ESPLORA IL SIGNIFICATO DEL
TERMINE: LA SCALA RIABBRACCIA MUTI: STANDING OVATION PER IL RITORNO DEL MAESTRO
Alla guida della Chicago
Symphony Orchestra, il direttore è salito sul podio milanese dopo 12 anni di
assenza: «La mia dedica alle vittime della tragedia in Abruzzo»
di Gian Mario Benzing
La Scala riabbraccia Muti:
standing ovation per il ritorno del maestro
Esplora il significato del
termine: Un attimo, e l’emozione festosa, con cui la Scala accoglie, dopo
dodici anni di assenza, il ritorno di Riccardo Muti sul podio, si trasforma in
commozione. La tragedia abruzzese stende il suo velo: applausi, grida di
«bentornato maestro», ieri, ma Muti prende subito il microfono, chiede un
minuto di silenzio e dedica con parole accorate, «alla memoria di chi ha perso
la vita» in questi giorni, il primo brano del programma, Contemplazione di
Alfredo Catalani, «un brano triste e malinconico di un uomo morto a trentanove
anni». Sul palco ci sono i professori della Chicago Symphony Orchestra, la
storica compagine di cui Muti è guida musicale dal 2010. Nel palco reale, il
ministro della cultura Dario Franceschini, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala
, il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala. La festa per il
ritorno di Muti torna a vibrare dopo gli slanci eroici del secondo brano, il
poema sinfonico Don Juan di Richard Strauss, accolto con quattro minuti di
applausi. Infine la Quarta Sinfonia di Ciajkovskij. Si spegne l’ultimo accordo
ed è subito ovazione. Cinque minuti di applausi e il maestro concede il bis,
Verdi, come nel suo ultimo concerto alla Scala, il 2 maggio 2005 con i Wiener
Philharmoniker. «Nel 1986, quando avevo i capelli neri e girava voce che me li
tingevo» scherza Muti rivolto al pubblico, «iniziai la mia attività in questo
meraviglioso teatro con Nabucco, e allora vi facciamo la Sinfonia del
Nabucco...». Trionfo e standing ovation.
Finalmente sorridono (un
poco) anche gli austeri orchestrali. Nata nel 1891, terza in ordine di
fondazione tra le «Big Five», dopo New York e Boston, anche la Chicago Symphony
manca alla Scala da molto: dal 1981, quando fu diretta da Georg Solti. «Viene
sempre ricordata come una potentissima macchina da suono, ma per me è
riduttivo», ha detto il maestro giovedì nell’incontro tenuto in Sala Buzzati,
organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera. Con Muti, la Chicago Symphony
tocca Milano nel corso di un tour europeo e con duplice appuntamento. Dopo
l’exploit di ieri sera, sostenuto dal Gruppo Bracco, che festeggia così il suoi
90 anni di attività, oggi nuovo concerto e diverso programma, musiche di
Hindemith (la stessa Konzertmusik op. 50, detta Sinfonia di Boston, che Muti
diresse nel suo primo concerto alla Scala, il 5 novembre 1970), quindi Elgar e
un doppio Musorgskij, Una notte sul monte calvo e Quadri di una esposizione.
Quanto rappresenti per la
cultura italiana il ritorno del maestro Muti, che sempre proclama con orgoglio
la propria italianità, lo dice a chiare lettere il ministro Franceschini: «Muti
ritorna alla Scala. La domanda è: per chi ama la musica, può esistere qualcosa
di più emozionante? Riappare un grande maestro, è la ripartenza di un rapporto
ed è anche la prova che Muti ha fatto non solo una bellissima scelta,
dedicandosi all’Orchestra Cherubini, ma che intende anche rafforzare il suo
rapporto con l’Italia». E annuncia: «Abbiamo chiesto che fosse lui a dirigere
il concerto di apertura del prossimo G7 della Cultura, a Firenze, il prossimo
30 marzo, a Palazzo Vecchio, alla guida dell’orchestra del Maggio Fiorentino:
sarà il primo G7 della cultura al mondo e si terrà in Italia…».
«Grazie per tutto quello
che ha dato a Milano nel corso della sua intensa vita musicale — si rivolge
idealmente a Muti l’Assessore alla cultura del comune di Milano, Filippo Del
Corno — ma l’attesa si rinnova per quando tornerà nuovamente alla Scala per
dirigere un’opera con l’Orchestra del Teatro». Quale opera? «Un bell’Otello»,
suggerisce l’imprenditrice Diana Bracco, che di Muti dice di amare soprattutto
«la fluidità». «Sceglierà lui, io dico solo: vorrei che fosse Verdi», aggiunge
un melomane illustre, l’avvocato Cesare Rimini: «Nella vita di tutti i giorni
ci sono i contrasti, ma a volte si chiudono, è bello vedere un simile ritorno,
con l’animo di chi accantona i contrasti.È un primo passo: un grande maestro ci
porta l’Orchestra di Chicago, speriamo di andare a Chicago con la nostra…».Un
attimo, e l’emozione festosa, con cui la Scala accoglie, dopo dodici anni di
assenza, il ritorno di Riccardo Muti sul podio, si trasforma in commozione. La
tragedia abruzzese stende il suo velo: applausi, grida di «bentornato maestro»,
ieri, ma Muti prende subito il microfono, chiede un minuto di silenzio e dedica
con parole accorate, «alla memoria di chi ha perso la vita» in questi giorni,
il primo brano del programma, Contemplazione di Alfredo Catalani, «un brano
triste e malinconico di un uomo morto a trentanove anni». Sul palco ci sono i
professori della Chicago Symphony Orchestra, la storica compagine di cui Muti è
guida musicale dal 2010. Nel palco reale, il ministro della cultura Dario
Franceschini, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala , il vicepresidente della
Regione Lombardia, Fabrizio Sala. La festa per il ritorno di Muti torna a
vibrare dopo gli slanci eroici del secondo brano, il poema sinfonico Don Juan di
Richard Strauss, accolto con quattro minuti di applausi. Infine la Quarta
Sinfonia di Ciajkovskij. Si spegne l’ultimo accordo ed è subito ovazione.
Cinque minuti di applausi e il maestro concede il bis, Verdi, come nel suo
ultimo concerto alla Scala, il 2 maggio 2005 con i Wiener Philharmoniker. «Nel
1986, quando avevo i capelli neri e girava voce che me li tingevo» scherza Muti
rivolto al pubblico, «iniziai la mia attività in questo meraviglioso teatro con
Nabucco, e allora vi facciamo la Sinfonia del Nabucco...». Trionfo e standing
ovation.
Finalmente sorridono (un
poco) anche gli austeri orchestrali. Nata nel 1891, terza in ordine di
fondazione tra le «Big Five», dopo New York e Boston, anche la Chicago Symphony
manca alla Scala da molto: dal 1981, quando fu diretta da Georg Solti. «Viene
sempre ricordata come una potentissima macchina da suono, ma per me è
riduttivo», ha detto il maestro giovedì nell’incontro tenuto in Sala Buzzati,
organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera. Con Muti, la Chicago Symphony
tocca Milano nel corso di un tour europeo e con duplice appuntamento. Dopo
l’exploit di ieri sera, sostenuto dal Gruppo Bracco, che festeggia così il suoi
90 anni di attività, oggi nuovo concerto e diverso programma, musiche di
Hindemith (la stessa Konzertmusik op. 50, detta Sinfonia di Boston, che Muti
diresse nel suo primo concerto alla Scala, il 5 novembre 1970), quindi Elgar e
un doppio Musorgskij, Una notte sul monte calvo e Quadri di una esposizione.
Quanto rappresenti per la
cultura italiana il ritorno del maestro Muti, che sempre proclama con orgoglio
la propria italianità, lo dice a chiare lettere il ministro Franceschini: «Muti
ritorna alla Scala. La domanda è: per chi ama la musica, può esistere qualcosa
di più emozionante? Riappare un grande maestro, è la ripartenza di un rapporto
ed è anche la prova che Muti ha fatto non solo una bellissima scelta,
dedicandosi all’Orchestra Cherubini, ma che intende anche rafforzare il suo
rapporto con l’Italia». E annuncia: «Abbiamo chiesto che fosse lui a dirigere
il concerto di apertura del prossimo G7 della Cultura, a Firenze, il prossimo
30 marzo, a Palazzo Vecchio, alla guida dell’orchestra del Maggio Fiorentino:
sarà il primo G7 della cultura al mondo e si terrà in Italia…».
«Grazie per tutto quello
che ha dato a Milano nel corso della sua intensa vita musicale — si rivolge
idealmente a Muti l’Assessore alla cultura del comune di Milano, Filippo Del
Corno — ma l’attesa si rinnova per quando tornerà nuovamente alla Scala per
dirigere un’opera con l’Orchestra del Teatro». Quale opera? «Un bell’Otello»,
suggerisce l’imprenditrice Diana Bracco, che di Muti dice di amare soprattutto
«la fluidità». «Sceglierà lui, io dico solo: vorrei che fosse Verdi», aggiunge
un melomane illustre, l’avvocato Cesare Rimini: «Nella vita di tutti i giorni
ci sono i contrasti, ma a volte si chiudono, è bello vedere un simile ritorno,
con l’animo di chi accantona i contrasti.È un primo passo: un grande maestro ci
porta l’Orchestra di Chicago, speriamo di andare a Chicago con la nostra…».
http://www.corriere.it/spettacoli/17_gennaio_20/scala-riabbraccia-muti-standing-ovation-il-ritorno-maestro-d26fb69e-df55-11e6-ac31-10863be346e7.shtml
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