– 26 marzo 2017
La sera antecedente ‘Manon’ al Regio di Torino, mi trovavo a Santhià al
concerto delle ‘4 Stagioni’ di Vivaldi eseguito dall’orchestra barocca ‘De
Giardini’ con violino solista e maestro concertatore Eugenio Sacchetti; alla
fine del concerto “atteggiandomi a conoscitore” commentavo con il
pianista Massimiliano Genot che in Vivaldi già c’erano i Leitmotiv presenti poi
nelle opere di Wagner, ma sentendo poi Puccini ecco che li ritrovo nella più
alta espressione poetica !
Dramma
lirico in quattro atti
dal romanzo Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut
di Antoine François Prévost
dal romanzo Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut
di Antoine François Prévost
Musica di
Giacomo Puccini
Personaggi
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Interpreti
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Manon Lescaut soprano
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María José Siri
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Il cavaliere Renato Des Grieux,
studente tenore |
Gregory Kunde
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Lescaut, sergente delle guardie
del re baritono |
Dalibor Jenis |
Geronte di Ravoir,
tesoriere generale basso |
Carlo Lepore
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Edmondo, studente tenore
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Francesco Marsiglia
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Il maestro di ballo tenore
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Saverio Pugliese
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Un musico mezzosoprano
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Clarissa Leonardi
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Un lampionaio tenore
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Cullen Gandy
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Un sergente degli arcieri
e L’oste baritono |
Dario Giorgelè |
Un comandante di marina basso
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Cristian Saitta
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Un parrucchiere mimo
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Francesco Scalas
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Direttore d'orchestra
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Gianandrea Noseda
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Regia
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Vittorio Borrelli
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Scene
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Thierry Flamand
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Costumi
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Christian Gasc
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Luci
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Andrea Anfossi
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Movimenti mimici
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Anna Maria Bruzzese
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Assistente alla regia
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Piero Torciano
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Maestro del coro
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Claudio Fenoglio
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Orchestra e
Coro del Teatro Regio
Allestimento
Teatro Regio
MANON: un titolo una garanzia, che nella produzione torinese si avvalora
con la presenza di artisti eccezionali, diretti da un eccezionale Gianandrea
Noseda!
L’inizio dell’opera è preceduto dalla lettura di un comunicato sindacale
che invita tutti gli spettatori ed amanti del teatro e della cultura a tutto
raggio, a sottoscrivere una petizione reperibile nel teatro stesso, volta a
conservare i posti di lavoro nei
teatri ed a preservare il futuro della
cultura italiana!
Tornando a parlare della superba direzione di Noseda è inevitabile sottolineare la passione,
l’attenzione, l’amore ed il rigore che lo stesso riversa sulla bacchetta alla
ricerca della perfezione stilistica ed all’emozione pura; Noseda in Manon ha
tratto pagine di sinfonia assoluta, esaltando la luminosità della
partitura! Puccini in Manon raggiunge
vette eccellenti ed ancorchè conosciute riescono sempre a
scatenare emozioni e commozione, che pervadono platea e palco e Noseda, ai
vertici della bravura, tocca punti di liricità e di toccante poesia da stravolgere
anche gli animi più duri.
Il Teatro Regio con Manon ha centrato un altro obiettivo, infatti l’opera
è stata apprezzata in ogni suo aspetto: la regia di Vittorio Borrelli è
attenta ai particolari e non lascia mai vuoti scenici, sfruttando al meglio le
scene di Thierry Flamand fastose e sicuramente realizzate più con sapienza che
impiego di risorse, ma l’insieme risulta fulgido di ricchezza, fotografico
all’imbarco delle prostitute e poi
deserticamente essenziale al finale. Le luci di Andrea Anfossi vengono
utilizzate con la cautela che porta ad un sicuro effetto ed anche i costumi di Christian Gasc sono
belli.
Venendo al canto riesce davvero difficile stabilire il podio, ma un
accenno di riguardo lo riserverei a Gregory Kunde –lo studente Des Grieux-
che in barba all’età offre un timbro fresco ed espressioni arrotondate da incantare; il
mio posto in teatro era in un palco, quindi a fondo sala, ma la sua voce, il
suo fraseggio, il suo porgere dolcezza ed emozione mi sono arrivate come se
fossi stato in prima fila. ‘Donna non vidi mai’, piuttosto che ‘Pazzo
sono’ sono sinceramente da ricordare.
Interprete di riferimento in molti ruoli, credo possa essere esempio ai più
giovani colleghi, per l’arte nell’uso della voce.
Bravissima anche Maria José Siri, nei panni della protagonista:
deliziosamente accattivante prima ed accorata poi ha reso il personaggio nelle
varie situazioni, con lo stesso carisma e con estrema facilità nell’emissione.
Nel duetto con Des Grieux ben viene espressa la struggente passione e forte carica erotica, così come nel
‘Sola…perduta, abbandonata’ estrae tutta la drammaticità del momento e fa
perdonare Manon per la leggerezza del suo passato.
Il sergente Lescaut trova nel baritono Dalibor Jenis un interprete
dal piglio deciso, interessante sia per
la presenza scenica che per il tono che per i colori che esprime, parimenti a Carlo
Lepore, sempre piacevole da ascoltare e che rende il personaggio di
Ravoir in modo davvero incisivo e di
alta cifra stilistica.
Pregevole l’intero cast ed il coro diretto da Claudio Fenoglio che
si riconferma ottimo anche in questa occasione.
La Musica vince sempre.
Renzo
Bellardone.
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