E’ incontrovertibile che la cultura
sia un bene eminentemente non fungibile, ma è altrettanto incontrovertibile
come il termine riunisca una materia a dir poco magmatica dove tutto è niente e
viceversa. Se cultura è il contenente qual è infatti il contenuto? Ci riempiamo
la bocca di espressioni quali cultura popolare o cultura alta e
così via , ma la verità è che non esistono veri confini che possano delimitare
un territorio entro il quale individuiamo la cultura. Le città
fondate su una grande eredità storica spesso fanno coincidere il contenitorecultura con
un luogo simbolico, solitamente luogo di aggregazione sin dalla sua nascita. E’
il caso dei teatri d’opera italiani, eretti per lo più nel XVIII o XIX secolo quando
il melodramma costituiva una forma di comunicazione trasversale, raggiungeva e
penetrava infatti l’intero tessuto sociale. L’edificio teatrale manteneva
pur sempre la stratificazione classista ma, fino alla diffusione dell’ascolto
concentrato nell’800, il pubblico era notoriamente indisciplinato e prestava
poca attenzione alla musica o a ciò che avveniva in scena.
Il teatro allora era
un luogo di rendez-vous nel quale le voci di centinaia di persone in platea
sommergevano il canto degli artisti durante i recitativi così come nel corso
delle arie da sorbetto l’aristocrazia gustava gelati e riceveva gli
amici nei palchi, salvo poi fermarsi in estasi all’esecuzione delle arie di
baule. Un aneddoto racconta come il raffinato Charles De Brosses vi
giocasse a scacchi durante le performances diCafariello, vera gloria
partenopea.
Ci si chiede allora il perchè
di tanto indignato furor di popolo a proposito della beatificazione in vita di Diego
Armando Maradona, programmata per domani 16 Gennaio, al Teatro San
Carlo di Napoli. La notizia dello spettacolo, sorta di celebrazione del
trentennale dello scudetto vinto dalla squadra del Napoli, guidata allora dal
calciatore argentino, agita e scompone l’intera città partenopea. Gli
schieramenti contrapposti degli indignati di categoria A e B, giacchè di
indignati trattasi, siano essi a favore o contro l’uso del teatro per tale
manifestazione organizzata dall’attore-regista Alessandro Siani, si
fronteggiano infatti da settimane a colpi di dichiarazioni alla stampa
partenopea. Inutile dire che i biglietti per assistere allo spettacolo
sono stati venduti tutti in breve tempo nonostante il costo piuttosto elevato.
A titolo esemplificativo per sedere nelle prime quattro file di platea ogni
acquirente ha sborsato 330 euro, cifra superiore per altro al prezzo di un
qualsiasi biglietto analogo per uno spettacolo d’opera della normale stagione
lirica . Non si tratta quindi di stabilire se Maradona e una manifestazione
sportiva abbiano pieno titolo di essere ospitati in un tempio della
lirica quale il San Carlo. La questione è piuttosto di capire il reale
valore intrinseco di due beni immateriali diametralmente opposti: il
calcio e il suo potere sulle folle rispetto alla musica e il suo fascino
purtroppo d’antan. E’ necessario stilare una classifica? O non è forse più
pertinente interrogarsi sull’importanza del luogo dove celebrare la gloria di
entrambe le entità?
La cultura come contenuto del
contenitore edificio teatrale ha ormai nei suoi confini anche la croce e
delizia del tifo calcistico? Oppure rischiamo di decontestualizzare aprendo la
porta alla logica del non luogo così come argutamente elaborato da Marc
Augé ?
Se invece spettacoli di tal fatta
sono una mal celata occasione di far cassa, è inutile interrogarsi ancora. La
natura del bene immateriale cultura non ha alcuna rilevanza, né
ha importanza la comunicazione mediatica che metaforicamente ci dà in pasto la
lista delle pietanze succulente preparate da chef stellati per i fortunati
invitati alle cene pre e post prove e/o spettacolo. L’aria è cambiata, non
lo si può negare, ma Barbajaavrebbe agito così per rastrellare denari?
https://amnerisvagante.wordpress.com/2017/01/15/maradona-tra-le-ombre-di-caruso-e-barbaja/
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