MITO 2013 - Teatro Regio Torino - Giovedì 19
settembre 0re 21.00
Goffredo Petrassi, Coro di Morti - Gustav Mahler,
Sesta Sinfonia in la minore
MITO, Regio Torino, Noseda
Un trittico invincibile ed impareggiabile dipinto con i
colori ed i componenti più ricercati.
Tre pianoforti immediatamente dinanzi al direttore ,
formazione orchestrale ridotta a pochi strumenti, il folto coro maschile al
fondo e Gianandrea Noseda sul podio: già questa immagine è di per sé un ricordo
indelebile, ma ancor più lo diventa se si pensa alla drammaticità del madrigale
di Petrassi su testo di Giacomo Leopardi. Il coro del Regio diretto da Claudio
Fenoglio offre (ormai ci si è abituati) un’ottima interpretazione coinvolta e
sentita. Uno spartito non semplice che in poche prove ha trovato grande vita
con i professori dell’orchestra del Regio, sempre più bravi sotto la direzione
di un ispiratissimo Noseda che con gesti appena accennati, ma colmi di comunicazione
ha dato una visione di sé quasi al di fuori del conosciuto. E’ necessario
fare cenno all’evidente grande lavoro fatto nel tempo per comprendere l’intesa
tra direttore e musicisti in buca, che ormai è palpabile e che permette di
offrire l’ascolto di importanti edizioni. I tre pianoforti dalla voce
cristallina ed a volte impercettibilmente tenue si incontrano con gli evocativi
ottoni a creare un parterre metafisico per le voci che spettralmente salgono
dal profondo.
A seguire ed a variare la cifra in aumento, la Sesta
Sinfonia di Mahler dove ritroviamo il Noseda che conosciamo, trascinatore e
coinvolgente che vive la musica in sintonia con il veloce fluire del
sangue nelle vene. Pregevoli i violoncelli che segnano il tempo in una sorta di
marcia spettrale per lasciare poi spazio alle inattese voci dalla
natura nella sua veste più agreste e terrena; le arpe, e le campane creano
l’atmosfera dell’attesa e dell’ignoto in un’enfasi drammatica, ostinatamente
ricorrente. I prolungati applausi hanno davvero il senso del liberatorio
da quell’attrazione fatale che ha fatto brillare molti sguardi per l’aleggiante
commozione.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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