Nuovo articolo su Amneris vagante
di Caterina
Tra una recita e l'altra di
Werther Amneris Vagante si concede il piacere di una lunga e appagante
chiacchierata con Veronica Simeoni, una Charlotte intensa e di notevole
spessore, che qui conferma le doti innate di grande interprete unite ad una
completa padronanza della tecnica vocale unita ad un timbro prezioso. A ciò si
aggiunge la spontanea forza comunicativa e una solare disponibilità a
raccontarsi.....il legame empatico é subito stabilito, anzi si rafforza nel
corso della conversazione. Iniziamo parlando di capelli, di crazy colors che
Veronica ama e che si alternano sul suo taglio corto, ma la solida e scrupolosa
artista del canto si fa serissima alla prima vera domanda.
Alla prima di Werther qui
al Teatro Massimo di Palermo ha assistito anche la signora Kabaivanska con la
quale hai studiato e ti sei perfezionata. Com'è nato il vostro rapporto e come
ha influito nello sviluppo della tua carriera?
Ci siamo incontrate nel
2004 quando ancora studiavo al Conservatorio di Adria. Per seguirla e
perfezionarmi con lei ho sostenuto tutti gli esami che mancavano al diploma in
un solo anno invece che nei restanti due, altrimenti non avrei potuto accedere
ai suoi corsi. Il nostro è stato da subito un rapporto reciproco di totale
fiducia, necessario tra allievo ed insegnante. Il canto è un'entità talmente
delicata, astratta e complicata che è fondamentale affidarsi alla persona
giusta. L'ho seguita per anni, dall'Accademia Chigiana fino in Bulgaria e ho
capito che aveva profondamente ragione quando sosteneva che il canto è un
lavoro di bottega, costante e difficile.
Anche adesso il nostro rapporto continua ed è fatto di controlli
continui, un po' come fare il tagliando all'auto! Tra di noi c'è una vera
amicizia, anzi di più. .....è quasi come una seconda mamma.
Com'é averla in teatro
durante una recita?
É difficile da spiegare,
averla lì in platea mi tranquillizza ma allo stesso tempo mi mette pressione
perché mi sprona a dare il meglio per farle piacere. É uno stimolo in più
proprio perchè lei è il mio strumento di controllo, in special modo oggi che la
carriera del cantante lirico si è
accorciata. Tutto è più veloce, si monta una produzione molto più in fretta,
i tempi di pausa e quindi di recupero sono sempre più brevi, ma le corde vocali non sono diventate
bioniche nel frattempo! Sono sempre le stesse.
Parliamo un po' di questo
Werther palermitano con il Maestro Wellber. Ho notato che non si è mai fermato
dopo i pezzi chiusi e questo ha disorientato un po' il pubblico che in qualche
occasione ha anche applaudito a scena aperta mentre l'orchestra continuava a
suonare.
In effetti il Maestro
Wellber aveva scelto a monte di non spezzare la tensione drammatica. Non si è
fermato intenzionalmente dopo Pourquoi me réveiller anche perchè il numero non
prevede una chiusura in quanto legato al duetto seguente nel quale si raggiunge
il climax con il bacio. Alcuni direttori scelgono di fare un crescendo per poi
fermarsi e consentire al pubblico di applaudire alla fine dell'aria di Werther
che è il momento più conosciuto dell'opera, ma Wellber ha preferito non
alterare il pathos che monta fino al culmine del bacio.
Per Charlotte il momento
topico arriva sempre nel terzo atto con l'aria delle lettere che ha una forza
quasi viscerale. Per te che hai fatto di Charlotte uno dei tuoi personaggi
totem é complicato gestire l'emozione e mantenere il controllo durante la
performance?
É certamente molto
difficile mantenere il giusto equilibrio. Non possiamo mai abbandonarci
completamente anche perchè è fondamentale tenere sotto controllo il pubblico le
cui reazioni sono imprevedibili. Mi è capitato in Carmen che non scattasse
l'applauso né dopo l'Habanera né dopo l'aria delle carte. D'altronde l'applauso
può essere liberatorio, quindi esplode, oppure intimo. In quel caso capisco che
non si riesca neanche ad applaudire quando si é completamente dentro lo spettacolo tanto da non riuscire a muovere neanche un muscolo.
Durante la recita come
leggi l'umore della sala? Quanto tempo ti ci vuole per capire che tipo di
pubblico hai davanti e cosa aspettarti?
Dipende molto da come mi
sento in palcoscenico. Se c'è agitazione
o nervosismo questo influenza anche me, é inevitabile, perché questi sentimenti
sono contagiosi e si diffondono tra il
cast. Quando ci si tranquillizza e la
recita va avanti senza problemi, allora posso concentrarmi sul pubblico e
sopratutto sul silenzio che ci dice quanto gli spettatori siano coinvolti. Si
sviluppa sempre un'energia che circola tra il palcoscenico e la platea.
Stiamo parlando di Werther
e anche di Carmen, il tuo repertorio è fatto di molti ruoli francesi. Da cosa
nasce questa tua predilezione verso le opere francesi?
Anche qui c'entra la
Signora Kabaivanska che, durante i miei anni all'accademia di Verona, mi sentì
preparare il ruolo di Azucena e da subito mi disse che non ero ancora pronta. É
ovvio che ascoltai il suo consiglio
e preparai invece Dalila, dal momento che
già negli anni di conservatorio mi ero accostata a Mon coeur s'ouvre à ta voix.
Quando mi sentì mi disse subito che era adatto alla mia voce e mi esortò a continuare a studiare quel
repertorio. Devo dire tra l'altro che ho una naturale inclinazione verso la
lingua francese, la sua musicalità e la
Francia in generale.
Un altro ruolo francese che
sembra fatto per te è Marguerite della Damnation de Faust. C'è l'hai già in calendario?
Sì, penso di poterlo già anticipare perché la stagione
sarà presentata a breve, debutterò nel ruolo a Roma e sarà lo spettacolo
inaugurale della nuova stagione con il Maestro Gatti sul podio e la regia di
Damiano Michieletto. Le regie di Michieletto sono spesso controverse, in realtà
sono sempre molto coerenti e la sua visione drammaturgica è sempre ben chiara.
La tendenza degli ultimi
anni per voi cantanti è quella di
focalizzarsi più su un certo repertorio. Sei d'accordo o preferisci mantenere
una scelta più ampia?
A me personalmente dà
fastidio essere etichettata o incasellata. Nella mia carriera ho solo escluso a
priori Mozart e Rossini perché so che non fanno per me. Di Rossini ho fatto Lo
Stabat Mater e la Petite Messe Solemnelle e come opere ho cantato il Guglielmo
Tell che è un Rossini differente e poi
è in francese quindi il mio territorio
abituale. La mia strada naturale porta a Verdi,
nonostante io abbia fatto agli inizi Azucena adesso ho in mente di
ritornare sempre più a questo repertorio. Un mio grande desiderio sarebbe quello di cantare Eboli nel Don
Carlos, quindi ancora francese. Nella versione italiana ho affrontato il ruolo
solo in una produzione a Zurigo.
Quando prepari un
personaggio nuovo ascolti le interpretazioni del passato?
Di solito non vado molto
indietro, mai più degli anni 70. Anche perché i tempi di esecuzione allora
erano molto diversi e poi io sono figlia del mio tempo e non capisco chi resta
ancora ancorato alle epoche passate. Proprio come al cinema anche il modo di
fare teatro musicale è cambiato e sono del parere che lo spettatore debba
entrare in sala con la mente libera e priva di pregiudizi e preconcetti. Il
rinnovamento è inevitabile e necessario.
Torniamo alla tua carriera.
Tra i personaggi da te affrontati in passato c'è Adalgisa che ultimamente sta
un po' ritornando alla corda sopranile. Sono infatti sempre più numerosi i
soprano che cantano questo ruolo. Il tuo registro acuto è sicurissimo, alla
luce di questo hai già pianificato una incursione nel repertorio sopranile?
In effetti è già da un po'
che penso a ruoli come la Lady dal Macbeth e Santuzza dalla Cavalleria
Rusticana. Ovviamente prima di
avventurarmi dovrei avere la certezza di poter collaborare con il direttore e
con il regista giusti. Se il progetto fosse molto interessante, con uno sviluppo del ruolo che possa
convenirmi allora non esiterei a farlo. Certo ci vuole molta cautela ed è
fondamentale stabilire delle tappe di avvicinamento e poi anche cosa cantare
dopo. Non si può fare su e giù da una corda all'altra con tempi molto
ristretti. La riuscita ssta nella giusta programmazione.
Riguardo ai tempi com'è la
tua programmazione?
Il mio calendario è a due o
tre anni e devo dire che i teatri italiani arrivano sempre un po' al
fotofinish.
E le vacanze trovano un
posto nella tua vita frenetica di cantante giramondo?
Purtroppo le vacanze sono
compresse nei piccoli buchi e spesso non sono neanche vere vacanze perché la
mente è comunque al prossimo impegno, magari all'inizio delle prove del
successivo spettacolo. Poi la vita di coppia é
estremamente complicata quando si fa lo stesso mestiere. Io e il mio
compagno ( il tenore Roberto Aronica n.d.r. ) tentiamo di incastrare i nostri
calendari per non vederci solo all'aeroporto. .....ma è tutta una corsa ad ostacoli. Poi però vai in scena,
l'adrenalina ti sostiene e il pubblico ti ripaga della solitudine e delle
difficoltà.
Empatica, Veronica Simeoni
é così. Una giovane donna moderna che
ama la sua professione, tando da trasfondere tutta la sua energia in quello che
fa. Il suo talento, la sua voce e il suo essere vera sono un regalo per il
pubblico che ha la fortuna di ascoltarla e, ne
sono certa, anche per chi ne incrocia il cammino.
https://amnerisvagante.wordpress.com/2017/06/10/conversando-con-veronica-simeoni/
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