L'autore aveva 86 anni, da
alcuni giorni era ricoverato ad Asiago, in provincia di Vicenza. Il suo
capolavoro rimane 'L'albero degli zoccoli'. Una lunga carriera segnata da
titoli dolenti e toccanti come 'Il mestiere delle armi' e 'Torneranno i prati'
È morto, all'età di 86
anni, il regista Ermanno Olmi. Era ricoverato da alcuni giorni all'ospedale di
Asiago. Il grande regista bergamasco, autore di film bellissimi e amatissimi,
se n’è andato avendo accanto la moglie e i figli. I funerali, come desiderava e
in linea con una vita piena di affetti e amicizie ma riservata, si svolgeranno
in forma strettamente privata.
Se dovessimo sintetizzare
in un solo aggettivo il grande cinema di Ermanno Olmi sceglieremmo
'imprevedibile'. All'inizio della sua fama (erano gli anni Sessanta), per film
come Il tempo si è fermato, Il posto, I fidanzati gli fu applicata l'etichetta
di cantore della gente comune, delle piccole cose: definizione non immotivata e
anche apprezzabile, in un panorama cinematografico omogeneo e poco permeabile,
dopo la fine del neorealismo, alla rappresentazione del quotidiano.
Nei decenni successivi,
però, la tavolozza di Olmi si è ampliata fino a includere i toni e i generi più
differenti: dal racconto storico all'allegoria, a varie declinazioni della fiaba.
In origine il regista bergamasco, classe 1931, fece le sue esperienze nel
documentario, curando il servizio cinematografico della Edisonvolta per la
quale realizzò decine di titoli: tra i più noti La diga sul ghiacciaio, Tre
fili fino a Milano, Un metro è lungo cinque. Si tratta sì di testimonianze
dell'attività della società elettrica, come negli auspici dell'azienda
committente, però già piene di attenzione per gli sforzi e l'operosità della
gente che vi lavora.
Degli anni Cinquanta sono
anche alcuni 'corti' a soggetto, come Manon finestra 2 e Grigio (col testo di
Pier Paolo Pasolini). Il 1959 è l'anno del primo lungometraggio, Il tempo si è
fermato, destinato in origine a essere un documentario e che viene presentato
alla Mostra di Venezia. Ancora a Venezia, due anni dopo, Olmi porta Il posto,
delicata storia di due giovani al primo impiego in un'azienda milanese ai tempi
del cosiddetto boom economico. Segue I fidanzati, ambientato nel milieu
operario ma dove si affacciano già preoccupazioni per la crisi dei sentimenti.
Con E venne un uomo (1965),
biografia di papa Giovanni XXIII, il regista dà spazio al proprio sentire
religioso, però in forma sempre terrena ed eminentemente umana. Dopo alcuni
film variamente risolti, già più tinti di metafora (Un certo giorno, Durante
l'estate, La circostanza), realizza quello che resta con ogni probabilità il
suo capolavoro: L'albero degli zoccoli, fiaba contadina che a Cannes vince una
Palma d'Oro di straordinario significato per un film parlato in dialetto
bergamasco, recitato da attori non professionisti, tutto affidato
all'espressività di gesti atavici.
Circondato da una fama
internazionale, Olmi si trasferisce ad Asiago, in provincia di Vicenza, e nel
1982, a Bassano del Grappa, dà vita a Ipotesi Cinema, "bottega del
cinema" che collaborerà con la Rai di Paolo Valmarana e sfornerà nuovi
registi. Tra questi Roberta Torre che ricorda il Maestro, grande incantatore.
Colpito da una malattia
invalidante, e da conseguente depressione, il regista resta lontano dal set per
un lungo periodo. Vi torna nella seconda metà degli anni Ottanta con la
parabola Lunga vita alla signora! (Leone d'Argento) e con La leggenda del Santo
bevitore, Leone d'Oro a Venezia, tratto dal romanzo di Joseph Roth che il
critico e amico Tullio Kezich (poi suo co-sceneggiatore nel film) gli ha fatto
conoscere. Per questo film Olmi si avvale di attori professionisti come Rutger
Hauer e Anthony Quayle; replicherà l'esperienza cinque anni dopo, dirigendo
Paolo Villaggio nel Segreto del bosco vecchio, dal romanzo di Dino Buzzati.
Dal 2000 in avanti la
filmografia olmiana inanella titoli di assoluta originalità. Intanto
l'eccezionale Il mestiere delle armi, opera di respiro rosselliniano sugli
ultimi giorni della vita di Giovanni dalle Bande Nere; poi Cantando dietro i
paraventi, fiaba pacifista in costume interpretata da Bud Spencer assieme a un
cast di attori orientali. Del 2007 è la parabola cristologica Centochiodi, che
Olmi dichiara essere il suo ultimo film narrativo prima di dedicarsi
esclusivamente al documentario. In realtà dirigerà ancora storie di fiction,
col Villaggio di cartone e col dolente, bellissimo Torneranno i prati (2014),
ambientato nelle trincee dell'altopiano di Asiago durante la prima guerra
mondiale.
Titolare di Leone d'Oro
alla carriera e di una quantità di altri premi italiani e internazionali, Olmi
è anche l'autore di alcuni libri: il più noto è Ragazzo della Bovisa, ma il
titolo più bello resta L'Apocalisse è un lieto fine. Storia della mia vita e
del nostro futuro (Rizzoli).
http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2018/05/07/news/e_morto_ermanno_olmi-195723310/
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