Ancora Sibelius. Nonostante
la scarsa presenza delle sue composizioni nelle sale da concerto, succede che,
quasi per caso, dopo l'ottimo CD a lui dedicato (In the Stream of Life) Amneris
Vagante si imbatta nel suo Concerto per Violino in Re minore, op. 47. Per un
inimmaginabile caso fortuito nella stessa città, nello stesso giorno e nello
stesso mese la programmazione musicale offre infatti una dirompente Passione
secondo Giovanni di Bach e l'esotismo finlandese del suo maggiore compositore
filtrato attraverso lo strumento prediletto, l'unico per il quale scrisse un
pezzo solistico di ampio respiro. Come rinunciare ad uno piuttosto che
all'altro?
Lo Schubert finnico, come
lo aveva definito con affetto il suo grande contemporaneo Ferruccio Busoni; il
poeta della natura, come invece amava autodescriversi, riprende qui la struttura formale del
concerto ottocentesco, ma vi aggiunge il languore e il gusto tipicamente
nordico che ne avrebbero costituito la
cifra stilistica.
Viktorija Mullova con il
suo Stradivari Julius Falk continua la
tradizione dei grandi interpreti di questa composizione che, per l'elaborata
scrittura violinistica, necessita di un esecutore che sappia conciliare colore
popolare e paesaggistico in uno stretto ed equilibrato rapporto con la
compagine orchestrale. Il suono puro e cristallino dello strumento restituisce
con chiarezza l'atmosfera nordica di stampo prettamente sibeliusiano nella
costruzione complessa dell'Allegro iniziale, la grande cadenza e la coda mai
appariscenti e per questo aderenti al soffuso sviluppo proposto dall'autore.
Mullova procede con
perfetto dominio tecnico, passando attraverso climax ed anticlimax dell'Adagio
centrale, per poi immergersi nei passi maggiormente virtuosistici del Rondò
finale.
La forma del concerto
ottocentesco è immutata, ma porta con sé un bagaglio prezioso di soave lirismo
ed equilibrio elegante fra la scrittura solistica e la trama orchestrale. I
temi si susseguono sospesi tra sentimenti contrastanti di languore,
drammaticità, mestizia e vigore. Sullo sfondo c'è sempre il paesaggismo del
compositore, l'essenza finnica più intima che preme per essere riconosciuta
nell'indistinto insieme di composizioni di matrice nordeuropea.
La violinista russa
asseconda e scava con convinzione nei recessi dell'animo sibeliusiano, in
questo avvicinandosi al compositore. I lunghi capelli sciolti accarezzano il
corpo flessuoso fasciato nel fluido
abito da sera blu. Precisa, discreta e schiva nel suo sorriso accennato incarna
alla perfezione lo spirito finnico.
https://amnerisvagante.wordpress.com/2017/04/30/viktorija-mullova-e-il-lirismo-di-sibelius/
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