Era uno dei
più importanti scrittori e intellettuali italiani: oltre che per i suoi studi
di semiologia era famoso in tutto il mondo per il romanzo "Il nome della
Rosa"
Umberto Eco, morto venerdì a 84 anni. (Nicolas Khayat/ABACAPRESS.COM)
Umberto Eco, intellettuale e scrittore italiano tra i più importanti del
Novecento, è morto venerdì sera nella sua casa in piazza Castello a Milano, ha detto la sua famiglia. La
Stampa scrive che Gianni Cosca, avvocato e vecchio amico di
Umberto Eco, ha detto, commentando la sua morte:
«Sapevo che Umberto era malato da due anni di tumore, ma nessuno pensava che la
sua fine sarebbe stata così imminente». Coscia scrive che «era uscito di casa
per l’ultima volta a metà gennaio».
Umberto Eco era nato il 5 gennaio 1932 ad Alessandria, dove suo padre
lavorava in una ferramenta. Quando era già importantissimo e noto in Italia per
il suo lavoro di studioso e linguista diventò famoso in tutto il mondo nel 1980
grazie al romanzo Il nome della Rosa, scritto dopo avere
investito con l’editore Valentino Bompiani – della cui casa editrice fu
condirettore dal 1959 al 1975 – sulla possibilità che anche nella società di
massa si sarebbe potuto scrivere un bestseller senza venire meno alla qualità.
Nel 1988 Umberto Eco pubblicò Il pendolo di Foucault, un altro
bestseller mondiale. La sua attività di intellettuale e studioso era
iniziata però molto prima, già negli anni Cinquanta: Eco si era
laureato in filosofia con una tesi su Tommaso d’Aquino, poi entrò alla Rai
e contribuì alla fondazione del cosiddetto “Gruppo ’63”. I suoi saggi e
articoli sull’influenza dei mezzi di comunicazione di massa sulla cultura
risalgono ai primi anni Sessanta.
Nel 1961 Umberto Eco pubblicò Diario minimo che conteneva
il saggio, poi famosissimo, “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, in cui Eco
spiegava che il motivo del successo del conduttore – e della televisione in
generale – era la sua capacità di corrispondere e interpretare la medietà
umana: e la capacità di affrontare seriamente e scientificamente un tema così
“pop” divenne un tratto ammiratissimo della sua opera. Nel 1964 uscì Apocalittici
e integrati: il titolo della raccolta fu scelto dall’editore Bompiani,
mentre in un primo tempo Eco aveva scelto Forma e indeterminazione
nelle poetiche contemporanee. Anche in questa raccolta di saggi, Eco
analizzava il rapporto tra cultura di massa e cultura cosiddetta colta,
riprendendo le teorie sulla cultura bassa, media e alta espresse da Dwight Mac
Donald nel 1962 nel saggio Against the American Grain: Essays on the
Effects of Mass Culture.
Nello stesso periodo Umberto Eco cominciò a interessarsi di semiotica
– lo studio dei segni – materia che insegnò all’università di Bologna a
partire dal 1965, anche da direttore dell’Istituto di Comunicazione e
spettacolo del DAMS. All’insegnamento universitario e all’attività di studioso,
Umberto Eco affiancò per molto tempo la collaborazione con i giornali,
iniziata nel 1955 su L’Espresso, dove negli ultimi trent’anni ha
tenuto la rubrica “La bustina di Minerva” sull’ultima pagina del giornale:
la rubrica si occupava di politica, libri, cinema, fumetti con una libertà e
una curiosità inizialmente insoliti per un intellettuale italiano.
Per Umberto Eco il lavoro intellettuale – ed è stato questo a renderlo
unico rispetto agli altri studiosi della sua generazione – non
poteva essere confinato in alcuna specializzazione. Eco
voleva specializzarsi in tutte le discipline del sapere o almeno nel
maggior numero possibile, non avendo paura di esprimersi sulla cultura in ogni
sua forma, dalla televisione, al fumetto, dalla filosofia medievale alla
letteratura contemporanea, dalle canzoni alla semiotica alla politica. Per
esempio Eco firmò delle lettere aperte già sul caso Pinelli – l’anarchico
morto precipitando da una finestra della questura di Milano nel 1969 –
autodenunciandosi per solidarietà con il giornale Lotta Continua che accusò la
polizia, mentre negli ultimi anni schierandosi su posizioni fortemente
antiberlusconiane (fu tra i fondatori del movimento di intellettuali
antiberlusconiani Libertà e Giustizia).
Nell’ottobre scorso Umberto Eco era stato tra i fondatori della Nave di Teseo, la casa editrice nata
dall’uscita della direzione editoriale di Bompiani dopo l’acquisizione del
gruppo RCS Libri da parte di Mondadori. Il nuovo libro di Umberto Eco
dovrebbe essere tra i primi a uscire per la nuova casa editrice, che
incomincerà a pubblicare in primavera.
Umberto Eco aveva una casa piena di libri ed era dotato di una memoria
prodigiosa. Era un erudito e uno studioso, ma questo non gli ha impedito di
essere divertente e curioso e di provare, sempre, a capire quello che gli
succedeva intorno. Il presidente del consiglio Matteo Renzi ha scritto che Eco
è stato un «Esempio straordinario di intellettuale europeo» e «univa una
intelligenza unica del passato a una inesauribile capacità di anticipare il
futuro». La notizia della morte sta avendo grande spazio sui principali siti
d’informazione internazionali. Il Guardian ha definito Eco «uno dei più importanti nomi della letteratura
internazionale» e il New York Times ne ha
parlato come di «un esperto nell’arcano campo della semiotica».
Daria Bignardi, la nuova direttrice di Rai 3 ha fatto sapere che questa sera ci
sarà a Che tempo che fa “uno speciale ricordo” di Eco e che
sarà trasmesso il film Il nome della rosa.
http://www.ilpost.it/2016/02/20/umberto-eco-morto/
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