Per una volta, mi sia concesso un ricordo dell’infanzia; abitavo in un
casa singola contornata da prati e alberi e non si usava andare in città per
assistere alle opere liriche, ma mio nonno che ne era appassionato le ascoltava
alla radio e mio papà aveva dei 33 giri con alcune opere intere ed altri con
romanze celebri: qui ho scoperto “I pescatori di Perle”… Je crois entendre encore nell’interpretazione mi pare di
ricordare di Beniamino Gigli oltre alla bellissima romanza di Leila. La poco
rappresentata opera giovanile di Bizet inaugura la stagione del Regio di Torino
2019/2020 ottima scelta !
(Les
Pêcheurs de perles)
Personaggi
Interpreti
Leïla Hasmik
Torosyan
Nadir Kévin Amiel
Zurga Fabio Maria Capitanucci
Nourabad Ugo Guagliardo
Direttore
d’orchestra Ryan McAdams
Regia, scene, costumi,
coreografia e luci Julien Lubek e Cécile Roussat
Direttore dell’allestimento
Pier Giovanni Bormida
Maestro del coro
Andrea Secchi
Orchestra e Coro
Teatro Regio Torino Nuovo allestimento Teatro Regio Torino
La scelta di inaugurare la stagione con un’opera poco rappresentata è
sicuramente pregevole, anche se negli ultimi tempi fortunatamente pare che l’opera giovanile di Bizet riscuota
maggior interesse che non in precedenza. Il libretto è abbastanza fragile e
quindi anche la storia, ma la bellezza unica della musica composta da Bizet prima
ancora di aver compiuto i 25 anni, salva veramente libretto e storia! Le varie
romanze, le parti del coro sono commoventi e la musica penetra nel più profondo
recesso del cuore: Ryan Mc Adams
dirige con sicurezza una partitura già frequentata ed in questo caso all’ultima rappresentazione;
la sua direzione esprime buon piglio e ricercatezza di espressione dopo attenta
ricerca di timbricità e liricità soffuse o prorompenti che ingemmano la
scrittura.
Venendo alle voci direi che pur senza la luminosità di Sirio o Antares
sono ascoltabili con piacere. Nourabad viene interpretato dal basso Ugo Guagliardo che ben entra nel ruolo connotandolo
anche con il tono ed il timbro. Zurga è cantato dal baritono Fabio Maria Capitanucci reduce da una
recente indisposizione, ma cio’ nonostante acquista fermezza di emissione e
temperamento. Kévin
Amiel interpreta Nadir con voce omogenea seppur con qualche fatica sul
fraseggio compensata dal buon volume. Leïla
è interpretata da una dolce Hasmik Torosyan, soprano armeno, che
porge il suo canto e la sua meravigliosa romanza Oh Dieu Brahma con sensualità particolare e morbidezze che
arricchiscono notevolmente il personaggio. Il coro diretto da Andrea Secchi è sempre superlativo e talvolta, come in
questo caso, supplisce e maschera a certe semplicità realizzative quali la regia,
scene, costumi, coreografia e luci di Julien
Lubek e Cécile Roussat. E’ chiara l’intenzione favolistica della
realizzazione, ma purtroppo ne risulta una infantilizzazione del tutto. La
scena è rappresentata da una roccia lucida con barbaglio di brillantini
natalizi al bordo, a delimitare la spiaggia dal mare in un tutt’uno dove
ballerini ed interpreti (il più delle volte in ombra) danzavano e camminavano
sulle acque. Non contemporanea e ormai desueta l’incorniciatura arabeggiante
della scena ed un po’ eccessivi i cambi luci dai colori troppo intensi come
l’improvvisa apparizione di un bel
fragola acceso. I costumi sono colorati e gradevoli e le scene d’insieme fanno si che il popolo
diventi parte integrante della scena. E’ vero che ‘Opera’ è tutto l’insieme
delle varie arti dello spettacolo, ma in questo caso preferisco rilevare il
maggior merito alla musica ed al canto.
La Musica vince sempre.
Renzo
Bellardone
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