In
un crescendo di variazioni, virtuosismi e colori è sbocciato un concerto di
raffinata commozione.
Voci
infinite e sentimenti trattenuti a fatica hanno costellato i momenti di rara
bellezza che Suyoen Kim ha regalato
con il suo Stradivari del 1684.
La ventisettenne
violinista , che ha già inciso in
esclusiva per la Deutsche Grammophon
le Sonate e Partite di Bach, ha dimostrato una possente memoria muscolare e
con elettrizzante velocità di movimento e
tecnicissime pressioni sulle corde, ha prodotto notevoli variazioni di
intensità acustica e timbrica.
L’interpretazione,
al di la della evidente salda tecnica, ha abbattuto il muro del buio, sgominato
le tenebre per aprirsi a radiosi luccichii degli occhi. Oltre alle corde del
violino sono state toccate tutte le corde dei sentimenti e sfiorati anche gli
stati fisici degli ascoltatori. La
scrittura è stata particolarmente esaltata nella riproduzione di più voci
contemporaneamente, con punte eccelse nelle fughe, arricchendosi di consonanze
e dissonanze. Questo violino solo, supera i conflitti compositivi
riproducendo tre o forse quattro voci.
E’
realmente difficile individuare quale sonata o partita o quale movimento abbia
lasciato maggior traccia, ma un accenno alla “Ciaccona” risulta inevitabile:
trattenuta a fatica la commozione Suyoen ha donato uno dei momenti di maggior phatos:
velocità, partecipazione, intimismo, languori e note prorompenti.
La
musica vince sempre.
Renzo
Bellardone
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