Come può un modesto musicista, quale chi scrive è, divertirsi a raccontare che nel Lohengrin il popolo del Brabante è fatto di topi ? in senso stretto, colla testa, la coda e le zampe ? ? O che se l' Anello si svolgeva a ridosso d'un gasometro, il Tannhäuser si svolge in una centrale atomica? La quale, con tedesca pignoleria, funziona ventiquattr'ore su ventiquattro, talché i tecnici continuano a lavorare durante i (lunghissimi: il pubblico si deve abboffare nei ristoranti in situ), anzi gli, intervalli. E che Venere, in jeans e stivaletti, assiste alla tenzone dei Cantori? E che alla fine Elisabetta, già morta, partorisce un infante che se lo crescerà, appunto, Venere? E che tutti i particolari della recitazione, così anche il Lohengrin, sono studiati per mettere in ridicolo le parole che in quel momento gli stessi cantanti pronunziano? Comunque, per chi lo voglia sapere, il regista del Lohengrin si chiama Hans Neuenfels, e quello del Tannhäuser Sebastian Baumgarten. Si tenga presente che dietro di loro agisce il cosiddetto «drammaturgo» che gli prepara l'intelaiatura ideologica. In questi due Drammi musicali la presenza del coro è risolutiva, e qui abbiamo un grande Maestro del coro, Eberhard Friedrich. Il Lohengrin ha un ottimo direttore d'orchestra, Andris Nelsons, ma della compagnia lasciano a desiderare sia il Re, Wilhelm Schwinghammer, che dalla foto sembra giovanissimo ed è già pronto per la Casa Verdi, e Thomas J. Mayer, Telramondo, che ha un timbro da cantante rock. Bravissimi sono Klaus Florian Vogt, Lohengrin, sebbene abbia un timbro appena appena da bimba, Annette Dasch, che abbiamo già ammirato quale Elsa, e Petra Lang, Ortruda, ma prodigioso è l'araldo del coreano Samuel Youn. Dal punto di vista musicale il miglior spettacolo bayreuthiano è il Tannhäuser, giacché la compagnia è tutta eccellente. Ma se vengo a parlare del direttore, Axel Kober, sono costretto a disdirmi rispetto all'articolo sulla Tetralogia. Questo ragazzo è un vero genio e sta all'altezza di Kirill Petrenko del quale ho detto essere il miglior direttore wagneriano dai tempi del Maestro Karajan. No, i migliori sono due, Petrenko e Kober: con la differenza che Kober affronta la partitura più difficile di tutto Wagner, anche se purtroppo (ma perché? e proprio nel centenario dell'Autore) nella versione di Vienna del 1875, senza Baccanale. La delicatezza di questo Maestro nel realizzare le prescrizioni espressive di Wagner è davvero senza pari e la sua concertazione realizza quello che i Tedeschi dicono con una parola sola e noi con una perifrasi, il «senso del vasto spazio».Di tenori eroici come Torsten Kerl ve ne sono pochi, oggi. Ricordiamo gli straordinari Günther Groissböck, il Re, Michael Nagy, Wolfram, Lothar Odinius, Walther, Camilla Nylund, Elisabetta, Michelle Breedt, Venere, tutti, va da sé, in abiti e fattezze punk. Quasi sempre le amministrazioni dei Teatri mi danno posti bellissimi ma situati nel lebbrosario della critica musicale. Così pure a Bayreuth. 


Accanto a me c'era un critico musicale tedesco che per tutto il Tannhäuser ha preso appunti, Dio non avesse voluto che si fosse scordato qualche invenzione del regista. Alla fine questo spettacolo, come del resto la Tetralogia, è stato sommerso di fischi e grida di «Buh!». Il cristianuccio era così fuori di sé per il delitto di Lesa Cultura che si è messo a inveire da solo. 
 
Isotta Paolo



http://archiviostorico.corriere.it/2013/agosto/07/WAGNER_FRA_TOPI_CANTANTI_ROCK_co_0_20130807_c95f7faa-ff23-11e2-a4c3-0fd7d0c0c74d.shtml

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