DANILO CECCARELLI
Una scena da “La bella e la bestia” al Lido:
il teatro-Cabaret aveva 1150 posti a sedere
PARIGI. Una storia lunga più di settant’anni,
fatta di piume, strass e paillettes, quella del Lido, storico cabaret parigino
che ieri sera ha calato il sipario per l’ultima volta. Il locale, per decenni
uno dei simboli delle nuits folles della Ville Lumière con i suoi leggendari
spettacoli da rivista, alla fine dello scorso anno è stato rilevato dal gruppo
alberghiero Accor, che dopo averlo acquistato da Sodexo ha subito annunciato un
«progetto di riorganizzazione», con un piano di licenziamenti per l'85% del
personale. Al suo posto resterà un’anonima sala spettacoli.
Finisce così l’ennesimo emblema di una Parigi
ormai lontana. A lanciarlo furono i fratelli Joseph e Louis Clerico, arrivati
dal Piemonte alla fine degli Anni Venti, che lo ripresero nel 1946 dandogli un
tocco di italianità con lo stesso nome della celebre isola veneziana. L’intento
era quello di creare sugli Champs Elysées un posto elegante sotto la formula
“cena-spettacolo”, in modo da differenziarsi dagli altri locali dove andava una
clientela più popolare. Così, la gestione assume «Miss Bluebell», al secolo
Margaret Kelly, ballerina irlandese che deve il nome d’arte al colore dei suoi
occhi. L'artista è a capo di una troupe di ballerine che portano il suo nome,
le Bluebell girls. Tutte con una formazione classico, ma dal fisico troppo
imponente per danzare sulel note Tchaïkovsky o Chopin... Nel giro di pochi anni
acquisiscono una fama internazionale grazie ad uno stile capace di coniugare un
ritmo incalzante a un look unico, con costumi unici creati appositamente per
gli show.
Il successo è immediato. Nel corso degli anni
il Lido vede passare tra i suoi tavolini tutto il jet set internazionale: da
Elvis Presley a Alain Delon, ma anche Serge Gainsbourg, Liz Taylor, Frank
Sinatra e Winston Churchill. Un punto di ritrovo per le star di tutto il mondo,
che quando facevano tappa a Parigi per i loro impegni non mancavano di rendere
visita ad uno dei templi della mondanità parigina. Tutti venivano rapiti dai
maestosi balletti e dalle lussureggianti coreografie che animavano le serate.
Nel 1977, ormai all’apice, il locale si sposta poco più in là, sulla stessa celebre
strada, ma in un ambiente molto più grande, con 6 mila metri quadrati di
superficie, una sala panoramica da 1.150 posti e un sistema che permetteva agli
spettatori nel parterre di abbassarsi per vedere meglio gli spettacoli dopo
cena. Per il Lido è la consacrazione definitiva, che gli apre secondo periodo
d’oro durante il quale la sua fama non smette di crescere.
Fasti di un’altra epoca. Nel 2015 la direzione
aveva cercato di rilanciare il marchio affidando la gli spettacoli al direttore
teatrale belga Franco Dragone. Ma l’affitto esorbitante, che secondo i media
d’Oltralpe ammonterebbe a 5 milioni di euro all’anno, e la crisi del
coronavirus hanno dato l’ennesimo colpo di grazia ad un settore che nel primo
trimestre dell’anno ha registrato un calo dei ricavi pari al 26% rispetto al
2019. Un tendenza che ha costretto altri luoghi-simbolo di Parigi a ripensare
la loro offerta. Come il Crazy Horse, che ha ridotto il numero di posti, o il
più famoso Moulin Rouge, ancora guidato da uno dei Clerico, Jean-Victor, che ha
aperto al suo interno un bar e una sala concerti.
L’ingresso al 116 degli Champs-Elysées
Una trasformazione che invece non è riuscita
al Lido. La programmazione si è ridotta a pochi spettacoli a settimana, dove la
frequentazione era crollata al 42% dal 2012 ad oggi. Troppo poco per coprire
una perdita da 80 milioni di euro che in questi ultimi anni non ha mai smesso
di crescere. A nulla sono servite le tante proteste delle ultime settimane
organizzate davanti al locale da artisti e dipendenti. In tutto, saranno 157 i
licenziamenti su un organico di 184 persone. Secondo Accor, il posto ormai può
andare avanti solamente con 39 dipendenti, mentre la direzione è stata affidata
al Jean-Luc Chopin, ex direttore del Teatro Chatelet. A partire dal prossimo 12
agosto cominceranno le trattative sindacali tra il gruppo e i lavoratori.
Ma da oggi, «l’avenue più bella del mondo»
brillerà un po’ meno senza la celebre scritta dorata che campeggiava al 116,
uno dei suoi indirizzi più famosi.
https://www.lastampa.it/esteri/2022/07/30/news/adieu_lido_chiude_lo_storico_cabaret_di_parigi_amato_pure_da_churchill-5483508/
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