musica di Marco Podda
libretto di Emilio Jona
direttore Vittorio Parisi
regia Alberto Jona
libretto di Emilio Jona
direttore Vittorio Parisi
regia Alberto Jona
immaginario visivo Cora De Maria e Jenaro Meléndrez Chas
scenografia Alice Delorenzi
sagome originali Cora De Maria
scenografia Alice Delorenzi
sagome originali Cora De Maria
Dèdalo Ensemble
Coro San Gregorio Magno
Coro delle voci bianche del Teatro Coccia
Coro San Gregorio Magno
Coro delle voci bianche del Teatro Coccia
Maria Júlia Farrés-Llongueras
Ruggero Danilo Formaggia
Donna di Veleni Paoletta Marrocu
Amante Matteo Mezzaro
Paesani, giovani, ragazzi Solisti dell’Accademia
AMO del Teatro Coccia
Ombristi Alice De Bacco, Anna Guazzotti, Pierre Jacquemin
Ruggero Danilo Formaggia
Donna di Veleni Paoletta Marrocu
Amante Matteo Mezzaro
Paesani, giovani, ragazzi Solisti dell’Accademia
AMO del Teatro Coccia
Ombristi Alice De Bacco, Anna Guazzotti, Pierre Jacquemin
Prima esecuzione assoluta
Produzione Fondazione Teatro Coccia in collaborazione con Controluce Teatro d’Ombre
Produzione Fondazione Teatro Coccia in collaborazione con Controluce Teatro d’Ombre
Con il sostegno di Clinians
Il librettista Emilio Jona racconta:
Il libretto di Donna di Veleni nasce da una commissione del Teatro Coccia di
Novara a Marco Podda di un’opera lirica, che avrebbe dovuto
incentrarsi su alcune figure di donne siciliane del diciassettesimo secolo
dedite alla trasgressione e al veneficio; ma il materiale lasciatomi
da Podda per immaginare un libretto fu in realtà lo stimolo per proporre,
discutere con lui e poi scrivere un testo dove restarono le donne e un
veneficio, ma in un contesto e con una trama del tutto diversi.
Debbo dire che mi sono appassionato a scrivere
questo testo “…“
Ne è uscito un libretto, all’apparenza del
tutto tradizionale, rigorosamente in rima, che trova i suoi spunti linguistici
soprattutto in ottave, strambotti, stornelli del mondo popolare siciliano e
calabrese e racconta una storia di genere, fortemente al femminile, in un tempo
di caccia alle streghe, con le sue ossessioni sessuofobiche, che ha nel centro
la figura di una donna, maga e sapiente, che sarà chiamata a risolvere i
problemi di violenza e d’amore dei due protagonisti “…”
I tre personaggi si muovono in un paese e
sentimenti senza tempo, tra cori emblematici: quello degli uomini neri
che impersonificano il potere di una religione istituzionalizzata,
feroce e repressiva nel difendere i suoi dogmi, la sua sessuofobia e il suo
disprezzo per la donna, quello dell’innocenza dei bambini abbandonati dalle
madri, quello degli adolescenti sulle soglie dell’amore, e quello dei paesani
che vivono tra privazioni e carestie. Tutti chiedono qualcosa alla donna dei
veleni, ma ciò che le chiedono Maria e Ruggero sono due cose opposte. E la
Donna di Veleni le offrirà loro in un’unica coppa; a seconda di chi e perché la
berrà essa darà amore o morte. Sarà Ruggero a fare una scelta che riunirà
drammaticamente questi due percorsi; e sarà poi la donna dei veleni, con la sua
saggezza di Grande Madre, a prendere per mano una Maria diversa, provata e
dolorante, per accompagnarla verso il suo futuro.
Ecco che dalle parole del librettista si
evince immediatamente l’argomento e per quanto riguarda la musica posso
tranquillamente asserire che si tratta di una musica contemporanea che affonda
le radici nella tradizione che seppur con sprazzi di assoluta modernità, resta
una composizione gradevole all’ascolto e di immediato impatto. Il
compositore Marco Podda annota: Il progetto di scrittura è stato concepito per
una narrazione sonora con frequenti cambi di funzione emotiva per non far
cadere l’attenzione dell’ascolto. Nello specifico della vocalità dei ruoli,
preminente nell’esasperazione è quello della protagonista, la Donna di Veleni,
che – seppur soprano drammatico – è spinta da esigenze di espressività testuale sia ad impervi Si acuti che ad
abissi rantolanti sul La grave.
Il regista Alberto Jona vanta un
percorso professionale che ha attraversato danza, musicologia e musica,
Alberto Jona si è avvicinato al teatro fondando a metà degli
anni ‘90 la compagnia Controluce Teatro d’Ombre che ha fatto del rapporto
musica e ombra la sua forza e la sua identità. Da allora insieme a Corallina De
Maria e Jenaro Meléndrez Chas ha curato la messinscena di
tutti gli spettacoli della compagnia.
La direzione è affidata a Vittorio
Parisi, che con misuratezza equilibrata penetra nell’essenza dell’opera sia
dal punto di vista musicale che di narrazione.
La messa in scena tra luci pienamente
ravvivanti ed ombre in movimento hanno spettacolarizzato il palcoscenico: un
grande letto a baldacchino all’inizio, tendaggi non opprimenti che spariscono
in alto e da rilevare con attenzione le coreografie moderne e perfettamente
descrittive con i danzatori e danzatrici a busto nudo per rendere quasi
pittorica la scena. Il coro San Gregorio Magno è ormai punto saldo nelle
produzioni novaresi e questa volta è stato affiancato dallo splendido coro di
voci bianche dello stesso teatro.
Le voci interessanti di Júlia Farrés-Llongueras,
soprano leggero, con grande potenzialità espressiva, nel ruolo di Maria e
decisamente catalizzante Paoletta Marrocu nel ruolo del titolo
che rende con grande drammaticità vocale ed interpretativa con movimenti misurate,
lenti che tendono all’introspezione.
I ruoli maschili sono affidati a Danilo Formaggia che
interpreta Ruggero con grande passione e duttilità vocale, oltre a
Matteo Mezzaro , l’amante, che con morbidezza ed eleganza interpreta
il suo ruolo con forte aderenza al libretto.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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