22 febbraio 2019
Le
Opera di William Shakespeare sono realmente senza tempo e senza età: basta
cambiare l’ambientazione ed attualizzare il testo e ci si ritrova immersi in un
mondo contemporaneo ed anche le buffe sortite ben si attagliano ai giorni che
viviamo.
di William Shakespeare
Adattamento Edoardo Erba
Con Mila Boeri, Annagaia
Marchioro, Chiara Stoppa, Virginia Zini
Fisarmonica Giulia Bertasi
Fisarmonica Giulia Bertasi
Scene Federica Pellati
Costumi Katarina Vukcevic
Consulente musicale Federica Falasconi
Costumi Katarina Vukcevic
Consulente musicale Federica Falasconi
Regia Serena Sinigaglia
Coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro
Bellini | ATIR Teatro
Ringhiera
Edoardo Erba riscrive il testo Shakaespiriano con l’ ironia
tipica degli iper osservatori: il mondo ed i suoi abitanti vengono
radiografati, anzi passati alla risonanza magnetica con lucidità e gran senso
dello humor. La regista Serena
Sinigaglia cavalca il testo riadattato e con altrettanta ironia,
talvolta sarcastica, presenta un lavoro fatto di movimento, di atteggiamenti,
di parole e grande gestualità. Sul palco insieme alle quattro donne che
interpretano tutti i personaggi, anche quelli maschili, compare il suono di una fisarmonica che sotto le
abili dita di Giulia Bertasi , anche
nel ruolo di Fenton, suona dal vivo alcuni brani dal Falstaff di Verdi cantati
dalle super interpreti. La consulenza musicale è di Federica Falasconi. In scena
solamente la signora Page, Alice Ford,
la giovane Anne Page e la riverente ed irriverente Quickly, che danno vita anche ai personaggi
maschili che, pur assenti, brillano di
presenza attraverso la parole delle
comari.
Pur nella
riscrittura, i personaggi e tutti gli elementi della storia ci sono; ecco
infatti il mastello, il cesto, le corna, e le riverenze ed il celebre ‘dalle
due alle tre’! Non mancano le lettere
uguali inviate dal ‘vecchio porco’ di Falstaff
ai suoi due oggetti del
desiderio, Page e signora Ford. Un
momento ‘molto inglese’ è un ritmato e sincronizzato sorseggiamento del tè in
una sarabanda di immaginarie situazioni d’amore.
La scena di Federica Pellati è semplicemente
efficace: sullo sfondo tre pannelli che formano una sorta di grande ventaglio
di pizzo che inevitabilmente rimanda a ‘Arsenico e vecchi merletti’ capolavoro di Mortimer Brewster ripreso poi
nel film del 1944 da Frank Capra. Nelle allegri comari però non ci sono perversioni
delittuose, ma divertimento ed ironia
esaltati anche dai costumi di Katarina
Vukcevic che a Quickly affibbia un comico fondo schiena enorme con evidenti slippini
striminziti, poi parrucche e divertenti cambi d’abito in scena.
Delle attrici si
potrebbe parlare molto, ma per una sorta di par condicio, le ho ritenute tutte
perfettamente in ruolo, agili, brillanti e caratteriste d’eccezione, quindi un
plauso sincero a Mila
Boeri, Annagaia Marchioro, Chiara
Stoppa e Virginia Zini: rilevanti le intonazioni, le camminate
e le andature, l’espressività vocale e gestuale.
Da qualche tempo
frequento il Teatro Carcano ed una nota di merito per le proposte, va
certamente fatta; recentemente ho assistito a ‘Il Misantropo’ con Valter Malosti,
il toccante spettacolo ‘Queen Lear’ con le Nina’s Drag Queens con l’ideazione
del bravo Francesco Micheli che con grande abilità ha trattato con disarmante ilarità un tema profondo ed attuale: la
solitudine e l’abbandono degli anziani. In ognuno di questi casi sono uscito
molto soddisfatto per il gusto realizzativo e le abilità interpretative, che si
sono riconfermate in questa attualizzazione di Le allegre comari di Windsor.
Renzo Bellardone
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