24
novembre 2019
In un tempo di pericolosi veleni di massa,
creati da una società distratta dai valori e buoni sentimenti e governata da interessi di pochi a scapito di troppi,
risulta storicamente quasi più umano e
ricco di sentimenti il giro di veleni ed
antidoti in Lucrezia Borgia e quindi approntiamoci a gustare le bellissime arie
di Donizetti. Dopo la felice intuizione
dell’Elisir d’amore (1832), la verve
compositiva di Gaetano Donizetti scaturisce nel 1833 in Lucrezia Borgia, dove pare udir qualche dolcezza musicale d’Elisir…
Don Alfonso Marko Mimica
Donna Lucrezia Borgia Carmela Remigio
Gennaro Xabier Anduaga
Maffio Orsini Varduhi Abrahamyan
Jeppo Liverotto Manuel Pierattelli
Don Apostolo Gazella Alex Martini
Ascanio Petrucci Roberto Maietta
Oloferno Vitellozzo Daniele Lettieri
Gubetta Rocco Cavalluzzi
Rustighello Edoardo Milletti
Astolfo Federico Benetti
Donna Lucrezia Borgia Carmela Remigio
Gennaro Xabier Anduaga
Maffio Orsini Varduhi Abrahamyan
Jeppo Liverotto Manuel Pierattelli
Don Apostolo Gazella Alex Martini
Ascanio Petrucci Roberto Maietta
Oloferno Vitellozzo Daniele Lettieri
Gubetta Rocco Cavalluzzi
Rustighello Edoardo Milletti
Astolfo Federico Benetti
Direttore Riccardo Frizza
Regia Andrea Bernard
Scene Alberto Beltrame
Costumi Elena Beccaro
Movimenti coreografici Marta Negrini
Lighting design Marco Alba
Assistente alla regia Tecla Gucci
Regia Andrea Bernard
Scene Alberto Beltrame
Costumi Elena Beccaro
Movimenti coreografici Marta Negrini
Lighting design Marco Alba
Assistente alla regia Tecla Gucci
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del coro Corrado Casati
Maestro del coro Corrado Casati
Nuovo allestimento della Fondazione
Teatro Donizetti di Bergamo in coproduzione con la Fondazione
I Teatri di Reggio Emilia, la Fondazione Teatri di
Piacenza e la Fondazione Ravenna Manifestazioni.
Storia intricata e
decisamente macchiata di intrighi, veleni, sangue e tradimenti trova una
realizzazione sufficientemente descrittiva ed al tempo stesso essenziale (non
si ha più voglia di troppe ridondanze) grazie alle scene di Alberto Beltrame
che con la regia efficace di Andrea Bernard e l’assistente Tecla
Gucci, tiene quale fil rouge il simbolo della culla per tutta l’opera,
variando minimamente le scene e le luci ben disegnate da Marco Alba.
Vengono movimentate le masse che interagiscono con i protagonisti della vicenda
e sono davvero tanti!
Il sipario si alza
su una nobile casa dove tenera e dolcemente materna Lucrezia accudisce il
figlioletto che le sarà sottratto e lei delirerà alla scoperta della culla
vuota, anzi con all’interno un fagotto di stracci per illudere ed umiliare ! Carmela
Remigio imprime al personaggio tutte le variabili di Lucrezia, tenera e
amorevole con il figlio, caparbia e voluttosa con il duca e terribilmente
sanguinaria con chi si mette sul suo cammino ! Vocalmente è squillante e di
forte temperamento, trasmettendo durante tutta l’opera le emozioni di un
vissuto complicato, come solo una vera artista sa fare: superba ! Riccardo Frizza dirige con piglio
sicuro che tende alla ricerca di sfumature sin dall’introduzione Bella Venezia all’accorato finale Era desso mio figlio, lavorando in buon
accordo con l’Orchestra giovanile Cherubini. Il coro è molto importante
in un’opera come Lucrezia e qui il Coro del Teatro Municipale di Piacenza
non delude certamente sotto la direzione di Corrado Casati. I coristi
sono anche ottimi attori e rendono molto bene il clima di dissolutezza che
pervade le feste e gli incontri. I costumi disegnati da Elena Beccaro
sono classici, ma non sfarzosi, quindi ben attagliati al globale disegno. Gennaro
il figlio rapito alla madre, ritrovato adulto, ucciso dalla stessa madre per errore è decisamente un ruolo
impegnativo, ma Xabier Anduaga ha risolto con bel timbro, estensione e
partecipazione, vedasi anche nei duetti con Remigio, oltre che buon attore.
Ad un certo punto
appaiono mazze da golf e tiri da golfisti, che per quanto significativi
lasciano un minimo di perplessità per un inserimento non di facile intuizione. Bella invece l’idea, cui ho già accennato,
delle culle in palcoscenico che intervengono nel racconto quale fil rouge dalla
nascita alla morte di Gennaro ed il suicidio della madre Lucrezia. La Borgia,
che ha visto sfregiato il suo stemma (da Borgia
in Orgia) ha un marito altrettanto
autorevole e ben poco compassionevole, Don Alfonso, interpretato da Marko
Mimica con la sicurezza interpretativa necessaria, esprimendo belle cifre
di vocalità, colorazioni e tonalità. Il ruolo en travesti di Maffio Orsini,
l’intimo amico di Gennaro, incontra Varduhi Abrahamyan che piace per colorazione scura, fermezza
vocale e timbro possente. La regia ha puntato parecchio sul clima di totale
libertà di usi e costumi ed accentuato senza pudori l’amicizia tra Orsini e
Gennaro, non celando tenere effusioni o raptus emotivi tra due amici che
avevano giurato dall’infanzia di vivere e morire insieme.
Gli interpreti sono
davvero tanti e per quanto mi sembri riduttivo scelgo di fare un plauso a tutti
senza addentrarmi uno per uno nella
descrizione delle emozioni che mi hanno fatto provare, ma direi cast di tutto
rilevo e globale messa in scena da ricordare.
Sempre interessanti
le scelte del Festival Donizetti.
La Musica vince
sempre.
Renzo Bellardone
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