Cecilia Bartoli torna alla
Scala e già questa è una notizia. Perché è il mezzosoprano più famoso del mondo
e perché all'ultimo concerto (che apriva la stagione della Filarmonica nel
2012) venne giù il teatro e si sfiorò la rissa fra chi fischiava e chi invece
applaudiva freneticamente, in un clima che ricordava più San Siro di un teatro
d'opera. Ma non solo torna. Torna per un progetto che la impegnerà in tre opere
di Haendel per tre anni a partire dal 2019 e che fanno parte del suo impegno
per diffondere e far conoscere la musica barocca.
Lei - reduce dal successo
folgorante del Festival di Pentecoste a Salisburgo, che lei stessa dirige e in
cui ha cantato L'italiana in Algeri, e il concerto di ieri al festival di
musica sacra di Pavia - considera il ritorno «bello», senza nessuna paura. «Sono
trent'anni che canto e la vivacità del pubblico della Scala - dice - è anche un
grande amore. Comunque sono in buona compagnia con Kleiber, la Callas. Forse ci
sarei rimasta male con una reazione diversa».
E comunque il suo
entusiasmo è tutto per il progetto sul barocco di cui fa parte anche la nascita
di una fondazione per sostenere la musica barocca in Italia (il tutto con il
sostegno di Rolex). L'inizio a fine 2019 sarà con Giulio Cesare in Egitto con
la regia di Robert Carsen e un cast di grandi nomi che include Bejun Mehta e
Philippe Jaroussky, che inizialmente aveva rifiutato ma poi, ha raccontato
Pereira, ha cambiato idea quando ha saputo che cantava «la Cecilia». Nel 2020
toccherà a una nuova produzione di Semele per finire con Ariodante, realizzato
in collaborazione con il festival di Salisburgo dove è andato in scena nel 2017
nell'allestimento di Cristof Loy. In questo caso però la collaborazione sarà
anche con il teatro San Carlo che, ha ricordato Pereira, «ha una grande
tradizione barocca».
La speranza del
mezzosoprano è di portare a Napoli tutti e tre i titoli eseguiti con
l'orchestra del San Carlo. «C'è un forte desiderio. I sovrintendenti si sono
parlati - ha osservato la cantante - e io incrocio le dita. Potere unire Nord e
Sud attraverso la musica è una cosa bellissima». Fino al 2021, Bartoli sarà a
capo del festival di Pentecoste di Salisburgo. Già ha pronta la prossima
edizione e per ora non pensa di aggiungere ai suoi tanti impegni la direzione
di un teatro. «Sono ancora una musicista e ci tengo a poter cantare. Però in
futuro, chi lo sa?» ha concluso. I sovrintendenti dei teatri italiani sono
avvisati.
https://ilmattino.it/spettacoli/musica/cecilia_bartoli_torna_alla_scala_tre_opere_barocche_in_collaborazione_con_il_san_carlo-3753269.html
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