16 dicembre 2016 - 12 marzo 2017
Immagine: Guido Reni, La Fortuna con una corona, 1637 circa. Roma Accademia Nazionale di San Luca
a cura di Valter Curzi, Carolina Brook e Claudio Parisi Presicce
Nel 2016 ricorre un anniversario di fondamentale importanza per la
storia civile e culturale dell’Europa e, in particolare, dell’Italia.
Risale infatti al 1816 il rientro a Roma dei capolavori artistici e
archeologici dello Stato Pontificio requisiti dai napoleonici. Questo episodio
fu preceduto e accompagnato dal recupero da parte di altre
amministrazioni della penisola di molti degli oltre 500 dipinti che, tra
il 1796 e il 1814 nel corso delle campagne militari francesi, erano stati
prelevati dai territori italiani, inviati a Parigi e selezionati per essere
esposti nel nascente Museo del Louvre.
Contemporaneamente al rientro delle opere migrate in Francia,
l’Italia tutta si troverà a interrogarsi per la prima volta sul destino di
migliaia di opere d’arte che avevano abbandonato chiese e conventi a
seguito della soppressione degli ordini religiosi nei primi anni dell’Ottocento.
La fortuna del Museo del Louvre come museo universale, le perdite di alcuni
capolavori rimasti in Francia, ma soprattutto la demanializzazione di una vera
e propria massa di opere d’arte accumulatesi in depositi improvvisati,
alimentarono un dibattito vivace sul valore pubblico del patrimonio
artistico, favorendo l’apertura di musei ancora oggi tra le realtà più
significative del Paese: è il caso, ad esempio, della Pinacoteca di
Brera, delle Gallerie dell’Accademia di Venezia o della Pinacoteca di Bologna.
E’ all’interno di questi come di
altri musei, in Italia e all’estero, i quali osservarono con interesse
l’esperienza del Louvre, che si procedette a una rivisitazione
della storia dell’arte con avanzamenti significativi sia sul piano critico,
sia nella valorizzazione del patrimonio culturale.
L’interesse della mostra è
dunque quello di ripercorrere le tappe salienti della vicenda storica, ma
soprattutto di restituire una lettura critica in grado di sensibilizzare
oggi il pubblico al valore che assunse allora il patrimonio culturale
nazionale, visto per la prima volta come strumento principe di educazione del
cittadino e, insieme, perno di una comune identità europea.
Tale lettura è sembrata ancora oggi
di stringente attualità, per cui l’esposizione si pone anche come occasione per
riflettere sul patrimonio culturale come terreno privilegiato per la
definizione di una lingua comune dell’Europa.
https://www.scuderiequirinale.it/categorie/la-mostra-il-museo-universale
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