Da Parigi a Las Palmas,
dagli organi della chiesa
della Madeleine alle stanze
del Palais Garnier, dalla
cupola dell'Institut de
France
ai facoltosi salotti,
Saint-Saëns era
dappertutto,
camaleontico e
inafferrabile.
Camille Saint-Saëns non
potrebbe certo lamentarsi di essere sparito dalla storia della musica. La fama
internazionale del Carnaval des animaux, del Primo Concerto per violoncello,
della Danse macabre, del Secondo Concerto per pianoforte, della Sinfonia «con
organo» e del Samson et Dalila colloca il compositore addirittura prima di
Gounod e Massenet per quanto riguarda la fortuna presso i posteri. Tuttavia,
rispetto al vasto catalogo delle sue opere, molti tesori oggi sembrano essere
dimenticati dai programmi dei concerti. Chi conosce i suoi Quartetti e il
Quintetto con pianoforte, o l’oratorio in lingua inglese The Promised Land, o
le numerose mélodies con orchestra o con pianoforte, o ancora le opere Le
Timbre d’argent, Ascanio, Proserpine o Déjanire? Dopo la pubblicazione di una
parte della sua corrispondenza, il Palazzetto Bru Zane ha inciso le cantate da
lui presentate ai prix de Rome del 1852 (Le Retour de Virginie) e del 1864
(Ivanhoé), e in seguito la «tragedia lirica» Les Barbares, del 1901. Ognuna di
queste riscoperte è stata giudicata importante, ed è parso naturale che il
Centro di musica romantica francese dedicasse un ciclo a questo artista così
eclettico e imprevedibile: ciò avverrà nella stagione 2016-2017, in cui
verranno riproposte, in particolare, numerose sue pagine liriche (mélodies con
pianoforte o con orchestra, Proserpine, Le Timbre d’argent).
L’uomo, in sintesi
Orfano di padre,
Saint-Saëns fu cresciuto dalla madre e da una prozia; fu quest’ultima a
iniziarlo al pianoforte. Straordinariamente precoce, debuttò in concerto
all’età di undici anni. Due anni più tardi, lo troviamo al Conservatorio di
Parigi nelle classi di Benoist (organo) e poi di Halévy (composizione). Se per
due volte fallì il concorso del prix de Rome, nondimeno durante la sua
carriera ottenne una quantità di riconoscimenti e nomine a vari incarichi
istituzionali, tra cui l’elezione all’Académie des beaux-arts nel 1881.
Virtuoso, organista della chiesa della Madeleine (1857-1877), fece grande
impressione sui suoi contemporanei. Compositore fecondo e colto, si impegnò
nella rivalorizzazione dei maestri del passato, partecipando alla realizzazione
di edizioni delle opere di Gluck e di Rameau. Eclettico, difese tanto Wagner
quanto Schumann. Da insegnante, ebbe tra i suoi allievi Fauré e Messager. In
qualità di critico musicale, firmò numerosi articoli che attestano uno
spirito forte e lucido, per quanto molto legato ai principi dell’accademismo.
Fu questo stesso spirito a indurlo a fondare, nel 1871, la Société nationale
de musique, e poi a darne le dimissioni nel 1886.
Un pianista virtuoso
Formatosi alla scuola
francese classica di pianoforte, per tutta la vita Saint-Saëns rimarrà un
difensore del «jeu perlé», ottenuto con un uso moderato del pedale e
un’articolazione molto dettagliata della diteggiatura. Può stupire che per
quello che era il suo strumento abbia lasciato solo 34 opere, e che nessuno di
questi si possa considerare il suo testamento musicale; tuttavia, va detto che
i suoi cinque concerti per pianoforte non sono mai usciti dal grande repertorio
(il secondo in particolare), nonostante la concorrenza, in tale ambito, di
Schumann, Chopin, Liszt o Rachmaninov. Per Saint-Saëns, il pianoforte è più
che altro un laboratorio personale. Strumento delle sue sperimentazioni
tecniche (ci ha lasciato tre quaderni di sei studi ciascuno), esso è anche il
confidente delle sue passioni: il ritorno al passato (Sei Fughe, Suite in fa
maggiore), l’esotismo (Africa, Concerto «Egiziano», Souvenir d’Ismaïlia, Les
Cloches de Las Palmas…), l’analisi scientifica legata alla trascrizione (la
Sonata di Liszt e la Sonata in si minore di Chopin arrangiate per due
pianoforti, la Paraphrase sur La Mort de Thaïs di Massenet, arrangiamenti vari
di Beethoven, Haydn, Mendelssohn, Reber, Gounod, Berlioz…). Questo strumento è
infine un mezzo di divulgazione: Saint-Saëns pianista non solo fa conoscere le
proprie opere (che arrangia per pianoforte a quattro mani o per due pianoforti
per facilitarne la diffusione), ma promuove attivamente quelle di Schumann,
Beethoven, Mozart e della giovane generazione di compositori francesi, come
Alexis de Castillon.
Un catalogo eclettico
«Primo organista del mondo»
secondo Liszt, Saint-Saëns compose per l’organo ancor meno che per il
pianoforte. I suoi pensieri andavano tutti alla musica da camera, alla musica
sinfonica e all’opera. Oltre ai già citati concerti per pianoforte (ai quali
bisogna aggiungerne due per violoncello e tre per violino), gli si devono
cinque sinfonie e quattro poemi sinfonici, nonché diverse ouverture da
concerto. Il catalogo dei suoi lavori da camera, solidamente articolato in
sonate, trii, quartetti e quintetti per le più varie formazioni, è ricco di
preziose rarità: un Settimino per tromba, archi e pianoforte, una Fantasia per
violino e arpa, un Caprice sur des airs danois et russes per flauto,
clarinetto, oboe e pianoforte. Tale varietà mostra come Saint-Saëns abbia
saputo rinnovare la propria ispirazione e uscire dai binari tradizionali, per
rivolgersi a un pubblico sempre più ampio. I suoi lavori lirici lo attestano
ancora di più: questo generoso produttore di mélodies con orchestra (una
trentina, tutte da riscoprire) scrisse anche imponenti opere liriche che, come
quelle di Massenet, mostrano un costante rinnovamento della forma e del
linguaggio. In esse, il genere scherzoso (Phryné, La Princesse jaune) si
affianca a quello monumentale (Henry VIII, Étienne Marcel), mentre lo stile
della tragedia lirica (Les Barbares, Déjanire) si alterna a un romanticismo
febbrile (Ascanio, Le Timbre d’argent), ove si notano anche accenti
naturalistici (L’Ancêtre) e di dichiarato wagnerismo (Proserpine).
Un'arte «viva, nazionale
e umana!», ecco che cosa
chiedo a gran voce.
Saint-Saëns, Le Voltaire,
luglio 1881
http://www.bru-zane.com/2016/?page_id=17601&lang=it
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