di CHIARA PIZZIMENTI
Il Comitato No Navi
ha convocato una manifestazione per sabato dopo l'incidente di domenica 2
giugno. Chiede che l'ingresso in città sia fermato
«Dal punto razionale
niente impedisce lo stop alle navi a Venezia, dal punto di vista logistico la
cosa è diversa» Giuseppe Tattara è parte del comitato No navi, ma anche docente
di Economia e coautore del libro Venezia, il dossier Unesco e una città allo sbando.
Sa per certo che gli abitanti della città non vogliono vedere le enormi navi da
crociera a pochi metri dalle loro case, ma teme che difficilmente arriverà una
vera risposta immediata, quello stop subito che verrà chiesto nella
manifestazione organizzata sabato 8 giugno.
La goccia che ha
fatto traboccare il vaso è stato l’incidente di domenica 2 giugno. Una nave da
crociera MSC da 65mila tonnellate finita contro un battello ormeggiato a una
banchina.
Gli ambientalisti
hanno presentato denuncia per chiedere che si blocchi il passaggio delle
imbarcazioni oltre le 40mila tonnellate. La Procura di Venezia ha aperto un
fascicolo sull’incidente. Sono finiti sotto sequestro i sistemi di movimento
della nave e la scatola nera.
IL PUNTO ECONOMICO
Il porto crociere è
gestito dalla società Venice Terminal Passeggeri che è per il 51% della Regione
Veneto e un gruppo di compagnie di crociere. «La gestione degli approdi è
lucrosa con un rendimento alto, del 30% rispetto all’investimento» spiega il
professore. Il guadagno forte sta qui. «Nessuno pensa di bloccare completamente
le crociere, ma il contributo che le crociere portano al reddito cittadino non
è enorme. I crocieristi sono il 7% della massa del turismo in città e non è più
d’élite, è fatto di classi medie. Dopo un periodo di assestamento sarebbero
rimpiazzati».
Anche sui
rifornimenti il guadagno non è più direttamente cittadino. Le compagnie di
crociera hanno centri logistici sparsi nei paesi europei. Gli edifici delle
banchine non sono soggetti a Imu, quindi nulla alle casse comunali.
INQUINAMENTO
Venezia è anche il
porto passeggeri più inquinato d’Italia. Il rapporto pubblicato da Transport
& Environment dice che 203 navi da crociera che hanno navigato per i mari
europei nel 2017 e hanno inquinato più dei 260 milioni di auto che circolano
nell’Unione Europea. In Europa stanno davanti alla laguna solo Barcellona e
Palma di Maiorca. A Venezia ogni anno 68 grandi navi stazionano quasi 8mila ore
in porto a motori accesi, emettendo 27.520 chilogrammi di ossidi di zolfo. Ci
sono case ad appena 100 metri dal porto. «Non è stata nemmeno fatta», aggiunge
il professore, «una politica di distribuzione delle navi nei giorni della
settimana. Sono sempre nel fine settimana. In questo ci sono 13 navi da tremila
in arrivo e altrettante in partenza. Sono 50mila persone almeno in città, il
numero degli abitanti, una vera invasione».
LE ALTERNATIVE
Lo spostamento
ipotizzabile è di qualche chilometro. Le alternative sono fondamentalmente due.
«Quella ora proposta dal sindaco è una via alternativa per raggiungere la
stazione marittima attuale facendo il giro da Marghera. Il progetto fatto in
passato dalla vecchia autorità portuale in questo senso è stato bocciato in
commissione impatto ambientale e non più ripresentato» spiega Tattara. È una
via con problemi che passa attraverso il porto del petrolchimico in cui non si
possono mescolare navi commerciali e mercantili. Bisogna anche scavare un
canale di collegamento sui fanghi di Marghera.
L’altro progetto
alternativo va oltre il Lido. «Questo progetto, che lascia le navi al di là del
Mose, è nella bocca di porto di Lido e ha avuto il via libera della commissione
di impatto ambientale. Sarebbe fattibile in due anni con cassoni prefabbricati.
In questo caso le banchine (con concessione fino al 2024) uscirebbero di gioco
perché di dovrebbe fare una nuova gara d’appalto».
Ci sono comunque
tempi lunghi per entrambe le ipotesi e, secondo il Comitato, insistere su
questi significa che è implicita la volontà di farle passare da dove passano
adesso. Per fermarle subito servono piani nettamente alternativi, cioè il
blocco del traffico che sia Chioggia o Trieste la nuova meta. La prenderanno?
«Secondo me no» conclude il professore.
https://www.vanityfair.it/news/approfondimenti/2019/06/08/venezia-le-grandi-navi-linquinamento-e-quel-porto-che-non-va
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