Fuor di polemica, ma con occhio disilluso ed ormai avvezzo
alle diverse situazioni, non posso che
rilevare che continuiamo ad essere
‘tempestati’ di informazioni, annunci e promesse che sistematicamente
vengono disattese e tradite ed il grande pubblico dimentica immediatamente il
tradimento per ridare fiducia all’improbabile imbonitore, che magari non ha neppure un minimo di carte
in regola!
Libretto di Felice Romani
da Le Philtre di Eugène Scribe
Musica di Gaetano Donizetti
Personaggi
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Interpreti
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Adina, ricca e capricciosa
fittaiuola soprano |
Lavinia Bini
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Nemorino, coltivatore, giovane semplice,
innamorato di Adina tenore |
Giorgio Berrugi |
Il dottor Dulcamara,
medico ambulante baritono |
Roberto de Candia
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Belcore, sergente di guarnigione
nel villaggio baritono |
Julian Kim
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Giannetta, villanella soprano
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Ashley Milanese
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L'assistente del dottor Dulcamara mimo
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Mario Brancaccio
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Maestro al fortepiano
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Luca Brancaleon
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Direttore d'orchestra
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Michele Gamba
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Regia
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Fabio Sparvoli
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Scene
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Saverio Santoliquido
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Costumi
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Alessandra Torella
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Luci
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Andrea Anfossi
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Assistente alla regia
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Anna Maria Bruzzese
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Maestro del coro
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Andrea Secchi
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Orchestra e Coro del Teatro Regio
Allestimento Teatro Regio di
Torino
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani
da Le Philtre di Eugène Scribe e musica
di Gaetano Donizetti. Adina, ricca e capricciosa fittaiuola è interpretata dal
soprano Lavinia Bini con freschezza
ed allegria, con bella voce e facilità negli acuti ed agilità. Nemorino, coltivatore giovane e semplice,
innamorato di Adina incontra il tenore Giorgio
Berrugi che decisamente nel ruolo, sia vocalmente con bel timbro caldo e
sovente ambrato, che per presenza scenica e possesso del palcoscenico. Belcore, sergente di guarnigione nel
villaggio è interpretato dal baritono Julian
Kim già apprezzato in precedenti produzioni torinesi: presenta un bel
fraseggio ancor più apprezzato in Kim che vanta anche un buon tono e buona
interpretazione.
Il ‘faccendiere anche
un po’ imbroglione’ dottor Dulcamara, medico ambulante è in questa edizione
interpretato dal solido Roberto de
Candia che affermato oramai sulle scene internazionali non delude mai, anzi
ogni volta convince nel ruolo; reduce dal debutto in Rigoletto al Coccia di
Novara, qui cambia registro interpretativo e torna al ruolo buffo brillante che
gli ha consegnato meritatamente la fama.
Ashley Milanese interpreta la
villanella Giannetta, con grande vivacità e briosità, valorizzata da voce non
indifferente. L’assistente di Dulcamara è il mimo Mario Brancaccio ed il maestro al fortepiano è Luca Brancaleon. Il direttore d’orchestra è il giovane Michele Gamba ascoltato per la prima
volta ed apprezzato per la simpatica semplicità ed il rispetto con cui si pone
di fronte all’orchestra, al pubblico ed alla partitura; con gesto chiaro ed
attento non indulge nell’attesa degli applausi, ma riversa ogni sua attenzione
alla riuscita dell’insieme. L’oramai
nota regia è di Fabio Sparvoli, le scene di Saverio
Santoliquido, i costumi di Alessandra
Torella, le luci di Andrea Anfossi ed assistente alla regia Anna Maria Bruzzese. Il coro in
Elisir è protagonista e parte decisamente di rilievo: il coro del Regio si
annovera certamente tra i migliori, se non il migliore del panorama nazionale e
sotto l’attenta guida di Andrea Secchi anche
in questa produzione ha dato un ottimo risultato.
L’elisir d’amore, opera in due atti di Gaetano Donizetti su
libretto di Felice Romani, è a buon diritto ritenuta una delle opere più
buffe del repertorio italiano, anche se raggiunge punte di indicibile liricità
ne ‘la furtiva lagrima’ in questa edizione nella commovente interpretazione di
Berrugi. Andata in scena per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro
della Cannobiana di Milano è sovente inclusa in cartellone, proprio per la
giocosità dell’insieme, che lascia trasparire profonde verità del quotidiano;
siamo infatti ‘tempestati’ di informazioni, annunci e promesse che
sistematicamente vengono disattese e tradite ed il grande pubblico dimentica
immediatamente il tradimento per ridare fiducia all’improbabile imbonitore, che magari non ha neppure un minimo di carte
in regola. Ecco che nel libretto
leggiamo “ciarlatano maledetto, che tu possa ribaltar” e senza voler con
supposizione raffrontare la narrazione operistica con il susseguirsi degli
eventi nazionali, vien da sé la visione e l’inevitabile beffardo, se non
tristo, sorriso.
La produzione già vista negli anni passati conserva pur
tuttavia una freschezza d’insieme grazie alle simpatiche trovate del clacson,
piuttosto che del copertone di bicicletta al collo di Nemorino a segnalare
l’avvenuto incidente, l’ingresso di Dulcamara su auto d’epoca ed alle varie
piccole simpatiche gags che ravvivano il palcoscenico!
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
Foto di Edoardo Piva
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