Massimo Vitali è oggi uno dei fotografi più interessanti del Belpaese, non per niente una sua opera è stata la fotografia italiana più pagata nel 2008. Vitali è attratto dai grandi spazi, le spiagge, le discoteche, i parchi, tutti luoghi dove le masse si aggregano lasciando libero sfogo alle proprie individualità e al proprio corpo.
Immagini silenziose che contrastano con il clamore dei soggetti, uno spazio fotografico che riflette il desiderio di ricercare nel rumore un luogo di silenzio dove contemplare, lo straniamento tipico della civiltà contemporanea e dove i comportamenti sociali seguono le medesime direzioni e i codici di comportamento hanno regole ben precise.
Massimo Vitali e la massa
Il punto di vista di Massimo Vitali è sempre
un po’ in alto, come a voler prendere le distanze in modo da allontarsi, ma non
più di tanto, dalla realtà che sta osservando, per potere vedere meglio,
leggere nitidamente i dettagli e le vite anonime delle persone che affollano
l’obiettivo, una sorta di indagine sociologica e antropologica della massa
intesa come gruppo eterogeneo di individui che si muovono nella stessa
direzione.
La fotografia diventa cosi una storicizzazione
del luogo, un documento a cui far riferimento come oggetto da studiare per
comprendere i comportamenti sociali, una fotografia che nasconde storie
complesse che va osservata lentamente, da scandagliare in profondità per
leggere le piccole storie che si affollano all’interno di una cornice che non
esiste, un mondo stratificato da sfogliare e riguardare con occhio curioso, un
labirinto di piccoli oggettti anonimi che prendono forma e raccontano tante
piccole storie, micro eventi che variano cambiando appena appena il punto di
vista.
Ed è proprio nella ripetizione che Massimo
Vitali trova la cifra del proprio lavoro, nel costruire attraverso gli stessi
gesti delle pagine che apparentemente sembrano tutte uguali utilizzando la
fotografia come mezzo per riprodurre una realtà che si muove identica per tutti
senza lasciare nessuna traccia.
Le sue fotografie più famose sono una serie di
lavori realizzati dal 2006 sulle spiagge estive affollate di turisti e stampati
su formati di grandi dimensioni.
Massimo Vitali tra Caos e banalità quotidiana
“… ad andare in scena … è un’umanità lontana dallo sfarzo del bel mondo … , dal culto dell’immagine e delle mode ma forse ancora più vera, colta in tutti i suoi aspetti, anche nei suoi vizi, nelle sue follie, con realismo disincantato e insieme con sincera simpatia. “ queste parole presentavano pochi mesi fa un’altra mostra, ma non di Vitali, bensì di Brugel il Vecchio.
Peter Bruegel il Vecchio | der kampf zwischen
karneval und fasten (1559)
Al primo colpo d’occhio le tecnologiche stampe
digitali di Vitali mi hanno subito fatto pensare alle scene corali del pittore
”buffone” di Anversa.
Il colore marrone che unifica e confonde il
brulicante caos nei giochi dei fanciulli, in Vitali diventa la luce accecante
del mezzogiorno che appiattisce tutto in una sorta di bianco lattiginoso. La
garbata ironia sui peccati e sulle debolezze umane riaffiora nell’agghiacciante
messa a fuoco della banalità di un gesto quotidiano immortalato dallo scatto
casuale.
Massimo Vitali
E come davanti alle scene di Brugel davanti a
questa gigantesca cartolina in plexiglas si prova una sorta di fascinazione e
disagio, desiderio di cominciare a perdersi nei particolari e voglia di
distogliere lo sguardo.
Federico Catellani
Il motivo di questo disagio deriva dallo
stravolgimento di senso ed importanza che lo scatto provoca sull’evento
raffigurato rispetto alla consueta percezione della fotografia. Normalmente la
fotografia riprende eventi importanti oppure immortala eventi insignificanti
rendendoli significativi come per esempio, gli scatti in bianco e nero di
Federico Patellani: bambini che vanno a scuola con il grembiule e la cartella,
guardano in camera e ci sembra, senza ombra di dubbio, un momento topico, degno
di essere ricordato
Momenti di Vita
Qui è tutto diverso, centinaia di gesti,
espressioni, pose, situazioni, importanti o banali vengono appiattite,
livellate, massificate, non c’è più distinzione tra ciò che è importante e ciò
che non lo è, non c’è più distinzione tra chi è importante e chi non lo è,
siamo tutti puntini ridicoli nella nostra umanità.
Dico siamo, perché è proprio questo il
meccanismo di disagio che Vitali fa scattare, riprendendo scene comuni, momenti
della vita di chiunque, ha ripreso anche noi, anche noi ci sentiamo su quella
spiaggia in costume a spalmarci di crema e la cosa ci infastidisce.
Quando la fotografia è mezzo di espressione
artistica la fruizione diventa quella di un’opera d’arte. Questo concetto, che
sembra sempre scontato quando si partecipa ad una mostra di fotografia, cioè di
arte contemporanea, ci investe in tutta la sua evidenza davanti a quelle opere
di senso compiuto che ci arrivano, cioè, con tutta la forza e la profondità del
loro progetto e della sensibilità di chi le ha pensate.
https://2photo.org/massimo-vitali-fotografo-a1272b182126
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