Musica di Georg
Friedrich Händel
Libretto di Benedetto
Pamphilij
Bellezza Martina Janková
Piacere Lucia Cirillo
Disinganno Sara Mingardo
Tempo Leonardo Cortellazzi
Maestro al
calvicembalo ed all’organo Gainluca
Capuano
Direttore Diego Fasolis
Regia
Jürgen Flimm e Gudrun Hartmann
Scene
Erich Wonder
Costumi Florence Von Gerkan
Lighting
Designer Martin Gebhardt
Coreografia Catharina Lühr
Nell’ultimo
giorno di Carnevale, al Teatro alla Scala di Milano è di scena l’allegoria! Il sapore
del ‘senza tempo’ aleggia all’interno di una sorta di American Bar, dove sfilano
diversi personaggi (e ad un certo punto una vera sfilata di moda sull’alto
bancone a guisa di passerella): diversi
fra loro, ma tutti si dibattono tra le attese, le illusioni e le prese di
coscienza di quello che è la sostanza della vita umana.
La
trasposizione ai giorni nostri, con intrusioni settecentesche, ha reso brillantemente
e godibile un’opera che geniale ai tempi della composizione, a distanza
di oltre 300 anni va gustata con atmosfere più vicine e comprensibili agli
stili di questa, seppur discutibile,
moderna società.
Il
tema è noto a tutti gli umani: la gioventù reca con se i segni della Bellezza
ed assapora il gusto del Piacere, ma inesorabile il Tempo scorre ed il
Disinganno toglie il velo dell’illusione per fare accettare la realtà e ad essa
adeguare il nuovo ed ultimo stile di vita.
La
lettura dei diversi simbolismi inseriti nell’allestimento non è sempre
immediata, mentre alcune gestualità sono rappresentative ed efficaci come le
tovaglie alzate contemporaneamente dai camerieri ai tavoli e gettate a terra
con noncuranza, così come i veli delle illusioni cadono man mano che la vita scorre.
Diego Fasolis, il direttore d’orchestra, non ha
certo bisogno di presentazioni trattandosi di uno del massimi esponenti
nell’ambito della Musica antica; anche in questa occasione ha saputo rispettare
la partitura e seguire il canto con
solida tecnica ed animo partecipe; l’attualizzazione registica di Flimm e
Hartmann, come anzi detto è risultata gradevole grazie anche alle belle scene
con contaminazioni tra classico ed
ipermoderno di Wonder. Le luci di Gebhardt hanno dato risalto agli ori ed agli
argenti accentuando il significato del ‘valore temporale’; delicata la
coreografia di Lühr in abbinamento ai
costumi anch’essi di stili diversi di Von Gerkan.
Le voci decisamente interessanti! La Bellezza ha incontrato in Martina Janková un’interprete di efficacia assoluta per l’immedesimazione sofferta e sconcertata, offrendo bei colori argentini negli acuti e preziosamente ambrati nei toni bassi. Tutti i cantanti decisamente a proprio agio e di buona presenza scenica hanno convinto e così anche Lucia Cirillo nel ruolo del Piacere reso con seduzione e caparbietà avvalorate da voce e timbro gradevoli all’ascolto: commovente il ‘lascia la spina..’. Veniamo ora ai contrapposti ruoli: il Tempo è stato interpretato da Leonardo Cortellazzi con un lieve senso di impazienza evidenziatosi allo scadere dell’intervallo quando, al rientro in platea, il pubblico lo ha già trovato sul palco a passeggiare con fare irrequieto; il tenore dalla voce armoniosa e dolcemente arrotondata ha raggiunto un buon risultato. Sara Mingardo nel ruolo del Disinganno, beffardamente conscia degli effetti del trascorrere del Tempo, ha affrontato Bellezza portandola a lasciare il Piacere terreno per convertirsi a più elevati ed eterni valori. Il superbo contralto ha dato una lettura decisa, ricca di colori e vibranti emozioni.
Le voci decisamente interessanti! La Bellezza ha incontrato in Martina Janková un’interprete di efficacia assoluta per l’immedesimazione sofferta e sconcertata, offrendo bei colori argentini negli acuti e preziosamente ambrati nei toni bassi. Tutti i cantanti decisamente a proprio agio e di buona presenza scenica hanno convinto e così anche Lucia Cirillo nel ruolo del Piacere reso con seduzione e caparbietà avvalorate da voce e timbro gradevoli all’ascolto: commovente il ‘lascia la spina..’. Veniamo ora ai contrapposti ruoli: il Tempo è stato interpretato da Leonardo Cortellazzi con un lieve senso di impazienza evidenziatosi allo scadere dell’intervallo quando, al rientro in platea, il pubblico lo ha già trovato sul palco a passeggiare con fare irrequieto; il tenore dalla voce armoniosa e dolcemente arrotondata ha raggiunto un buon risultato. Sara Mingardo nel ruolo del Disinganno, beffardamente conscia degli effetti del trascorrere del Tempo, ha affrontato Bellezza portandola a lasciare il Piacere terreno per convertirsi a più elevati ed eterni valori. Il superbo contralto ha dato una lettura decisa, ricca di colori e vibranti emozioni.
Al
pubblico del 2016 poco importa dei rapporti veri o presunti che intercorsero
tra Händel ed il cardinal Pamphilij, ma è ben lieto che la composizione sia giunta fin qui con la sua autentica verità
che si perpetua nei secoli dell’umanità: la caducità delle cose terrene!
La
Musica vince sempre
Renzo Bellardone.
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